"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Diario

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mercoledì, 31 luglio 2013Il gruppo consiliare del PD

Prende il via la sessione del Consiglio provinciale dedicata alla Finanziaria 2014. A differenza di quelle precedenti questa viene presentata come "tecnica", ovvero nella continuità con lo strumento contabile del 2013. Siamo inchiodati fino a giovedì sera in un'aula calda e polverosa, ma non è questo che soffoca. Il problema è che veniamo soffocati da una dinamica autodistruttiva che investe il Partito Democratico, oltremodo amplificata dai mezzi di informazione.

Nonostante l'asciutta relazione di Alberto Pacher, vorrei provare ad usare questa occasione per esprimere il mio punto di vista su questo scampolo di legislatura. Così mi metto a preparare un po' di appunti per un intervento. Le parole scorrono velocemente sui fogli di carta e prendono la forma di un pensiero compiuto. Ma quando mercoledì mattina arrivo in Consiglio e butto un occhio sui giornali mi cascano le braccia. La rappresentazione politica che ne viene è lontana anni luce dal mio sentire e penso a quanto la vita scorra altrove. Tutto sembra rincorrere gli umori, non c'è rigore intellettuale, non c'è studio, non c'è soprattutto spirito collettivo... Come scrivo in un veloce messaggio su facebook, comincio ad averne piene le tasche. L'effetto è che gli appunti mi si fermano in gola.

Le mie stesse riflessioni sulla crisi della politica che domenica L'Adige ha pubblicato in prima pagina a mo' di commento, nonostante l'apprezzamento di molti, mi sembrano parole al vento tanto risultano distanti dall'approccio "umorale" che sembra prevalere. La politica diviene così esercizio manicheo, rottamazione o, come scrive Giorgio, preminenza della comunicazione sui contenuti.

Nel frattempo, la Commissione elettorale del PD del Trentino propone, ad ampia maggioranza, che Alessandro Olivi sia il  capolista per le elezioni di ottobre. Una proposta politica che rivendica con forza la continuità di impostazione con la coalizione che ha governato il Trentino negli ultimi quindici anni. E, insieme, conseguente con la scelta dell'assemblea che un mese fa aveva indicato in Olivi il candidato a rappresentare tutto il PD nelle elezioni primarie. Il fatto che Alessandro Olivi sia stato superato di 137 voti da Ugo Rossi non significa affatto che non possa rappresentare al meglio il PD. Indicazione che scatena una dura reazione da parte di Luca Zeni. La bagarre nel partito sembra inarrestabile.  

A riscaldare oltremodo gli animi ci pensa ancora il capogruppo in Consiglio Provinciale. Nel suo lungo intervento sulla finanziaria esprime una visione del Trentino che con la posizione di un partito che fino a prova contraria è ancora di maggioranza relativa in Provincia e ossatura della coalizione di governo centra ben poco. Quasi si collocasse altrove. La posizione di ognuno di noi è legittima, ovviamente, ma chi svolge una funzione importante di rappresentanza politica dovrebbe garantire una posizione improntata ad equilibrio e responsabilità. Oltre ad essere espressione della collegialità di un organismo. Oppure dimettersi.

Speriamo davvero di riuscire a metterci alle spalle questo scenario surreale. Se la politica risponde più agli interessi personali che a quelli di un corpo collettivo non andremo da nessuna parte. Scusate, ma c'è davvero in me tanta amarezza.

sabato, 27 luglio 2013Un particolare del Muse

Vi potrei parlare delle tante cose che, nonostante il luglio inoltrato, hanno occupato la seconda parte di questa settimana. Il lavoro e gli incontri per l'elaborazione della parte ambientale e territoriale del programma della coalizione, la preparazione della "summer school" che si svolgerà dal 23 al 25 agosto ai Monti di Mezzocorona e di cui parleremo diffusamente nei prossimi giorni, il secondo appuntamento - questa volta alla Pravis di Lasino - per approfondire i temi dell'animazione territoriale, la predisposizione dei nuovi progetti sulla Palestina, i fittissimi incontri per cercare di gestire al meglio la fase politica che ci separa dalle elezioni del 27 ottobre (scrivo tra l'altro un pezzo di riflessione sulla crisi della politica che L'Adige ospita oggi in prima pagina).

Invece dedico questo diario all'avvenimento che segna questa settimana, l'inaugurazione del Muse, il Museo delle Scienze là dove un tempo sorgeva la Michelin. Un'area industriale dismessa che invece di diventare come spesso accade motivo di speculazione, si trasforma in un'opportunità straordinaria di promozione della conoscenza (e del Trentino).

Per chi, come me, da anni sostiene che per affrontare questo difficile passaggio di tempo è necessario investire in cultura oggi è un bel giorno. Lo è anche per l'intelligenza e la sensibilità di Michele Lanzinger che ha contribuito in maniera essenziale a dare un'anima al Muse ben prima che questo venisse realizzato. Lo è per la Provincia Autonoma di Trento che in questa scelta ha creduto fortemente. Lo è per la nostra comunità, che reagisce con orgoglio a questa scommessa.

Lo sguardo che vi voglio proporre di questo avvenimento è quello di un amico che incontro dopo almeno vent'anni proprio alla cerimonia di inaugurazione del Muse. Si chiama Guido Tonelli, compagno di un passato politico lontano. E' uno degli scienziati del Cern che studiano l'origine della vita ed è stato invitato qui proprio per uno dei panel dell'inaugurazione del Muse. C'eravamo sentiti al telefono qualche mese fa, se non ricordo male ne avevo anche parlato su questo diario, per farlo venire a Trento per il percorso del Forum sul tema del limite. Ci abbracciamo, ci si guarda per osservare quanto si è cambiati...

Guido si complimenta con la nostra terra che in un momento così particolare e difficile dimostra sensibilità e lungimiranza nel mettere in campo una scelta di questa natura, investire sulla conoscenza. Devo ammettere che nei giorni scorsi ho provato un certo fastidio nel leggere qualche commento (pochi, per fortuna) di chi afferma che è stata una follia dedicare importanti risorse pubbliche in una struttura come il Muse in un quadro di tagli ai servizi o di difficoltà nel garantire il lavoro. A loro rispondo con gli occhi raggianti di Guido: osservarci con altri occhi, un'operazione che ci dà la distanza necessaria per un giudizio forse più obiettivo e denso di profondità.

Nel caldo soffocante di questi giorni, migliaia di persone si mettono in coda per sentirsi parte di questo evento: anche questo è un tratto di coesione sociale di questa terra. Che nasce - lo dico polemicamente verso quella parte del PD che ha continuato a remare contro la nostra stessa amministrazione - da un contesto reso possibile dalla sperimentazione politica che ha fatto diverso questo tratto di arco alpino.

