"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Diario

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sabato, 28 settembre 2013Cittadini invisibili...

La presentazione di un libro non è esattamente campagna elettorale ma devo dire che quel che emerge dall'incontro con Silvano Falocco è qualcosa di più di una manifestazione di sensibilità verso la qualità degli acquisti pubblici e privati, che pure non sarebbe cosa da nulla.

Il Green Public Procurement è un approccio che a partire dagli appalti pubblici investe lo sviluppo locale, la tutela dell'ambiente e della salute, l'educazione in senso pieno. Basta scorrere i criteri ambientali dell'allegato  alla delibera della Giunta Provinciale del 20 gennaio 2012 "Criteri di Green Public Procurement negli appalti pubblici di lavori, forniture e servizi riferito strutture provinciali" per comprendere le implicazioni: acquisto carta, arredi per ufficio e scolastici, attrezzature informatiche, autoveicoli, servizi di pulizia, servizi mensa e ristorazione collettiva, coperture per pavimenti, prodotti vernicianti, prodotti tessili, apparati per l'illuminazione pubblica, servizi di dispensazione automatica di alimenti e bevande, servizio stampa, materiali per opere edili, stradali ed igienico sanitarie, serramenti per esterni.

Altro che robetta da ecologisti un po' integralisti come qualcuno immagino possa aver pensato nel vedere la locandina della presentazione. E l'ottima presentazione dell'autore ha fatto comprendere ai presenti il valore della partita in gioco. In ballo c'è la qualità di una spesa giornaliera che ammonta in Italia a 360 milioni di euro. Si tratta peraltro di direttive europee e ministeriali che saremmo tenuti a rispettare e fa piacere sentire che fra le Regioni (e Province autonome) la Sardegna e il Trentino sono fra quelle che, almeno sulla carta, possono vantare le migliori performance.

In realtà c'è davvero ancora molto da fare e Silvano Falocco delinea in maniera precisa quali sono i tre ambiti di maggiore criticità per le pubbliche amministrazioni: la formazione della classe dirigente (politica come amministrativa), la necessità di una visione interdisciplinare, il dialogo con i fornitori (ovvero la capacità di fare sistema).

Dagli acquisti sostenibili di venerdì pomeriggio passiamo alle politiche di coesione sociale del mattino seguente, nella sala della Circoscrizione di Piedicastello a Trento. E' l'avvio della campagna elettorale nella città di Trento e che questa venga dedicata alle nuove cittadinanze fa onore a chi l'ha organizzata, Annalisa Tomasi e il coordinamento cittadino del PD. Peccato che non vi siano grandi folle, perché il dibattito che si svolge con Michele Nicoletti, Mattia Civico e Michele Nardelli è tutt'altro che banale e scontato. Perché se il Trentino è stato terra accogliente per gli immigrati, è anche vero che le politiche che oggi vengono realizzate non si discostano più di tanto da quelle di vent'anni fa. Probabilmente in maniera più efficiente che altrove, sia chiaro. Ma come non vedere che la situazione è radicalmente cambiata e che ora occorre un approccio nuovo, dove la persona immigrata non sia considerata semplicemente un corpo che ha bisogno di nutrirsi e di dormire per poter lavorare.

Pongo in altre parole il tema cruciale della cittadinanza. Di uscire da quello schema pauperistico e paternalistico per il quale queste persone non possono permettersi - se impattano con l'amministrazione pubblica - di essere nient'altro che dei poveri da aiutare. Vedo le persone che ascoltano, nel frattempo diventate un po' più numerose, attente e forse anche colpite da questo sguardo sul quale abbiamo lavorato per mesi come Forum in rapporto al nuovo protocollo di Millevoci, non a caso guardato con sospetto dall'approccio caritatevole di un assessorato provinciale incapace di andare oltre l'emergenza.

Mattia Civico condivide con me questa necessità di cambio di paradigma verso l'immigrazione e così tutti gli interventi in sala. Ne esce una discussione vivace e interessante. Penso che nel nostro programma questa richiesta di cambio di passo deve necessariamente trovare ascolto e quindi mi metto a scriverne in una pagine una possibile sintesi.

E poi basta, considero la settimana conclusa (anche se non sarà proprio così perché la domenica sarà densa di impegni). Campagna elettorale o meno, rivendico il bisogno di cambiare aria e la mia valle incantata diviene un'isola sicura di approdo. In serata arriva la notizia che Berlusconi, in affanno giudiziario, ha deciso di far saltare il banco. Staremo a vedere se riuscirà anche questa volta ad interpretare quel sentimento sfascista che buona parte della sinistra non ha ancora saputo elaborare...

giovedì, 26 settembre 2013Un tempo era così...

Il diario risente di un ritmo frenetico che la campagna elettorale va prendendo e me ne scuso con i miei lettori più affezionati. In questi giorni, dopo aver lavorato per dare un timbro non banale al programma elettorale del PD del Trentino, sono alle prese (e un po' in ritardo) nell'elaborazione del contributo di idee e proposte che vorrei portare in questa campagna elettorale, anche riprendendo quello che ho costruito in questi cinque anni, davvero volati via.

