"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

23/08/2013 -
Il diario di Michele Nardelli
Europa nel mito greco

Mettere insieme un folto gruppo di giovani provenienti da diverse regioni italiane per una tre giorni fitta fitta di parole alla ricerca di nuovi pensieri per la politica non è né facile, né banale. Un po' perché oggi la politica fatica ad incontrarsi con le idee, giocata com'è su una quotidianità che la insterilisce, riducendola a manovra, ricerca di facile consenso, potere. Un po' perché non è semplice avere occasioni in cui lo sguardo di persone di generazioni diverse s'incroci in maniera virtuosa provando a far emergere una narrazione condivisa che provi a scrutare oltre l'orizzonte.  Ed infine perché cercare di far tutto questo nell'ambito di una soggettività politica come quella rappresentata dal Partito Democratico (ma almeno qui si può ancora parlare di un partito) sembra quasi naïf, tanto desuete nella pratica dell'agire politico sono le forme dell'elaborazione collettiva.

Curare la partecipazione, l'organizzazione, la promozione di un evento non sono per me cose nuove e non mi spaventano. Ma ogni volta è una piccola storia a parte, specie se i protagonisti come in questo caso sono nati prevalentemente negli anni '80. E allora ti chiedi quanto gli schemi interpretativi, le categorie, le parole, le stesse modalità di incontro e di discussione possano interagire in maniera efficace con un sentire ed un vissuto diverso dal tuo. Sotto questo profilo, il pregio di "Politica Responsabile" è stato quello di aver costruito uno spazio di pensiero che ha saputo coinvolgere un numero significativo di giovani diventati gli attori principali di questa avventura, in un progressivo "passare la mano" che ci racconta di come il confronto generazionale non debba necessariamente assumere il linguaggio dello sfasciacarrozze.

Aggiungiamo poi che anche in occasione di questa summer school abbiamo scontato le difficoltà che ogni impresa, per piccola che sia, si trova a dover affrontare. Perché venire in Trentino non è così semplice se il punto di partenza è la Sicilia, perché i relatori non sono marziani e come ogni cristo si trovano a dover affrontare passaggi della propria esistenza non sempre facili e che all'ultimo momento ti dicono che proprio non ce la fanno. E allora ti devi industriare a trovare dei sostituti che hanno già altri impegni e decidere che tanto vale a quel punto di fare tu quel che avevi chiesto ad altri, ben sapendo che la tua voce e i tuoi argomenti sono timbri forse già conosciuti.

A differenza di altre occasioni i media ne parlano. Forse anche perché i volti che si mettono in gioco non sono sempre gli stessi e lo stile è diverso da quel che la politica generalmente offre di sé. Preparo un testo per uno dei quotidiani locali (quello che meno ha parlato dell'evento della scuola di formazione) a firma mia e di Fausto Raciti che dei Giovani Democratici è il portavoce nazionale e, nonostante non mi autocensuri nel dire quel che penso del declino dei partiti nazionali (e della necessità di ripensare le forme della politica), il testo proposto gli va benissimo. Quasi mi stupisco, ma evidentemente è tale l'autunno della politica che "il piacere del pensare pulito" (uso le parole di Altiero Spinelli) diviene forse anche per loro una boccata di ossigeno. Come quello che si respira qui al Monte di Mezzocorona dopo un temporale agostano che ha portato la neve sulle Dolomiti di Brenta.

Le persone sono arrivate alla spicciolata, ma nonostante ritardi ed imprevisti, iniziamo i nostri lavori con pochi minuti di ritardo sulla nostra tabella di marcia. Il clima è sciolto, un primo scambio di idee attorno all'introduzione di Luca Paolazzi che spiega qual è il senso del lavoro sin qui svolto da Politica Responsabile e del ritrovarci insieme in questo luogo ameno e un po' vintage, e poi ci pensa Giove pluvio a martellare con un'intensa precipitazione a scandire il tempo della nostra discussione. E' bello, mi dice Patrizia Caproni, che questo avvenga e l'osservazione mi sembra tutt'altro che banale. Poi mi trovo a sostituire il professor Mauro Ceruti (fra l'altro autore della Carta dei valori del PD) nel parlare di "Europa come visione politica". E' un tema che mi è caro anche perché non nascondo affatto di sentirmi parte di una comunità di pensiero che da anni ragiona attorno ai grandi temi come l'Europa o la "Terra - Patria" per usare la bella espressione di Edgar Morin. E non a caso lo spunto iniziale prende il via da "La nostra Europa", il libro uscito da qualche mese scritto a quattro mani proprio da Mauro Ceruti e Edgar Morin.

E' interessante vedere come questa comunità di pensiero del tutto informale si trovi a proporre immagini comuni, fin nei dettagli. Così nel parlare dell'Europa il riferimento non casualmente è il 1492, in quello spazio temporale in cui si conclude l'età dell'oro del vicino oriente e prende il via quell'era planetaria che vedrà l'Europa rivolgersi ad occidente. Le connessioni fra il passato e il presente sono interessanti e i partecipanti seguono con attenzione lo sguardo che propongo nell'immaginare l'Europa non come se si trattasse di un punto programmatico bensì una visione, uno sguardo sul presente, una chiave di lettura. L'Europa, dunque, non come spazio geografico ma come un possibile paradigma nel quale ripensare il lavoro, i rapporti sociali, l'ambiente, le comunicazioni, i flussi culturali, le appartenenze nazionali e così via.

Il carattere informale del confronto aiuta ad offrire sguardi interessanti ed è altrettanto interessante che i numerosi giovani avvertano come ossigeno questo spazio di pensiero, tutt'altra cosa rispetto ad una politica che non sa comprendere né raccontare il presente. E la serata dedicata ad "Imperial Wine" nella degustazione di cinque diversi Chardonnay le cui caratteristiche cambiano nel rapporto con i territori d'origine ben si confà allo spirito del confronto. Il vino diventa così la metafora di un'Europa come insieme di minoranze. Non amo il Chardonnay, ma devo dire che le degustazioni che Tommaso Iori sapientemente ci propone rendono la serata oltremodo gradevole.

 

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