"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Diario

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lunedì, 28 ottobre 2013Il Café Sinan Pascià al Teatro Sociale di Trento

Attendo i primi dati del voto ed appare subito che l'esito delle elezioni conferma il centrosinistra autonomista al governo del Trentino. La prima sfida che appariva incerta almeno sul piano del superamento del quorum è superata brillantemente, pur tenendo conto del calo dei votanti. Non c'è storia: alla nostra coalizione il 58%, a quella del centrodestra di Diego Mosna e Silvano Grisenti il 19%.

In questo quadro il PD del Trentino si conferma il primo partito (22,1%) aumentando in percentuale (ma non in voti) rispetto a cinque anni fa, mentre assistiamo ad un rovesciamento delle posizioni fra il PATT (il partito del presidente Rossi, lo scrivo per i lettori non trentini di questo blog) e l'UPT (il partito di Dellai) a netto favore del primo. Percentuali pressoché insignificanti per gli altri partner di maggioranza, tanto da non esprimere nemmeno un consigliere (solo i ladini, in virtù della legge sulle minoranze, riescono ad ottenere un seggio). Insomma, un risultato positivo, oltre ogni previsione.

I dolori invece arrivano con il fluire delle preferenze. Mi rendo subito conto che il voto sul territorio (che cinque anni fa mi aveva permesso di entrare in Consiglio) non c'è e questo con lo scorrere delle ore si conferma anche nei centri maggiori. Ne esce una secca sconfitta personale, tanto che le 2.599 preferenze ottenute nelle passate elezioni diventano a scrutinio concluso 1.911, ben lontano dall'ultima degli eletti nella nostra lista che ne conta 2.675.

Vorrei poter festeggiare per il risultato complessivo che conferma l'anomalia politica trentina, ma proprio non ci riesco e mi rintano in casa. Non sono uso personalizzare la politica, ma non veder riconosciuti cinque anni di lavoro e di idee mi riempie di amarezza. So bene che i pensieri di mezzo, specie in un contesto urlato e manicheo, faticano a trovare seguito, ma ciò nonostante mi ero illuso che le buone idee come le buone leggi potessero trovare un qualche riconoscimento.

Invece non è stato così. Posso solo dire di avere la coscienza a posto, di essere soddisfatto del mio lavoro di questi cinque anni sul piano legislativo, di aver salvato (un po' di più di contribuito a salvare!) alcune delle aree più delicate del nostro ecosistema, di aver ricostruito una politica agricola che la sinistra trentina non presidiava più da anni, di aver dato significato all'impegno per la pace ben oltre i rituali del pacifismo di maniera. E, più in generale, di aver proposto una visione territoriale ed europea ad un partito che di visioni è piuttosto avaro, qui come sul piano nazionale.

A quanto pare tutto questo vale meno, molto meno, di un buon rapporto con i mezzi di informazione. Mi rendo conto che corro il rischio di incavolarmi e allora mi fermo qui. Aggiungo solo che nei mesi scorsi ero molto incerto se riproporre o meno la mia candidatura. Per come sono, perché non amo la dimensione pubblica, perché avrei voluto fare dell'altro. La "topolino amaranto", per un viaggio attraverso le terre sole al fine di ricostruire una diversa dimensione della politica, era già pronta ma poi ho deciso altrimenti. Decisive a farmi cambiare idea erano state le persone più vicine, le quali mi esortavano a non lasciare a metà il prezioso lavoro sin qui svolto oppure che non potevo permettermi questo atteggiamento un po' da "signore della politica". Poi arrivò l'esito delle primarie del centrosinistra autonomista, e divenne decisiva la considerazione che era necessario che tutti portassero il loro contributo per ridare centralità ad una politica di sinistra nella coalizione. Almeno su questo piano, il mio contributo spero di averlo portato.

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domenica, 27 ottobre 2013...ma sono mille papaveri rossi!

Il papavero rosso mi ha accompagnato in queste settimane di incontri, di parole, di ansia, di emozione nel vedere le persone che mi ascoltavano con attenzione e magari che cambiavano idea rispetto a quella di non andare a votare. Ho cercato di raccontare il Trentino che abbiamo contribuito a costruire nella sua diversità e quello che vorrei, il non più e il non ancora di cui ho parlato negli ultimi giorni, ma anche della necessità di affrontare le sfide del futuro con uno spirito diverso da quello rancoroso e a difesa del proprio giardino.

Spero di essere riuscito a comunicare passione politica e idee. E che l'esito di tutto questo sia positivo. Per me lo è già nell'aver visto in molte persone riaccendersi un briciolo di speranza verso il pensiero pulito e la buona politica. Vorrei che domani ci fossero mille e mille papaveri rossi... Un abbraccio grande grande a tutte e a tutti.

 

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venerdì, 25 ottobre 2013

La fine della campagna elettorale, le ultime fatiche, la conversazione con Alberto Pacher nel Parco S.Chiara di Trento su un tema come il "non più e non ancora" che a guardar bene ha fatto da sfondo più o meno consapevolmente al confronto elettorale, i messaggi di sostegno che arrivano, la tensione che si abbassa, il desiderio che finisca qui.

Insieme, la serenità che viene dal sapere di aver lavorato bene in questi cinque anni, la stima e la credibilità conquistata dalle persone perbene, gli incontri e le parole spese in questo mese e mezzo trasformando ogni manifestazione elettorale in occasioni di approfondimento e di crescita, la consapevolezza che i pensieri di mezzo faticano ad essere compresi.

E questa sera qualche ora di festa con le persone che mi hanno dato una mano, non perdendo l'occasione per valorizzare le cose buone e belle di una terra come la Valsugana.

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martedì, 22 ottobre 2013Giovani agricoltori

Sono gli ultimi giorni della campagna elettorale e non è facile ritagliare anche solo un piccolo spazio per il "diario di bordo" che mi ha accompagnato in questi cinque anni di lavoro. Provo a farlo in questo interstizio, raccogliendo le immagini più significative di queste giornate.