Non è questo solo un modo di dire, come non è facile lasciare una propria impronta. Ciò nonostante, è un tempo significativo per misurare l'efficacia di una presenza, verifica alla quale non mi voglio sottrarre ed è questa una delle ragioni per cui ho deciso di riproporre la mia candidatura. La seconda ragione è che l'anomalia trentina di questi quindici anni di centrosinistra autonomista è stata troppo importante per rischiare di vederla mettere in discussione dal "partito dei mistéri" che Silvano Grisenti ha avuto il coraggio di mettere in campo cercando di passare per il nuovo quando semmai era il vecchio anche con Dellai e nonostante la conferma della condanna per truffa aggravata da parte della Corte di Cassazione. La terza ragione è che gran parte delle iniziative sul piano legislativo di cui sono stato protagonista richiedono un presidio forte, per non lasciarle in balia di una politica debole e di un apparato sempre più potente che fatica a mettersi in gioco nei processi di cambiamento. Ce ne sono anche altre, per la verità, di ragioni ma non è questa la sede più adatta per parlarne (lo faccio nelle "Conversazioni sul Trentino" che ho avviato a Lavis la scorsa settimana e che entreranno nel vivo nei prossimi giorni).

Insomma, un insieme di ragioni per le quali non ho voluto che mancasse il mio contributo, consapevole che almeno una parte delle persone che mi votano sono abbastanza esigenti e potrebbero - in assenza di qualche riferimento di garanzia - orientare altrove il loro voto. Senza dimenticare che l'esito delle primarie per la scelta del candidato presidente, non poche di queste persone le ha messe in difficoltà. Lo avverto giovedì sera a Sopramonte, nella serata di presentazione della coalizione a sostegno di Ugo Rossi. La saletta della Circoscrizione è piena ma le persone del PD sono pochine, ancora meno quelle che più sono vicine alle mie corde. La sfilata dei partiti, l'intervento del candidato presidente, quelli dei numerosi candidati presenti ... non rendono certo la serata particolarmente vivace. Non vorrei nemmeno parlare, tanto mi sembra inutile questo rituale, ma alla fine non mi posso sottrarre.

E così mi rendo conto di quanto invece sia utile esserci, se non per spostare voti - visto che di pubblico vero e proprio ce n'è piuttosto pochino - almeno per fornire qualche stimolo, anche a partire dalla considerazione che la crisi della politica non è che sia svanita d'incanto con l'avvio della campagna elettorale. All'opposto misuro nelle parole dei candidati che intervengono lo spessore delle persone che nel prossimo mese sono a contendersi un seggio nel parlamento della nostra autonomia. E non posso dirmi tranquillo. Ciò nonostante quel che provo a dire attorno alla necessità di "Fare meglio con meno", viene ripreso da molti degli interventi che seguono il mio. Ed è di conforto vedere come le mie brevi considerazioni siano apprezzate e diano un po' di fiato alle persone che vorrebbero vederci come il primo partito della coalizione. Anche il candidato presidente Ugo Rossi in questa fase mi sembra positivamente predisposto all'ascolto e avverto nelle sue parole alcune delle riflessioni che sabato scorso abbiamo proposto nel corso della presentazione del libro "Senza parole. Cronache e idee dall'autunno della politica".

Non posso non vedere la distanza fra alcune delle persone presenti e che pure candidano nella stessa coalizione, testimonianza di quanto ci sia da lavorare sul piano coalizionale per costruire un racconto condiviso, un'idea di politica condivisa.

Raffronto questo momento d'incontro con la raccolta di firme che nella mattinata di giovedì si svolge in via Mazzini a Trento e alla quale partecipo come autenticatore. Riguarda un disegno di legge di iniziativa popolare per migliorare la legge Basaglia, quello straordinario atto politico che il Parlamento varò nel 1978 e che portò alla chiusura dei manicomi. Un atto di grande civiltà che in questi anni ha pure mostrato qualche crepa, nel rapporto con un crescente disagio mentale, con la difficoltà delle famiglie di convivere con situazioni spesso difficili e senza un adeguato sostegno e preparazione, con la carenza di strutture pubbliche o del privato sociale in grado di sostenere le persone con disagio mentale. L'iniziativa parte da Trento e non a caso. Il servizio di psichiatria guidato dal dottor Renzo De Stefani rappresenta certamente un'eccellenza in campo nazionale e non solo. Occorrono cinquantamila firme per fare arrivare il testo in Parlamento, in un Parlamento che oggi non avrebbe certamente il profilo per una legge come la 180. Ma la sfida va sostenuta.

Stando al tavolo della raccolta, devo dire che un po' mi stupisco nel vedere tante persone fermarsi a firmare e a dialogare con me e con i volontari delle associazioni che promuovono l'iniziativa. Il tema non è dei più facili, eppure avverto come sia sentito diffusamente. Anche questo rappresenta un tratto di civiltà di questa nostra terra e mentre mi allontano dopo tre ore e mezza di raccolta, mi chiedo quanto la politica oggi sia in grado di corrispondere a questa sensibilità.

sabato, 21 settembre 2013Due immagini della presentazione di

La presentazione di un libro coraggioso, che si ostina a pensare la politica come qualcosa di alto e nobile. E' quel che avviene a Cognola di Trento sabato pomeriggio. Ne seguiranno altre (Rovereto, Lavis, Cles, Primiero quelle già programmate) per testimoniare come anche in una campagna elettorale lo spessore delle parole possa e debba avere cittadinanza e aiutare la politica. Come ho detto nelle conclusioni della tavola rotonda, ognuna di esse sarà un'occasione di dialogo e di cultura coalizionale, merce rara quando si tratta di raccogliere consenso elettorale. Altrettante occasioni dove riprendere quel filo rosso sul piano della sperimentazione politica che negli anni ha reso possibile l'anomalia trentina. Perché c'è stata una stagione nella quale essere laboratorio ha fatto la differenza. Lo ripeto, merce rara. Chissà se ha ragione Edoardo Arnoldi nell'affermare che il 21 settembre potrebbe diventare una data da ricordare nella vicenda politica trentina?

