"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

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Una rivoluzione gentile: il vuoto e l'attesa di nuove forme di lavoro *
Manifestazione operaia anni '70

di Ugo Morelli

 

“…l’infinito bisogno di discorso

in una società democratica

in cui il consenso

non può mai essere raggiunto in maniera definitiva,

né dovrebbe…

[Michel Foucault]

 

Affondava le radici nel futuro

[Pierluigi Cappello]


Ripensare e rivoluzionare il lavoro

Quando si giunge al limite, per proseguire bisogna tornare all’originario. Ogni soluzione che si proponga originale non solo non può bastare, ma distoglie e distrae dal fare quello che va fatto. Tornare all’originario vuol dire cercare di dare vita a una nuova origine della storia, di ogni storia. La storia che ci interessa è la storia del lavoro. Una storia, appunto, e come tale scrivibile in modo diverso da come è stata scritta in un’esperienza precedente e, soprattutto, in quanto storia di un fenomeno fatto da noi umani, da noi stessi modificabile.

Quella storia, la storia del lavoro, così come più o meno la conosciamo, ha le sue origini con l’affermazione dell’agricoltura e della sedentarietà e, quindi, con il consolidamento della divisione del lavoro. Una lunga durata con tali e tante trasformazioni da rischiare di renderne irriconoscibile l’epistemologia e le prassi di base, le costanti, insomma, che sono rimaste le stesse fino a noi.

Abbiamo iniziato a svolgere la nostra azione di esseri appartenenti ad una specie che nel primato dell’azione e nella vita activa trova una sua distinzione, traducendola nel fenomeno che chiamiamo lavoro, allorquando nelle forme cooperative, eusociali, imitative e emulative, abbiamo fatto uso del nostro comportamento simbolico per iniziare a dare forma alla funzione, traendone risposta per la nostra ricerca di significato. È alquanto probabile che il lavoro, per quello che è per noi, nasca da quel momento e sia generato principalmente dal significato e dal senso dell’opera e dal riconoscimento per chi la compie.

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Tre crisi e un’unica soluzione: la comunità.
da https://pontidivista.wordpress.com/

di Federico Zappini

“Si sta vicini per fare miracoli, / non per ripetere il mondo che già c’è. / Che già siamo”.

Questo il monito di Franco Arminio, poeta e paesologo, al termine del suo risveglio poetico nel Tempio Civico di Trento. Un modo diverso e prezioso di cominciare la giornata.

Fare insieme, per trasformare l’esistente. Questo è il compito della Politica, l’orizzonte di una comunità. Una comunità consapevole di essere artefice principale dell’elaborazione delle strategie che la tengono insieme e le permettono di desiderare il futuro.

Se tutti condividiamo il fatto che stiamo vivendo tempi straordinari – con il Covid19 a sparigliare ulteriormente le carte di un mazzo già impazzito – appare chiaro che il nostro agire dovrà possedere tratti inediti e spirito generativo. Non basta ripartire, se rimettendosi in moto non si mette in discussione il contesto precedente allo stop pandemico. Il sovrapporsi di tre crisi – sanitaria/ambientale, economico/sociale, politico/istituzionale – rende urgente cambiare i paradigmi che hanno retto fin qui la nostra società, proponendone di migliori.

 

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Microplastiche nel Garda: in tre anni da 9.900 a 131.619 particelle
Foto di Alessandro Graziadei

di Alessandro Graziadei *

Le microplastiche minacciano sempre di più anche i laghi italiani e in questi contesti rappresentano un problema per l’ambiente, la biodiversità, la qualità delle acque, la salute della fauna e quella delle persone.

Dopo avere trovato microplastiche sul Ghiacciaio dei Forni, sui Pirenei e perfino nell’atmosfera, adesso si scopre che le microplastiche minacciano sempre di più anche i laghi italiani dove rappresentano un grave problema per l’ambiente, la biodiversità, la qualità delle acque, la salute della fauna e quella delle persone.

Secondo i dati raccolti in questi ultimi 3 anni da Goletta dei Laghi di Legambiente insieme all’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), nelle acque del lago di Garda in tre anni è aumentata in modo preoccupante la concentrazione media di micro particelle di plastica per km2 e “si è passati dalle 9.900 particelle del 2017 alle 131.619 particelle del 2019”. Ma il Garda non è il solo ad avere subito questa vera e propria “invasione” da microplastiche. I laghi Trasimeno e Bracciano, nonostante le differenti caratteristiche morfologiche ed ecosistemiche, sono nelle stesse condizioni del Garda, tanto che nelle acque del Trasimeno le particelle di plastica “da quasi 8.000 nel 2017 sono diventate 25.000 nel 2019 e nel lago di Bracciano da 117.288 particelle registrate nel 2017 si è passati alle 392.401 del 2019”.

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Dalla tempesta Vaia “c'è molto da imparare”
Val Visdende

Il numero di agosto di Montagne360 torna a parlare del devastante evento meteorologico che nel 2018 ha abbattuto milioni di alberi nel Nord-Est, sottolineando ancora una volta l'importanza della sostenibilità ambientale per le scelte future. E dedica due pagine al libro “Il monito della ninfea”.


