"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Diario

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sabato, 30 ottobre 2010discarica Ischia Podetti

Fine settimana piuttosto intenso, come del resto quello precedente. Siamo all'epilogo di Terra Madre Trentino, decine di produttori venuti da ventidue paesi con i quali la nostra comunità ha avviato relazioni di cooperazione ad incontrare analoghe esperienze della nostra terra. Volti diversi, storie diverse. Anche le lingue sono diverse ma il linguaggio è comune e ci s'intende facilmente. E' così anche sabato mattina, quando le delegazioni s'incontrano per raccontarsi dei loro incontri in Primiero, nelle valli del Noce, in Vallagarina, in Val di Fiemme e a Trento. Hanno raccolto immagini, esperienze, saperi: esattamente quel che dovrebbe fare la cooperazione internazionale e che molto spesso non fa, schiacciata com'è nella logica del donatore e del beneficiario, del paese ricco e di quello povero. Hanno colto l'orgoglio verso il proprio lavoro e quel che ne viene. E dunque il senso profondo della relazione e dello scambio.

Provo a dire nel mio intervento che è esattamente questa cooperazione, invasiva e insostenibile, che abbiamo cercato in questi anni di mettere in discussione. E rendere permanente questa rete di relazioni è proprio il tema su cui s'interroga Terra Madre Trentino.

E poi un'altra cosa. Che la Terra non è solo la madre della vita, è anche il messaggio simbolico che si contrappone ad un'economia in preda alla finanziarizzazione. Parlo della perversità della finanza globale, dei titoli derivati che per bocca di Tremonti rappresentano una massa di denaro pari a 12,5 volte il PIL mondiale, del condizionamento che ne viene sulle economie dei territori: la partita del nostro tempo è proprio quella che si gioca fra economia vera ed economia virtuale. Fra responsabilità e "non nel mio giardino".

Qualcuno dei presenti viene dalla manifestazione contro l'inceneritore che in mattinata ha portato in piazza a Trento qualche centinaio di persone, tanti trattori e l'opposizione di centrodestra al completo. Nell'intervallo dell'incontro di Terra Madre si accende così una discussione alla quale non intendo affatto sottrarmi. Perché sono anni che ne parliamo e non sopporto l'ipocrisia.

Metto le mani avanti e chiedo a queste persone, in realtà vecchi amici, se sono s'accordo con il dire che non un chilogrammo di rifiuto deve essere mandato altrove e che non un chilogrammo di rifiuto dev'essere importato. Se sì (e in questa direzione andava l'ordine del giorno approvato su mia proposta lo scorso anno in Consiglio Provinciale) allora mi si deve spiegare come risolvere il pregresso, cioè le migliaia di tonnellate di rifiuti ammucchiati in discariche ormai esauste e altre migliaia semplicemente ricoperte di terra. E come affrontiamo quel 50% abbondante di rifiuti che ancora oggi non rientrano nella differenziata, fatto salvo che se è vero che abbiamo superato il 60% quel che in realtà accade è che una parte della differenziata finisce di nuovo in discarica perché mal raccolta. Cosa che nella migliore delle ipotesi accadrà ancora per un po' di anni, consapevoli che al 100% non ci arriveremo mai.

Fin quando non avremo comportamenti così virtuosi da non aver bisogno di un sebbene piccolo inceneritore, cosa faremo? Siamo ricchi e dunque diamoli ai paesi da dove provengono i nostri amici con i quali vogliamo costruire reti virtuose di economia solidale?

Considero la realizzazione dell'inceneritore una sconfitta, prodotto di un approccio irresponsabile ed emergenziale per cui si affrontano i problemi solo quando l'acqua arriva alla gola. Ma al tempo stesso dobbiamo farci carico del problema e mentre creiamo le condizioni, culturali in primo luogo, per risolvere alla radice il problema dobbiamo farcene carico. Consapevoli, peraltro, che nel mondo l'incenerimento avviene nelle discariche a cielo aperto o nei cassonetti. O questi nostri amici con i quali oggi sappiamo commuoverci hanno meno diritto alla salute di noi?

Ipocrisia e furbizia. Come quella dei contadini che temono che la loro campagna valga un po' meno a seguito della realizzazione dell'inceneritore, di un piccolo inceneritore a tempo che inquina un ventesimo dell'autobrennero.

Se la logica sarà quella del "non nel mio giardino" continueremo ad ingannare questa gente che abbiamo invitato qui in Trentino, magari come fa certa cooperazione internazionale e cioè riempiendoli di aiuti che li impoveriscono ancora di più. Come si capisce, sono davvero molto incazzato. Ma non per qualche centinaio di persone che scendono in piazza, bensì per il fatto che questa assenza di cultura della responsabilità la vedo diffondersi a macchia d'olio e la ritengo il vero ostacolo al cambiamento.

 

giovedì, 28 ottobre 2010Cristo, Sud Tirolo

Nella notte mi sono guardato attentamente i dati relativi alle elezioni per le Comunità di Valle. In queste ore si sono dette le cose più assurde, come ad esempio che andrebbe azzerato il voto per via che la partecipazione è stata del 44,47%. Un dato certo non positivo, che va analizzato anche in relazione al fatto che si votava per la prima volta per un'istituzione che ancora non è nella coscienza comune, che nei maggiori centri è meno avvertito il bisogno di un coordinamento territoriale, che l'informazione non è stata granché ed infine che uno schieramento composito e trasversale ha remato contro questa riforma. Ma ciò nonostante non disastroso, se pensiamo che nelle ultime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo hanno votato meno del 43% degli europei aventi diritto. Come giustamente si è chiesto il direttore del Corriere del Trentino, chiediamo lo scioglimento della più importante istituzione europea?

Nel merito dei risultati, la vittoria del centrosinistra autonomista è stata schiacciante. Era scontata? Non proprio. Il PdL ha cercato di cavalcare le istanze territoriali attraverso liste civiche ed è stata una debacle. Non è affatto vero poi che la Lega abbia tenuto. Il Carroccio ha perso in maniera netta, un po' perché in assenza delle liste del PdL (e nel rimarcare il proprio ruolo egemone nel centrodestra) pensava di fare il botto che invece non c'è stato. E poi perché il risultato del partito di Bossi è largamente sotto il voto delle provinciali di due anni fa.

Per la coalizione che governa in Provincia una prova positiva, che recupera oltremodo anche rispetto alle recenti elezioni comunali. Per i partiti del centrosinistra autonomista un ulteriore segnale che la compattezza viene premiata. Un risultato cui deve corrispondere l'assunzione di nuova responsabilità soprattutto laddove s'impone una correzione di rotta rispetto alle scelte di gestione del territorio: penso a Pergine Valsugana, penso all'Alto Garda. Per il PD del Trentino un richiamo alla necessità di radicarsi maggiormente sui territori e di guardarsi un po' meno nell'ombelico.

Certo, la scommessa di un trasferimento di funzioni dalla Provincia alle Comunità è ancora tutta da vincere così come sarà alla prova dei fatti una nuova classe dirigente. Ma ha ragione chi dice che ora inizia per davvero una nuova sfida.

Qualche amico di altre regioni mi chiama per sapere com'è andata e ancora una volta il Trentino riesce a stupire. Speriamo sia di buon auspicio per le elezioni politiche che gli osservatori indicano nella prossima primavera. Ma il quadro politico nazionale non dà ancora segnali di sapersi ridisegnare e appare davvero difficile immaginare che lo scompaginamento possa venire da Futuro e Libertà. O da Sinistra Ecologia e Libertà, che pure nel panorama della frantumazione della sinistra alternativa rappresenta un soggetto aperto al dialogo. Servirebbe dell'altro, quel cambio di schema più volte auspicato, capace di ridisegnare contenuti ed alleanze a partire dal territorio. O un partito europeo in grado di declinare i temi della sostenibilità in chiave sovranazionale.

Mentre scrivo queste considerazioni penso all'incontro di poche ore fa, nella cornice della Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale di Trento, per la presentazione del libro di Stefano Fait e Mauro Fattor "Oltre i miti etnici". E di come le persone più varie si siano sentite in dovere di venire a congratularsi con me per come ho dialogato con gli autori ponendo temi di pregnante attualità. Non so se il mio approccio sia quello del PD, credo di no, ma so che potrebbe corrispondere ad un pensiero politico che fatica a trovare cittadinanza, non radicale ma nemmeno moderato, semplicemente altro. In sala c'è un pubblico disamorato dalla politica ma verso il quale la politica può e deve ritrovare le parole per ritessere un dialogo. Senza nostalgia, né identità rivolte al passato. L'accoglienza che ricevo mi dice che è possibile.

In questi due giorni, accadono tante altre piccole cose. Una mi preme raccontare in questo diario. Poco prima dell'inizio dell'incontro in biblioteca, riconosco nelle strade del centro la delegazione latino americana che partecipa a Terra Madre Trentino. Vengono dall'Argentina, dalla Bolivia, dal Brasile, dal Messico. Con questi ultimi scatta subito la scintilla ed è davvero strabiliante come la cultura del gusto, della terra e dei colori riesca a farci comunicare come vecchi amici. Con loro e gli altri amici di Terra Madre l'indomani è prevista una giornata di confronto che si preannuncia davvero molto interessante.

 

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martedì, 26 ottobre 2010la biblioteca di San Bernardino

Quando racconto le mie giornate in genere non parlo di quel che comporta l'aggiornamento quotidiano di questo sito. Non è che ci sia qualcuno che fa questo lavoro per me, e dunque si tratta di uno spazio di tempo e di pensiero che quotidianamente mi ritaglio in tardissima serata o di primo mattino. Un lavoro che richiede di fare mente locale sulla propria giornata, scegliere quel che si vuol valorizzare in un mare di cose talvolta poco degne di nota, buttare uno sguardo sugli avvenimenti non solo locali, vista l'attenzione che cerco di riservare ai temi di rilevanza globale. Mi preme dirlo ai lettori, perché fra le tante cose da fare questo non è un impegno da nulla e quindi non mi spiacerebbe affatto avere un po' più di commenti, anche semplicemente per lanciare un'idea o un'osservazione sulle cose che sto facendo.