Sicuramente è stata una bella occasione - per quanto ancora simbolica - nel percorso di riconnessione fra politica e pensiero. Grazie a tutti i partecipanti. Grazie a Marika Damaggio che ha coordinato il confronto. Grazie a Ugo Morelli che ha introdotto l'incontro ponendo la questione cruciale della "mancanza" di cui oggi soffrono la politica e le istituzioni. Grazie a Riccardo Mazzeo, perché una casa editrice può interpretare il ruolo di quell'agorà che oggi la politica non sa rappresentare. Grazie a Lorenzo Dellai, che nonostante tutto (compresi gli errori) ancora crede che il Trentino possa essere laboratorio originale. Grazie ad Alberto Pacher, perché ci dice - con la sua presenza prima ancora che con le sue parole - che in fondo quel deficit di pensiero politico si può cercare di colmare insieme. Grazie ad Ugo Rossi, che accetta di mettersi in gioco (e di cambiare perché "cambiato lo è già" - come lui stesso afferma - "in questi cinque anni") scoprendo forse solo ora - ma va bene così - che c'è una comunità politica da coltivare oltre le appartenenze, verso un progetto politico originale che dal Trentino potrebbe nascere...

E grazie a Luca, Stefano, Massi, Antonio, Lorenzo, Giuliano, Alessandro e tutti quelli che con le loro idee e il loro impegno politico e professionale hanno contribuito a far sì che con questa esperienza quel filo di sperimentazione non si spezzasse tenendo vivo il fuoco del pensiero pulito.

Mi vengno in mente le parole di Altiero Spinelli, nel mentre lasciava l'esilio di Ventotene: «Guardavo sparire l'isola nella quale avevo raggiunto il fondo della solitudine, mi ero imbattuto nelle amicizie decisive della mia vita, avevo fatto la fame, avevo contemplato - come da un lontano loggione - la tragedia della seconda guerra mondiale, avevo tirato le somme finali di quel che andavo meditando durante sedici anni, avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili ... nessuna formazione politica esistente mi attendeva, né si prestava a farmi festa, ad accogliermi nelle sue file ... con me non avevo per ora, oltre che me stesso, che un Manifesto, alcune tesi e tre o quattro amici ...».

giovedì, 19 settembre 2013La prima delle conversazioni

In questi primi giorni di campagna elettorale proprio non ci riesco a tener fede all'aggiornamento quotidiano del diario di bordo. Si tira fino all'una di notte praticamente ogni giorno e nonostante provi ad essere operativo fin dal mattino presto, non è facile darsi il tempo per questa mia cronaca ragionata del mio lavoro politico ed istituzionale.

Il programma del PD del Trentino al quale ho cercato di offrire una possibile impronta, l'evento di presentazione del libro di Carmine Abate "Il bacio del pane" al Muse, il gruppo di lavoro sulla triangolazione Trento - Trieste - Sarajevo che vorremmo realizzare in occasione del centenario dell'inizio della prima guerra mondiale, l'incontro a Spera con un gruppo di amici e compagni attorno al futuro della Valsugana (o a quella che scherzosamente abbiamo descritto come l'"infelicità valsuganotta"), la partecipazione al lavoro della giuria del Premio Ellisse di Putignano (179 progetti in sette diverse sezioni da visionare) che alla fine decido di fare "a distanza" perché di andare nella splendida cittadina pugliese proprio mi è impossibile, l'incontro con i trenta giovani che partecipano al percorso  formativo di Punto Europa per proporre loro uno sguardo diverso dagli stereotipi e che accolgono il mio intervento con un applauso forte e sentito che quasi mi imbarazza, la prima delle "Conversazioni sul Trentino" nella casa di Massimiliano e Francesca a Lavis: sono solo i tratti più significativi di questi giorni intensi e davvero non oso immaginare come saranno le settimane che ci aspettano da qui al 27 ottobre.

Ognuno di questi incontri meriterebbe una specifica attenzione, tanto sono interessanti gli spunti che evidenziano, le domande che stimolano, i dubbi che emergono. Cerco di darne memoria visiva e qualche spunto magari con l'aiuto delle persone che mi stanno dando una mano nella campagna elettorale. Dovrò per forza chiedere a chi di volta in volta è coinvolto in prima  persona di scriverne qualche riga, così che l'incrocio degli sguardi possa offrire a chi segue questo sito una cronaca dall'interno
della campagna elettorale. Sarebbe davvero un prezioso contributo.