La prima immagine è quella della serata di Borgo Valsugana con Aldo Bonomi, Giorgio Tonini, Nicola Ropelato dedicata ai modelli di sviluppo dell'area alpina. La sintonia dei temi affrontati con l'agenda che si discute proprio in queste ore a Grenoble viene evidenziata dal messaggio che il presidente Alberto Pacher invia all'incontro e che rappresenta un bel riconoscimento in particolare del mio lavoro (lo trovate nella home page).

Una seconda immagine è quella scattata a Martignano nella casa di Armando Stefani. In una delle "Conversazioni sul Trentino" il confronto con i giovani presenti non può dare nulla per scontato. La discussione è vera, emergono visioni che non è facile sintonizzare tanto sono diversi i nostri codici partecipativi, ma non per questo meno interessante e stimolante. Che mi fa riflettere.

La terza immagine non si riferisce ad un appuntamento specifico ma al bisogno di confronto che emerge negli incontri domenicali a Vigo di Ton, Aldeno e Mezzocorona. Altrettante testimonianze di quanto forte sia il bisogno di confronto politico e di come questi incontri dovrebbero svilupparsi al di fuori dei rituali e delle liturgie (anche quelle nuove) della politica. Me ne torno a casa che la mezzanotte è passata da un bel po' ma con una sensazione fortemente positiva, tanto per l'accoglienza come per la condivisione verso lo sguardo che propongo.

L'ultima settimana incomincia con un senso di panico, quasi ad aver lasciato qualcosa di intentato. Mi prende una duplice sensazione, da una parte di un elettorato più tradizionalmente legato ai miei luoghi che tende a rifugiarsi nel voto di testimonianza (non capendo che qui sono in gioco la diversità e il futuro del Trentino), dall'altra delle molte persone meno vicine ai nostri tragitti ma che apprezzano il lavoro svolto e l'approccio di idee che sono andato proponendo in questi anni. Ne ho una testimonianza a Lasino, lunedì sera, dove il confronto con il Presidente della Comunità di Valle Luca Sommadossi e alcuni piccoli imprenditori della zona appare molto proficuo proprio a partire dal concetto di fare sistema territoriale.

Ancora un paio di immagini. Quella dell'incontro con Stefano e Roberto, due giovani agricoltori di Pavillo, in Val di Non. Mi raggiungono nel mio ufficio a Trento perché sono rimasti favorevolmente colpiti dall'opuscolo sulle attività svolte nel corso della legislatura sull'agricoltura e sull'animazione territoriale. Mi dicono di essere in molti ragazzi che vorrebbero intraprendere la professione agricola ma che si scontrano con la mancanza di terra. Vorrebbero costruire una realtà associata, improntata sulle produzioni biologiche e di qualità. Mi segnalano anche che oggi chi beneficia dei contributi provinciali del settore sono spesso quelli che in fondo non ne avrebbero più di tanto bisogno, a cominciare dai trattori milionari che non servono se non a rendere impermeabile il terreno. Con loro discutiamo della mia legge sui Fondi rustici e di un'iniziativa da intraprendere con i Sindaci e la Comunità di Valle affinché si facciano garanti presso i proprietari dell'affitto dei terreni. Mi salutano dicendomi del loro sostegno elettorale.

E infine l'ultima immagine quella di un bar  di periferia, a Campotrentino, dove ci riuniamo con un po' di abitanti della zona, una periferia del capoluogo carica dell'eredità post industriale (Sloi in primis) e di capannoni commerciali che ne hanno snaturato l'antica identità rurale. Insieme a Violetta Plotegher ragioniamo di questo e di un'altra eredità del passato, la diffusa presenza di amianto. Nel fotogramma aereo sulla città la presenza delle coperture di eternit faceva di Campotrentino una zona rossa che andrebbe rapidamente bonificata. Ma si tratta di capannoni spesso dismessi, il cui futuro - in un contesto di crisi - rischia davvero di essere quello dell'abbandono. Mentre esco dal bar alcune persone che sono lì per caso mi salutano, mi augurano di ottenere un buon risultato e mi dicono che loro non hanno dubbi in proposito. Il che mi dà un po' di conforto in una giornata dove vedevo tutto nero.

Immagini di un Trentino fra il "non più" e il "non ancora". Che bene si coniuga - come diceva Tonini a Borgo Valsugana - con il "fare meglio con meno" della mia campagna elettorale.

giovedì, 17 ottobre 2013La conversazione di Malé

Mentre scrivo sono da poco passate le sei del mattino. Sono alcuni giorni che non trovo il tempo da dedicare al mio "diario di bordo" che, come i lettori più assidui sanno, ha raggiunto nei giorni scorsi la millesima puntata, 2.408 pagine e di 722.526 parole (che nel frattempo sono cresciute ancora) per un inedito  romanzo del vissuto quotidiano, fra impegno politico e istituzionale.

Riprendo quindi la cronaca di queste giornate intensissime. La settimana inizia a Ravina in un confronto organizzato dal circolo del PD sul tema dell'apprendimento permanente e del software libero. Con me la candidata più giovane della nostra lista, Elena Mendini. Con Elena e con Edoardo Benuzzi (che modera l'incontro) si sviluppa una discussione interessante proprio riferita alle nuove opportunità che in particolare la legge 16/2012 offre sul piano dell'imprenditoria giovanile. Le persone in sala partecipano attivamente al confronto.

Il tempo di finire e mi sposto a Pilcante di Ala dove con Alessio Manica ed Erica Mondini si svolge una serata elettorale. Ma non si pensi che questo significhi un comizio e via. Niente affatto. La discussione fra la ventina di persone presenti è vera ed affronta tutti i nodi del presente e del futuro del Trentino e non solo. Sono belle serate, nonostante la stanchezza cominci a farsi sentire.

