«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

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Per un vero trasporto pubblico per la Comunità Rotaliana Konisberg
La ferrovia Trento Malé
di Roberto Devigili

(24 giugno 2012) Tra le varie iniziative (Piano Sociale, approvato e Piano Territoriale, in "lavorazione") attivate dalla Comunità di Valle, spicca lo studio sul Trasporto Pubblico. Obiettivo del piano, è il miglioramento dei servizi di trasporto pubblico locale nel territorio della Comunità a sostanziale parità dei costi attuali agendo attraverso una ottimizzazione dell'esistente.

Ci sono paesi della Comunità (come Faedo e Roverè della Luna) dove alcune fasce di popolazione come gli studenti e gli anziani privi di mezzo privato, in alcune fasce orarie della giornata, sono di fatto impossibilitati nel loro movimento verso alcuni servizi pubblici o privati. Ma anche nelle borgate più popolose, come Mezzolombardo e Mezzocorona, la mobilità interna è troppo spesso demandata all'uso del mezzo privato inquinante e ingombrante con i connessi problemi di parcheggio, specialmente nei centri storici. Alcune esperienze nel vicino Alto Adige-Sudtirol (come nei comuni di Egna e Caldaro) dimostrano che ci si può muovere in sicurezza e con meno problemi utilizzando un servizio di trasporto pubblico.

Trasporto pubblico rotaliana

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Approvato in Commissione il Disegno di Legge su Software libero e Open data
sofware libero

Nel pomeriggio di ieri la Prima Commissione Legislativa provinciale ha approvato il DDL "Norme per la promozione della società dell'informazione, dell'amministrazione digitale e per la diffusione del software libero e dei formati di dati aperti" che vede come primi firmatari i consiglieri Michele Nardelli e Roberto Bombarda. 

(20 giugno 2012) Dopo la giornata di audizioni della scorsa settimana, che ha riscontrato un giudizio molto positivo da parte di tutti i soggetti ascoltati (associazioni per i diritti digitali dei cittadini, istituzioni di ricerca come la Fondazione Mach e la Fondazione Bruno Kessler, i Comuni che hanno già sperimentato il software libero e il Consorzio dei Comuni, i sindacati ed il coordinamento imprenditori), oggi la Commissione ha approvato l'articolato e una serie di emendamenti che hanno raccolto alcune delle osservazioni emerse nel corso delle audizioni. Voto favorevole della commissione, con l'astensione della Lega, che pure ha espresso un giudizio di sostanziale condivisione della proposta.

Il testo del DDL approvato in Commissione

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Cambiare rotta
Paul Klee
(19 giugno 2012) Non dobbiamo cercare riparo dalle pesanti conseguenze della crisi in modelli obsoleti e storicamente superati o addirittura in nostalgie primitiviste. Per trovare nuove strade si dovranno mescolare differenti punti di vista e rilanciare la ricerca della sostenibilità e non del profitto, per far germogliare un'economia del bene comune e limitare le speculazioni finanziarie delle banche. Partendo dalla necessità di una riconciliazione fra mercato e democrazia, si potrà dare al concetto di crisi una lettura nuova, rovesciando il senso che attualmente ha assunto: cioè di una fase critica che pare senza fine. Ne parla Jacopo Zannini su www.politicaresponsabile.it

L'attualità europea del progetto autonomista
Il presidente Dellai al Parlamento di Vienna

A vent'anni dalla quietanza liberatoria 

(19 giugno 2012) "Siamo qui oggi per celebrare una tappa importante di una storia di successo. Un successo non facile e per nulla scontato". Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento, ha iniziato così il suo discorso alla Nationalratsitzungsaal del Parlamento di Vienna dove oggi si è celebrato il ventennale della cosiddetta "quietanza liberatoria", l'insieme delle misure a tutela della popolazione altoatesina di madrelingua tedesca, che entrarono a far parte del Secondo Statuto di Autonomia del Trentino Alto Adige.

L'intervento di Dellai

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Grecia, una crisi sprecata
Nubi sul Partenone

Francesco Martino intervista l'analista economico Janos Manolopoulos - da www.balcanicaucaso.org

(12 giugno 2012) Le crisi sono dolorose, ma vanno sfruttate per osare il cambiamento. In Grecia però, sostiene l'analista economico Janos Manolopoulos, questo non è successo. La classe politica ed economica di Atene naviga a vista, incapace di ripensare il proprio futuro. Un'intervista alla vigilia delle elezioni del prossimo 17 giugno.

Questa campagna elettorale ha fatto emergere due campi nella politica greca, uno pro e l'altro contro gli accordi con la "troika" UE-FMI-BCE...