Sull'avvio delle "Conversazioni sul Trentino" mi viene da dire, anche alla luce dell'incontro a Lavis, che questa potrebbe rappresentare davvero una formula molto efficace per dialogare con chi oggi esprime dubbi e criticità sui tanti nodi che queste elezioni (e non solo) evidenziano, in un contesto informale, sereno ed amichevole. E' esattamente quel che è avvenuto con le quindici persone che Massimiliano ha invitato intorno ad un tavolo deliziosamente imbandito: non un comizio elettorale ma una discussione vera, per nulla reticente, sentita. E' il riscoprire il piacere della politica e del pensiero pulito, scusate se è poco. 

sabato, 14 settembre 2013Asilo politico

Il secondo incontro dei sostenitori della mia candidatura per le prossime elezioni provinciali che si svolge sabato pomeriggio alle Camalghe di Cadine aggiunge molti volti nuovi a quelli di un mese fa. Anche questa volta una quarantina di persone, in questa occasione chiamate a confrontarsi sui nodi politici che questo passaggio pone nel presente e nel futuro del Trentino come nel contesto più ampio che avremo come cornice. Sono contento di vedere Alberto, Alessio, Aldo, Andrea, Angelo, Annalisa, Antonio, Armando, Attilio, Bruno, Cristina, Danilo, Diego, Edoardo, Eddy, Elena, Enzo, Ezio, Francesco, Gabriella, Luca, Luciana, Luisa, Massimiliano, Micaela, Michele, Nicola, Nino, Pippo, Razi, Salvatore, Silvano, Sohelia...  ed altri che ora mi sfuggono e dei messaggi che mi inviano Alex, Alessandro, Anita, Claudio, Federico, Giovanna, Giuliano, Luca, Jovan, Marco, Marta, Mauro, Norma, Patrizia, Riccardo, Roberto, Roberta, Sandra, Sergio, Stefano... Avverto un bel clima che mi aiuta ad affrontare questa nuova scommessa.

E di cui c'è bisogno, perché l'esito elettorale non è per niente scontato. Parliamo dei rischi di omologazione del quadro politico locale a quello nazionale, di ciò che potrebbe rappresentare l'eventuale non raggiungimento del quorum nella cancellazione dei tratti di qualità che il centrosinistra autonomista - pur fra mille contraddizioni - ha saputo mettere in campo in questi quindici anni, della necessità di far crescere una prospettiva politica che ridia smalto a quella sperimentazione originale che ha fatto diverso il Trentino...

Ragioniamo sui tratti caratterizzanti del programma della coalizione e della necessità di far vivere iniziative trasversali su alcuni temi di valore (modello di sviluppo, impronta ecologica, agricoltura...), ma anche di quello del PD del Trentino e degli stimoli che possono venire dalle posizioni più esigenti di candidati come il sottoscritto per evitare che il nostro programma non sia semplicemente un elenco di parole pressoché scontate...

Ne esce un confronto che meriterebbe più tempo e quindi propongo ai presenti di pensarci e di inviarmi a stretto giro di mail stimoli e input programmatici per arricchire un impianto che si pone obiettivi concreti di legislatura.

Indico altresì le forme con le quali vorrei caratterizzare la campagna elettorale:

- l'organizzazione di almeno venti "conversazioni sulla politica" da realizzare in casa, dove i sostenitori della mia candidatura invitano gruppi di amici che mai parteciperebbero a conferenze pubbliche per parlare di questo passaggio di tempo così complesso;

- le conferenze a tema, con l'intenzione di fare un bilancio partecipato della scorsa legislatura ed indicare i temi di un nuovo impegno nei cinque anni a venire (alcune sono già programmate);

- l'impegno di offrire, attraverso la presentazione del libro "Senza parole. Cronache e idee dall'autunno della politica", occasioni di confronto di natura coalizionale;

- la scelta di rivolgersi a target particolari attraverso la rete informatica, per valorizzare aspetti specifici del mio lavoro nella scorsa legislatura;

- ovviamente la produzione di materiale che racconti di questo lavoro e offra un progetto, insieme programmatico e politico, che possa motivare una scelta di voto anche a prescindere dalla crisi della politica e dei partiti tradizionali, nella consapevolezza che l'incontro fra le buone idee e il rappresentare (almeno così speriamo) il partito di maggioranza relativa in Consiglio provinciale ci offre una possibilità di tradurre  in realtà le cose in cui crediamo.

Finiamo l'incontro con pane buono, casolet e un gustoso piatto di "peverada", molto gradito da parte dei partecipanti. E un buon bicchiere di vino.

Si chiude così una settimana intensa che solo in parte ho trovato il tempo di raccontare nel mio diario, ma della quale comunque trovate traccia su questo blog. Sarebbero molti gli spunti. Di uno di questi incontri non posso non dare testimonianza, quello che si svolge sabato mattina al Caffè Bookique di Trento sui "cittadini del nulla", ovvero il diritto di asilo politico.

Il più antico diritto che - quand'anche riconosciuto nella Costituzione italiana - dal 1948 ad oggi non ha trovato alcuna traduzione legislativa. L'incontro trae spunto dalla lettera di Sohelia e Razi Mohebi, da alcuni anni rifugiati politici in Italia, che trovate in "Primo piano" e la cui espressiva lettura di Michela Embriaco ha l'effetto di rappresentare come un moderno dramma contemporaneo, in buona sostanza un pugno nello stomaco della coscienza civile. E' quello che colpisce i parlamentari presenti, il senatore Fravezzi e l'onorevole Fraccaro.