Il giorno successivo nel tardo pomeriggio sono nell'abitazione di Giovanna Moruzzi per una delle "Conversazioni sul Trentino" che stanno tratteggiando la mia campagna elettorale. Un pubblico attento ed esigente che vuole motivazioni non banali per andare a votare, per votare per la nostra coalizione e per il PD del Trentino. Due ore fitte di confronto alla fine delle quali arrivano anche parole di forte incoraggiamento e, ve lo posso assicurare, questo non è affatto scontato.

Non c'è il tempo per fermarsi a gustare le cose buone che la padrona di casa ci ha preparato che subito debbo correre verso l'Alta Val di Non. L'appuntamento è alle 21.00 a Sarnonico dove è previsto un confronto con l'associazione "Alta Val di Non - Futuro sostenibile". Con me ci sono anche Rolando Valentini, candidato di zona,  e Alessandro Branz. Qui la discussione ruota attorno ai temi dell'agricoltura e del paesaggio, che poi sono le grandi questioni di cui si discute nella strategia di comunità. Anche in questo caso, persone che non hanno già deciso il loro comportamento elettorale, quand'anche con il responsabile dell'associazione Giuliano Pezzini vada avanti da tempo ormai una proficua collaborazione.  E anche qui il confronto è tutt'altro che rituale. Concreto, positivo. Tanto che finiamo che è passata abbondantemente la mezzanotte e ancora mi attende un'ora di strada verso casa.

Siamo a mercoledì. Nella campagna elettorale troviamo anche il tempo per una conferenza stampa con gli amici del Bard (Belluno Autonoma Regione Dolomiti) che in questi mesi hanno avviato una faticosa trattativa per cercare di far tornare indietro il governo italiano (e il Parlamento) sulla decisione di cancellare la provincia di Belluno con l'effetto che ora Belluno è diventata una marca trevigiana. Insopportabile centralismo per una terra che avrebbe tutte le condizioni (comprese le risorse materiali) per l'autogoverno. Il presidente Enrico Letta, in occasione delle celebrazioni per la tragedia del Vajont, ha affermato che Belluno deve avere la sua autonomia e quindi un nuovo spiraglio si apre. La nostra conferenza stampa non è ascrivibile solo o tanto ad un moto di solidarietà verso questi nostri vicini: parliamo di un sostegno politico che la prossimità ci porta ad avere ma soprattutto di un comune orizzonte di "terre alte" e di Europa delle regioni. All'incontro partecipa anche Ugo Rossi, per sottolineare che di questo percorso comune si farà carico anche la nuova amministrazione provinciale (ovviamente prima le elezioni è necessario vincerle...).

Alle ore 18.00 mi attende una conversazione con gli amici del Progetto Prijedor. Nessuno pensi che si tratta di voti scontati, perché così non è affatto. Né verso il PD, né verso la mia persona. E anche in questo caso due ore fittissime di domande e di considerazioni nelle quali le valutazioni sull'anomalia positiva di questi quindici anni di governo s'intrecciano con le criticità che pure sappiamo cogliere. Voto per voto ci si deve conquistare, altro che!

Da parte dei presenti ci sarebbe la voglia di proseguire, tanto è sentito il bisogno di approfondire, chiarire, comprendere. Ma alle 21.00 mi attendono a Malè per una nuova puntata delle Conversazioni sul Trentino. Più di venti persone, diverse generazioni, diverse storie, grande attenzione. Qui si avverte la distanza da una politica che talvolta anche a Trento fatica ad interloquire con i territori, anche perché le occasioni di confronto sono rare e dovrebbero avvenire non solo in campagna elettorale dove tutto è condizionato dalle dinamiche del voto. E in effetti se qualcuno non ti chiama è difficile che si possa arrivare fin quassù. Gli incontri sul territorio nel corso della legislatura sono stati molti: penso a quelli svolti in ordine alle leggi sulle filiere corte, sull'amianto, sull'acqua, sulla finanza di territorio, sul software libero, sull'inquinamento elettromagnetico... Personalmente ero stato qui (precisamente ad Ossana) durante la campagna referendaria sull'acqua bene comune, insieme con l'amico Emilio Molinari in quel tour di oltre quaranta incontri che avevo organizzato in Trentino affinché la nostra comunità si esprimesse numerosa contro la privatizzazione dell'acqua (e malgrado non tutti nel PD condividessero questa battaglia). In ogni caso, l'incontro che la famiglia Zappini ha organizzato, ad ascoltare le persone nella sala del ristorante La Segosta, sembra davvero importante, così la condivisione. E, tanto per non sbagliare, facciamo mezzanotte e mezza. Mentre guido verso casa, l'amico Pippo è provvidenziale per tenermi sveglio e compagnia.

E arriviamo così a giovedì, una giornata ancora più di corsa. Al mattino presto inizio a scrivere un pezzo sulle "Terre alte e sole" per il Corriere del Trentino, ma devo interrompere per andare a Cavedine dove si tiene una delle giornate di lavoro nell'ambito dell'elaborazione del Piano di Comunità. Sergio Remi, che per Trentino Sviluppo svolge il lavoro di animazione territoriale, mi ha invitato a parlare di cooperazione internazionale e internazionalizzazione. Con me in mattinata intervengono Thomas Miorin (Habitech), Gianluca Salvatori (Manifattura Domani), Luca Sommadossi (presidente della Comunità della Valle dei Laghi). Il territorialismo sta diventando una comunità politica. Interessante, anche perché se qui non si parla di elezioni, di certo questo tratto sta prendendo una significativa cittadinanza nella campagna elettorale.

Non c'è il tempo nemmeno per un panino e mi devo precipitare a Rovereto dove sono impegnato per tutto il pomeriggio e sera. Prima con gli amici di Osservatorio Balcani Caucaso, poi nell'incontro promosso dal circolo del PD sul tema dell'apprendimento permanente ed infine per una castagnata con i vecchi compagni di Solidarietà. Anche in ognuno di questi incontri il confronto è esigente, di scontato non c'è proprio un fico secco. Con le persone che immagini seguano il tuo percorso di impegno ti accorgi di quanto invece questo avvenga molto relativamente e le domande sono più incalzanti che mai. Del resto questi incontri li facciamo per questo.

