«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
La mutazione che ha cambiato l'Italia ha avuto tappe ed effetti forse più violenti, quantomeno più vistosi, in Veneto. Il Veneto non è più quello che hanno visto e ci raccontano, in un assiduo confronto tra ieri e oggi, quattro grandi scrittori e poeti.
S'intitola “Il Veneto che amiamo”. È un omaggio al Veneto, al Veneto dei suoi grandi vecchi inascoltati ma anche ad un territorio che più di altri interpreta la postmodernità; alla laboriosità del suo miracolo economico e alla perdita di identità di una regione sofferente; alla “mitezza dei suoi contadini” e alla delicatezza dei suoi paesaggi quando fra i suoi borghi c’era soluzione di continuità ; alla terra d’emigrazione e a quella che mal sopporta i migranti di cui non può fare a meno; alla cultura dei suoi poeti e alla curiosità di chi ha continuato descriverci come quella terra lentamente si andava trasformando.
Da tempo si discute dei temi legati alla pluralità di credenze e fedi, che ormai fanno parte del panorama sociale e culturale dell'Italia e ne modificano il profilo. Tale trasformazione avviene in un contesto che per lunghi secoli è stato caratterizzato dalla predominante, radicata e profonda appartenenza alla chiesa cattolica. Questo fatto per alcuni versi rappresenta non solo una sfida ma anche una "benevola" provocazione.
di Flavio Ceol
L'insegnamento della religione nella scuola è stato un argomento molto discusso in queste ultime settimane. Dapprima la sentenza del Tar del Lazio che metteva in discussione la possibilità di utilizzare la valutazione dell'insegnamento della religione cattolica per i crediti scolastici basando la sua decisione su quanto scritto nel testo del Concordato dove si afferma che gli studenti esercitano il diritto di avvalersi o non avvalersi dell'insegnamento di religione cattolica senza che la loro scelta possa dar luogo ad alcuna forma di discriminazione.
di Roberto Pinter
E' stata una grande sorpresa la partecipazione alle primarie del Partito Democratico. Lo è stata in tutta l'Italia perché ha dimostrato che c'è un popolo democratico che crede ancora nella politica e nel PD, lo è stata in Trentino dove la spinta del nazionale si è unita a quella mossa dalle centinaia di candidati che hanno partecipato alla elezione del nuovo gruppo dirigente del PD trentino. ...
Sono passati vent'anni. Ricordo quel 9 novembre 1989 come se fosse ieri. Le prime notizie arrivarono nella notte che precedeva l'inizio del nostro congresso straordinario con il quale avremmo sciolto DP del Trentino e dato vita a Solidarietà. Era come se gli avvenimenti ci venissero in aiuto di fronte alle difficili e dolorose scelte maturate in quei mesi e che ora arrivavano a compimento. Fu come un fiume in piena. E noi, di quel fiume, ci sentivamo parte, eravamo parte.
Dal "Diario di bordo" del 9 novembre 2009
Il Disegno di legge sulle Filiere corte e l'educazione alimentare in Consiglio Provinciale per il voto definitivo. Una proposta di particolare valore economico, sociale e culturale.
di Michele Nardelli
Giuseppe De Rita, in occasione dell'ultima edizione del Festival dell'Economia, nel pieno della crisi finanziaria globale, ha proposto una suggestione che mi è parsa di straordinario valore. La risposta alla crisi va ricercata - diceva De Rita - nel recupero di una "cultura terranea".
Approvata in Consiglio Provinciale con 12 voti favorevoli e 6 contrari la proposta di legge del PD del Trentino sulle micro aree per sinti e rom.
Ma dal dibattito emerge quanto la cultura dell'assimilazione sia ancora largamente prevalente.
Un mio intervento sul popolo degli "uomini liberi".
È davvero sconcertante come la storia tenda a ripetersi all'infinito, con i suoi riti e le sue tragedie, verso le quali non sappiamo riflettere, elaborare e costruire memoria. Così ci troviamo ad alzare le spalle di fronte all'imbecillità, quasi dando per scontato che di tanto in tanto riappaiono i fantasmi della nostra falsa coscienza, si chiamino ignoranza, malanimo, inamicizia. Per poi sentirci dire "Razzista io? Ma non scherziamo..."