Perché l'incontro, promosso dal Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, è rivolto in particolare ai parlamentari trentini, ai quali chiediamo di farsi carico del tema considerato che la competenza è del Parlamento italiano. Così la lettera dei "cittadini del nulla" probabilmente arriverà sulla scrivania di tutti i parlamentari che forse nemmeno conoscono la distinzione fra emigrati e richiedenti asilo. Persone, gli uni e gli altri, che richiedono attenzione e dignità. Entrambi, ce lo siamo ripetuti in mille modi, risorse da valorizzare, anche se questa espressione non mi piace affatto. Ma chi chiede asilo per le proprie idee non ha scelto di andarsene del proprio paese, vi è stato costretto. E questo farsi carico, lungo il Novecento, di una protezione di civiltà ha rappresentato non solo la possibilità di tenere aperta una speranza per chi si è trovato in questa situazione ma anche una prerogativa per quei paesi che per questo sono diventati terra d'asilo.

A pensarci bene nella storia dell'umanità, le città che sono state luoghi d'incontro di culture diverse proprio grazie all'espulsione o all'esilio dei loro intellettuali, hanno vissuto le loro "età dell'oro" non per le conquiste o i beni materiali che potevano aver sottratto ai vinti, ma proprio a partire dall'intreccio di saperi che le hanno fatte grandi.

Grazie quindi a Razi e Sohelia, grazie ad Antonio Rapanà che ha introdotto e condotto con sensibilità l'incontro. Ci siamo detti che rappresenta solo il primo atto di un percorso. Vorremmo che fosse effettivamente così e penso fra me che, nonostante la competenza legislativa in materia sia nazionale, anche qui nella nostra bella autonomia potremmo immaginare di poter accogliere le persone che pagano per le proprie idee non solo offrendo loro accoglienza, ristoro e dignità, ma quell'agorà che faccia di tutto questo un investimento per il nostro stesso futuro.

martedì, 10 settembre 2013Sud Tirolo

L'ultima seduta del Consiglio Regionale non scrive una pagina bella di questa istituzione. A ragion del vero ne ha scritte davvero poche nel corso di questa legislatura, se penso alla residualità ormai conclamata dell'assemblea regionale almeno nel ruolo sin qui assegnatole. Che andrà profondamente ripensato, nei modi e nelle forme che abbiamo provato ad indicare con la presentazione del Disegno di Legge sulla "Convenzione" ovvero lo strumento con il quale ridisegnare l'avvio di una nuova fase della Regione nella cornice del Terzo Statuto di autonomia.

Certo è che la SVP e le minoranze di centrodestra avrebbero potuto risparmiarci l'epilogo rappresentato dalla LR n.65 che - come ho già spiegato in questo blog - all'articolo 2 ha previsto il ripristino dei cinque anni di residenza per i cittadini extracomunitari per poter beneficiare di una parte del welfare regionale, dopo che la Corte Costituzionale aveva dichiarato incostituzionale la normativa regionale del 2005. Ed è grave che la Giunta Regionale abbia nei fatti avvallato l'iniziativa dell'assessore Martha Stocker, lasciando che in Consiglio Regionale di delineasse nel voto una maggioranza politica diversa da quella che ha guidato la giunta nella XIV legislatura.

Dopo il mio voto contrario in Commissione presento in aula insieme al consigliere Hans Heiss un emendamento che  viene sottoscritto da altri 17 consiglieri del centrosinistra autonomista trentino e dai Grünen sudtirolesi. I toni del dibattito sono aspri e i leghisti trentini danno un pessimo spettacolo infarcito di richiami xenofobi. L'esito del voto è la bocciatura del mio emendamento da parte di un'inedita maggioranza ed è altrettanto grave che successivamente il Consiglio voti a larga maggioranza il DDL come se fosse sostanzialmente indifferente questo passaggio, che nella LR 65 è uno dei due articoli di sostanza (il terzo è tecnico).

Oltre ad ogni considerazione di merito, questo episodio ci racconta di quanto poco sia stata curata in questi anni la contaminazione di idee dentro questa nostra maggioranza regionale. Immaginare di cavalcare la pancia degli elettori sudtirolesi per evitare emorragie di consensi SVP verso la destra tedesca è un'operazione di dubbio gusto, politicamente sbagliata e che non fa altro che coltivare la cultura del rancore e della paura. Una brutta pagina sulla quale riflettere, anche guardando al futuro di questa istituzione.

La legislatura regionale finisce qui. Non me ne rimane un grande ricordo, né sul piano politico, né su quello umano. Sul piano politico i passaggi rilevanti si contano sulle dita di una mano. Penso al voto con il quale - prima regione italiana ad esprimersi in questo senso - il Consiglio Regionale ha alzato la sua voce contraria all'acquisto da parte dello Stato dei cacciabombardieri F35. Penso ad un'altra iniziativa che ha preso il via da una mia proposta ovvero la costituzione del Fondo regionale per lo sviluppo locale. Dopo l'approvazione della mia mozione per costituire - attraverso le principali istituzioni finanziarie regionali (PensPlan, Laborfonds, Itas, sistema delle Casse Rurali trentine...) - un fondo per sostenere e valorizzare l'economia regionale, la proposta ha rappresentato il dato saliente dell'ultima Legge Finanziaria Regionale con un investimento iniziale di 500 milioni di euro (250 milioni per ognuna delle due province autonome). Che questo atto politico, forse il più rilevante della legislatura regionale, venga da una mia proposta non credo sia affatto trascurabile. Ma questo non cambia il giudizio di fondo su un contesto istituzionale da ripensare radicalmente. Una terza cosa di rilievo è stata la proposta sulla "Convenzione" come metodo per mettere mano allo Statuto di Autonomia, più un atto di testimonianza politica lasciata agli atti che altro, avendo incontrato anche su questa iniziativa una sorta di veto della SVP (che pure nel merito avrebbe dovuto guardare con grande favore). Anche in questo caso nata da una proposta mia e della consigliera Margherita Cogo, grazie al lavoro di collaborazione con Mauro Cereghini e Paolo Pasi.