In giorni come questo, senza nasconderci le criticità dell'agire, possiamo dirci che la sfida del futuro si vince anche così.

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martedì, 23 luglio 2013Michele Nardelli e Paolo Rumiz al Castello del Buoncosiglio a Trento

Ho un sacco di lavoro arretrato, cose da scrivere, messaggi ai quali rispondere, incontri da preparare, persone da sentire, progetti da riprendere in mano. Il trucco, che ogni tanto esercito con me stesso, ancora funziona. Così che l'aver programmato nei mesi scorsi un viaggio in Messico, poi cancellato, fa sì che almeno in parte questi siano liberi da impegni pubblici. Ne approfitto, dunque, per recuperare lavoro arretrato.

In realtà avrei bisogno di recuperare energie più che lavoro, staccare la spina. Ma proprio non ci riesco e neanche mi sfiora l'idea di programmare qualche giorno di vacanza. La mediazione che trovo è quella di lavorare in casa. Di conseguenza passo i primi due giorni della settimana alle Camalghe, ma pur sempre davanti al computer e al telefono.

Quest'ultimo è rovente e Gabriella mi dice che forse sarebbe opportuno usare l'auricolare. Ovviamente ha ragione. Perché le telefonate durano a lungo, le persone chiamano per avere qualche rassicurazione o per chiederti "ma che succede?". In effetti dopo l'esito delle primarie in molti (troppi) si candidano a fare gli allenatori quando invece dovremmo interrogarci su ciò che abbiamo da dire. Continuo a pensare, concordando con l'editoriale di Simone Casalini di venerdì scorso sul Corriere del Trentino, che la crisi dei partiti e nella fattispecie del PD sia riconducibile alla capacità (o meno) di leggere il presente e di esprimere progettualità, verificando su questo l'adeguatezza (o meno) di una classe dirigente.

Per quanto mi riguarda, il lavoro e l'impegno nel PD ha seguito in questi anni una traiettoria diversa. Almeno formalmente (e la forma per me è sostanza) non faccio parte di alcun organismo dirigente e quanto al gruppo consiliare, tante cose si possono dire ma non certo che sia stato un soggetto collettivo, senza dimenticare che, almeno per tutta una prima fase, le scelte rispondevano più a logiche di componente che di merito. Una traiettoria politica, la mia, che non considerava affatto conclusa quella sperimentazione che guardava ad una rappresentazione politica diversa dallo schema di gioco nazionale, nella direzione del (o dei) partito territoriale.

Apro qui una piccola parentesi. In questi anni, di fronte alla semplice (ed amara) constatazione che un approccio collettivo proprio non faceva parte del DNA del gruppo consiliare, ho scelto di interpretare il mio lavoro istituzionale concentrandomi su un profilo politico e progettuale che spero sia emerso e che, in tempi di bilancio, a breve proporrò ai lettori di questo blog. Chiusa parentesi.

Ciò nonostante, non mi piace non prendermi le mie responsabilità, per grandi o limitate possano essere. Per questo sono sempre disponibile al confronto sul territorio e nei circoli, pur sapendo che spesso anche questi non sono scevri da logiche di componente. Credo nel confronto e sono preoccupato nell'immaginare che i luoghi di formazione delle idee siano i talk show televisivi. Sono anche preoccupato del fatto che nella deriva della politica si preferisca cercare capri espiatori piuttosto che interrogarsi in profondità e anche per questo invito le persone con cui parlo a non cedere alle scorciatoie. Nei prossimi tre mesi ci giochiamo infatti il destino non del PD ma di questa terra e questo dovrebbe indurci a cercare soluzioni il più possibile condivise, concentrandoci sulle idee e proposte da portare in campagna elettorale e nel profilo della coalizione, costruendo una lista forte e rappresentativa nelle persone come nei contenuti. Con la sobrietà che si conviene a chi lavora per un progetto collettivo, non per l'affermazione personale.

Questo non significa affatto cancellare le contraddizioni che attraversano il Partito Democratico del Trentino, ma ci sarà un tempo congressuale per poterle affrontare con il necessario approfondimento e il coinvolgimento di tutti gli iscritti. Sarà in quella sede che la mozione definiamola "territoriale ed europea" misurerà la sua capacità di convincere. Nel frattempo le elezioni dobbiamo vincerle e bene, con un candidato presidente che sia garanzia di tutti e primus inter pares, e con un risultato del PD che riequilibri l'asse politico della coalizione.

Il mio auspicio è che domenica prossima, nell'assemblea del PD del Trentino, si trovi una soluzione capace di dare un chiaro segnale di rinnovamento ma anche di dialogo costruttivo fra le sensibilità che caratterizzano questo partito. Poi ciascuno dovrà fare la sua parte, perché questo nostro Trentino continui in quella navigazione che l'ha fatto divemntare terra non omologata allo spaesamento e alla paura.

Come dicevo all'inizio di questa pagina di diario non ho all'orizzonte alcuna vacanza. Ma in cuor mio spero che uno spazietto per qualche atmosfera balcanica di riuscire forse a ritagliarmelo. A proposito, il racconto di Paolo Rumiz che abbiamo letto e commentato al Castello del Buonconsiglio un paio di settimane fa ha ricevuto 1371 apprezzamenti sul sito di Osservatorio Balcani Caucaso. Non male davvero.

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venerdì, 19 luglio 2013Un\'immagine notturna del lago di Garda visto dall\'alto della zona di Torbole

Arriva in aula la mia question time sulla vicenda Laba, Libera accademia belle arti, che dallo scorso anno opera a Torbole, nell'edificio di una scandalosa incompiuta come l'ex Colonia Pavese. C'è però un piccolo particolare: la Laba Trentino (ma nemmeno la Laba di Brescia) non è in possesso di alcuna autorizzazione ministeriale per poter operare in Trentino. Mi chiama al telefono un dirigente della società e non è certo una telefonata di cortesia nel dirmi come mi permetto di fare un'interrogazione su questo dettaglio. Che non è vero niente, che tutto è in regola, che bisogna avere rispetto per chi lavora ed offre un servizio al Trentino, che non so chi sono loro e così via. Sto per perdere la pazienza, anche perché non sono uso raccogliere i pettegolezzi e trasformarli in interrogazioni. Tanto è vero che il presidente Alberto Pacher, nella sua risposta, mi conferma che la Laba non ha per il momento alcuna autorizzazione per operare in Trentino (la risposta nella home page).