Roberta ad un certo punto mi chiede: che cosa diresti a mia figlia di diciott'anni per convincerla a votare per la coalizione, per il PD e per te? Ci penso un attimo e gli dico che se nella notte dei ricercatori al Muse fino a tardi c'erano migliaia di giovani, queste opportunità non sono cadute dal cielo. Che se c'è una buona Università o il reddito di garanzia del quale nelle altre regioni italiane non c'è nemmeno traccia... sono tutti buoni motivi per essere un pochino orgogliosi di questa terra. Altro che monarchia... è proprio un'altra visione quella che esprime Donata Borgonovo Re nella sua intervista su L'Adige di oggi.

Immagino che l'incontro sull'apprendimento sia più un momento informativo che altro, ma mi sbaglio di grosso e anche in questo caso, per due ore non ci sono di certo pause nella discussione. In apertura dell'incontro, Alessandro Olivi dice parole molto lusinghiere nei confronti del mio lavoro in Consiglio Provinciale fin quasi ad imbarazzarmi, ma subito la discussione entra nel vivo grazie agli spunti introduttivi di Edoardo Benuzzi che sollecitano gli interventi di Laura Scalfi e del sottoscritto. Poi via con le domande e gli interventi. Poi la discussione dall'educazione informale tracima nel confronto su quella formale e, su questo piano, la discussione sarebbe senza fine. Ma il messaggio di una comunità che ha l'obiettivo di essere in apprendimento permanente è passato.

Il tempo scorre inesorabile tanto che non riesco a finire il pezzo iniziato al mattino. A sera la castagnata è un po' più rilassata ma molti dei presenti non li vedo da mesi o da anni e anche in questa circostanza mi rendo conto di quanta voglia ci sia di discutere e di come le traiettorie politiche non dovremo mai darle per scontate.

Non vi parlo di tutto il resto. Dei tavoli in giro per Trento, Rovereto, Riva del Garda... del lavoro che i tanti amici volontari stanno facendo in questi giorni. Manca ancora poco più di una settimana, dobbiamo mettercela tutta. Il futuro del Trentino, il valore della sua anomalia politica che ci ha tenuti lontani dalle derive della paura e dello spaesamento è troppo importante. Peccato che qualcuno nemmeno se ne accorga.

domenica, 13 ottobre 2013Un\'immagine della serata a Isera

Una serata molto bella e affollata, ieri sera, ad Isera nell'incontro "Terra madre". Non solo un rapporto sulle azioni operate sul piano legislativo ma il prendere corpo di un progetto politico che guarda alla terra, all'agricoltura e al paesaggio quali componenti essenziali di un nuovo modello di sviluppo.

Insieme a me, innanzitutto i padroni di casa, Annarita Di Nunno e Sergio Valentini (presidente regionale di Slow Food), ma
anche tante altre persone che hanno portato il loro contributo di idee e di esperienza professionale, come Edoardo Arnoldi che da anni lavora al Dipartimento agricoltura della PAT e che ha collaborato al lavoro di ricostruzione di una politica sull'agricoltura del PD del Trentino, Mario Pojer che di mestiere fa il vignaiolo con la passione per l'agricoltura trentina, Alessio Manica che è sindaco di Villa Lagarina e che è candidato insieme a me nella lista del PD, Angelo Giovanazzi che ha illustrato il progetto Terre Salubri Alpine e il lavoro per dare una carta d'identità ad alcuni dei prodotti di qualità del nostro territorio come la casaliva del Garda (oliva del Garda trentino), Eric De Carli che ci ha raccontato la storia del Blanc de Sers, Matteo Piffer che ci ha portato il pane pasta madre del Panificio Moderno di Isera, Luca Paolazzi che ci ha raccontato dell'esperienza che sta crescendo di Imperial Wines, Romina Baroni che oltre ad essere la giovane vicesindaca di Villa ha curato il prezioso lavoro di tutela e di valorizzazione dei muri a secco nel paesaggio lagarino, Massimiliano Pilati che lavora nell'associazione degli agriturismi
trentini, Giuliano Pezzini che è l'animatore dell'associazione Alta Val di Non - Futuro sostenibile e che ci ha parlato della difesa del pascolo.

E ancora Sergio che ci ha raccontato dei presidi del formaggio di malga a latte crudo. Come di grande valore è stata la testimonianza di Salvatore Dui che ci ha parlato della sua terra d'origine, di quella Sardegna dove l'agricoltura e la pastorizia sono state abbandonate nella logica di un industrializzazione e di una speculazione senza futuro.

Altri non hanno potuto venire perché sono ancora in vendemmia, perché il lavoro di malga come quello di ristoratore non danno tregua o per altre ragioni ancora. Ma la serata è stata davvero piacevole per le parole, per i racconti, per i sapori e i profumi... e per tutto quello che questo esprime nell'indicare la strada del ritorno alla terra madre. Come si è detto, un progetto politico.

sabato, 12 ottobre 2013L\'assemblea di Pomarolo

Il diario è costretto a rincorrere affannosamente gli appuntamenti della campagna elettorale. Che sono molti e va bene così: da dieci giorni a questa parte (e per le prossime due settimane) sono impegnato ogni giorno, tanto nel tardo pomeriggio che nelle serate.

Proseguendo la cronaca dell'ultimo diario, mercoledì scorso ero al Magnete, a nord di Trento, con Andrea Rudari. Parlare al Magnete non è semplice perché offrire qui uno sguardo sul Trentino fa un po' a pugni con una condizione acuta di difficoltà sociale. Famiglie giovani, difficoltà di lavoro, problemi di socialità e di emarginazione, nuove cittadinanze che spesso si chiudono a riccio... tutto questo non aiuta come non aiuta l'assenza dell'amministrazione comunale. Con Annalisa ed Andrea in questi anni ci siamo venuti più volte fra queste case, un'attenzione particolare che pure non attenua il senso di abbandono. Ma sono qui a discutere con noi.

