"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

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La carovana dei ghiacciai
Il ghiacciaio della Marmolada

Legambiente organizza quest'anno la prima edizione della campagna Carovana dei ghiacciai in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano (https://www.legambiente.it/carovana-dei-ghiacciai/).

L'iniziativa è partita il 17 agosto e durerà fino al 4 settembre con sei tappe per monitorare la salute di otto ghiacciai lungo l’arco alpino e accendere i riflettori sul tema dei mutamenti climatici in montagna.

In Trentino sono previste due tappe: la prima (quarta dell'intera iniziativa) presso il ghiacciaio della Marmolada dal 27 al 29 agosto, la seconda (quinta della campagna) presso quello di Fradusta, dal 30 agosto all'1 settembre.

Qui si può scaricare la locandina della quarta tappa (Marmolada):

http://www.legambientetrento.it/site/wp-content/uploads/2020/08/CdG2020_LocandinaA4_tappa_04.pdf

Qui invece si può scaricare la locandina della quinta tappa (Fradusta):

http://www.legambientetrento.it/site/wp-content/uploads/2020/08/CdG2020_LocandinaA4_tappa_05.pdf

 

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Senza limiti
La copertina

 

Diego Cason, Michele Nardelli,

“Il monito della ninfea”

Al limite - Bertelli Editori

 

di Enrico Camanni *

 

Bambini rispondete all’indovinello: se una pianta, mettiamo una ninfea, raddoppiasse ogni giorno di dimensioni, quanto lago coprirebbe il giorno prima di riempirlo del tutto? Metà lago, è ovvio, cioè una superficie accettabile, quasi rassicurante. Un bel giorno c’è ancora tanta acqua per nuotare e il giorno dopo niente. Il lago è soffocato.

Anche un bambino capisce la metafora, ma noi no, sedicenti adulti progrediti e ipertecnologicizzati, che abbiamo già consumato le ricchezze terrestri ben oltre i bisogni. Non capiamo un concetto così elementare perché abbiamo perso il senso del limite, che è l’unica certezza della vita umana e di ogni vita.

Osservando le devastazioni della tempesta Vaia che ha scorticato le Alpi orientali, ne scrivono Cason e Nardelli in un libro utile e denso di pensieri, che andrebbe adottato nelle scuole se gli adulti ci andassero ancora. Ma non ci vanno neanche i bambini, speriamo presto.

 

* Alpinista, scrittore, giornalista

 

 

Tutto cambia. Nuove alleanze per una transizione politica appena iniziata.
dal sito https://pontidivista.wordpress.com/

di Federico Zappini

C’è stato un tempo nel quale la Lega Nord rivendicava il suo ancoraggio territoriale. “Roma ladrona” gridava, già scommettendo sul rancore. Proponeva riforme, alimentando però l’egoismo e non il mutualismo. Parlava di Europa delle regioni, immaginandole però chiuse e impermeabili.

Poi è sparito il Nord dal nome. Il rancore è diventata cattiveria, esibita. Il partito si è fatto nazionale e nazionalista praticando negli enti locali (Lombardia, Veneto e Piemonte ci raccontano questa storia, non da ieri) forme radicali e radicate di centralismo e clientelismo.

 

 

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Perché l’eccezione è diventata regola: un libro “glocal” per comprendere le calamità
Claude Monet

di Neri Pollastri

Resta pur sempre valido il monito espresso dall’immagine della ninfea  

che raddoppia quotidianamente le sue dimensioni,

di modo che, il giorno che precede la copertura dell’intera superficie dello stagno

la metà ne resta ancora scoperta, per cui quasi nessuno,

alla vista di tanto spazio libero,

è portato intimamente a credere all’imminenza della catastrofe

(Remo Bodei, Limite)

Intitolato a quello che è forse il più celebre motto di matrice ambientalista (ripreso in questo caso da un saggio di Remo Bodei, da poco scomparso) e scritto stavolta in coppia con il sociologo Diego Cason, Il monito della ninfea è l’ultimo lavoro di Michele Nardelli (del quale poco più di un anno fa recensivamo il precedente Sicurezza). Incentrato su un ben preciso, apparentemente isolato ed eccezionale evento, è in realtà un vero libro glocal e, anche per questo, la sua uscita proprio nel periodo della pandemia Covid-19 è da considerarsi da un lato di estrema tempestività, dall’altro a sua volta un monito da raccogliere.

Il tema specifico del volume, uscito per Bertelli Editori, è la tempesta di Vaia, la violentissima e atipica bufera di pioggia e vento che lunedì 29 ottobre 2018 sconvolse la montagna dolomitica in tutte e quattro le regioni che attraversa – Trentino, Alto Adige, Veneto e Friuli – travolgendone i boschi e abbattendo in una sola notte circa diciotto milioni di alberi. Di quel cataclisma tutti probabilmente hanno visto e ben ricordano le terribili immagini; ma poiché – come scrivono gli autori – «chi non è stato investito da questa spaventosa forza distruttrice (…) lo può considerare uno dei tanti eventi disastrosi che periodicamente accadono» (31), il libro non solo narra con una certa dovizia i fatti, fornendo dati sui danni e sulle impegnative opere di ripristino, ma ne cerca anche un più profondo significato umano, culturale e politico, allargando lo sguardo dall’arco alpino alle terre che lo circondano, dal singolo fenomeno alla complessità del mondo naturale, fino a leggerlo non già come un mero accidente atmosferico, bensì come un passaggio emblematico dello storico e contrastato rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive.