Questa pratica di telefonare alzando la voce in maniera poco amichevole denota, oltre la maleducazione, anche un po' di agitazione. Tanto che la cosa si ripete il giorno seguente, questa volta protagonista il sindaco di Nago Torbole, oggetto del contendere la mozione sul futuro dell'ex Colonia Pavese e, ancora, la Laba. Telefonata devo dire davvero sgradevole. Sono anni che seguo la vicenda, ancora da quando era stata oggetto di diverse iniziative da parte di DP prima e di Solidarietà poi. La storia è pluridecennale (anche questa la trovate nella prima pagina di questo sito nel testo della mozione) ma l'evoluzione degli ultimi anni rasenta il parossismo. Con l'amico Nino Mazzocchi ne abbiamo parlato a lungo, ho fatto più di un sopralluogo (uno dei quali con il vicepresidente Pacher). Un anno e mezzo fa sono andato anche ad incontrare il Sindaco di Nago Torbole insieme al nostro capogruppo per cercare di capire se esisteva una qualche intenzione di riaprire la discussione sulla destinazione dell'ex Colonia Pavese, trovando però una netta chiusura verso la proposta che andavo avanzando di una destinazione termale della struttura. Proposta, questa, sostenuta da una parte dell'opposizione in Consiglio Comunale, da numerosi operatori turistici della zona, suffragata da un'interessante tesi di laurea sull'acqua termale disponibile in zona, ma soprattutto credibile per quanto riguarda una prospettiva capace di mettere a sistema le prerogative e le vocazioni del territorio.

Dopo aver tenuto in sospeso la proposta di mozione per un anno, preso atto che non c'erano sviluppi e che, all'opposto, quelli che avrebbero dovuto rappresentare la qualità della proposta avanzata dall'amministrazione comunale come la Laba si sono rilevati un grande bluff, dopo essermi confrontato con vari esponenti dell'amministrazione provinciale (che di certo non andrà a finanziare un progetto disorganico al territorio), decido che la mozione possa se non altro rappresentare una testimonianza politica su quel che a mio avviso si dovrebbe realizzare in quel luogo straordinario.

La telefonata del sindaco Civettini, eletto con poco più del 30% dei consensi (il che dovrebbe indurre a moltiplicare gli sforzi per costruire coesione sociale anziché divisione), mi dice solo di quanta preoccupazione vi sia per le conseguenze di  questa vergognosa incompiuta. E a questo proposito mi chiamano in diversi dalla Busa, del PD e non, ad incoraggiarmi nell'iniziativa o ad esprimermi lo sconcerto per l'esito delle primarie (a Riva hanno votato davvero in pochi), manifestando anche il fatto che al commissariamento del circolo di Riva del Garda corrisponde una situazione inerziale di certo non soddisfacente.

Emerge un contesto nel quale le diverse sensibilità non hanno saputo costruire sintesi e dove le amministrazioni non hanno saputo interrogarsi su un territorio tanto particolare nella sua unicità e bellezza (è il nostro piccolo mediterraneo) quanto fragile e in una certa misura compromesso. Basta salire verso Tenno per rendersi conto di come l'inurbamento commerciale e speculativo abbia occupato ogni spazio agricolo del fondovalle. Uno sviluppo che andrebbe radicalmente ripensato, almeno per salvaguardare quel che rimane di una natura e di una storia di interazione con la presenza umana di grande valore.

A guardar bene, le difficoltà della politica nascono in primo luogo proprio dal non sapersi interrogare su tutto questo e vanno ben oltre questa parte del Trentino. La fibrillazione di queste ore in seguito al risultato delle primarie sembra invece prescindere da tutto questo, come se la politica (o la sua degenerazione) avesse un codice a parte. Le pagine dei giornali locali sono piene di un insopportabile chiacchiericcio che viene nutrito dal bisogno di visibilità politica personale. Decido di non partecipare in alcun modo a questa forma degenerativa di prese di posizione dove tutti sembrano contro tutti nel chiedere teste, azzeramenti, o direzioni affidate a chi in questi mesi ha remato contro. Ne emerge un partito che sembra aver smarrito il senso profondo della politica come fatto collettivo, dell'impegno e delle idee che hanno portato questa terra a non aderire al modello padano riuscendo a dar vita ad una positiva sperimentazione politica e sociale che però da troppo tempo non stiamo alimentando.

Alle persone che mi telefonano per cercare di capire quel che sta accadendo, rispondo che l'unica cosa da fare in questo momento è di mantenere la calma, non alimentare questo clima e di concentrarsi sul quel che dovremmo fare affinché la politica sia capace di riconciliarsi con i contenuti e con i processi collettivi. Ma mi rendo conto che in questo modo rischio di apparire un po' naïf.

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martedì, 16 luglio 2013picconatori

Che dire? Più passa il tempo e più ci si rende conto di quanto pesino quei 139 voti che hanno separato Alessandro Olivi da Ugo Rossi. Immagino saranno in molti nell'area autonomista, a rivendicarne la paternità per cercare di metterli sul piatto della bilancia di un piccolo partito che improvvisamente si trova ad essere al centro del quadro politico trentino. Ma non è tanto del PATT che voglio parlare nel diario di oggi. Occorre invece riflettere sulla sconfitta in maniera pacata e intelligente, evitando che questa si trasformi in una resa dei conti. So bene che aprire una riflessione seria richiederebbe un tempo congressuale se non un congresso vero e proprio. E, se non c'era il tempo quando lo proposi nella primavera scorsa, figuriamoci se può esserci ora con le elezioni provinciali ormai alle porte.

Al contrario, il clima che si avverte in alcune delle dichiarazioni sulla stampa (ha aperto le danze Margherita Cogo nell'intervista alla RAI di domenica con la quale dal pulpito delle sue tre legislature chiedeva rinnovamento) come del resto nella riunione serale del Coordinamento del PD del Trentino, sembra essere quello della ricerca del colpevole e del chiedere la testa di qualcuno. Ciascuno ha in mente il proprio racconto, le responsabilità sono sempre altrui. Come al solito, la ricerca dei capri espiatori piuttosto che indagare sulle molteplici ragioni che hanno portato alla sconfitta del candidato del PD.

Molteplici ragioni che sono al centro della conferenza stampa che Alessandro Olivi tiene nella sede del PD del Trentino nella tarda mattinata di lunedì. Ci mette tutta l'energia che gli rimane dopo tre settimane di campagna elettorale in cui ha dato tutto se stesso. Lo fa senza molte reticenze e rilevando come non tutto il partito si sia sentito coinvolto in questa partita. Che, come ho scritto più volte anche in questo blog, si sapeva sarebbe stata vera. E dunque che l'esito non sarebbe stato affatto scontato.