Sul piano umano il bilancio è lo specchio di questa residualità. Dopo cinque anni ci sono persone con le quali non credo di aver scambiato una parola e di cui non ricordo neanche il nome e cognome. Non c'è la curiosità per le storie politiche, come se il mondo sudtirolese e quello trentino nemmeno si sfiorassero. Eppure io amo il Sud Tirolo e mi affascina la sua storia, paradigmatica della vicenda novecentesca europea. Mi viene così in mente un quarto passaggio in una certa misura ascrivibile a questo piccolo bilancio regionale, la prefazione al libro di Stefano Fait e Mauro Fattor "Contro i miti etnici. Alla ricerca di un Alto Adige diverso" (Raetia Live) nella quale ho cercato di affrontare il tema dell'elaborazione collettiva di un conflitto ancora lacerante come quello dell'occupazione italiana del Sud Tirolo.

Credo che nella prossima legislatura - o, se le cose andranno diversamente, nella prossima (fase di questa) vita - me ne occuperò con un po' più di attenzione (che ne dici Mauro?).

PS. Ovviamente sto parlando della legislatura della Regione, non di quella della Provincia Autonoma di Trento, della quale ho fatto nelle scorse settimane un primo bilancio complessivamente positivo. E che potete trovare su questo blog in "Primo Piano". 

lunedì, 9 settembre 2013L\'incontro con il custode del Santo Sepolcro alla Biblioteca del Convento dei frati Francescani a Trento

Quando arrivo a fine giornata sono esausto. Nell'aula magna delle Scuole Sanzio di Trento fa molto caldo ma ciò nonostante nell'incontro formativo con gli oltre settanta insegnanti che hanno aderito al percorso di aggiornamento promosso dal tavolo "Tuttopace" avverto una grande attenzione. Mi è stato chiesto come presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani di tenere la prima lezione e il tema proposto - "La cura della relazione, il rispetto dell'altro" - mi permette di spaziare in maniera ampia sui temi del conflitto e della relazione come altrettante chiavi per stare al mondo.

Non porto una relazione scritta e non amo i supporti elettronici. Ho usato la domenica per riempire qualche foglio di appunti e, mentre parlo, mi rendo conto che potrei proseguire fino a sfinire i miei uditori. Alla fine invece quello sfinito sono io, ma vedo le persone uscire soddisfatte  venire a manifestarmi il loro compiacimento per una lezione ricca di spunti di riflessione e di confronto.  

Non sono qui per parlare alla pancia delle persone, cerco piuttosto di stimolare la curiosità e l'orgoglio di chi svolge una funzione di grande responsabilità entrando nei temi che mi è stato chiesto di trattare - conflitto e relazione - proponendo un racconto che spazia da una dimensione teorica a quella storica fino a proporre le mie esperienze personali. La necessità di abitare i conflitti, il non averne paura, il comprenderli ed elaborarli per farli evolvere. La natura relazionale dell'essere umano, la conoscenza della storia per evitare cortocircuiti identitari, il valore della relazione per abitare un tempo sempre più interdipendente.

Gli educatori si trovano in un passaggio non facile, la scuola è cambiata profondamente e richiede sguardi nuovi, nuove responsabilità. Insomma, qui come altrove non si vive di rendita. Nel giro di parole conclusivo un'insegnante interviene dicendosi contenta di aver partecipato a questa prima lezione ma anche frustrata per essersi sentita così ignorante... Se le mie parole dovevano servire come stimolo nel rimettersi a studiare, allora forse un po' sono riuscito nel mio intento.

Se qualcuno dei presenti immaginava la pace come una melassa di buoni propositi di certo è rimasto spiazzato. Lo dico anche perché se la cultura della pace non entra a pieno titolo nel modo di pensare e di agire delle persone (come della politica e delle istituzioni) non andiamo da nessuna parte.

E qui vengo al nodo cruciale del confronto che si svolge qualche ora più tardi al Café de la Paix su quanto accade e potrebbe accadere in Siria e in tutto il vicino Oriente. Fra quasi tutti i presenti il punto del confronto non è se essere favorevoli o contrari all'intervento armato degli USA, bensì quali sono le strade per evitare di trovarci per l'ennesima volta in questa situazione, in quel "cul de sac" come se pace e diritti umani fossero su fronti avversi. Il problema non è dove sono ora i pacifisti, sono certo che se ci sarà un intervento armato la protesta riempirà le piazze. Il problema è piuttosto che ne è dell'impegno per la pace prima che i conflitti degenerino in forma violenta. Nella capacità di stare creativamente nei conflitti (valorizzando tutte le esperienze di interposizione o di buona cooperazione), nel saper investire le istituzioni (e la politica) affinché mentre parla di pace non chiuda gli occhi sulle produzioni belliche o operi per un uso sobrio delle risorse, nel costruire reti di diplomazia popolare (ma anche intelligenti relazioni diplomatiche), nel costruire una comunità capace di educare alla pace e alla nonviolenza.