Ciò detto inizio la mia giornata facendo visita a padre Francesco Patton, Ministro provinciale della provincia francescana tridentina di San Vigilio. Nel convento di Belvedere San Francesco a Trento c'è un vero e proprio tesoro, forse unico in Italia: è la biblioteca di San Bernardino dei padri francescani ricca di duecentomila volumi, antiche stampe e manoscritti di inestimabile valore. Visitare questo luogo è in sé un esercizio di umiltà (non mi viene un'altra parola), da quanto ci si sente fragili ed inadeguati rispetto al sapere che i libri emanano, al certosino lavoro di studio e di catalogazione dei testi, alle storie di vita che ogni frammento di questa raccolta racchiude.

Sono qui con Luciana Chini per parlare con padre Patton degli eventi che stiamo preparando come Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani in occasione della visita a Trento di Wajech Nuseybeh, il Custode della Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, i prossimi 12 e 13 novembre. Abbiamo invitato il signor Nuseybeh nell'ambito del percorso sulla "Cittadinanza Euromediterranea", perché la storia della sua famiglia è uno dei "dettagli della storia" che abbiamo scelto per descrivere le connessioni culturali che appartengono alla nostra identità. Perché la famiglia Nuseybeh, palestinese e musulmana, svolge questo ruolo presso il luogo più importante della cristianità dal 1192.

Padre Patton è una persona colta e la conversazione si snoda piacevolmente per oltre un'ora. Gli chiediamo di poter svolgere un incontro di carattere storico il 12 novembre presso la loro biblioteca e la risposta è positiva. Mentre il giorno successivo (sabato 13 novembre, ore 17.00) ci sarà un momento di dialogo con la città presso la strada romana, nella zona archeologica di piazza Cesare Battisti.

Ali Rashid mi aspetta in ufficio. Dopo l'intensa giornata di lavoro del giorno precedente ora si tratta di mettere insieme tutti i tasselli, predisporre il programma di lavoro per il Vino di Cana, costruire le relazioni per la visita delle autorità trentine in Palestina. Definiamo insieme un promemoria che riprenderemo in mano fra una decina di giorni, dopo che avrà fatto l'intervento chirurgico che lo attende nei prossimi giorni a Brescia. Una piccola cosa, speriamo, ma con i malanni del cuore del mio fratellino arabo tutto diventa più complicato. Nel frattempo ci lavorerò con gli amici dell'associazione "Mezzaluna fertile del Mediterraneo", che peraltro andremo a presentare in una serie di incontri sul territorio nazionale nei mesi di novembre e dicembre.

Pranziamo insieme e poi mi devo immergere nella selezione dei giovani che hanno fatto richiesta di Servizio civile nazionale al Forum. Molte ragazze e ragazzi hanno fatto richiesta, alcuni di lavoro di notevole talento. Tre ore e mezza di ascolto delle motivazioni della loro richiesta, uno spaccato del mondo giovanile devo dire piuttosto interessante.

Segue l'incontro con i rappresentanti di Danzare la pace e dei Gruppi folkloristici del Trentino: l'argomento è l'organizzazione del secondo Folkfestival di danza del Trentino. Propongo loro di sintonizzare l'evento con il programma del Forum e ne escono idee molto interessanti, che ora dovremo perfezionare e di cui avremo modo di parlare.

Siamo ormai a sera inoltrata. Devo ricavarmi un ultimo spazio di scrittura, ma proprio non ci riesco. Così decido di svegliarmi presto presto l'indomani mattina.

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lunedì, 25 ottobre 2010l\'incontro alla Fedrazione delle Cooperative

Passare da Teano a Torino è un bel salto, non solo geografico, lungo la storia d'Italia. Basta un colpo d'occhio per vedere un'altra Italia rispetto a quella mite e ciò nonostante eccessiva che sorge attorno al Vesuvio. Silvia e Marco mi raccolgono in aeroporto con la gentilezza che gli è propria e subito entriamo in sintonia, nel raccontarci di quanto poco basterebbe per mettere in dialogo storie diverse che invece, nell'aggrapparsi ostinato al Novecento, faticano a parlarsi e a mettersi in gioco.

Anche il Lingotto a Torino, dove si svolge il Salone del Gusto e Terra Madre, ti riporta alla storia del Novecento, laddove un tempo si costruivano e si presentavano automobili e tutto è ad immagine e somiglianza della cultura industriale di questo paese. Ma non fai in tempo ad entrare nei padiglioni fieristici che la musica cambia. Fra migliaia di espositori e decine di migliaia di visitatori si fanno prove di un nuovo paradigma, quello dell'amore verso la terra, quello della sostenibilità e del limite, quello di una nuova alleanza fra produttori e consumatori. E quello dell'economia vera che si contrappone a quella virtuale di cui qualcuno ha parlato a Teano.

E' la prima volta che vengo al Salone del Gusto e a Terra Madre: difficile non rimanerne colpiti. Allo stesso modo rimangono colpiti gli amici della delegazione palestinese con i quali ho qui appuntamento per poi proseguire verso Trento. Ho molto insistito con l'amico Ali Rashid perché si invitasse il Ministro dell'agricoltura dell'Autorità Nazionale Palestinese a venire alla manifestazione di Torino, affinché si potesse rendere conto di quanto vasto sia il movimento che si è costruito attorno alla proposta di Slow Food. Ed infatti giriamo insieme fra gli stand con grande curiosità. Ismail Daiq, il responsabile del dicastero dell'agricoltura di un paese che ancora sulla carta non c'è, raccoglie immagini e spunti che poi avremo modo di riprendere nell'incontro con Carlo Petrini (che di tutto questo è l'anima) e nel corso del nostro viaggio verso Trento.

L'incontro con Petrini è di grande cordialità, ricco di spunti propositivi e anche di impegni, in particolare sul piano della promozione e della commercializzazione dei loro prodotti di qualità. Parliamo degli orti sui tetti di Gaza, del melograno a cui il quotidiano "la Repubblica" proprio oggi dedica due intere pagine, delle piante officinali e degli oli essenziali, del vino e dell'olio. Ne esce quasi un accordo, che per essere confezionato richiede un passaggio tutt'altro che banale, la qualità delle produzioni. Sarà di questo che parleremo l'indomani, lunedì, nel folto calendario d'incontri previsti in Trentino. Verso cui ci dirigiamo malgrado sarebbe interessantissimo curiosare per ore e ore nel labirinto della grande kermesse torinese. E dove giungiamo verso le nove di sera.

Il mattino seguente, sveglia di buon ora per seguire puntualmente un programma piuttosto improbabile tanto è intenso: l'incontro con Pace per Gerusalemme, l'intervista alla Bottega del commercio equo e solidale in Piazza Fiera, l'incontro con il gruppo dirigente della Federazione trentina delle cooperative, quello con il Presidente dell'Istituto agrario di San Michele e l'assessore all'agricoltura della PAT Tiziano Mellarini. Infine l'accoglienza da parte del Presidente della Provincia Lorenzo Dellai. E invece tutto filerà liscio anche sul piano della puntualità.

C'è nella delegazione palestinese una grande soddisfazione per il tenore e la natura degli incontri, la cui produttività si può quasi toccare con mano. Conversazioni cordiali ma anche essenziali, efficaci e ricche di spunti. E di impegni concreti, racchiudibili in una cornice istituzionale che il presidente della PAT prefigura in un accordo quadro fra i nostri territori.

Ho anch'io la sensazione che questa visita sia caduta in un momento molto interessante, che coincide con un forte impegno finanziario dell'Unione Europea verso il settore agricolo palestinese e che richiede capacità di risposta e di progettazione. Sarà questo il terreno sul quale misurare per un verso il contributo della comunità trentina e per un altro del movimento di Carlo Petrini.

Anche l'amico Ali è visibilmente soddisfatto. C'è molto da lavorare, ma oggi abbiamo posto le basi giuste per qualcosa di molto proficuo. Nel pomeriggio il ministro Daiq ed il suo collaboratore partono per Roma e ci diamo appuntamento a breve in Palestina, non prima però di aver confezionato un protocollo d'intesa in grado di coinvolgere appieno il sistema trentino in un programma d'azione che dovrà mettere al centro lo scambio di esperienze e di competenze. Il sale cioè di ogni vera relazione.

Mentre accadeva tutto questo procedeva lo scrutinio delle elezioni per le Comunità di valle. La macchia della scarsa partecipazione al voto non copre però il valore del risultato: centrodestra sbaragliato pressoché ovunque, la Lega che prevedeva il pieno anche in relazione alla mancata presentazione di liste del PDL coglie risultati molto modesti anche nelle aree in cui contava di sfondare. Ed il centrosinistra autonomista ottiene una vittoria pressoché schiacciante, con un positivo risultato tanto per il PD del Trentino che per l'Unione per il Trentino. Ed anche per il PATT. Ne esce rafforzata la coalizione provinciale che però deve subito farsi carico del segnale di disaffezione che l'astensione dal voto esprime. Ma di questo ne riparleremo.

 

sabato, 23 ottobre 2010sud

Teano si presenta rivestita di bandiere tricolori e manifesti. "A Teano diamoci una mano per ricostruire l'unità d'Italia" non è una della tante manifestazioni che si svolgono all'insegna del 150° anniversario dell'incontro di Teano. E' la manifestazione ufficiale della città di Teano, un fittissimo programma di eventi  che si svolgono in questa cittadina, luogo simbolico dell'incontro fra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, dal 9 al 26 di ottobre.

