«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani». "Manifesto di Ventotene"
Arriva in aula la mia question time sulla vicenda Laba, Libera accademia belle arti, che dallo scorso anno opera a Torbole, nell'edificio di una scandalosa incompiuta come l'ex Colonia Pavese. C'è però un piccolo particolare: la Laba Trentino (ma nemmeno la Laba di Brescia) non è in possesso di alcuna autorizzazione ministeriale per poter operare in Trentino. Mi chiama al telefono un dirigente della società e non è certo una telefonata di cortesia nel dirmi come mi permetto di fare un'interrogazione su questo dettaglio. Che non è vero niente, che tutto è in regola, che bisogna avere rispetto per chi lavora ed offre un servizio al Trentino, che non so chi sono loro e così via. Sto per perdere la pazienza, anche perché non sono uso raccogliere i pettegolezzi e trasformarli in interrogazioni. Tanto è vero che il presidente Alberto Pacher, nella sua risposta, mi conferma che la Laba non ha per il momento alcuna autorizzazione per operare in Trentino (la risposta nella home page).
Questa pratica di telefonare alzando la voce in maniera poco amichevole denota, oltre la maleducazione, anche un po' di agitazione. Tanto che la cosa si ripete il giorno seguente, questa volta protagonista il sindaco di Nago Torbole, oggetto del contendere la mozione sul futuro dell'ex Colonia Pavese e, ancora, la Laba. Telefonata devo dire davvero sgradevole. Sono anni che seguo la vicenda, ancora da quando era stata oggetto di diverse iniziative da parte di DP prima e di Solidarietà poi. La storia è pluridecennale (anche questa la trovate nella prima pagina di questo sito nel testo della mozione) ma l'evoluzione degli ultimi anni rasenta il parossismo. Con l'amico Nino Mazzocchi ne abbiamo parlato a lungo, ho fatto più di un sopralluogo (uno dei quali con il vicepresidente Pacher). Un anno e mezzo fa sono andato anche ad incontrare il Sindaco di Nago Torbole insieme al nostro capogruppo per cercare di capire se esisteva una qualche intenzione di riaprire la discussione sulla destinazione dell'ex Colonia Pavese, trovando però una netta chiusura verso la proposta che andavo avanzando di una destinazione termale della struttura. Proposta, questa, sostenuta da una parte dell'opposizione in Consiglio Comunale, da numerosi operatori turistici della zona, suffragata da un'interessante tesi di laurea sull'acqua termale disponibile in zona, ma soprattutto credibile per quanto riguarda una prospettiva capace di mettere a sistema le prerogative e le vocazioni del territorio.
Dopo aver tenuto in sospeso la proposta di mozione per un anno, preso atto che non c'erano sviluppi e che, all'opposto, quelli che avrebbero dovuto rappresentare la qualità della proposta avanzata dall'amministrazione comunale come la Laba si sono rilevati un grande bluff, dopo essermi confrontato con vari esponenti dell'amministrazione provinciale (che di certo non andrà a finanziare un progetto disorganico al territorio), decido che la mozione possa se non altro rappresentare una testimonianza politica su quel che a mio avviso si dovrebbe realizzare in quel luogo straordinario.
La telefonata del sindaco Civettini, eletto con poco più del 30% dei consensi (il che dovrebbe indurre a moltiplicare gli sforzi per costruire coesione sociale anziché divisione), mi dice solo di quanta preoccupazione vi sia per le conseguenze di questa vergognosa incompiuta. E a questo proposito mi chiamano in diversi dalla Busa, del PD e non, ad incoraggiarmi nell'iniziativa o ad esprimermi lo sconcerto per l'esito delle primarie (a Riva hanno votato davvero in pochi), manifestando anche il fatto che al commissariamento del circolo di Riva del Garda corrisponde una situazione inerziale di certo non soddisfacente.
Emerge un contesto nel quale le diverse sensibilità non hanno saputo costruire sintesi e dove le amministrazioni non hanno saputo interrogarsi su un territorio tanto particolare nella sua unicità e bellezza (è il nostro piccolo mediterraneo) quanto fragile e in una certa misura compromesso. Basta salire verso Tenno per rendersi conto di come l'inurbamento commerciale e speculativo abbia occupato ogni spazio agricolo del fondovalle. Uno sviluppo che andrebbe radicalmente ripensato, almeno per salvaguardare quel che rimane di una natura e di una storia di interazione con la presenza umana di grande valore.
A guardar bene, le difficoltà della politica nascono in primo luogo proprio dal non sapersi interrogare su tutto questo e vanno ben oltre questa parte del Trentino. La fibrillazione di queste ore in seguito al risultato delle primarie sembra invece prescindere da tutto questo, come se la politica (o la sua degenerazione) avesse un codice a parte. Le pagine dei giornali locali sono piene di un insopportabile chiacchiericcio che viene nutrito dal bisogno di visibilità politica personale. Decido di non partecipare in alcun modo a questa forma degenerativa di prese di posizione dove tutti sembrano contro tutti nel chiedere teste, azzeramenti, o direzioni affidate a chi in questi mesi ha remato contro. Ne emerge un partito che sembra aver smarrito il senso profondo della politica come fatto collettivo, dell'impegno e delle idee che hanno portato questa terra a non aderire al modello padano riuscendo a dar vita ad una positiva sperimentazione politica e sociale che però da troppo tempo non stiamo alimentando.
Alle persone che mi telefonano per cercare di capire quel che sta accadendo, rispondo che l'unica cosa da fare in questo momento è di mantenere la calma, non alimentare questo clima e di concentrarsi sul quel che dovremmo fare affinché la politica sia capace di riconciliarsi con i contenuti e con i processi collettivi. Ma mi rendo conto che in questo modo rischio di apparire un po' naïf.
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