E invece in molti - nel partito come fra gli elettori - hanno trovato qualche ragione per non sentirsi pienamente coinvolti. Quasi che la figura del presidente della PAT fosse qualcosa di distante rispetto all'umore del momento. Oppure la supponenza di chi pensa di essere autosufficiente dimenticandosi che senza le anomalie politiche trentine questa nostra terra sarebbe stata allineata al resto del nord. E poi, l'idea che la politica sia prima di tutto affermazione personale. E' in primis quel che Olivi indica parlando della differenza fra un soggetto politico ed uno spazio politico. Fotografa la realtà, Alessandro Olivi, perché in assenza di quella sintesi culturale prima ancora che politica che del PD era la scommessa essenziale, questo partito è stato sin qui uno spazio politico dove potevi trovare di tutto. Ho usato io stesso in passato per descrivere il PD la metafora del tram, un luogo dove si sale e si scende più per convenienza che per convinzione. E, lo devo riconoscere, anch'io ho talvolta vissuto così questo partito, come uno spazio nel quale tenere in protezione le mie idee.

Posso dire invece di non aver mai immaginato questo spazio come luogo per coltivare i miei destini personali, immaginando piuttosto che in una nuova sintesi politico culturale dovesse trovare posto anche la storia politica collettiva più esigente e radicale dalla quale provengo. Non una corrente e nemmeno un pensiero organizzato, semplicemente una sensibilità che pure nel corso degli anni ha incontrato altri percorsi di ricerca e di elaborazione. Su questo ci ritorno a breve.

Non nascondiamoci poi che una parte significativa delle difficoltà in cui ci troviamo non è estranea allo stato confusionale in cui versa il partito nazionale. Nei giorni scorsi al seggio del Bondone, molte delle persone che ho incrociato mi chiedevano ragione di quel che è accaduto a Roma in questi mesi, dalla liquidazione di Bersani all'agonia a cui ci condanna l'abbraccio con il centrodestra, F35 compresi.

Nel coordinamento provo a dire che se con la vittoria nelle elezioni primarie di Ugo Rossi il baricentro della coalizione si è spostato, questo equilibrio deve essere ritrovato. Penso che ciò debba avvenire attraverso due strade: la blindatura dei contenuti e il peso nell'ambito della futura amministrazione provinciale. E' sui contenuti che ci giocheremo la nostra credibilità, nell'esprimere un più forte segnale politico, dando significato al voto per il PD del Trentino proprio con la necessità di un riequilibrio dell'asse politico del centrosinistra autonomista. Se non sapremo dare questo segnale politico, ben difficilmente saremo capaci di recuperare quell'area di stanchezza o di delusione che in occasione delle primarie si è così clamorosamente manifestata. Quanto poi al peso nel governo della PAT, se appare ovvio che questo dipenderà in buona parte dall'esito del voto di fine ottobre, credo altresì che questo riequilibrio debba sin d'ora rientrare nel confronto con Ugo Rossi.

Il fatto è che il primo problema del PD è quello di far emergere il suo ruolo nell'ambito della coalizione. Questo investe l'idea che abbiamo del Trentino, la sua struttura economica, i suoi rapporti sociali e quel che fin qui è stato fatto come bilancio di quindici anni di governo. E dunque quel che intendiamo mettere in campo per affrontare le nuove sfide, prima fra tutte quella del modello di sviluppo che abbiamo in mente per questa terra. Non è affatto banale perché questo ruolo non può essere consegnato alla semplice sommatoria delle sensibilità che hanno caratterizzato l'azione politica nel corso dell'ultima legislatura. Che pure non sono poca cosa, ma l'impronta dev'essere qualcosa in più.

Insisto su questo anche nella conversazione che intrattengo con Gennaro Romano, giovane membro del coordinamento che qualche mese fa era stato candidato alla cosiddetta transizione nel dopo elezioni politiche. Vedo in lui una sorta di sacro furore, quasi che tutto si potesse risolvere con una mannaia verso quella che lui definisce la vecchia classe dirigente del PD del Trentino. E' praticamente la prima volta che conversiamo insieme e ci tengo a che non prevalgano i pregiudizi. Provo a spiegargli che nel motivare la sconfitta del PD alle primarie ognuno di noi potrebbe addossare a qualcun altro le responsabilità e che il rischio che corriamo in queste ore è quello di un cortocircuito autodistruttivo, magari alimentato dalle cronache giornalistiche. Dalle quali - mi piacerebbe che mi venisse riconosciuto - mi guardo bene dall'essere coinvolto (questione di stile e di sostanza), nella consapevolezza che da una situazione così difficile possiamo uscire solo se eviteremo di lasciare cadaveri sulla nostra strada, in uno sforzo collettivo e responsabile nel quale farci carico un po' tutti da qui a novembre. Parlarsi è sempre utile.

Non scordiamoci che le elezioni, quelle vere, saranno fra tre mesi e che solo lì misureremo idee e peso specifico del Partito Democratico del Trentino. Poi affronteremo anche il dibattito congressuale e chi avrà più filo di lana da tessere, idee e progettualità politica originale lo vedremo.

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sabato, 13 luglio 2013Contrasti

Sabato si è votato in Trentino per indicare chi sarà il candidato presidente del centrosinistra autonomista nelle elezioni provinciali del 27 ottobre 2013. Complessivamente hanno votato 23.592 persone, oltre ogni aspettativa, con un forte incremento del voto di valle e una netta flessione del voto nelle città di Rovereto e di Trento.

L'esito è stato il seguente: Ugo Rossi 8119 voti, Alessandro Olivi 7982, Mauro Gilmozzi 6611, Lucia Coppola 443 e Alexander Schuster 437. Ugo Rossi, espressione del Partito autonomista trentino tirolese (alle elezioni provinciali del 2008 il PATT ottenne l'8,52%), sarà dunque il candidato presidente della coalizione.  

Un risultato che dovrebbe farci riflettere su molte cose ed in primis sullo strumento delle primarie che, in buona sostanza, si sostituisce alla politica. L'ho definito su questo mio blog - e ben prima di questo risultato - "la forma di partecipazione nel tempo dell'antipolitica" ed oggi ne ho la conferma.

Basta scorrere la tabella del voto sezione per sezione (la trovate nella prima pagina come allegato al pezzo sull'esito delle primarie) per avere il quadro di quel che è accaduto nelle elezioni primarie di ieri. Questo è lo strumento che ci siamo dati e che il PD ha fortemente voluto. Ora immagino che ciascuno darà la colpa a qualcun altro, ma è un gioco che non mi piace. Forse sarebbe "semplicemente" il caso di comprendere che la crisi della politica non richiede scorciatoie, quanto piuttosto capacità di leggere questo tempo e di esprimere nuove progettualità. E magari forme vere di partecipazione.

giovedì, 11 luglio 2013Autonomia

Tre giornate di Consiglio Provinciale. La prima viene dedicata pressoché interamente alla chiusura dello stabilimento Whirlpool di Trento. Il dibattito viene aperto dell'assessore Alessandro Olivi il quale, dopo un'ampia disamina della situazione, prova ad indicare le linee di azione della Provincia sia nel mettere in campo gli ammortizzatori sociali per salvaguardare il reddito di queste 468 famiglie, come nel cercare di individuare le linee di un progetto di riconversione industriale nell'area di Spini nel quadro di un più ampio impegno per mantenere un forte presidio industriale sul territorio.