Nella sala dell'Annunziata, tempio civico della città, oggi si svolge la manifestazione forse più importante, quella che apre i lavori di un programma intenso che per quattro giorni vedrà centinaia di persone provenienti da ogni parte d'Italia riflettere sulla storia italiana e proporre un nuovo patto di cittadinanza in un paese dove forti appaiono le spinte alla divisione.

L'intuizione dell'amico Tonino Perna ha colto nel segno e l'amministrazione locale ha raccolto l'opportunità che gli veniva fornita di ritornare al centro dell'attenzione di un confronto importante in un passaggio delicato nella vita di questo paese.

Incontro molti vecchi amici e compagni, alcuni dei quali che non vedevo da tempo. Nell'incontro di apertura si snocciolano gli interventi di saluto delle istituzioni locali e di alcuni testimonial: sono la giornalista Sandra Bonsanti, padre Alex Zanotelli, il segretario nazionale dell'Arci Paolo Beni. Prima di loro l'intervento di apertura di Tonino Perna che pone il tema in maniera condivisibile parlando della necessità di un'elaborazione della vicenda storica italiana dall'unificazione ad oggi, per rifondare un patto e andare oltre. Con Tonino prosegue da anni un dialogo politico culturale che ha sedimentato un comune sentire, insieme intuimmo l'importanza di un osservatorio permanente sull'area balcanica, insieme abbiamo ragionato sull'Europa come questione decisiva per il futuro.

Riflessioni che non trovo nella grande parte degli altri interventi. Tranne forse in quello che meno ti aspetti.  Tommaso Di Simone, responsabile della Camera di Commercio di Teano, dice cose importanti a proposito di un territorio che produce cose vere e di qualità in un contesto di economia sempre più virtuale che invece scassa i territori. E' il suo un intervento che esprime l'orgoglio ferito di un territorio che non ha smesso di contare sulle proprie forze, sulla propria unicità, ma che fatica a reggere le dinamiche globali. Un intervento che avrebbe il pregio di unire mondi e percorsi culturali diversi. Ma che nessuno dei relatori del mattino sa raccogliere.

Padre Zanotelli parla di aria e di acqua, beni essenziali alla vita. L'aria è il pretesto per parlare dei rifiuti e dell'inquinamento...  viene da Terzigno dove in questi giorni la popolazione è in rivolta contro la realizzazione di una nuova grande discarica (la più grande d'Europa) nel Parco del Vesuvio. Opposizione sacrosanta, ma servirebbero comportamenti virtuosi, ben lontani dalla realtà. Senza i quali non c'è alternativa all'incenerimento. L'acqua è l'altro tema della denuncia di Zanotelli, contro ogni forma di privatizzazione. Temi importanti, dei quali in questi mesi mi sono occupato, per mantenere un serio controllo pubblico sull'acqua come bene comune. Ma l'approccio di Alex - quand'anche di grande presa emotiva - non mi convince affatto. Perché nella visione di Zanotelli non ci sono sfumature, o è bianco o è nero. La realtà non è così, è invece complessa  tanto che si parli di rifiuti che di acqua, farsene carico è più (non meno) doloroso. Il ruolo della politica è la ricerca di soluzioni, non quella di comminare scomuniche. O è troppo pretendere un approccio politico?

Dico queste cose partendo dalla considerazione che con Alex abbiamo una convinzione comune: l'acqua deve essere sottratta alle logiche di mercato; le risorse del pianeta sono limitate e dobbiamo ridurre l'assurda produzione di rifiuti, a cominciare dalla plastica che viene usata nel confezionamento dell'acqua minerale. Il che mette in discussione i nostri comportamenti individuali così come il nostro modello di sviluppo.

Tutto questo non è estraneo al patto di Teano, ma dovremmo smetterla di dipingere un paese reale immacolato e un paese legale (le istituzioni e la politica) fatto di camaleonti assatanati di potere. Perché se così fosse basterebbe una spallata. Non è andata così e non è così.

Venire a Teano è stata una scelta politica. Siamo qui per riflettere su un paese diviso, su un patto civico e politico da ricostruire, sulle risposte da dare a chi, in nome della paura e dei privilegi, vorrebbe disgregare l'Italia. Dovremmo forse parlare di una prospettiva diversa, di un'Europa che non è nelle corde degli europei, di un Mediterraneo che da mare attraverso il quale si sono formati pensieri e saperi, è diventato muro e terreno di scontro fra civiltà.   

Prende il via la parte storica, la nazione italiana fra risorgimento e globalizzazione. Devo dire la verità: fatico a ritrovarmi nelle analisi di storici di impronta marxista, sempre uguali a se stessi. E' questa, infatti, l'impostazione che prevale nettamente e proprio non capisco perché in un contesto che potrebbe aprire a pensieri di mezzo si insista sulla vulgata novecentesca. Per fortuna non tutto è così: trovo ad esempio molto stimolante il contributo di Alberto Banti dell'Università di Pisa, che pone il tema di uscire finalmente dal Risorgimento. Non può essere questa la risposta alla Lega. Dice cose completamente diverse da quelle proposte dallo storico Piero Bevilacqua, dell'Università di Roma, che introduce questa parte dei lavori, ma i presenti applaudono indifferentemente.

Nel pomeriggio iniziano i workshop. Devo intervenire in quello che ha per tema  "Italia - Europa - Mediterraneo" e provo a proporre un approccio diverso da quello fin qui percepito. Apprezzato, devo dire, ma lontano dal senso comune che qui a Teano si respira. Propongo a conclusione del mio intervento che il Manifesto di Ventotene, di cui peraltro nel 2011 si celebra il 70° anniversario (mi permetto di dire ben più importante del patto risorgimentale), rientri a pieno titolo nel Patto di Teano. Ne parlo con Mimmo Rizzuti e Tonino Perna, che mi danno assicurazione che questo approccio è condiviso. Ma nel testo del "Patto" che Mimmo mi mostra, di federalismo e di Europa non si parla affatto. E' ancora una bozza, mi dicono.

Ho come l'impressione che quel che era eresia, continui ad esserlo. Occorre davvero un cambio di paradigma.

 

venerdì, 22 ottobre 2010Il Vesuvio visto da Pompei

Sono a Napoli. Amo questa città, quand'anche provata dall'incuria e dai poteri che giocano con il business dei rifiuti. Guardo con aria benevola anche il traffico e il rumore dei clacson, il via vai che c'è davanti alla stazione dove incroci le umanità più varie, i rioni che ancora ricordano una Napoli che probabilmente non c'è più.

Quando l'ho conosciuta più da vicino erano gli anni del riscatto, delle prime giunte di sinistra e dello scudetto di Diego Armando Maradona. La primavera di Napoli è finita da un pezzo e con essa anche la spinta propulsiva delle amministrazioni di centrosinistra, di Valenzi prima e di Bassolino poi. Praticamente il secolo scorso.

Erano gli anni in cui il mio compagno di banco a Roma era Giovanni Russo Spena, figlio di una napoletanità colta e bizantina che ritrovai qualche anno dopo in "Mistero napoletano", splendido affresco con il quale Ermanno Rea tratteggiò l'ambiente della sinistra all'ombra del Vesuvio nel dopoguerra. Mi capitava allora di venire spesso nei locali insalubri di via Stella, all'inizio del rione Sanità, dove c'era la sede di Democrazia Proletaria. Lunghe e fumose riunioni con Domenico Jervolino, Vito Nocera, Eugenio Mancini, Mario Raffa, ed altri di cui ora non rammento i nomi (ma di cui ho documentazione nei miei bloc notes ben conservati) ed io fra di loro, trentenne che veniva dal profondo nord e che a quel partito non era nemmeno iscritto nonostante gli incarichi nazionali (ero iscritto a DP del Trentino, partito autonomo e federato a DP italiana) e che provava a far crescere l'idea di una soggettività politica originale, non riconducibile alla tradizione comunista ma nemmeno alla parzialità verde.

Quella di oggi è una Napoli diversa, che avverto come smarrita, come se avesse messo da parte ogni speranza. Anche la tifoseria più pacifica d'Italia ha preso la piega del tempo. I cumuli di immondizie crescono ai margini delle strade, facendosi beffa dei contenitori per la raccolta differenziata. "Tutto a posto" aveva detto Berlusconi dopo aver vinto le elezioni con i suoi anonimi luogotenenti. Oggi l'area vesuviana è di nuovo un incendio, scontri di piazza contro le nuove discariche, capipopolo che non sai se sono anche capibastone, camion incendiati.

Penso al Trentino, ai nostri livelli di raccolta differenziata ma anche alle nostre discariche esaurite, alle paure del "non nel mio giardino", al timore verso un piccolo inceneritore che si vuole "a termine", per farci carico della nostra insostenibilità senza scaricarla su altre ragioni. Più in generale, penso alla riunione di stamane dei consiglieri della maggioranza con la Giunta provinciale per discutere della legge finanziaria 2011, alle nostre prerogative di autogoverno, ad un tessuto istituzionale e culturale che ancora tiene, nonostante il vento dell'antipolitica tiri forte anche da noi. Questo incrocio di sguardi è davvero importante, ci permette di cogliere le dinamiche della modernità e di vedere da un'angolazione diversa le nostre stesse contraddizioni. Andrebbe favorita questa visione asimmetrica, come una forma di educazione permanente. Ne guadagnerebbero la politica, il giornalismo, il senso civico.

Non solo rifiuti. Basta guardarsi attorno per capire che c'è qualcosa che non va, un'antropizzazione insostenibile, un'urbanizzazione da urlo, un modello di sviluppo che ci ha portati a devastare territori di una bellezza straordinaria, il tutto in nome delle "magnifiche sorti e progressive" dalle quali Giacomo Leopardi pure ci aveva messi in guardia proprio qui, a Napoli, quando scrisse "Il fiore del deserto" (La ginestra). Era il 1837. Profeta inascoltato.

