«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
Non so tenere il conto. Lo dico con il cuore pieno di tristezza ma davvero non ricordo – per quante sono state – le manifestazioni e le iniziative a favore della causa palestinese alle quali ho partecipato dall’inizio degli anni ’70 ad oggi. Mi descrivono, questo sì, l’impotenza e forse anche l’inutilità, di fronte alle drammatiche immagini di distruzione e di morte che vengono in queste ore da Gaza. Il mondo è cambiato, sono finiti i blocchi e caduti i muri, ma quella palestinese – come ricordava qualche anno fa Nelson Mandela – continua a rimanere “la questione morale del nostro tempo”.
È bene che la politica s’interroghi responsabilmente su come far fronte alla crisi che attraversa l’intero pianeta e che – in un contesto quanto mai interdipendente – entra nelle vite di ciascuno rendendo il futuro sempre più incerto. Tanto per cominciare sulla natura di quanto sta accadendo e poi per capire ciò che è utile e ciò che è possibile fare. In questo senso vorrei porre qualche domanda e provare ad abbozzare qualche risposta, anche in relazione alle manovre poste in essere dal Governo centrale e da quello della nostra autonomia.