Quello che segue è il Comunicato dell'Ufficio stampa del Club Alpino Italiano

 

"C'è molto da imparare": inizia con queste parole lo speciale del numero di agosto della rivista del Club alpino italiano Montagne360, intitolato "La voce della natura" e dedicato alla tempesta Vaia, un tema attuale più che mai. La scelta di tornare a parlarne è spiegata dal direttore Luca Calzolari, che scrive: «ogni volta che si perde un albero non dobbiamo immaginare quella mancanza solo come una sottrazione al panorama da cartolina che tanto amiamo. Perché le implicazioni di quello schianto sono molteplici e rilevanti, da qualsiasi punto si guardi la faccenda. C'è l'ovvia rilevanza ambientale, certo. Ma anche quella economica ed ecosistemica. Preferiamo dunque non dimenticare, perché la storia è essa stessa memoria e insegnamento, e dedicare spazio al futuro, ai progetti, alle idee. E ancora una volta la parola chiave è sostenibilità».

 

Le due pagine della Rivista nazionale del CAI dedicate al libro

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Trento. Di domeniche e turismo di cittadinanza
da https://pontidivista.wordpress.com

di Federico Zappini

(5 luglio 2020) Da due anni gestisco una libreria. Due soci lavoratori, zero dipendenti. Non ci sono i margini per assumere qualcuno. Può essere che io sia una schiappa come imprenditore.

Siamo aperti il lunedì dalle 15 alle 20, da martedì a sabato dalle 10 alle 20. Aggiunto il lavoro preparatorio (leggere, progettare, curiosare), l’impegno nel quartiere e burocrazia varia le giornate si allungano. Credo valga per molti. Ho alzato le serrande di domenica una decina volte, in concomitanza del Natale. Non un aspetto determinante per la mia piccola attività.

Immagino che per supermercati, grande distribuzione (un discorso a parte, che andrà affrontato), ristoranti e bar la situazione sia diversa. E non la sottovaluto.

Trovo però la discussione sulle aperture domenicali e – di riflesso – sul concetto di città turistica fuorviante e non totalmente centrata.

 

 

 

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Srebrenica, venticinque anni
Srebrenica, Memoriale.

Alla commemorazione per i 25 anni dal genocidio di Srebrenica si attendevano centomila persone. Saranno, causa restrizioni Covid-19, molte meno. Le numerose iniziative artistiche e di memoria quest'anno, in assenza di un momento di conforto collettivo, acquisiscono ancora maggiore importanza

di Alfredo Sasso *

I funerali delle vittime identificate negli ultimi dodici mesi – quest'anno in tutto otto - si terranno regolarmente, così come si svolgerà la tradizionale commemorazione dell’11 luglio. Ma il venticinquesimo anniversario del genocidio di Srebrenica si svolgerà in una cornice molto ridimensionata. L'incidenza del Covid, che in Bosnia Erzegovina era stata relativamente contenuta nei mesi primaverili, si è riacutizzata nelle ultime settimane, comportando nuove restrizioni sugli eventi pubblici e sugli arrivi dall'estero.

Prima della pandemia, gli organizzatori prevedevano circa centomila persone e di questi almeno diecimila, provenienti da tutto il mondo, sarebbero stati i partecipanti attesi alla Marcia della Pace. È il cammino di circa cento chilometri che riprende a ritroso quello compiuto da migliaia di bosniaci musulmani nel luglio 1995, che cercarono – solo una piccola parte vi riuscì - di mettersi in salvo dalle milizie serbo-bosniache che avevano appena occupato la cittadina di Srebrenica per poi operare l'eliminazione sistematica di tutti gli uomini adulti catturati, almeno 8.372 secondo l’elenco del Memoriale di Potoari.

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Il monito della ninfea. RAI Veneto intervista Diego Cason
Val Visdende (BL)

Quel che dovremo comprendere... un monito, quello della ninfea, che non investe "solo" la tragedia che nella notte del 29 ottobre 2018 ha devastato oltre 42 mila ettari di boschi dell'area dolomitica, ma che ci parla del nostro tempo, del rapporto fra uomo e natura segnato dall'antropocentrismo, dell'insostenibilità di un modello di sviluppo del quale le pandemie, l'invasione delle locuste, i processi di desertificazione, gli eventi metereologici estremi, gli incendi non sono che il quotidiano manifestarsi.

Il libro, che proprio in questi giorni vede la ripresa delle presentazioni "dal vivo" (la prima è a Trento nel tardo pomeriggio di sabato 20 giugno), è stato oggetto nei giorni scorsi di un servizio dalla sede regionale della RAI del Veneto attraverso l'intervista ad uno degli autori, Diego Cason.

Che qui potete vedere: https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2020/06/ven-Tempesta-Vaja-Il-monito-della-ninfea-Diego-Cason-5125c884-9e2d-492f-99b6-61fd035c0409.html