Mentre da Napoli ci spostiamo verso Capua, sembra non esserci soluzione di continuità nel territorio edificato nonostante siamo alle pendici di un vulcano che non è spento e in una zona a rischio sismico. Eppure sento vicinanza per questa terra. Non avevo mai visto un cane di mezza taglia sul seggiolino posteriore di una motocicletta, in equilibrio perfetto nonostante lo slalom fra le automobili in coda. Anche Maradona era così, genio e sregolatezza.

Teano è ormai vicina. Mentre andiamo a celebrare - quand'anche in forma critica -  il 150° anniversario dell'incontro di Teano, a pochi chilometri bruciano insieme agli auto compattatori anche le bandiere tricolori.

 

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giovedì, 21 ottobre 2010gerarchie

In due giornate di Consiglio dedicate alla discussione sul Disegno di legge sul personale, il cui profilo confesso di non aver ancora capito se non come esigenza di recepire - ma senza danno - la legge Brunetta, c'è anche qualche nota interessante. Non che non vi fosse la necessità di mettere mano alle normative che investono la flessibilità, gli incarichi, i rapporti fra cittadini e pubblica amministrazione, le pari opportunità, la razionalizzazione del comparto museale... ma francamente non vedo una proposta di alto profilo.

Mi rendo conto solo in queste ore che forse si è trattato di un'occasione sprecata e che forse avrei potuto introdurre qui qualche elemento di innovazione affinché si potessero sintonizzare le istanze poste nella finanziaria (l'investimento sulla conoscenza) con le esigenze di motivazione delle persone nel raggiungere gli obiettivi indicati. E invece si è continuato a parlare (spesso a sproposito) di meritocrazia, a prescindere dal fatto che il merito è un'altra cosa e che tale concetto non lo si può disgiungere dalla natura degli obiettivi.

In ogni caso, il lavoro che si è svolto nell'iter istruttorio, oltre ad unificare proposte diverse, è servito ad introdurre elementi positivi, come quelli che sono previsti dall'articolo 21 sulle pari opportunità. E che non a caso la Lega ha tentato, invano, di abrogare.

Ma il fatto stesso che la proposta di "premio di produttività" avanzata nei giorni scorsi dal presidente Dellai (per 75 milioni di euro) sia stata proposta nella finanziaria piuttosto che qui, ci racconta di una legge che ha lasciato intatto il nodo vero che oggi investe la pubblica amministrazione ovvero quello della riqualificazione/rimotivazione del personale.

Nell'intervallo dei lavori di mercoledì m'incontro con Franco Ianeselli e Edoardo Benuzzi proprio per predisporre un'agenda di lavoro sul tema dell'educazione permanente, tema sul quale ho attivato nei mesi scorsi un apposito gruppo di lavoro per arrivare ad una proposta di legge sulla materia. L'obiettivo sarebbe quello di presentarlo già durante il dibattito sulla finanziaria 2011, ma non so se ci riusciremo. Intanto vorremmo mettere in campo un pomeriggio di lavoro, di natura seminariale, il prossimo 5 novembre, coinvolgendo persone che operano a vario titolo su educazione agli adulti, 150 ore, agenzia del lavoro, riqualificazione del personale...

E' quello dell'educazione permanente, ne ho già accennato in questo blog, un tema che mi sta molto a cuore e che ritengo decisivo se intendiamo attrezzare una comunità ad affrontare al meglio le sfide che l'interdipendenza ci pone.

Torno in aula, ma la discussione procede molto lentamente, continuamente interrotta da questioni procedurali, con le opposizioni che non fanno ostruzionismo (una parte dell'opposizione non esprime nemmeno un orientamento contrario alla legge che stiamo discutendo) ma semplicemente allungano i tempi per un'altra ragione: impedire che in questa sessione consiliare che cade prima delle elezioni per le comunità di valle si vari la nuova legge sulle emissioni inquinanti (acciaieria).

Un risultato che otterranno, tant'è vero che ci vorrà tutto il giovedì per arrivare al voto di approvazione della legge sul personale, facendo così slittare il DDL sull'acciaieria a novembre. La discussione sugli articoli, nonostante il tempo contingentato, ci blocca in aula anche per tutto il giovedì ed in più di una occasione le minoranze cercheranno di far mancare il numero legale. Quindi inchiodati lì, a votare emendamento per emendamento, articolo per articolo. Neanche il tempo per organizzarsi qualche incontro.

Nell'ora di intervallo devo andare al Forum dove inizia la selezione dei giovani che hanno fatto domanda per il servizio civile in un progetto che accompagna il programma sulla cittadinanza euromediterranea: "Come Annibale arrivò fino a Bruxelles: il Mediterraneo e le radici dell'Europa". Abbiamo avuto undici richieste per due posizioni: un dato anche questo interessante, perché in genere non è così. La commissione che abbiamo nominato per la selezione avrà dunque un compito non facile.

Ritorno in aula e riprendono le votazioni fino a sera. Quando i lavori si concludono vado alla sede del gruppo consiliare dove ho appuntamento con Salvatore Dui, rappresentante della comunità sarda in Trentino. Un amore con quella terra, la simpatia per questa gente, una presenza mai banale: per questo ho proposto loro che nell'ambito del programma del Forum ci fosse uno spazio per riattivare la festa della comunità sarda a Trento che fino a qualche anno fa rappresentava un appuntamento stabile per la città, ma insieme trovare storie comuni, come ad esempio la tragica sorte dei giovani della "Brigata Sassari", migliaia di soldati mandati a morire per nulla sulle nostre montagne durante la prima guerra mondiale. Salvatore è originario di Oliena, terra di Barbagia di cui amo le montagne, i colori della natura, la gente vera. Vengono fuori un sacco di idee, di conoscenza e di scambio.

Ci lasciamo accordandoci per svolgere da qui a breve un incontro formale con i rappresentanti della comunità. Nei prossimi giorni sarò a Teano e poi a Torino. Pezzi d'Italia che dopo centocinquant'anni ancora faticano a sentirsi parte di una comunità nazionale. Forse perché è nelle relazioni fra territori, nel conoscere gli intrecci della storia e delle culture, che possiamo trovare la risposta di una cittadinanza condivisa.

 

martedì, 19 ottobre 2010Dopoguerra. Trento, Piazza Venezia.

Inizia la sessione di ottobre del Consiglio provinciale. All'ordine del giorno quattro argomenti corrispondenti ad altrettanti provvedimenti legislativi. Iniziamo con quello relativo alle disposizioni in ordine alle conseguenze dell'alluvione che ha colpito il Trentino il 15 agosto scorso.

Il fatto stesso che sia già arrivata in aula una disposizione relativa all'emergenza che ha coinvolto l'altipiano di Piné ci dice dell'attenzione con cui si è mosso l'esecutivo in questo frangente, tant'è vero che durante l'evento la Protezione Civile era già sul posto monitorando in tempo reale la situazione e limitando i danni.

Il provvedimento che discutiamo non è un intervento organico sulla protezione da eventi eccezionali, ma un'iniziativa puntuale per risarcire almeno parzialmente le persone che hanno subito danni materiali in seguito all'alluvione di agosto. Quindi dovrebbe trovare una rapida approvazione, ma non è così. Per due ordini di ragioni: da una parte perché l'opposizione rivendica la copertura del 100% dei danni subiti, ivi comprese le seconde case; dall'altra perché il tema offre l'occasione per una discussione più generale sull'attività di prevenzione della PAT.

Entrambi gli argomenti effettivamente meritano qualche osservazione. Il DDL è oltre tutto passato dalla mia Commissione Legislativa e dunque decido di portare un mio contributo alla discussione. Partendo da una semplice considerazione, ovvero che gli eventi fino ad oggi considerati straordinari dovremmo iniziare a considerarli  nell'ordinarietà. I cambiamenti climatici, l'effetto serra, la tropicalizzazione del clima nelle aree un tempo temperate, sono percepibili ad occhio nudo ed espongono un territorio fragile grazie alla progressiva antropizzazione a maggiori  ad una maggiore vulnerabilità.

Occorre quindi attrezzarsi ad una condizione mutata, che trasformerà piccoli corsi d'acqua in potenziali  collettori alluvionali. Che rendono insufficienti gli interventi sin qui adottati, nella direzione di una riduzione della nostra impronta ecologica. Ciò significa una più attenta gestione del territorio, più oculate scelte urbanistiche, interventi a sostegno dell'economia di montagna per evitare processi di abbandono, interrogarsi sulla sostenibilità delle opere.

Questo non significa non riconoscere che le politiche attivate in questi anni dopo la "lezione di Stava" non abbiano avuto effetti positivi. E se in Trentino un evento alluvionale come quello di agosto non ha provocato conseguenze gravi  come quelle registrate altrove in Italia lo si deve esattamente agli interventi dei Bacini Montani, alle politiche di tutela del territorio, alle leggi urbanistiche che hanno iniziato a mettere mano alla questione delle seconde case, e infine alla professionalità della Protezione civile e alla rete capillare di volontariato che presidia il nostro territorio.

Non dovremmo davvero scordarci che in quelle stesse ore agostane interi paesi come il Pakistan e l'India settentrionale sono stati  colpiti da tragedie immani che hanno faticato a trovare risposte anche solo sul piano degli interventi di prima emergenza. Tanto che l'appello di Ban ki-moon è rimasto in larga parte disatteso.

Come non dovremmo scordarci ciò che è accaduto in Liguria o sulla Costiera Amalfitana. E che le comunità colpite da dissesto idrogeologico nei mesi e anni scorsi (da Giampilieri a Soverato, da Sarno a Quindici) lamentano gravi situazioni di abbandono.