Le opposizioni provano ad utilizzare la scelta della multinazionale americana per mettere sotto accusa la PAT, a partire dalla scelta del 2007 di acquistare l'area e i capannoni dello stabilimento di Spini, un investimento di 45 milioni di euro che, a guardar bene, ha garantito continuità occupazionale per tutti questi anni e che oggi ci mette nelle condizioni di affrontare il futuro con qualche strumento in più.

Nel mio intervento a nome del Gruppo consiliare del PD del Trentino cerco di ripercorrere la storia degli ultimi trent'anni dell'industria trentina, individuandone le fragilità soprattutto in due aspetti, quello relativo ad una presenza con la testa direzionale collocata altrove e quello legato alla scarsa relazione con le vocazioni del territorio. Così come la chiusura della Grundig di Rovereto negli anni '80 rappresentò l'inizio del declino industriale del Trentino, oggi arriva a conclusione la vicenda delle grandi multinazionali insediate sul nostro territorio.

Allora ci inventammo due cose, l'Agenzia del lavoro e il "Progettone". La capacità di costruire opportunità di lavoro diffuso e l'intuizione che le politiche di ammortizzazione sociale avrebbero potuto corrispondere ad un grande progetto in cui il lavoro si coniugasse con la salvaguardia ed il ripristino ambientale. Sarebbe tempo, ne ho già parlato più volte in questo diario, che ne avessimo memoria e che la storia del "Progettone" divenisse patrimonio collettivo.

Oggi la situazione è per certi versi più complessa. Richiede un ripensamento del modello di sviluppo industriale che, a differenza del passato, non può contare sulle ingenti risorse dell'autonomia. Queste ultime sono certamente servite nelle recenti leggi finanziarie a reggere l'urto di una crisi che mordeva anche qui, ma proprio il suo carattere strutturale ha messo in rilievo l'inadeguatezza di manovre di natura congiunturale. Non basta nemmeno più ancorarsi alla qualità delle produzioni locali, perché la sfida della competitività non si vince ormai nemmeno su questo piano. Occorre che alla qualità corrisponda anche l'unicità delle produzioni, e questo richiede un forte investimento sulle vocazioni dei territori, la loro storia, la capacità e la fantasia della sua gente.

Ne riparleremo. Ma intanto è importante che il Consiglio Provinciale si esprima all'unanimità nel sostegno dei lavoratori e delle loro famiglie ma anche dell'azione della PAT. Ed un primo risultato significativo del tavolo di trattativa fra le parti sociali e la Provincia è che la fabbrica non chiuderà prima della fine di gennaio/febbraio 2014, data a partire dalla quale prenderà il via una fase di due anni di Cassa Integrazione per tutti i lavoratori e le lavoratrici della Whirlpool. A seguire, se nel frattempo non si troverà una situazione di nuova occupazione, l'attivazione degli ammortizzatori sociali che metterà in campo la PAT. Un sospiro di sollievo che permette ai lavoratori di guardare al futuro con un po' meno apprensione.

Da subito inoltre si cercherà di dare corpo ad un piano industriale per l'area di Spini di Gardolo. Ne parlo nel mio intervento, perché sono convinto che il ciclo del freddo possa rappresentare un terreno fertile di ricerca e di innovazione produttiva, ancorato in particolare al settore agroalimentare. Di questo parlo anche in un colloquio con l'assessore Olivi, che - a conferma di questa mia tesi - mi informa che proprio questo poteva essere uno dei  terreni di ricerca avanzata per incardinare quella presenza industriale al territorio.

Per quanto riguarda le altre due giornate di dibattito consiliare, stendiamo un velo pietoso. Il testo unificato di ben sette diversi DDL sullo sport si scontrano con l'ostruzionismo di una parte della minoranza intenta ad alzare demagogicamente il tiro sugli investimenti. Tanto da dover sospendere il confronto con il rischio concreto che la legge si areni nelle secche della fine legislatura. Temo che sarà così per ogni residua attività legislativa.

Di questi tre giorni ci sarebbero tante altre cose dasegnalare. Penso ad esempio alla serata sui "Codici urbani" che abbiamo promosso come Forum nella piazzetta del Café de la Paix. Il tentativo cioè di far uscire il confronto con l'amministrazione comunale dalle secche degli orari dei locali perché il tema della vita culturale della città, della sua animazione e della sua crescita non possono essere ridotti agli orari di somministrazione delle bevande. Ed è proprio questo il taglio che proviamo a dare con Federico Zappini, per mettere in connessione non meno di una decina di realtà giovanili e culturali nate nella città.

Non è facile uscire dalla dimensione rivendicativa che abbiamo già visto mille volte in passato e che, forse non a caso, non ha saputo sortire grandi risultati. Come su altri terreni, anche su questo piano occorre un cambio di sguardo e questo cambio lo vedo iscritto proprio nel codice urbano di queste nuove realtà. E' una scommessa anche per lo stesso Café de la Paix, a prescindere dalla trattativa che si dovrà mettere in campo nei prossimi giorni nel contenzioso che si è aperto con l'Amministrazione Comunale di Trento che comunque è presente alla serata con gli assessori Condini e Maestri. Sul quale la settimana prossima si cercherà una soluzione ragionevole.

Infine sono gli ultimi giorni di campagna elettorale per le primarie del centrosinistra autonomista in vista delle elezioni di fine ottobre. Una partita vera, più che in ogni altra precedente consultazione primaria. In gioco è il nome del nuovo presidente della Provincia Autonoma di Trento e questo dovrebbe bastare ad indurre gli elettori del centrosinistra ad andare a votare. L'esito del voto non è affatto scontato e peserà sulla direzione che la PAT saprà assumere nell'immaginare il Trentino del futuro. Per il PD del Trentino la possibilità di esprimere per la prima volta nella persona di Alessandro Olivi la leadership e la squadra chiamata alla gestione della nostra autonomia.

lunedì, 8 luglio 2013Trento, il quartiere delle Albere

8 luglio 2013. Trento inaugura le Albere. In questi anni di attesa ho guardato con curiosa ammirazione verso quel che stava crescendo sull'area in cui un tempo poi non così lontano sorgeva la Michelin. Il fascino per il Muse, il parco sul fiume Adige, l'idea di una nuova città con la quale quella vecchia avrebbe dovuto porsi in relazione virtuosa...

Ricordavo con un po' di fastidio come, in occasione della realizzazione del Mart a Rovereto, quanto questa scommessa venisse allora osteggiata, quasi che investire in cultura rappresentasse un lusso che non ci si poteva permettere o, peggio ancora, denaro buttato al vento. Il seguito ci raccontò della lungimiranza di quella scelta. Ed ora, quasi come una sorta di riflesso automatico, ecco ripetere le stesse cose per il Muse o per l'avveniristico quartiere sorto sulle macerie del più grande insediamento industriale della storia della città di Trento: "un quartiere esclusivo", "una città separata dal suo tessuto urbano" e così via... .