Mi sposto a Borgo, dove a casa di Jovan mi incontro con un gruppo di nuovi cittadini di origine balcanica. Il mio racconto dell'Europa di mezzo s'intreccia con il loro racconto del Trentino, terra che li ha accolti ma che non sa ancora offrirgli cittadinanza piena. Sono in Trentino da vent'anni, da quando cioè la guerra ha devastato il loro paese, la Jugoslavia. Hanno la cittadinanza italiana ma stanno perdendo il lavoro e soffrono la chiusura delle nostre comunità. Preferiscono parlare del loro presente piuttosto che del  passato e di ciò che accadde vent'anni fa nel cuore dell'Europa. Le diaspore (e non solo quelle) non hanno molta dimestichezza con l'elaborazione del conflitto. La Jugoslavia è così il luogo della nostalgia.

Il giorno successivo siamo in Vallagarina. Prima a The Hub di Rovereto dove presentiamo il libro "Senza Parole" con Gianluca Salvadori, Franco Ianeselli, Dalia Macii, Alessandro Olivi, Thomas Miorin. Una discussione sul lavoro, interessante ma forse un po' stanca. Paradossalmente c'è un clima più effervescente a Pomarolo. Una sala piena per discutere di territorio e del futuro della Destra Adige. Parliamo di sviluppo locale, di agricoltura, di urbanistica rurale, di dighe sull'Adige: un bel confronto con i Sindaci della zona e con tante persone, dove la dimensione elettorale s'intreccia con i problemi locali.

Venerdì ho un incontro con un gruppo di operatori della CGIL che vogliono confrontarsi in ordine alle prossime elezioni. Non siamo in molti, ma la condivisione è alta (e questo non è affatto scontato). La crisi oggi non è solo della politica, riguarda l'insieme dei corpi intermedi e fra questi il sindacato che, al pari dei partiti, dovrebbe ripensarsi in chiave territoriale ed europea.

Corro a Mezzolombardo per una serata dell'associazione "Pace per Gerusalemme" dedicata ai progetti di cooperazione con la Palestina. Una bella conversazione con Erica Mondini, Micaela Bertoldi, Mario Zambarda ma il tema - guardando la sala - non sembra appassionare la popolazione che continua a pensare a queste cose come terreno delle anime belle, quasi fossero completamente estranee alle nostre vite. Il concetto di interdipendenza è ben lontano dal diventare senso comune.

Finisco a Mezzolombardo che è quasi mezzanotte. All'indomani dovrei partire per Spello, in Umbria, dove mi hanno invitato a partecipare alla tavola rotonda conclusiva dell'assemblea nazionale del CNCA. Il tema è quello dei nuovi paradigmi per affrontare il presente, il mio pane potrei dire. Ma quando è notte il senso del limite si fa sentire e il fisico non regge. Alle tre di notte proprio non ce la faccio ad alzarmi e quindi sono costretto a rinunciare. Così recupero una giornata per la campagna elettorale e questo non va affatto male.

Un salto a Cognola dove si svolge la festa dell'Argentario Day dove pure, oltre al lavoro dei volontari, viene riconosciuta anche la mia proposta di modifica legislativa relativa alla copertura assicurativa delle forme di cittadinanza attiva, e poi di corsa a Fiavé dove mi attende una bella serata in una delle "Conversazioni sul Trentino" che caratterizzano il mio percorso elettorale. Nella casa di Luca Bronzini, tre ore e passa di domande a raffica delle molte persone che non conosco diventano un confronto stimolante così che i presenti alla fine sembrano molto contenti di questa forma di dialogo. Da parte mia sono molto contento ma è quasi l'una di notte e avverto il bisogno di ricaricare le energie. La domenica però non sarà esattamente di riposo.

martedì, 8 ottobre 2013Paesaggio invernale Colbricon

Nel nostro diario eravamo rimasti all'incontro che abbiamo svolto nel quartiere di Madonna Bianca, qualche giorno fa. Il tempo scorre veloce, quand'anche pieno di incontri e iniziative.

Il giorno seguente partecipo all'inaugurazione della mostra sulla storia della Michelin di Trento, storia di lavoro, di lotte, di identità perdute. Anche di occasioni, come quella di dedicare a Giuseppe Mattei, straordinario protagonista del mondo sindacale trentino e nazionale, una via nel quartiere delle Albere che avrebbe potuto rappresentare un segno della memoria del lavoro laddove oggi sorge il Museo della Scienza. Occhi lucidi, persone che fatichi a riconoscere, immagini d'altri tempi. Credo fosse il 1972... davanti a quei cancelli, il mio primo volantinaggio proprio con Beppino. Ne conservo ancora l'emozione.

La casa di Anita e Flavio è un po' il simbolo dell'accoglienza, basta dare uno sguardo alle dimensioni del tavolo nel grande soggiorno per capire che qui il cibo è l'arte dell'incontro. Qui si svolge la seconda delle mie "Conversazioni sul Trentino". Avevo chiesto ad Anita di invitare non le persone già convinte, ma chi piuttosto fosse riluttante persino ad andare a votare. Devo dire che mi ha preso in parola perché le domande che i presenti mi rivolgono non sono certo di circostanza. Un fuoco di fila che spazia dalle comunità di valle ai privilegi della politica, dal non edificante spettacolo della politica nazionale al valore dell'impegno politico. Domande toste, risposte spero convincenti. Le persone se ne vanno che la sera è inoltrata, portandosi via idee e immagini che prima non avevano e l'idea che la politica non è tutta uguale. E anche il materiale elettorale.