In questo quadro dobbiamo dire in tutta onestà che gli interventi previsti nella legge in discussione e quelli già realizzati nell'immediata fase successiva all'alluvione rappresentano una condizione di maggior favore. Risulta davvero insopportabile la demagogia della Lega nel suo rincorrere ogni rivendicazione pur di catturare segmenti di facile consenso. Quando sento loro dire che prima di pensare all'Abruzzo dovremmo rispondere alla nostra gente, come se non si fosse data risposta e come se le cose fossero in contrapposizione, mi chiedo con che gente abbiamo a che fare, fin dove possa arrivare l'ottusità, la cattiveria e la piccineria. Come non capire poi che la rinascita di un territorio non è solo materiale e che un teatro può essere uno straordinario strumento di coesione, fattore decisivo in una comunità che cerca di ritrovare se stessa.

Le ho già sentite queste cose. Ricordo che qualche anno fa avvenne la stessa discussione anche nel Progetto Prijedor, di fronte alla scelta di stanziare risorse per una galleria d'arte contemporanea. Miopia che fa il paio con l'aridità dell'animo e del pensiero.

In realtà si dicono le stesse cose per l'orso. O per gli zingari. I lavori del Consiglio vengono sospesi alle 17.30 per permettere ai consiglieri di partecipare alla campagna elettorale per le Comunità di Valle. Ne approfitto per buttarmi a capofitto nella scrittura del piccolo saggio per l'Atlante delle Guerre dimenticate. Frammenti di storia, per capire il presente. Finisco verso le due del mattino.

 

lunedì, 18 ottobre 2010limonaia

Domenica impegnata. Perché al mattino ho da scrivere diverse cose e nel pomeriggio accompagno Predrag e Laura a conoscere la nostra parte mediterranea. Quel pezzo di Trentino dove si coltiva l'ulivo, dove nascono spontaneamente il cipresso e il leccio, dove fioriscono i limoni.

Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn,
Im dunklen Laub die Goldorangen glühn,
Ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht,
Die Myrte still und hoch der Lorbeer steht,
Kennst du es wohl?
Dahin! Dahin
Möcht ich mit dir, o mein Geliebter, ziehn!

(Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?
Nel verde fogliame splendono arance d'oro
Un vento lieve spira dal cielo azzurro
Tranquillo è il mirto, sereno l'alloro
Lo conosci tu bene?
Laggiù, laggiù
Vorrei con te, o mio amato, andare!)

Quando Jahann Wolgang Goethe scrisse questa poesia dedicata al suo primo viaggio in Italia sappiamo che passò di qui, dove i limoni non hanno mai smesso di fiorire. Peccato che la giornata sia piovosa, ma ciò nonostante lo stupore dei miei amici nel vedere la macchia mediterranea lungo il Lago di Garda è forte. Sono felici di questa piccola gita e anche a sera, nonostante la stanchezza e l'ora tarda, dopo aver presentato a Riva del Garda, nello scenario della Chiesetta del Pernone, il libro "Pane nostro", Predrag è visibilmente soddisfatto di questa giornata e più in generale di tutto quel che siamo riusciti a fare in questi tre giorni passati insieme. Lo si evinceva anche dalle sue parole durante l'incontro serale, nel suo ringraziare questo paese di averlo accolto nell'esilio. Nel privilegio di viverlo da scrittore e letterato riconosciuto, quando altri vivevano quella tragedia sotto i colpi dell'artiglieria. Nel ritrovare qui amici fraterni che hanno sofferto insieme a lui di fronte alle immagini di dolore e di morte, di una straordinaria biblioteca che veniva presa di mira dai nazionalisti serbi per cancellare l'intreccio sincretico di culture che la città di Sarajevo rappresentava e di un ponte che crollava sotto i colpi dei Talebani cattolici perché simbolo dell'ingegno ottomano.

Di primo mattino vedo l'amico Gheorghe, arrivato la sera precedente dalla Romania in cerca di lavoro. Nel suo paese, per una persona come lui ormai cinquantenne e incapace di adeguarsi al nuovo contesto di iperliberismo e criminalità, non c'è niente da fare. Provo a vedere se riesco a trovare qualche soluzione, Gheorghe è disponibile a qualsiasi lavoro per di riuscire a guadagnarsi di che vivere per lui e la sua famiglia. Non è il pane, ma non siamo molto lontani. Ed è la condizione di una parte importante di questa Europa.

Nel pomeriggio sono a Spormaggiore ad incontrare come presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani un gruppo di insegnanti delle scuole elementari del paese, che intendono continuare la loro attività sulla pace proponendosi un incontro fra le culture religiose. Provo a dire in punta di piedi che per raccontare storie semplici occorre una preparazione puntuale e per questo propongo loro un percorso sulla storia e sulla geografia dei pensieri. Un incontro su pace e culture religiose si può fare, magari pensandolo come inizio di un percorso nuovo, ad esempio sul pane e le sue vie.

Ci sarebbe un incontro del Gruppo consiliare con il Coordinamento del PD del Trentino, ma non nascondo di avvertire una distanza crescente che pure non mi posso permettere. E la sovrapposizione di questo impegno a Spormaggiore assunto in precedenza, mi toglie le castagne dal fuoco.

Vado a casa e mi metto a preparare qualche appunto per Teano, il luogo del fatidico incontro lungo un paese che - nonostante i centocinquant'anni di unità - è rimasto diviso. Dove parlerò di Europa e Mediterraneo.
sabato, 16 ottobre 2010il pane in piazza Duomo

L'arte del pane insegnato ad almeno un migliaio di persone che si sono fermate di fronte allo spettacolo della compagnia teatrale Koiné in piazza del Duomo a Trento, una sessentina di loro per la prima volta con le mani in pasta.

Accompagnati dalla gentilezza delle parole e dei gesti, di chi fa il pane come dalle parole di Predrag Matvejević che nel salone di rappresentanza di Palazzo Geremia viene accolto dal Sindaco di Trento e dall'assessora alla cultura Lucia Maestri.

Le tante persone che l'affollano sono qui per assaporare uno spazio di civiltà, la civiltà del pane da contrapporre ad uno "scontro di civiltà" che a forza di essere evocato sta diventando realtà.
venerdì, 15 ottobre 2010Eduardo

Ho promesso a Raffaele Crocco di consegnargli entro questo fine settimana un pezzo per la nuova edizione dell'Atlante dei conflitti del mondo che verrà presentato a dicembre. Il tema che ho proposto ha a che vedere la storia della città di Sarajevo, quel che di straordinario ha rappresentato e che con il suo assedio si è cercato di cancellare nell'indifferenza dell'Europa e del mondo. Riordino idee ed immagini, raccolgo spunti e suggestioni, cerco connessioni e dettagli. Ne esce un canovaccio tutto ancora da elaborare, non so bene quando visto che questo fine settimana è dedicato al pane del mondo. Ma nell'arco di due o tre giorni qualcosa verrà alla luce.

Nel primo pomeriggio c'è il secondo incontro della maggioranza in Consiglio Provinciale sulla legge di bilancio 2011. Ci viene presentato un nuovo documento, con un'approssimazione maggiore sui capitoli di spesa rispetto alla bozza precedente. Dal quale emergono alcune indicazioni di massima: un bilancio che per la prima volta riduce la spesa rispetto all'anno precedente; nuovi capitoli di spesa corrispondenti alle nuove attribuzioni autonomistiche in materia di università e previdenza sociale; nessun taglio anzi qualche risorsa in più su sanità, scuola e ricerca; attenzione all'impronta ecologica del Trentino; austerità generalizzata, ivi compresi tagli alle spese per dirigenti e costi della politica. Un quadro condivisibile, ma dal quale fatica ad emergere un disegno capace di indicare una sfida per il presente e per il futuro, un messaggio forte che vogliamo rivolgere alla nostra gente, una proposta di mobilitazione delle energie della nostra comunità. Ci ritorneremo, a breve.

Passo a sbrigare un po' di cose in ufficio e poi mi dirigo verso Romeno, dove in serata ho un incontro con i ragazzi che partecipano al piano di zona della terza sponda della Val di Non. Hanno avviato un programma di relazioni con la Bosnia Erzegovina e mi hanno chiesto di andare a parlar loro di cooperazione internazionale. Sono le 23.00 quando sono tutti ancora lì ad ascoltare con attenzione quel che gli racconto, storie ed esperienze dirette che li portano nel vivo di una relazione della quale hanno da poco iniziato a far parte. Provo a metterli in guardia: non cedete al vitalismo del fare, guardatevi attorno, provate a capire, studiate, interrogatevi se siete capaci di raccontare la vostra realtà... perché solo così potrete costruire una relazione che non sia malata, segnata da donatori e beneficiari, da progetti che richiedono di essere realizzati anche se ad un certo punto ti accorgi che sono destinati a non produrre alcunché di riproducibile nel tempo. 

Certo è che ho proposto loro un'idea di cooperazione che non si aspettavano, lontana dal loro immaginario, che li costringe ad interrogarsi sul loro rapporto con il territorio in cui vivono. Ciò nonostante ho l'impressione di averli colpiti.

Mentre scendo a notte fonda verso Trento, mi chiedo che idea si saranno fatti di un pacifista che se la prende con i pacifismi, di una persona impegnata nella cooperazione internazionale che ne dice peste e corna dell'industria dell'umanitario, di un esponente politico che guarda con criticità verso ciò che oggi è l'esercizio della politica, di una persona che crede nei processi di trasformazione collettivi e che ti propone di indagare sulla natura umana e sul criminale che alberga in ciascuno di noi.

