"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
... ma sono mille papaveri rossi.
È una sorta di romanzo del quotidiano quello che esce dal mio “diario di bordo”. Un racconto lungo milleottocentoventicinque giorni (quanto una legislatura), fatto di 722.526 parole (“Guerra e Pace”, solo per capirci, ne conta 544.406), che corrispondono a 2.408 pagine.
Un diario che parla di questo tempo (tempo è anche la parola che più ricorre), di un Trentino (altra parola chiave) visto dall’interno dei luoghi dell’autonomia, che scandaglia le questioni sociali (lavoro è la terza parola) ma anche la nuda vita delle persone (quarta parola più ricorrente) in una comunità sezionata attraverso lo sguardo (altra parola ricorrente) spaziando dal locale al globale e viceversa.
Un racconto che è insieme un report quotidiano per “rendere conto”, ma anche una forma di autocoscienza personale, per interrogarsi sul significato del proprio agire, per evitare che l’impegno politico diventi rincorsa dell’emergenza quotidiana o del consenso, per cercare una profondità che può venire dall’osservare la propria terra con quello strabismo che ti permette di osservare le cose da vicino ma anche da lontano.
Un racconto che viene ambientato in Trentino ma insieme anche altrove, lungo un tragitto che s’incontra con le primavere arabe, con un mare – il Mediterraneo – che da luogo di incontro di culture è diventato un cimitero di esclusi, con quell’Europa di mezzo che non abbiamo saputo ascoltare o che abbiamo volutamente rimuovere, con i luoghi della post modernità dove la criminalità accumula spaventose ricchezze riciclandole nei centri commerciali o negli albergo di lusso dei nostri stessi territori.
Di tutto questo ed altro ancora ha raccontato il “diario di bordo”. Una fatica notturna che mi ha permesso di condividere pensieri, ma anche momenti di gioia e di amarezza. Perché così è il vivere, figuriamoci la politica.
Ah, dimenticavo. In queste occasioni sono graditi gli auguri.
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