Sabato pomeriggio partecipo alla "marcia dei poeti". Lome (Lorenzo Menguzzato) mi ha invitato chiedendomi di portare anch'io come tutti i partecipanti una propria opera e per l'occasione porto con me una legge, quella sull'apprendimento permanente che con la cultura c'entra, eccome. Così, al Palazzo delle Albere chiuso per restauro, accanto a quadri e sculture, c'è anche il libricino "Leggi per voi".

Dopo qualche minuto sono a Villa Lagarina dove, a Palazzo Libera, s'inaugura la mostra delle opere di Mauro De Carli, artista, scultore e spirito critico del suo tempo, papà di Eric acquisito ora anche formalmente come nipotastro. Eric  questa mostra l'ha voluta fortemente, a dispetto dell'indifferenza. Ne avevamo parlato in questo diario e oggi la sua tenacia viene premiata con un'esposizione di grande raffinatezza ed efficacia per quanto le opere di Mauro sanno trasmettere, a cominciare dalla scultura del Cristo affranto che le gerarchie non vollero nella chiesa di Villazzano dov'era destinata. La folla assiepata dei presenti e
le sferzanti parole di Antonio Cossu (che questa mostra ha organizzato con passione e maestria) suonano come una sorta di piccolo risarcimento per le amarezze che Mauro aveva vissuto di fronte all'aridità del potere.  Fra qualche giorno, domenica 20 ottobre nelle "Matinée" del Cinema Astra a Trento (inizio ore 10.15), verrà presentato il catalogo delle opere e un filmato dedicato alla vita di Mauro De Carli. E' il mio un invito a parteciparvi.

A seguire, è una serata delicatissima quella che Paolo Domenico Malvinni e il gruppo culturale di Nogo Torbole ci propongono come omaggio a Scipio Sighele, a cent'anni dalla morte. Un pensiero, quello di Sighele, da riscoprire e l'opera messa in scena al Forte Superiore di Nago ben rappresenta lo spirito di un tempo - nel passaggio fra il XIX e il XX secolo - nel quale tutto stava cambiando. Storie di vita e pensieri che hanno attraversato il Trentino di cui dovremmo avere memoria per comprendere il nostro di tempo.

Tralascio il lavoro di domenica per far partire l'opuscolo con il mio programma: mobilitati un bel numero di amici volontari che vorrei ringraziare perché senza di loro questa campagna elettorale sarebbe praticamente impossibile.

Lunedì nel tardo pomeriggio sono a Povo, nel bar Al canton, per l'aperitivo/confronto organizzato dai circoli del PD di Villazzano e Povo che ha come oggetto le questioni internazionali. Bravi nel proporre questo tema, in genere poco vissuto nelle campagne elettorali, ma (io credo) decisivo in un tempo sempre più interdipendente. Il confronto, al quale partecipa anche Lucia Maestri, è partecipato e intenso. Vedo le persone attente, quasi stupite del taglio che propongo che va ben oltre la solidarietà, investendo ogni aspetto della nostra quotidianità, dal lavoro all'uso delle risorse, dalla finanza globale alla criminalità organizzata. Vedo i presenti molto convinti, forse si comincia a capire che questi temi non dovrebbero essere relegati a competenze minori.

Neanche il tempo per un panino e siamo a Borgo Valsugana, nella sala della Comunità, con Giacomo Pasquazzo, Ugo Morelli, Nicola Ropelato e Luca Paolazzi a presentare il libro "Senza parole". Un tema - quello su cui si articola la serata - delicato come la questione delle comunità di valle, quasi a "mettere il culo sulle pedate" come si suol dire. Ma la buona politica deve saper fare proprio questo e la discussione che ne viene è in piena attualità con quello che nella stessa sede, ma al piano di sopra, si sta discutendo, ovvero il piano strategico di comunità. Ogni valle è una storia a parte e il genius loci è il punto cruciale da cui partire per immaginare un futuro che sappia valorizzare storia e vocazioni di ciascun territorio.

Tralascio un po' di incontri vari, anche se devo dire che sulla riunione che abbiamo in presidenza fra Provincia e Ecopneus ci sarebbe davvero molto da dire e da riflettere. Ci tornerò con calma passate le elezioni e se sarò chiamato a proseguire in questo mio incarico.

Per arrivare di notte e sotto la pioggia a Tonadico, in Primiero, ci vuole quasi un'ora e mezza di viaggio. Ma devo dire che ne valeva la pena. Sono con Enrico Turra, Alessio Manica e Giacobbe Zortea e la discussione che si sviluppa con i presenti è vera e bella, nonostante le tensioni che hanno attraversato il PD in zona. Anche qui, persone attentissime e competenti, interventi per nulla banali e anche noi facciamo bene la nostra parte se è vero che le persone lasciano la sala soddisfatte, chiedendo un po' di materiale da diffondere. I numeri di questi incontri non sono travolgenti, ma più di venti persone a Tonadico non sono proprio cosa da nulla.  Specie se il confronto spazia anche attorno ai nodi politici più ampi, ben oltre quindi la realtà di una valle che si vive ai margini, segnata dall'emigrazione fino agli anni '80. Ricordo i primi incontri con Angelo Orsingher quando era Sindaco di Canal San Bovo e dello scoramento nel vedere le case sempre più disabitate per effetto della gente che se ne andava per la mancanza di lavoro. Ne è passata di acqua sotto i ponti, le cose sono cambiate, ma ancora oggi il tema del lavoro qui si fa sentire. Nella birreria Shangrillà di Fiera di Primiero dove andiamo a prendere qualcosa a fine serata incontro Nicola Simion, uno dei ragazzi che hanno dato vita alla produzione artigianale di birra, diventato presidio Slow Food. Per dire che qui come altrove il lavoro passa anche attraverso la fantasia e l'inventiva delle persone che con la filiera corta riescono a produrre cose uniche. E' così che si fa e queste cose andrebbero agevolate, ma questo non sempre accade, anzi. Occorrono visioni, sguardi lunghi. E un po' meno burocrazia.

domenica, 6 ottobre 2013il papavero rosso, il simbolo della campagna elettorale di Michele Nardelli

... ma sono mille papaveri rossi.