Vorrei che la storia potesse dimostrare il valore di scelte che sanno guardare lontano. Ma gli organizzatori dell'evento - estranei al nostro territorio - sembra facciano di tutto per rendere senz'anima il momento dell'inaugurazione di un quartiere peraltro ancora inanimato. Provo un senso di lacerazione, fra quello che vorrei fosse un momento di festa della città e quel che vedo come un avvenimento che avrebbe potuto  svolgersi in un qualsiasi "non luogo". Chiudo gli occhi per provare a riaprirli improvvisamente, nella speranza che la percezione del surreale possa svanire. Ma una regia estranea alla nostra comunità, che prova a confezionarci addosso un abito che non si addice ad una città che si è guadagnata il rispetto con la proposta culturale e la sobrietà della sua gente, mi riporta alla realtà: sarà una bella sfida quella di dare un'anima al nuovo quartiere delle Albere.

Toccherà al Muse, lo spazio della scienza che è nelle corde della nostra comunità... Toccherà alla gente... che infatti, nonostante il caldo di luglio, in serata invade il nuovo quartiere quasi impossessandosi di uno spazio che o sarà della città oppure semplicemente non sarà. Se ne parlerà anche il giorno seguente, nella piazzetta del Cafè de la Paix, in occasione di "Codici urbani", con gli attori dell'animazione culturale della città.

8 luglio 2013. Un papa di nome Francesco decide che il suo primo viaggio pastorale ha come destinazione l'isola di Lampedusa, per rendere omaggio a quell'umanità scomparsa in fondo al mare nell'indifferenza di tanti. Un paramento viola, simbolo quaresimale di lutto e penitenza. Un messaggio forte, che richiama le istituzioni e la politica ai drammi veri del nostro tempo. Non al rilancio dei consumi, ma al riconsiderarli. Non alla paura o allo scontro di civiltà, ma all'incontro e al dialogo. Non al riarmo (e alla follia degli F35), ma alla cooperazione. Quel palco di legno fatto con i pezzi di un barcone arenatosi sull'isola dovrebbe dirci che è tempo di interrogarci su certa cultura narcisistica ed individualistica che ancora alberga intorno a noi. L'immagine dei barconi che fanno da sfondo alle parole di Papa Francesco stride con il cliché da "Milano 2" che la Castello sgr propone in quello stesso giorno alle Albere.

Il vicesindaco di Lampedusa era a Rovereto nei giorni scorsi, per ritirare il premio Città della Pace che la Fondazione Opera Campana ha assegnato alla comunità lampedusana. A maggio i ragazzi di una classe dell'istituto Marconi della stessa città si erano recati in viaggio di studio a Lampedusa: ne è venuto un libro di testimonianze e una "cartolina" che sabato scorso abbiamo presentato nell'ambito del percorso annuale del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. E il prossimo 20 luglio, sempre come Forum, abbiamo previsto un incontro pubblico al quale sono invitati i parlamentari trentini sul tema del diritto d'asilo.

8 luglio 2013. Per la cronaca è il mio compleanno. Fernando Pessoa scriveva "C'è un tempo in cui devi lasciare i vestiti, quelli che hanno già la forma abituale del tuo corpo, e dimenticare il solito cammino, che sempre ci porta negli stessi luoghi. È l'ora del passaggio: e se noi non osiamo farlo, resteremo sempre lontani da noi stessi".

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sabato, 6 luglio 2013Muri...

Un incontro con gli anziani di Bondo, di una serata alle Camalghe e della presentazione del programma annuale del Forum nella biblioteca del Museo storico del Trentino. Tutto questo fra venerdì e sabato scorsi.

Alla sala Aurora di Palazzo Trentini si svolge la visita del circolo degli anziani di Bondo, borgo di settecento abitanti delle Valli Giudicarie. La sala è piena di vispe signore, qualche uomo anziano che in questo universo femminile si distingue particolarmente e qualche persona più giovane che, già che c'era, ne ha aprofitatto per venire in visita guidata in Consiglio provinciale. Quello che svolge la signora Anna Eccher (e prima di lei Mauro Larentis) è un lavoro prezioso di incontro ravvicinato fra le comunità e la politica provinciale. Ovviamente il consigliere di volta in volta designato all'accoglienza propone la sua impronta e può capitare che un consigliere provinciale dedichi tutto il tempo che ha a disposizione alle scorribande dell'orso, così tanto per cavalcare gli umori della gente.

Personalmente ho sempre cercato di utilizzare questo spazio di dialogo per raccontare come si svolge il lavoro consiliare e i temi su cui ho lavorato. Considerato che siamo alla fine della legislatura provo a fare un rapido bilancio a partire dalle iniziative legislative che mi hanno visto primo firmatario: filiere corte ed educazione alimentare, fondi rustici, bonifica amianto, società dell'informazione e dell'amministrazione digitale e software libero, apprendimento permanente. Parlo delle attività sull'ambiente che ho affrontato in terza Commissione, ricordando le azioni più qualificanti a difesa del territorio (Colbricon, acqua pubblica, impianto Garda - Monte Baldo, dighe sull'Adige, inquinamento elettromagnetico...). Provo anche a ricordare l'importanza dell'impegno sulla pace, in un contesto sempre più interdipendente. I temi che affronto sono impegnativi ma, ciò nonostante, c'è molta attenzione.

A seguire una serie di domande su energia, acqua, amianto... arriva anche quella sull'orso. So di trovarmi di fronte ad un argomento sensibile, ma al tempo stesso non voglio né cavalcare le paure, né tanto meno essere reticente. Così provo a dire quel che penso, tanto delle paure verso questo mammifero più grande e forte dell'uomo, tanto dei problemi che sono sorti per effetto di una barriera come la Valle dell'Adige che  - fra superstrade e autostrada, ferrovia e fiume - si rivela invalicabile, con ciò che significa sul piano del concentramento di questi animali in una sola parte del Trentino. E, un po' scherzandoci, un po' parlandone seriamente, mi rendo conto che basterebbe poco per far ragionare le persone anche su un tema che in questi mesi è diventato oggetto di una insopportabile propaganda. Lo devo proprio dire: provo pena per chi cerca di speculare su queste creature.