Non si trattava di una serata sulle Comunità di Valle, ma porto con me la convinzione che la nostra conversazione abbia dato loro molti spunti per una cittadinanza responsabile.
giovedì, 14 ottobre 2010una delle produzioni interessata ai fondi rustici

Nella notte ho faticato a prendere sonno. Per fortuna dalle 4 in poi riesco a dormire e quando mi sveglio devo subito correre in Consiglio, dove si riunisce la Seconda commissione legislativa permanente che ha al primo punto dell'ordine del giorno il Disegno di legge sui Fondi rustici del quale sono primo firmatario. Abbiamo concordato con gli uffici della PAT un testo con qualche piccola modifica tecnica, ma la sostanza del provvedimento rimane intatta, confortata nelle audizioni dal parere positivo delle associazioni di categoria presenti. Solo il Consorzio dei Comuni esprime qualche dubbio, in una ridicola contrapposizione fra la dimensione del canone e i criteri di qualità introdotti con la proposta. Che vi siano o meno ricadute positive sull'economia del territorio sembrerebbe quasi non sia un problema. Dove per economia non s'intende solo o tanto il prezzo del canone pagato quanto l'insieme dei fattori di valorizzazione delle risorse locali.

Dopo la fase di audizione passiamo alla discussione sull'articolato. La proposta è indiscutibilmente migliorativa rispetto alla situazione attuale: si pone l'obiettivo di favorire attraverso i criteri di assegnazione l'avvicinamento professionale dei giovani all'agricoltura, di mettere a disposizione per uso didattico e sociale (orti per le scuole e per anziani...) quei fondi che insistono nel perimetro dei centri abitati, e infine di realizzare un'anagrafe provinciale dei fondi rustici in capo ai Comuni e alla PAT. La legge viene approvata con l'astensione dei commissari dell'opposizione. A novembre sarà in aula.

Se ne è andata così tutta la mattina. Ho appuntamento con il medico di base e corro a Sopramonte per la visita medica. Che mi tranquillizza, ma è meglio che mi rinchiuda in casa perché altrimenti mi tiro dietro la tosse per chissà quanto tempo.

Nel pomeriggio avrei avuto il sopralluogo della Terza commissione legislativa sull'altipiano di Folgaria e Lavarone, laddove in località Fiorentini (siamo già in Veneto) si sta realizzando un impianto di risalita che nelle intenzioni degli impiantisti dovrebbe collegarsi con quelli trentini. La cosa è stata oggetto di una recente interrogazione da parte mia e del consigliere Dorigatti, anche perché nella scorsa legislatura questa ipotesi era stata unanimemente respinta dal Consiglio Provinciale. La cosa grave è che nella società degli impiantisti che sta movendosi come un katerpillar vi sia anche la nostra Trentino Sviluppo.

Ma non è proprio il caso di andare in montagna. Provo invece a riposare un po', anche se il pensiero corre alle cose che devo fare, i pezzi da scrivere, le telefonate da fare. Vedo sul Trentino il servizio che il giornalista Carmine Ragazzino ha scritto sull'iniziativa di sabato sul pane del mondo, molto bello devo dire, e così mi rincuoro un po' sul valore delle cose che stiamo facendo e sull'impegno che richiede.

In serata mi salta anche un altro appuntamento in Valsugana. La settimana prossima arriverà in Consiglio la nuova legge sulle emissioni inquinanti e a Borgo si parla di questo. Telefono a Mirko Montibeller, abbiamo lavorato insieme sui temi del turismo responsabile ed ora da qualche mese è diventato Sindaco di Roncegno. Gli propongo di trovare lo spazio la prossima settimana, passata la legge, per un momento di confronto sul tema che dovrebbe fare da sfondo anche al futuro delle acciaierie, ovvero quale modello di sviluppo pensiamo per la Valsugana, nel tentativo di coniugarlo con le vocazioni del territorio. Credo sia questa la vera sfida per una valle che, nel tempo, ha dato più di ogni altra alla miseria e all'emigrazione.
mercoledì, 13 ottobre 2010l\'ingresso al Santo Sepolcro

Non riesco a farmi passare questa tosse odiosa, di notte gli spasmi non mi lasciano dormire. Me ne starei volentieri chiuso in casa ma alle 10.00 ho appuntamento in arcidiocesi con Mons. Luigi Bressan, arcivescovo di Trento. Come presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani gli ho chiesto un incontro per illustragli il programma "Cittadinanza Euromediterranea" e per verificare la possibilità di tenere nella basilica di San Lorenzo, tempio civico della città, l'incontro con Wajech Nuseybeh, custode del Santo Sepolcro, la cui famiglia, palestinese e musulmana, dal 1192 cura la custodia del più importante luogo della cristianità. E che sarà nostro ospite il prossimo 12 novembre.

In tanti anni, è la prima volta che metto piede in questi luoghi che, a dire il vero, mi mettono un po' a disagio. L'incontro è cordiale, ma non ricevo le risposte che mi sarei atteso, per il fatto che in quegli stessi giorni Mons. Bressan sarà in Africa e, rispetto a San Lorenzo, perché ragioni di opportunità e di prudenza sconsigliano quella cornice. Proprio non riesco a capire. Più in generale, mi sarei aspettato una forma di dialogo, uno scambio di punti di vista sui temi che un'istituzione come il Forum è chiamato ad affrontare, la curiosità verso mondi e modi diversi di guardare alla pace... invece nulla di tutto questo.

All'uscita in piazza Fiera costeggio le vecchie mura della città, ma avverto molto più nitidamente il peso di un muro invisibile che incombe anche dopo il 1989, lontano dall'uomo planetario che padre Ernesto Balducci aveva indicato nel suo messaggio di speranza o dall'umana vicinanza che ho avvertito in ogni incontro che ho avuto con padre Ibrahim Faltas, anche quando qualche mese fa da parroco di Gerusalemme mi raccontava del dramma che la droga rappresenta fra i giovani della sua gente.

Passo a trovare Stefano Albergoni nel suo ufficio a piazza Garzetti, laddove un tempo c'era la sede dell'Ulivo. Entrando avverto lo stesso odore di pesce di un tempo, effetto di quando quella piazza era dedita al commercio del pesce e della carne di cavallo, le Androne erano le stamberghe delle prostitute della città piuttosto che il quartiere scic di oggi. Oggi è rimasta qualche piccola bottega artigiana... ed è un peccato che quella piazza in pieno centro sia oggi sostanzialmente priva di vita.

Vado al Forum per sbrigare un po' di cose inerenti la preparazione della giornata di sabato dedicata al pane del mondo, un salto in ufficio al Gruppo dove mi studio i materiali relativi all'incontro delle 15.00 quando i rappresentanti del Consiglio Provinciale in seno alla Commissione dei 12 (l'organismo che tutela la natura pattizia della nostra autonomia) relazionano sul loro operato. Non sono stati invitati né Mario Malossini (che della commissione dei 12 è il presidente, né Roberto Pinter che rappresenta la Regione), ed in effetti tocca a Dellai fare da supplente per capire lo stato dell'arte, fra nuove competenze (e carichi finanziari) ma anche rigurgiti centralisti.

Un ultimo appuntamento con l'assessore Mellarini, responsabile provinciale dell'agricoltura, per concordare le tappe della visita in Trentino del Ministro dell'agricoltura dell'Autorità nazionale Palestinese il prossimo 25 ottobre.

Chiamo Silvia Nejrotti, amica formatrice che è a Trento per seguire la settimana di lavoro degli staff dei tavoli balcanici per invitarla a cena. Mi racconta del non facile lavoro di incontro fra realtà e approcci diversi, delle paure e talvolta delle chiusure che s'incontrano quand'anche non vengano dichiarate, delle miserie umane con cui si ha spesso a che fare anche in questi mondi. Ho scelto negli ultimi mesi, un po' per incompatibilità di ruoli, un po' perché non ho alcuna intenzione di presidiare i luoghi nei quali pure ho messo l'anima, di ritagliarmi un ruolo esterno, che possa essere di stimolo e di formazione. Anche se dei Balcani mi mancano le atmosfere, le suggestioni, gli eccessi. Durante il giorno mi hanno chiamato da una radio di Milano per chiedermi un'intervista sui fatti di Genova, ed in effetti se non si conoscono (e si amano) quei luoghi è davvero difficile capire, se non si conosce la krčma (la locanda) difficile entrare nella mente di quelle persone che vivono il mondo con ostilità.

Devo trovare il tempo per prepararmi per la seconda commissione che domani dovrebbe varare il testo della legge sui "fondi rustici". Dopo quella sulle filiere corte sarebbe la seconda proposta di cui sono primo firmatario che diventa legge della nostra comunità, leggi diverse ma unite da una comune filosofia, l'amore per il territorio. Ma nel frattempo l'irritazione bronchiale continua a salire e comincio un po' a preoccuparmi.
martedì, 12 ottobre 2010l\'Europa che non c\'è

Notte di tosse forte, decido che la riunione del Consiglio Regionale prevista per oggi può tranquillamente fare a meno della mia presenza. Ieri ho forzato la mano uscendo di casa ed il risultato è che la costipazione che sembrava essere sulla via della guarigione è ritornata a farsi sentire più intensa di prima. Ma poi in casa, invece di stare tranquillo sotto le coperte, mi metto a lavorare come se fossi in ufficio e anche questo non aiuta. Nei prossimi giorni, inoltre, ci sono impegni inderogabili: la preparazione dell'iniziativa di sabato prossimo sul pane, gli incontri programmati da tempo, le riunioni della seconda e della terza commissione legislativa provinciale, la visita in Trentino dell'amico scrittore Predrag Matvejevic,  l'evento a Teano (Napoli) sull'unità di questo paese, Terra Madre a Torino, la visita del ministro dell'agricoltura palestinese, la tornata del Consiglio provinciale, Terra madre in Trentino, la conferenza di Mani Tese dove devo intervenire. Devo scrivere il pezzo per la nuova edizione dell'Atlante delle guerre nel mondo, cosa piuttosto impegnativa se non si vuole cadere nella consolatoria divisione fra bene e male. Come fare?