Purtroppo l'approccio emergenziale è diventato senso comune e la capacità di alzare lo sguardo merce rara. E' quel che dovrebbe fare la politica, ma che la politica semplicemente non fa. Quando, come nel caso del Forum, il tema della cittadinanza euromediterranea viene posto ben prima che le primavere dispiegassero le ali, la politica guarda con disinteresse se non addirittura con fastidio. E il movimento (se di movimento si può parlare) appare in larga misura ripiegato nei suoi rituali o nell'autocontemplazione. Abitare i conflitti significa mettersi in gioco, avere l'umiltà di ascoltare, sporcarsi le mani, compromettersi. Guardare oltre, oltre il contingente e oltre un pensiero che non ha saputo rinnovarsi.

Di fronte alla guerra, alla degenerazione delle primavere come al manifestarsi del militarismo (e degli interessi) dei potenti, all'industria bellica che condiziona trasversalmente la politica e ad un paese che nonostante la crisi non sa dire di no ai cacciabombardieri F35, dovremmo saperci interrogare sulla nostra marginalità. Senza facili autoassoluzioni.

venerdì, 6 settembre 2013Michele

Devo rincorrere gli avvenimenti, cosa che non amo fare, per darne cronaca in questo diario. Si susseguono una serie di incontri che spaziano dal tema dei "codici urbani" (le nuove forme di aggregazione delle città che cambiano e che fa da sfondo alla vicenda del Café de la Paix) all'idea di realizzare il perimetro di Auschwitz (a partire dall'originale idea di Valentina Miorandi) in alcune città europee, dal futuro della Valsugana (dalle vocazioni di un territorio tradizionalmente terra di emigrazione ma dalle grandi potenzialità) alla questione delle procedure della VIA per il progetto di centrali sull'Adige (che si scontra con l'indirizzo assunto dal Consiglio Provinciale con l'approvazione della mozione di cui sono stato primo firmatario), dalle iniziative di presentazione del libro "Senza parole. Cronache e idee dall'autunno della politica" alla definizione delle idee chiave del mio programma elettorale.

Mercoledì sera si svolge un piccolo evento ma credo inedito, almeno per quanto riguarda la cronaca politica. Alle ore 23.00, nei locali del Cafè de la Paix, si svolge una conferenza stampa in occasione delle riapertura dopo la pausa estiva. La cosa interessante non è la nuova prescrizione del Comune di Trento (che pure contraddice l'orientamento più volte affermato dal
sindaco di voler valorizzare questa nuova esperienza), rispetto alla quale verrà presentato un nuovo ricorso questa volta al presidente della Giunta Provinciale, ma che una conferenza stampa diventi un momento di confronto pubblico sul tema delle forme aggregative della città. Oltretutto partecipato, considerato che oltre ai giornalisti ci sono almeno quaranta persone, molti di loro espressione di associazioni e realtà culturali che in questi mesi sono stati protagonisti di questa bella esperienza.

Infine le tre giornate di Consiglio Provinciale, le ultime di questa legislatura. Un insieme di pareri su iniziative legislative costituzionali relative all'assetto autonomistico, di cui peraltro ho parlato in altra parte di questo blog, il bilancio consuntivo 2012 (praticamente poco più di un atto formale), la nuova legge sulla Valutazione dell'Impatto Ambientale nel recepimento delle normative nazionali ed europee. Volge al termine una legislatura che mi ha visto impegnato per cinque anni davvero intensi ma anche stimolanti, nel quale credo di aver espresso al meglio delle mie possibilità il mandato politico ricevuto dal partito che mi ha candidato e dalle 2599 persone che nel novembre del 2008 mi hanno votato. Ma anche le sensibilità che - a prescindere dal voto - nel corso degli anni ho condiviso e cercato di rappresentare.

La legislatura si conclude, così come era iniziata, discutendo di questioni ambientali. Non credo sia un caso, perché nel cambio di pensiero che s'impone il tema del limite è questione cruciale di un nuovo progetto sociale. La nostra impronta ecologica è più che doppia di quello che ci potremmo permettere. Il Trentino che amiamo, che pure ha saputo essere terra di sperimentazione sociale e politica originale, ha ancora molto da fare.

lunedì, 2 settembre 2013Giovanni Segantini

Prende il via una settimana intensa sotto il profilo dell'impegno istituzionale. Iniziamo oggi a Bolzano con la riunione della I e II Commissioni legislative regionali mentre martedì prende il via l'ultima sessione del Consiglio provinciale che proseguirà nelle giornate di mercoledì, venerdì e lunedì prossimi. Siamo infatti alle ultime battute della legislatura, considerato che a metà settembre ci sarà l'avvio formale della campagna elettorale.