Le Camalghe, lo ricordo per i lettori più occasionali di questo diario, è il posto dove abito, fra Cadine e Sopramonte. La nostra casa è un luogo accogliente, la stufa a legna è quasi sempre accesa e un posto a tavola è sempre pronto per gli amici. Venerdì sera, con Giuseppe, Antonio e Pierluigi Colangelo c'è un ospite particolare, lo scrittore Carmine Abate, vincitore lo scorso anno del premio Campiello con il suo "La collina del vento". Ci siamo conosciuti qualche anno fa ad Isera, ma un po' seriamente solo nello scorso aprile, in occasione della serata conclusiva del percorso sul limite al Teatro Sociale di Trento. In occasione di "Come in giostra volar..." Carmine è rimasto favorevolmente colpito dallo spettacolo lieve e insieme profondo che abbiamo proposto, dall'incontro fra le parole, il tempo e la musica. E i luoghi, l'amore per il mediterraneo, l'Europa di mezzo, le storie che si sono intrecciate. Scopriamo, fra l'altro, di essere coetanei. Vengono fuori un sacco di idee. I vini e i cibi le rendono ancora più interessanti e speriamo proficue.

Le cartoline postali provenienti dal fronte della prima guerra mondiale sono fragilissime. Raccontano di caldo, di fatica e di stenti, di speranze poi andate spezzandosi. Ognuna di esse è una storia di vita. Con Beppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo storico del Trentino, partiamo da qui per illustrare il percorso annuale del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani quest'anno dedicato al secolo degli assassini. Una riflessione che s'interroga sulla nostra capacità di "vivere umanamente tra le rovine della storia", di elaborare il passato affinché non si debba ripetere all'infinito, di indagare non solo sulla tragedia delle guerre che questo secolo hanno insanguinato come nessun altro precedente, ma anche sul "tragico amore per la guerra" di cui ci ha parlato James Hillman. Un'inchiesta sulla pace che investe le scelte politiche ed anche amministrative, altro che "tecniche"... , come quando decidiamo che la pace debba essere fondata sulla deterrenza (o peggio ancora sull'utilizzo) degli F35.

Del programma del Forum parlo diffusamente in altra parte del sito. Ma di quelle cartoline color rosa sbiadito, scritte con minuziosa calligrafia, spesso indirizzate al parroco del paese, c'è la guerra. Una guerra che ci appare spogliata di ogni sovrastruttura ideologica, priva di retorica. Vi viene raccontata la nostalgia per le cose della vita, la sofferenza nel corpo e nell'anima, il timore malcelato di non rivedere più i propri cari. Il nostro lavoro assume così il significato di un piccolo risarcimento.

Mattinata d'ebbrezza

di Arthur Rimbaud

Oh mio Bene! Oh mio Bello! Fanfara atroce sui cui non vacillo! Cavalletto fiabesco! Urrà per l'opera inaudita e per il corpo meraviglioso, per la prima volta! Ebbe inizio fra le risate dei bimbi, finirà grazie a loro. Questo veleno resterà in tutte le nostre vene anche quando, vòltasi altrove la fanfara, verremo restituiti all'antica disarmonia.
Oh in questo momento, noi così degni di queste torture! raduniamo con fervore la sovrumana promessa, questa demenza! L'eleganza, la scienza, la violenza! Ci hanno promesso di sotterrare nell'ombra l'albero del bene e del male, di deportare le onestà tiranniche, affinché rechiamo il nostro tanto puro amore.
Ebbe inizio con qualche nausea e finì - non potevamo impadronirci subito di quell'eternità, - finì in uno scompiglio di profumi. Risate dei bimbi, discrezione degli schiavi, austerità delle vergini, orrore degli aspetti e degli oggetti di qui, vi consacri il ricordo di questa vigilia. Iniziata nella rustichezza, ecco ha termine fra angeli di fiamma e di gelo.
Piccola vigilia d'ebbrezza, santa! non foss'altro, per la maschera di cui ci gratifichi. Metodo, noi ti affermiamo! Noi non dimentichiamo che ieri hai glorificato ciascuna delle nostre età. Noi abbiamo fede nel veleno. Noi sappiamo donare ogni giorno la nostra vita intera.Questo è il tempo degli  Assassini.

giovedì, 4 luglio 2013Guerre umanitarie. Un treno bombardato nella valle dell\'Ibar, Serbia meridionale

Giornate dedicate allo scrivere e agli incontri. Sono stato incaricato di preparare un documento del gruppo consiliare del PD del Trentino a sostegno di Alessandro Olivi per le elezioni primarie del prossimo 13 luglio. Ovvio, si potrebbe dire, che il Gruppo consiliare sostenga il proprio candidato, ma proprio così non è visto che una parte del gruppo aveva opzioni diverse da quella assunta dall'assemblea del partito. Un documento breve ma chiaro ed efficace, che cerca il dialogo pur nella competizione che le primarie rappresentano. Lo voglio sottolineare perché in questi giorni avverto, soprattutto da parte del PATT, toni un po' sopra le righe. Il documento viene condiviso da tutti i consiglieri. Lo trovate nella prima pagina di questo sito.

Preparo il materiale per la conferenza stampa di sabato prossimo con la quale il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani presenta il programma annuale "1914 - 2014. Inchiesta sulla Pace nel secolo degli assassini". Si articolerà in due itinerari, il primo scorrendo il Novecento attraverso i luoghi che ne hanno segnato la storia, il secondo che s'interroga sulla cultura della pace e la sua capacità di elaborare "quel tragico amore per la guerra" di cui ci ha parlato James Hillman. Le "Cartoline da..." si sono moltiplicate in queste settimane come a costruire un puzzle globale attraverso il quale rileggere un secolo nel quale i morti in guerra sono stati un numero tre volte superiore a quello dei precedenti diciannove secoli. E la domanda che poniamo è la seguente: che cosa abbiamo imparato dal Novecento?

Il dibattito sulle spese militari che finalmente esce dalle secche minoritarie della testimonianza pacifista ci dimostra al tempo stesso come ancora forte sia la cultura del "vis pacem, para bellum". Una breccia si è aperta e la risoluzione approvata dal Parlamento non è poi così banale se il Consiglio Supremo della Difesa se ne esce con una smentita sul potere di condizionamento dell'assemblea parlamentare, come se l'acquisto degli F35 rappresentasse una scelta tecnica. Con quale coraggio si dicono queste cose? Come si fa ad affermare che dobbiamo corrispondere alle decisioni dell'alleanza di cui l'Italia fa parte, come se non sapessimo che molti paesi della NATO hanno preso le distanze da questo programma. Più realisti del re...

Qualcuno mi chiede cosa ne penso e mi cascano le braccia. La prima mozione in Italia approvata da una regione è quella che ho presentato ancora nella primavera del 2009 ed approvata. A proposito di aver memoria di quel che avviene... Quelle maxi lettere "No F 35" che sono diventate un po' il simbolo di questa campagna dove sono state realizzate e chi le ha finanziate?