È una sorta di romanzo del quotidiano quello che esce dal mio “diario di bordo”. Un racconto lungo milleottocentoventicinque giorni (quanto una legislatura), fatto di 722.526 parole (“Guerra e Pace”, solo per capirci, ne conta 544.406), che corrispondono a 2.408 pagine.

Un diario che parla di questo tempo (tempo è anche la parola che più ricorre), di un Trentino (altra parola chiave) visto dall’interno dei luoghi dell’autonomia, che scandaglia le questioni sociali (lavoro è la terza parola) ma anche la nuda vita delle persone (quarta parola più ricorrente) in una comunità sezionata attraverso lo sguardo (altra parola ricorrente) spaziando dal locale al globale e viceversa.

Un racconto che è insieme un report quotidiano per “rendere conto”, ma anche una forma di autocoscienza personale, per interrogarsi sul significato del proprio agire, per evitare che l’impegno politico diventi rincorsa dell’emergenza quotidiana o del consenso, per cercare una profondità che può venire dall’osservare la propria terra con quello strabismo che ti permette di osservare le cose da vicino ma anche da lontano.

Un racconto che viene ambientato in Trentino ma insieme anche altrove, lungo un tragitto che s’incontra con le primavere arabe, con un mare – il Mediterraneo – che da luogo di incontro di culture è diventato un cimitero di esclusi, con quell’Europa di mezzo che non abbiamo saputo ascoltare o che abbiamo volutamente rimuovere, con i luoghi della post modernità dove la criminalità accumula spaventose ricchezze riciclandole nei centri commerciali o negli albergo di lusso dei nostri stessi territori.

Di tutto questo ed altro ancora ha raccontato il “diario di bordo”. Una fatica notturna che mi ha permesso di condividere pensieri, ma anche momenti di gioia e di amarezza. Perché così è il vivere, figuriamoci la politica.

Ah, dimenticavo. In queste occasioni sono graditi gli auguri.

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giovedì, 3 ottobre 2013Il logo delle filiere corte in Trentino

Siamo quasi arrivati al "diario di bordo" numero mille. Domani questo traguardo sarà raggiunto e ne parleremo diffusamente perché si tratta di una piccola impresa. Un lavoro che costa energia e ore sottratte al sonno, ma del quale non nascondo affatto la soddisfazione per questo "romanzo" che racconta cinque anni di impegno nel palazzo della nostra autonomia.

Intanto vi racconto di una campagna elettorale subito entrata nel vivo e, cosa che mi piace davvero e che non è affatto scontata, le serate alle quali partecipo sono vere, affrontano i nodi del presente e del futuro di questa terra, fanno emergere la centralità dei temi che delineano un diverso modello di sviluppo, ci descrivono anche della voglia di partecipare.

Nel teatro comunale di Padergnone si discute di ambiente, cultura e turismo come tratti caratterizzanti del futuro della Valle dei Laghi. Con Andrea Rudari e Lucia Maestri, parliamo di vocazioni territoriali. Un approccio condiviso da Luca Sommadossi, presidente della Comunità di Valle, che della serata è il moderatore. Lo spunto iniziale lo fornisce proprio Luca riprendendo l'espressione apparsa in una lettera al giornale dove si definiva questo territorio come "una valle abbandonata". Percezione o realtà? La risposta che emerge nelle due ore abbondanti di confronto non è all'insegna del rancore o della lamentazione, ma piuttosto dalla consapevolezza delle potenzialità e della necessità di mettere in campo competenze e fantasia. Insisto sul tema dell'unicità dei territori, di ogni territorio, e Luca Sommadossi riprende questo concetto sul quale peraltro come Comunità stanno lavorando nel tavolo di concertazione degli attori territoriali. Perché questa è la chiave per affrontare una crisi che altro non è se non un tempo nuovo nel quale mettere alla prova le proprie capacità.

Il giorno successivo, giovedì, siamo nella sala circoscrizionale fra i palazzi di Madonna Bianca, nella periferia del capoluogo. E pur in un contesto urbano e sociale molto diverso è davvero interessante che i temi al centro del confronto siano sostanzialmente sulla lunghezza d'onda della sera precedente. Nello specifico il tema è quello del rapporto fra sviluppo urbano e rurale, in questo quartiere a ridosso di una delle plaghe agricole più pregiate del Trentino. In questa serata sono con Micaela Bertoldi, Edoardo Arnoldi, Alessio Manica, Alberto Salizzoni ed Emanuele Lombardo e anche in questo caso il confronto si sviluppa attorno a quale idea abbiamo per lo sviluppo per il Trentino, quale il rapporto fra la città di Trento e le valli, sui progetti delle dighe sull'Adige, su come una città che pure è quella che vanta il più vasto territorio agricolo sul piano provinciale fatichi a darsi un suo codice rurale.

Cade a fagiolo l'editoriale di Pierangelo Giovanetti su L'Adige dedicato al destino delle aree di Matterello espropriate dalla PAT per una cittadella militare che probabilmente non verrà mai realizzata. E che propone di destinare, in quanto terreni oggi classificabili come "fondi rustici", ai giovani che intendono avviare la professione agricola. E' un invito a nozze, sia per il fatto che la LP 3/2011 è farina del mio sacco, sia perché con Edoardo Arnoldi proponiamo nell'incontro di lanciare una petizione popolare affinché questo sia un esempio di "ritorno alla terra". Anche in questo caso un confronto alto e costruttivo come non è scontato in una serata elettorale.