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Todo cambia.
Plaza Dignidad colma per festeggiare il risultato. ‘Rinasce’ dice la scritta luminosa sul grattacielo.

 

di Federico Nastasi

(25 ottobre 2020) Risultati del voto: Sì per la nuova Costituzione al 78,25%, redatta da un’assemblea interamente eletta dai cittadini, i quali ieri hanno fatto registrare l’affluenza più alta dal ritorno alla democrazia. Le piazze sono di nuovo colme di gente che festeggia e piange, e stavolta non per i gas lacrimogeni. In Cile si scrive la Storia. E questa è Plaza Dignidad - Lettere dal Cile.

Volete una nuova Costituzione? 5.487.793 di Sì (78,25%%) contro 1.525.033 di No (21,75%). Quale organo dovrà redigere la nuova Costituzione? Convezione costituzionale (CC) secondo 4.754.442 votanti (79.22%), contro 1.247.229 per la Convenzione mista (20.78%).

Hanno votato 7.459.388 persone, la cifra più alta dal 1989, dal ritorno della democrazia. Questi tre numeri insieme danno una forza poderosa al processo costituente che può portare ad archiviare la Costituzione vigente, adottata nel 1980, durante la dittatura militare di Pinochet. Esperti e commentatori avevano previsto soglie di partecipazione e di approvazione assai più basse. E’ un risultato che ha sorpreso tutti, dai più ottimisti sostenitori del Sì fino agli esperti analisti finanziari, i quali scommettevano per un 65% a 35% per il Sì.

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Nei territori e nelle comunità le fondamenta della democrazia
Trentino

di Federico Zappini *

E' simbolico – e importante – tornare a parlare della dimensione territoriale dell'azione politica proprio nel momento in cui siamo vittime di regole che impongono il distanziamento, che ci impediscono di riunirci. "La politica è assembramento" ci ricorda Luigi Manconi. Senza la possibilità del confronto partiamo svantaggiati. Perso il valore dell'incontro ci troviamo disarmati, inermi, soli.

Non è un caso che della crisi della democrazia nella sua forma più prossima ai cittadini si discuta oggi nel momento in cui istituzioni e politica – a livello planetario – faticano a far fronte alla pandemia. Nei suoi impatti sanitari (spesso per i gravi errori commessi proprio nella gestione della medicina territoriale), socio-economici (dove la fragilità del modello neoliberista scarica le proprie esternalità negative sul tessuto sociale più fragile) e comunitari, dove al non riconoscimento reciproco si accompagna una crescente solitudine.

 

 

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Maglaj, guerra e pace
La locandina del film

Il documentario “Maglaj – guerra e pace” parla di tre ex soldati di Maglaj – un serbo, un croato e un bosgnacco – che nella guerra del 1992-95 avevano combattuto l’uno contro l’altro, e oggi di nuovo vivono nella stessa città e lavorano insieme per costruire un futuro migliore

di Bozidar Stanisic *

Alla fine di maggio di quest’anno ho ricevuto un invito, a dire il vero inaspettato, dal Centro per la costruzione della pace “Karuna” di Sarajevo per partecipare alla proiezione di un film documentario intitolato “Maglaj – rat i mir” [Maglaj – guerra e pace]. Una proiezione online naturalmente, cioè “a distanza”, a causa del coronavirus. Non sapevo che il film fosse stato realizzato già nel 2018, ma non è mai troppo tardi per le buone notizie. E un’altra buona notizia è che in Bosnia Erzegovina questo documentario già da qualche tempo è qualcosa di più di una semplice testimonianza della guerra combattuta tra il 1992 e il 1995 in un paese che ancora oggi è lontano dal raggiungere una riconciliazione e dall’elaborare un progetto concreto per il futuro.

Tre ex comandanti, un unico messaggio

"Mi chiamo Marko Zeli, sono un ex membro del Consiglio di difesa croato".

"Mi chiamo Rizo Salki, mi chiamano Italiano. Sono un ex membro dell’Armija della Bosnia Erzegovina".

"Mi chiamo Boro Jevti, sono un ex membro dell’Esercito della Republika Srpska".

Prima della guerra Marko, Rizo e Boro erano amici, lavoravano nella stessa fabbrica. Nella nostra guerra fratricida divennero nemici. Poi una volta finita la guerra, tornarono ad essere amici. E con questo documentario, il cui titolo allude al titolo dell’immortale romanzo di Tolstoj, mandano un chiaro messaggio a tutti i cittadini della Bosnia Erzegovina (compresi quelli della diaspora) che il futuro del loro paese passa attraverso la costruzione della convivenza e della pace. Prima di loro nessun partecipante diretto alle guerre in ex Jugoslavia ha mai compiuto un gesto simile.

Il film “Maglaj – guerra e pace” lancia un messaggio e un monito anche all’intera regione, soprattutto alle giovani generazioni, sull’assurdità dei disastri provocati dalle guerre e distruzioni, ma anche sull’importanza della convivenza e del dialogo.

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