Predispongo una question time sulla vicenda Laba di Torbole, l'accademia di belle arti che da un anno opera nell'ex Colonia Pavese ma senza avere il riconoscimento ministeriale per poterlo fare. Non sono certo io ad oppormi alla realizzazione di percorsi formativi di alta qualità, ma sappiamo che talvolta anche in quest'ambito si nascondono le insidie del business. Se poi questa attività rientra in quel pasticcio che si chiama "ex Colonia Pavese" per cui un austero palazzo di fine Ottocento, collocato in uno dei luoghi più belli del Trentino, oggetto di discutibili ristrutturazioni, è da quarant'anni in uno stato di abbandono... Accade nella bella ed efficiente Provincia Autonoma di Trento, che fa del turismo un fiore all'occhiello. Non va bene! E nei prossimi giorni presenterò una mozione.

A seguire, una serie di incontri che hanno per oggetto la "summer school" che stiamo organizzando come Politica Responsabile per la seconda metà di agosto sui nuovi paradigmi della politica, rivolta in particolare ai giovani e di cui parlerò diffusamente fra qualche giorno, l'attività del Forum e la collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino nell'intrecciarsi delle iniziative sul centenario della prima guerra mondiale, le attività di Osservatorio Balcani Caucaso, un servizio straordinariamente importante di monitoraggio permanente di regioni europee di cui si parla solo quando scorre il sangue, ma decisive per i destini del progetto politico europeo. Di questo lavoro ne beneficiano tutti, le istituzioni europee, nazionali e locali, i governi, la stampa italiana ed internazionale: sarebbe ora che questa eccellenza realizzata nella nostra terra venisse valorizzata appieno. 

Il giorno successivo incontrerò il circolo anziani di Bondo in visita al Consiglio Provinciale. Mi preparo qualche appunto, come a
cercare di condividere con queste persone un primo bilancio della legislatura. E mi rendo conto che li dovrei intrattenere per l'intero pomeriggio, non per mezz'ora. So bene quanto poco si conosce del lavoro di un consigliere provinciale, ma queste pagine di diario servono in primo luogo per questo. Il problema è farle conoscere.

martedì, 2 luglio 2013L\'incontro con Olivi a Sopramonte

Passo al presidio dei lavoratori della Whirlpool che lunedì presidiano il palazzo della Provincia mentre all'interno si svolge l'incontro fra le parti sociali. Negli occhi delle persone leggo la consapevolezza che, di fronte alle scelte della multinazionale americana, l'unica strada percorribile sia quella di attivare tutti i possibili ammortizzatori sociali e poi affidarsi alla Provincia per attivare nuove opportunità occupazionali.

Ed in effetti di questo si discute nell'incontro, un po' perché gli stessi dirigenti dello stabilimento hanno ben poca voce in capitolo rispetto alle scelte del gruppo, un po' perché sia le organizzazioni sindacali come la PAT sanno bene che ora la cosa più importante è riuscire a guadagnare tempo per attivare in quel sito un nuovo insediamento, magari con la testa in Trentino e non nel cloud (la nuvoletta immateriale) della finanza globale.

La maggior parte dei lavoratori e delle lavoratrici della Whirlpool sono giovani, le facce che riconosco da quando frequentavo assiduamente quei cancelli si contano sulle dita di una mano. Ma non è solo questo che è cambiato. La compostezza di cui ci parlava nei giorni scorsi l'assessore Olivi durante l'assemblea riunitasi in seguito all'annuncio dei licenziamenti la si nota anche qui. E' la preoccupazione per il futuro la sensazione che si avverte più forte.

In un passaggio di tempo nel quale la differenza che possiamo mettere in campo non è la competitività economica bensì l'unicità delle produzioni, ovvero le vocazioni del territorio, la competenza e la fantasia che ne sono il presupposto, questi lavoratori rischiano di trovarsi in balia degli avvenimenti, schiacciati fra un'industria delocalizzabile e un costo del lavoro che, peraltro, nemmeno si traduce in benessere per chi lavora. Nel vedere queste persone, mi chiedo quale riconversione industriale sia possibile e come evitare che la storia si ripeta fra qualche anno.  

All'assemblea serale del Partito Democratico del Trentino che affronta la questione Whirlpool non trovo risposte convincenti. Capiamoci. Tutti esprimono vicinanza e solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori che rischiano di rimanere senza lavoro e nelle parole di Alessandro Olivi come del segretario Michele Nicoletti  emerge forte l'impegno affinché nessuno finisca sulla strada. Quello che si coglie meno sembra essere il carattere paradigmatico di questa vicenda, come se la crisi fosse destinata a rientrare e come se la presenza industriale in Trentino rappresentasse una componente essenziale a prescindere. Nulla invece tornerà come prima e sono convinto che una seria politica industriale dovrebbe interrogarsi sulla natura e le caratteristiche dei nostri territori. Continuo a ripeterlo: occorre un cambio di paradigma, qui come in Italia, analogo a quello che in occasione della crisi industriale della metà degli anni '80 portò all'idea del "Progettone", ovvero ad una risposta che cercava di coniugare lavoro e ambiente.

Di questo parliamo anche martedì sera, nell'incontro che si svolge a Sopramonte con il candidato del PD del Trentino alle primarie del centrosinistra autonomista dell'ormai prossimo 13 luglio. Davanti a un folto gruppo di persone provenienti dai diversi sobborghi del Bondone, Alessandro Olivi illustra le sue idee programmatiche e il suo stile, non l'uomo forte di piazza Dante ma l'idea di una squadra per affrontare le nuove sfide di un futuro che è già qui. Che il Trentino vincerà insieme, mettendo in campo il senso di responsabilità di tutte le componenti sociali. Anche quelle che invece ora, dopo aver beneficiato di condizioni comunque favorevoli, non sanno far altro che prendersela con la Provincia. Toni critici riferiti in particolare alle
parole del presidente Mazzalai nella recente assemblea di Confindustria.

Molte le domande sul futuro del Trentino, sull'innovazione, sulla partecipazione, sulla difesa dell'ambiente da parte dei presenti: domande niente affatto reticenti, alle quali Olivi non si sottrae senza nemmeno trascurare qualche accento autocritico.

La serata si prolunga anche dopo che Alessandro Olivi è dovuto andarsene, atteso in qualche altro incontro in vista delle elezioni primarie. La presenza di due consiglieri provinciali (Andrea Rudari e il sottoscritto) è una buona occasione per proseguire il confronto, a testimonianza di una crescente voglia di confronto collettivo di cui si dovrebbe nutrire la buona politica. E di questo parliamo in particolare, di quanto si sia progressivamente smarrito il senso della discussione e dell'elaborazione collettiva nella formazione delle idee e nel caratterizzare l'agire politico. E' il valore di incontri come quello di martedì sera, dal quale i presenti si portano via non solo informazioni ma anche uno sguardo meno smarrito sul nostro
presente.