Mercoledì mi devo mettere in piedi per forza, questa è la morale che contraddice ogni considerazione sul senso del limite. Vedrò almeno di contenere gli impegni all'essenziale e poi di ritornarmene a letto. Mentre scrivo queste considerazioni la televisione trasmette l'assurdo spettacolo di qualche centinaio di "tifosi" che sono venuti dalla Serbia fino a Genova per poter gridare il proprio odio contro tutti in nome di quel cortocircuito ideologico ed identitario per il quale "solo l'unità salverà i serbi". Sono gli stessi che sabato scorso a Belgrado hanno cercato di impedire il Gay Pride. Sono gli stessi giovani nazionalisti che potete trovare ogni anno a Guca, nella Serbia profonda, dove la festa degli ottoni si trasforma nella sagra del rancore. Sono i figli di quelle stesse tifoserie che all'inizio degli anni '90 vennero reclutati nei corpi paramilitari per le operazioni più sporche di pulizia etnica. Carne da macello per interessi ben più prosaici del nazionalismo in cui credono, fatto di traffici, droga, affari. Ma questo è un altro discorso.

L'effetto concreto, oltre alla probabile perdita della partita a tavolino che escluderà la Serbia dal campionato europeo di calcio, è quello di isolare ancor più questo paese nel contesto internazionale. Ma è esattamente quel che vogliono, o che qualcuno vuole nella dura dialettica politica di quel paese. Nella solitudine c'è l'oblio, nella sconfitta il martirio, nella non elaborazione della storia l'incubo dal quale non si vuole uscire.  Conosco troppo bene queste anime perse per non coglierne la banale pericolosità. Proprio oggi ero al telefono con il mio amico Jovan Teokarevic di Belgrado, persona colta, intelligente e ironica. E' l'animatore del Centro per l'integrazione europea di Belgrado: chissà che cosa avrà pensato questa sera di quel triste spettacolo a cui ogni serbo verrà suo malgrado associato. E del suo lavoro per l'integrazione europea. Accadde così anche nel 1989 e negli anni successivi, di fronte a personaggi da baraccone che ben interpretavano la moderna barbarie e che divennero di lì a breve i tragici protagonisti di un decennio che si era aperto con la caduta del muro e finì fra i bombardamenti della Nato sul cuore dell'Europa.

Immagino l'amaro sorriso di Jovan, insieme al senso di disprezzo e di impotenza. Tranquillo Jovan, quel che è accaduto ieri sera allo stadio di Genova non è poi tanto diverso da quel che cova dietro all'imbarbarimento di casa nostra, dove la banalità del male pervade ormai ampi segmenti della nostra vita, pubblica e privata. Non diversa dal vento che spira in Europa e che dobbiamo saper vedere in tutta la sua pericolosità. Non è gridando un inno nazionale più forte che ne veniamo a capo. Pensate se ieri a Genova, in risposta al nazionalismo e all'idiozia, la risposta fosse stata l'inno alla gioia.

lunedì, 11 ottobre 2010afghanistan

Dopo una giornata passata tappato in casa con la tosse e un forte mal di gola, attenuato da litri di tisane e miele, invece di starmene in casa tranquillo, vado alla riunione del Gruppo consiliare provinciale. All'ordine del giorno ci sono nodi importanti, come la finanziaria, la regione, l'uso delle risorse del gruppo ed altro ancora.

Ascolto il giornale radio del mattino e avverto un senso di estraneità verso l'ipocrisia di una politica che non sa mai fare un passo indietro, non sa chiedere scusa, dire abbiamo sbagliato. Perché questo si dovrebbe fare rispetto all'intervento in Afghanistan, una guerra che qualcuno si ostina a chiamare "missione di pace". Sapendo che questa presa d'atto non assolverebbe la responsabilità verso decine, centinaia di migliaia di vite spazzate via, in Iraq come in Afghanistan. Ma onestà intellettuale vorrebbe che si riconoscesse che di guerra si è trattato e si tratta, e che ben pochi degli obiettivi dichiarati sono stati raggiunti.

Il presidente Karzai, leader riconosciuto da una parte dell'Afghanistan, ha già iniziato le trattative con i Talebani per cercare di uscire dal pantano. Perché alla fine, questa è forse l'unica via d'uscita. In questo paese ci hanno rimesso le penne tutti, l'Urss e la potente armata rossa se ne andarono via con le ossa rotte e quel mesto ritorno annunciò la fine dell'Unione Sovietica. Così gli Usa e le maggiori potenze occidentali, nonostante le bombe da 500 chili riversate sulle montagne per dare la caccia a Bin Laden, lasceranno dietro di sé solo macerie, un paese lacerato e diviso, in preda alle vendette di una società ancor più arroccata di prima, dove l'unica economia che funziona è quella della produzione e del traffico di oppio.

E mentre il nuovo presidente degli Stati Uniti dirottava una parte del contingente militare americano prima dislocato in Iraq, già metteva le mani avanti, annunciando il ritiro delle truppe della coalizione dall'Afghanistan nel corso del 2011. Qualcuno pensa che dopo dieci anni di guerra in questo paese, che hanno visto i Talebani accrescere la loro presenza sul territorio, saranno decisivi questi ultimi dieci mesi per spazzarli via?

Mi sale la rabbia nel pensare che di fronte alle quattro bare e ai poveri resti dei soldati italiani uccisi in questi giorni in un territorio nel quale la presenza di eserciti stranieri è guardata con ostilità, al Ministro La Russa non venga altro in mente che di armare di bombe gli aerei italiani. E che il PD balbetti parole confuse e non ponga invece l'urgenza di una strategia di uscita per convertire rapidamente la presenza militare in intervento di ricostruzione civile. Niente di nuovo, nessuna capacità di dire "ci siamo sbagliati". Non s'impara mai nulla, questo è il problema. Ancor oggi D'Alema rivendica la giustezza di quei settantotto giorni di bombardamenti sul Kosovo e sulla Serbia, quando si sa perfettamente che quel che si è ottenuto a Kumanovo nel giugno del 1999 lo si poteva ottenere tre mesi prima (e con gli interessi) a Rambouillet. La storia è andata diversamente e ancora oggi lo status di quella regione non trova legittimazione internazionale se non sul piano unilaterale.

Voglio parlarne con Giorgio Tonini ma il suo telefonino non risponde. Dico fra me e me che sono iscritto al PD del Trentino (per mettere un po' di distanza con il partito nazionale), ma oggettivamente è un po' un alibi e così l'estraneità cresce. E' con questo stato d'animo che vado alla riunione del gruppo. Dopo la prima descrizione dei contorni della finanziaria 2011 da parte di Dellai, non c'è stato più alcun momento di confronto e non abbiamo in mano nulla di nuovo. Difficile con questi presupposti avviare un confronto serio, se non ponendo alcune coordinate che partono da una semplice considerazione. I tagli al nostro bilancio sono ben più consistenti dei 60 milioni annunciati, perché le nuove competenze che abbiamo contrattato in sede negoziale con Roma comportano investimenti in Università e ammortizzatori sociali che si aggiungono alle competenze ottenute in passato che pure hanno prodotto un dimagrimento relativo delle nostre risorse.

La strada dev'essere quella di un diverso e più ponderato indirizzo degli investimenti, accanto ad una proposta di sobrietà che ci permetta, analogamente a quel che abbiamo fatto nella fase più acuta della crisi finanziaria, di dirottare ingenti risorse sui capitoli che oggi riteniamo strategici. Fare meglio con meno, ho ripetuto in diverse sedi a proposito della finanziaria 2011. Per farlo occorre un grande progetto di investimento nella conoscenza. Significa investire nell'innovazione, nell'educazione permanente, nella rimotivazione delle persone: temi che mi stanno a cuore e sui quali ho attivato un apposito gruppo di lavoro.  Significa anche tagliare fette di privilegi presenti un po' ovunque, dall'agricoltura alla pubblica amministrazione, dalle opere pubbliche alla cultura dei cappelli piumati. Ma avremo modo di parlarne.

A proposito di sprechi. Alle tre del pomeriggio ci aspettano a Pergine Valsugana, presso l'istituto Maria Curie, per un sopralluogo dove dovrebbe venir realizzato il teatro all'aperto più grande del Trentino, con tanto di torre scenica da 29 metri di altezza. Praticamente il doppio della scuola esistente, una barriera che oscurerebbe la scuola quanto la vista del castello di Pergine. Insieme a noi un gruppo di rappresentanti del Comitato spontaneo che si oppone a questa realizzazione.  Che, comunque la si guardi, non sa da fare: è questa la conclusione a cui arriviamo. Il fatto è che è già stata finanziata dalla PAT, per la verità su un progetto diverso da quello attuale, e confermata senza  indugi dal Comune di Pergine che insiste. E dunque non sarà facile costringere Provincia e Comune a tornare sui loro passi.

Il problema è fortemente avvertito anche dal PD locale, con il nuovo sindaco di Pergine Valsugana i rapporti mi vengono descritti alquanto difficili e non solo per il nuovo teatro. Incombe infatti anche un'altra operazione urbanistica assai discutibile in quel di Calceranica e così, fra una cosa e l'altra, il filo si sta spezzando, il che potrebbe portare alla crisi e alle elezioni anticipate. Questionicina non di poco conto se pensiamo che si tratta del terzo municipio della provincia di Trento.

Con Luca Zeni, che partecipa insieme a me al sopralluogo, conveniamo che la questione è molto seria e che urge incontrare il Presidente Dellai  per trovare una via d'uscita. Ma prima ancora è bene che ci chiariamo le idee anche con il circolo locale del PD del Trentino, al fine di condividere fin dove possiamo spingerci e fino a che punto possono condividere un patto amministrativo con in ballo scelte tanto divaricanti.