Dire che cinque anni sembrano volati via può risultare un po' banale ma in fondo è proprio così. Di certo - e questo diario lo ha testimoniato pressoché giorno per giorno - sono stati un passaggio impegnativo del mio percorso politico ed esistenziale nel quale ho cercato di dare alla mia comunità quanto sapevo e potevo. L'esito sta nel bilancio di cinque anni di lavoro, nella qualità dell'attività legislativa realizzata, nel profilo politico che mi viene riconosciuto. Vedremo ad ottobre se questo corrisponderà anche ad un po' di consenso elettorale.

Intanto c'è ancora uno scampolo di legislatura, pur nella consapevolezza che - in buona sostanza - siamo già in campagna elettorale etranne la legge provinciale in materia di impatto ambientale non c'è il tempo per far passare nient'altro. Nemmeno la legge di iniziativa popolare contro la discriminazione sessuale pure approvata in Commissione ma che si ferma di fronte all'ostracismo dell'opposizione ma anche alla tiepidezza (diciamo così) della maggioranza. Sarebbe stato un punto qualificante di questa legislatura riuscire a chiuderla con un atto politico di civiltà e le condizioni forse avrebbero potuto esserci se ci fossimo concentrati su questa proposta di legge che, oltretutto, avrebbe dovuto avere - in quanto di iniziativa popolare - una
via preferenziale. Provo in queste ore a vedere se c'è ancora qualche margine per inserirlo all'ordine del giorno, ma la cancellazione della convocazione di metà settembre sgombra il campo. Il DDL di iniziativa popolare (non così il testo approvato in Commissione) arriverà come primo atto politico della XV legislatura.

In Commissione a Bolzano discutiamo fra le altre cose il Disegno di Legge regionale sull'istituto della "Convenzione" quale metodo per arrivare alla riforma dello Statuto di autonomia. Quando a luglio lo abbiamo presentato non prevedevamo certo che ci fossero i margini per giungere ad una sua approvazione entro questa legislatura, ma abbiamo deciso di presentarlo ugualmente come atto di testimonianza politica. In Commissione ci rendiamo conto che in realtà - se ci fosse stato l'accordo con la SVP - quasi quasi avremmo potuto farcela. Ma la SVP, pur essendo d'accordo con il merito della proposta, ha deciso che la strada maestra per mettere mano allo Statuto dovrebbe essere il passaggio dalle due Province e non dalla Regione, anche forse per evitare che su un tema così importante non fossero loro ad avere la primogenitura.

I rappresentanti dell'opposizione gridano allo spot elettorale. Rispondo loro che dopo una legislatura regionale a dir poco imbarazzante (se escludiamo l'invenzione del Fondo regionale per lo sviluppo locale di cui - fra l'altro - sono stato proponente)era necessario almeno lasciare una testimonianza politica sulla necessità di ripensare la Regione nell'ambito del confronto attorno al tema, ormai maturo, del terzo statuto. E dunque questa proposta almeno indica una strada che mi auguro possa essere percorsa nell'avvio della prossima legislatura, immaginandola dunque in una certa misura come costituente.

Propongono dall'opposizione di ascoltare un esperto costituzionalista al solo scopo di impedire l'arrivo in aula della proposta, ma il valore di un atto politico come questo rimane in tutta la sua forza: l'idea di dar vita ad un istituto come la Convenzione nel quale far incontrare soggettività e sensibilità diverse affinché possa emergere l'idea di una regione come coordinamento delle autonomie integrali del Trentino e dell'Alto Adige - Sud Tirolo.

Nel centrodestra si fatica a comprendere che una proposta possa essere formulata semplicemente come effetto di una riflessione condivisa e di un bilancio politico di legislatura, quand'anche regionale. Non possiamo dimenticare che la Regione è stata per anni lo strumento usato per ingabbiare l'autonomia della comunità sudtirolese, in un contesto regionale nel quale la maggioranza sudtirolese diventava minoranza nella Regione.

Colpisce il fatto che l'opposizione da un lato rivendichi la necessità di ascoltare costituzionalisti e poi, di fronte alla proposta di modifica legislativa relativa agli interventi straordinari sul pacchetto famiglia dopo che la Corte Costituzionale aveva giustamente impugnato la norma contenuta nella Finanziaria regionale 2013 relativa al numero di anni di residenza (cinque) per accedere al contributo, non fa una piega anzi la sostiene. Mi fa specie poi che la nostra maggioranza possa avvalersi di una mozione approvata in Parlamento che va in questa direzione per ritornare sui propri passi (laddove si era concordata una mediazione sui due anni) considerando più importante una mozione di una sentenza della Corte Costituzionale. Il mio voto è contrario, ma la proposta passa con il voto favorevole traversale fra maggioranza e minoranza. Ragioni culturali e ragioni elettorali...

Ritorno a Trento per l'inaugurazione della mostra a Palazzo Trentini dedicata alla figura di Andrea Zanzotto. Dopo gli interventi di Bruno Dorigatti e Antonio Colangelo provo a dire qual è il valore dell'eredità che ci ha lasciato il poeta di Pieve di Soligo. In primo luogo Zanzotto ci ha aiutati in questi anni a riconoscere lo spaesamento, quel vento che è penetrato in profondità devastando il tessuto sociale e culturale della sua regione. In secondo luogo quella profondità di sguardo così lontana dalla cifra degli umori del nostro tempo. Diceva Zanzotto: "Se qualcuno mi chiedesse di esporre la mia poetica, d'impulso risponderei: non abbaiare". Andatela a vedere, questa mostra.