Non sono d'accordo, questa è una grossolana semplificazione in cui sono caduti molti media occidentali. Nemmeno il PASOK e Nuova Democrazia possono essere definiti come "fronte pro-memorandum", né come fautori di vere riforme strutturali. Agli elettori hanno sempre raccontato di aver ceduto alle pressioni esterne per necessità, senza reale convinzione. SYRIZA ha approfittato di questa contraddizione, e oggi sostiene di essere la forza più qualificata a rinegoziare il memorandum, non avendo firmato nessuno dei dolorosi accordi sottoscritti fino ad oggi da Atene.

Sia il PASOK che Nuova Democrazia hanno "demonizzato" i vari pacchetti di salvataggio, sostenendo di aver ceduto "con la pistola alla testa". E questo, tra l'altro, ha comportato la mancanza di qualsiasi vero dibattito sulle reali cause dell'attuale crisi in Grecia.

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Il nostro debito verso la Grecia
Aristotele
di Michele Nardelli

(17 giugno 2012) Che cosa accade se in Grecia vince Syriza? Non conosco abbastanza bene questo partito-coalizione (se non per la sua storia legata al Forum sociale europeo) per poter esprimere un'opinione ponderata. Ma in cuor mio spero che ce la faccia.

Devo dire che non mi è piaciuto affatto il terrorismo psicologico che si è fatto in nome della stabilità e del mantenimento degli accordi con la BCE e con l'Unione Europea. E al tempo stesso spero maturi in quell'ambito politico un pensiero che vada oltre la difesa degli interessi delle categorie sociali che si sentono minacciate dai tagli imposti dai
burocrati del pensiero unico.

L'idea che i patti lacrime e sangue imposti alla Grecia possano essere rinegoziati, non mi pare affatto fuori dal mondo. Vorrei pensare alla Grecia come ad un laboratorio politico, economico e sociale che prova a seguire un'altra strada, fatta certo di rigore e di austerità, ma anche di fantasia e di piena valorizzazione di ciò che quel paese rappresenta sotto il profilo storico, culturale, ambientale, turistico... ovvero economico,
considerato che tutto ciò può rappresentare un elemento di grande unicità e dunque condizione per una propria forte identità economica.

E il debito? Direi che si potrebbe rovesciare lo sguardo. Tutta l'Europa deve molto alla Grecia. Si tratta della culla della civiltà occidentale verso la quale abbiamo un debito immenso. E' irragionevole che l'Europa se ne faccia carico - in una condizione straordinaria come quella attuale - per azzerare/colmare/rinegoziare il debito? Perché verso questa parte d'Europa che, non dimentichiamolo, ha subito più di altre gli effetti del Novecento (per responsabilità della Germania, dell'Italia e da ultimo degli Stati Uniti) non si possa mettere in campo un piano eccezionale dove sia la politica, e non i banchieri, a dettare le regole? Perché non dare una chance alla Grecia nell'attivare un progetto fondato sulla ricchezza di quel paese e sulla motivazione delle sue risorse umane?

La Grecia è un paese di poco più di 11 milioni di abitanti, poco più del 2% della popolazione dell'Unione Europea. E' mai possibile che il pensiero della Commissione o dei capi di stato e di governo dei 27 sia così arido da non immaginare che per un paese come la Grecia non si possa mettere in atto un piano di aiuti che non rappresenti una spada di Damocle sulla sua popolazione? Il debito pubblico della Grecia ammontava nel 2010 a 329 miliardi di euro. Non è una sciocchezza, certo, ma nemmeno una cosa insormontabile se pensiamo che il debito dei paesi della zona euro era nello stesso anno di 7.822 miliardi.

O qualcuno ha paura che questo possa aprire gli occhi ad una opinione pubblica (e ad una politica) talmente subalterna al pensiero unico della finanza globale da nemmeno immaginare una strada di azzeramento dell'immenso casinò nel quale siamo tutti finiti?

Mentre scrivo questi appunti, gli elettori greci decidono del loro destino, ma in un contesto europeo e in un tempo interdipendente il loro voto ci riguarda. Per questo mi auguro che Syriza vinca le elezioni e che si apra in quel paese (e in Europa) una stagione davvero nuova perché capace di fantasia e di responsabilità.

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La motosega Ikea
Foreste siberiane

di Fabio Pipinato, www.unimondo.org

(8 giugno 2012) Tutti pazzi Ikea. Anche gli ambientalisti. Perfino Paolo Migone, comico di Zelig, invita a passare la domenica all'Ikea. Brescia, Padova, fate un po' voi ma non sono pochi i trentini che si riversano nei megastore celeste elettrico con la scritta gialla fluorescente. Ma la multinazionale svedese che fa cospicue donazioni all'Unicef contro la malaria, che aiuta i bambini ad andare alla scuola primaria o che consiglia lampadine a risparmio energetico assieme al WWF che ti combina? Usa alberi centenari per i propri prodotti!

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