Temi quelli relativi al territorio che saranno al centro della mia campagna elettorale anche nelle prossime serate di Borgo Valsugana, Tonadico, Pomarolo, Fiavè... e soprattutto di domenica 13 ottobre alla locanda delle 3 Chiavi ad Isera (ore 17.00, sentitevi tutti invitati) quando il tema sarà la "Terra madre", in una serata sulle filiere corte dove con Sergio Valentini (presidente regionale di Slow Food) daremo la parola ad alcuni esempi di eccellenza nella produzione del pane e dell'olio, del formaggio e del vino. E sui quali penso di aver lavorato con attenzione in questa legislatura, se consideriamo che la legge sull'educazione alimentare e le filiere corte è stata senza dubbio l'atto legislativo più rilevante in un settore come quello agroalimentare che pure tiene ma che al tempo stesso richiede nuove e più coraggiose politiche che puntino sulla valorizzazione della qualità e sulle alleanze di territorio.

Come scriveva nei giorni scorsi Giuseppe De Rita sul Corriere della Sera, il ritorno alla terra rappresenta politico, ma che oggi la politica fatica a rappresentare.

martedì, 1 ottobre 2013Il furgone allestito per la campagna elettorale

Dedico la giornata di lunedì alla predisposizione dell'opuscolo che illustra i tratti salienti dell'attività svolta nella scorsa legislatura e le mie idee per il futuro. Non si tratta semplicemente di un bilancio di cinque anni, è un lavoro in progress perché le leggi, gli ordini del giorno, gli stessi impegni che vengono sollecitati attraverso le interrogazioni vanno presidiati e fatti diventare realtà. Insieme, indicano una strada, delineano una prospettiva che dovrà inverarsi nelle politiche della prossima legislatura. Accanto alle suggestioni per il futuro.

Un programma che declina e arricchisce quello del Partito Democratico del Trentino e della coalizione del centrosinistra autonomista, in una dialettica che vuole essere virtuosa ma anche consapevole che le posizioni possono essere diverse, che le sintesi richiedono di partire dalle idee e proposte che nascono dalle sensibilità e dalle esperienze collettive (quando ci sono) ed individuali. C'è in questo lavoro, un limite e insieme un'opportunità: il limite di un partito che fatica a fare sintesi e dove più che le idee si premiano le fedeltà, ma anche le opportunità di far diventare idee altrimenti minoritarie azione di governo. E' il valore del "corpo a corpo".

Questo dialogo fra i cinque anni appena conclusi e il futuro è anche per il titolo del manifesto/programma che presento agli elettori: "Fare meglio con meno". Descrive un'idea che ho proposto nel corso della scorsa legislatura per far fronte ad un contesto nuovo segnato dalla diminuzione delle risorse finanziarie disponibili e condivisa, anche se non sempre coerentemente, dalla coalizione di governo. Ma insieme rappresenta un programma per un domani incerto, un'idea di mobilitazione delle risorse umane, delle coscienze, dei saperi... se non vogliamo che sia la guerra di tutti contro tutti. Il "si salvi chi può" che abbiamo conosciuto nel buio di un ventennio che ancora non si è concluso e al quale comunque il Trentino ha saputo contrapporre una visione (e politiche concrete) diverse.

Verrà stampato in questi giorni e diffuso in tutto il Trentino attraverso gli incontri, i gazebo, i volantinaggi. Non c'è nulla di più importante che il "passa parola", il "porta a porta", il dialogo con il singolo o il gruppo di persone. Così del resto ho cercato di impostare questo mese di campagna elettorale, attraverso le "Conversazioni sul Trentino" ovvero incontri informali organizzati nelle case con gruppi di amici da motivare o convincere; gli incontri a tema sul territorio promossi direttamente o attraverso i circoli locali del PD del Trentino; le iniziative elettorali del PD con i candidati; le iniziative culturali come presentazione di libri o altro; i tavolini nei maggiori centri del Trentino.

Abbiamo inoltre attrezzato un furgone che fino al 27 ottobre percorrerà il Trentino di lungo in largo, improvvisando incontri informali, tavolini e diffusione di materiale. Abbiamo in animo iniziative sull'agricoltura, sull'ambiente, sullo sviluppo locale, sul software libero, sull'apprendimento permanente e altro ancora. Una festa, ad esempio, che stiamo organizzando negli ultimi giorni della campagna elettorale.

Come potete immaginare per tutto questo ho bisogno del vostro aiuto sin dalle prossime ore. Anche piccole disponibilità per le cose più semplici come per organizzare incontri, anche se ormai il calendario è pieno zeppo e questo ovviamente non può che essere positivo. Ma, lo ripeto, le cose più efficaci sono i contatti diretti e, prima ancora, il convincersi che il passaggio che abbiamo davanti è cruciale per questa terra, per non gettare al vento quindici anni di lavoro, per dare concretezza alle scelte compiute nel corso di quest'ultima legislatura, per riavviare la sperimentazione politica originale e tenere aperta una speranza di riannodare il pensiero, la politica e i territori.

Vado in tipografia e il manifesto/programma è davvero bello, grazie anche alle foto di Carlo, Marco, Stefano ed altri. Il papavero rosso campeggia in prima pagina ed è già un tratto distintivo che accompagna lo slogan "Fare meglio con meno". Anche sul furgone, lo devo proprio dire, fa un bell'effetto. Partecipo alla conferenza stampa di presentazione del programma alla cui stesura ho dato il mio contributo. qualcuno mi sussurra che si vede. Poi mi vedo con Fabiano Lorandi per concordare alcune iniziative da realizzare insieme al circolo di Rovereto e successivamente con Elena Chesta e Antonio Colangelo che in questa campagna elettorale mi sono particolarmente vicini. Infine a Rovereto, alla sede di "Trentino Sviluppo". Ho proposto e ottenuto nella Finanziaria 2013 che l'animazione territoriale divenga uno dei tratti qualificanti nell'azione di "Trentino Sviluppo", praticamente una metamorfosi. E questo processo piano piano inizia a prendere corpo a cominciare dal tavolo di lavoro che si va componendo. E' ormai sera ed è stranamente ancora libera. L'ultima, per la verità. Perché dal 2 ottobre in poi sono tutte occupate. Un gorgo di impegni, ma il 27 ottobre non è poi così lontano.