Sono ormai le cinque del pomeriggio. La tosse è diventata via via più insistente e forse è il caso che me ne torni a casa.

venerdì, 8 ottobre 2010pannocchie di mais

Giovedì passa in forma anonima, nulla da segnalare di veramente interessante se non finire di scrivere varie cose. Fra questi gli appunti per l'incontro dell'indomani a Civezzano, dove mi attende una serata sul tema delle filiere corte. Sarà una bella serata, impegnativa per le domande che vengono poste e che non riguardano solo la legge in questione ma più in generale il modello di sviluppo del Trentino. Forte l'attenzione da parte dei circa quaranta presenti, niente male in una serata che offre in contemporanea la partita della nazionale di calcio e altre iniziative promosse nell'ambito della campagna elettorale per le Comunità di Valle.

Come sempre accade in queste occasioni il tema è di quelli che coinvolgono molto perché investe una dimensione multidisciplinare, dall'economia locale alle vocazioni del territorio, dalla salute all'educazione al consumo.

Quando finiamo sono quasi le 23.00 e la giornata è stata bella piena. L'ho iniziata con Alberto Pacher con il quale abbiamo discusso di finanziaria e di questioni ambientali legate all'annoso problema dei reflui delle stalle. Finalmente abbiamo trovato l'inghippo legislativo che ci permette di introdurre controlli più severi nella dispersione dei liquami delle stalle, e ci accordiamo per verificare se lo strumento più adatto è un DDL a modifica delle norme sul trattamento delle acque o una mozione che impegni la Giunta a muoversi in questa direzione.

Finito con Pacher vado al Gruppo, lavoro su varie cose, e poi in auto a Borgo Valsugana dove mi aspettano per pranzo Jovan e Elena. Jovan è un esule bosniaco, viene da Bosanska Krupa ma è dalla metà degli anni '90 in Trentino. Elena è sua figlia, da poco laureata in giurisprudenza, si è specializzata in diritto internazionale, parla tre lingue, è persona seria e intelligente, ma non trova lavoro. Destino comune a molti giovani e la frustrazione è grande. Vediamo se si riesce a darle una mano.

Nel primo pomeriggio, alla sede del Forum, mi aspettano Francesca e Martina per fare il punto su varie cose, dalla preparazione della giornata sul pane del mondo di sabato prossimo 16 ottobre, agli altri aspetti del programma di "Euromediterranea", alla stesura e dei testi della brochure del Forum.

Arriva la notizia che il Premio Nobel per la pace è stato assegnato al dissidente cinese Liu Xiaobo, simbolo della battaglia per i diritti umani e civili in Cina. L'attivista si trova in prigione, dove sta scontando una condanna a undici anni per "sovversione". Speriamo possa servire a denunciare che il boom economico di quel paese che si dice comunista si basa su condizioni spaventose di sfruttamento ed oppressione.

Ci raggiunge Adel Jabbar, lo vedo amareggiato dal fatto che molte delle collaborazioni professionali che aveva avviato con le istituzioni regionali e locali sono state tagliate, per motivi politici laddove il governo ha cambiato colorazione, per un taglio alla finanza locale per tutti. Mi sento perseguitato come la mia famiglia in Iraq, mi dice fra il serio e il preoccupato.

 

Gli investimenti per la cultura sono i primi che saltano in tempi di crisi. L'esatto contrario di quel che ci diciamo con il vicepresidente della Provincia Pacher. Nell'incontro del mattino decidiamo di lavorarci. Con l'educazione permanente saranno i temi sui quali concentrerà il mio impegno nel dibattito sulla legge finanziaria 2011.
mercoledì, 6 ottobre 2010Sancho Panza

Giornata dedicata alla scrittura. Il pezzo per "Politica è responsabilità", tanto per cominciare. Avevo in animo altri argomenti, ma in fondo credo che la questione europea ed il rapporto con il suo mare sia quanto mai decisiva.  Investe un sacco di argomenti, l'interdipendenza e le connessioni fra territorio e la dimensione sovranazionale, il tema dell'identità e lo "scontro di civiltà", l'immigrazione ed un mare che diventa un muro, la questione palestinese...  Mi aggancio così all'ultimo commento di Ugo Morelli che ci invita a non "infangarci" per provare a descrivere il prato fiorito di cui ci parla con le immagini dei naviganti, della cultura e dei saperi che non conoscono confini, con le atmosfere dell'incontro fra oriente e occidente che si sono smarrite insieme alle origini fenicie di Europa.

Sento Stefano Albergoni e parliamo della bibliografia di riferimento. E' curioso come, scorrendo insieme la sezione libri di questo blog, salti all'occhio il fatto che in realtà una buona parte delle mie letture rientrino in questo orizzonte.  A pensarci bene, non solo le letture. E' il mio sguardo sul mondo, è l'impegno di questi anni nella cooperazione, è il profilo della politica che vorrei ma che non c'è. Non c'è posto per tutti i libri che vorrei, molti rimangono così nello scaffale seppure virtuale. E' una delle parti del mio sito di cui vado più orgoglioso.

Il diario del giorno precedente è fitto fitto d'incontri che mi danno l'idea di quanto possa essere proficuo l'intreccio fra la dimensione politica e quella istituzionale. Darne cronaca evitando di annoiare i lettori (e di ripetersi) non è così facile, ma ci provo.

Poi mi metto a lavorare sul programma 2011 di Viaggiare i Balcani. Lavoro su un buon canovaccio preparato da Claudia, ma si tratta di un testo piuttosto lungo che richiede di essere asciugato e reso efficace nella sua proposta. E' un lavoro che fino a due anni fa ho sempre fatto io, sto cercando di responsabilizzare le persone che abbiamo formato in questi anni di attività, ma non è così scontato e l'approccio politico non s'inventa.

Nel tardo pomeriggio mi prendo il tempo per raccogliere un po' di mele e la verdura nell'orto, poi mi metto a cucinare - come si dice a Roma - due bucatini, all'amatriciana naturalmente: olio extravergine, aglio, guanciale, pomodoro fresco, peperoncino quanto basta, un paio di foglie di alloro e una spruzzatina di dado vegetale. Sulla pasta ben condita abbondante pecorino (in questo caso di Matera). Un Greco di Tufo è quel che ci vuole e Gabriella apprezza molto.

Riprendo il lavoro e alle 23.00 decido che per oggi sono stato abbastanza davanti al computer.
martedì, 5 ottobre 2010il Manifesto di Ventotene

Incontri a raffica, ma densi. Inizio la giornata al Forum. Ho appuntamento con una corsista conosciuta al corso di formazione che ho tenuto due settimane fa alla Scuola di formazione alla solidarietà internazionale. Il tema del nostro colloquio - intervista è la sua tesi in ordine al programma Seenet che vede per la prima volta impegnate insieme sette regioni italiane nei Balcani occidentali. Un programma che investe i temi dello sviluppo locale e del turismo, ma la conversazione si inoltra nei territori del conflitto e del significato che assume il far cooperazione oggi. E' stupita che la politica si possa incontrare con l'impegno sociale, nella cooperazione in questo caso, identificandosi in una stessa persona. Penso fra me che se una persona attenta alle cose del mondo ha questa visione, vuol proprio dire che la politica è irrimediabilmente condannata a territorio inagibile. Questo stupore, così come il nostro conversare, spero possa servirle ad aprire gli occhi su una realtà forse più complessa di quella di un immaginario che probabilmente non sarà solo il suo. Sempre che non sia io ad illudermi.

Con lo staff del Forum facciamo gli ultimi ritocchi della lettera aperta all'assessore Dalmaso sul rifiuto di dar seguito in Trentino all'accordo fra i ministri Gelmini e La Russa per trasformare la scuola in una palestra militare. Vorrei che ne nascesse un dibattito sull'educazione alla pace, magari un confronto sui giochi di guerra...

Ma i giornali locali in questi giorni sono troppo presi dai fatti di cronaca nera... che pure offrono motivo di riflessione sulle nostre esistenze. Colpisce l'editoriale di Isabella Bossi Fedrigotti sul Corriere del Trentino dedicato all'infanticidio di Cognola, nel descrivere una tragedia che non si consuma nell'emarginazione ma nel malessere della solitudine: «c'è da chiedersi - scrive la Fedrigotti - se qualcuno, genitori, parenti, fidanzato, l'abbiano mai guardata veramente, quella donna, negli ultimi nove mesi».

Vado all'assessorato alla solidarietà internazionale dove è previsto l'incontro per fare il punto sull'intervento per l'emergenza alluvione in Pakistan. Si tratta in primo luogo di individuare un'area precisa dove vi sia bisogno di intervento e dove trovare interlocutori seri perché all'emergenza possa far seguito una relazione territoriale. La Caritas trentina, che abbiamo incaricato di fare una verifica di fattibilità, ha individuato una regione nel Kashmire, ma tutti insieme riteniamo necessario un supplemento di istruttoria cui dovrebbe seguire un sopraluogo per verificare le condizioni di agibilità.

Finito l'incontro raggiungo il mio ufficio al gruppo consiliare. Ho appena il tempo di guardare la posta e concludere il diario del fine settimana che mi aspetta l'incontro in Provincia su "Abitare la Terra", la newsletter su pace e mondialità che con Armando Stefani inventammo una decina d'anni fa e che ora raggiunge regolarmente ogni settimana quasi quindicimila abbonati. Un servizio importante curato da Tremembè per conto di Provincia, Forum e Comune di Trento.

Di lì a poco un altro appuntamento, alla Federazione trentina delle Cooperative, dove m'incontro con Paolo Tonelli ed Egidio Formilan. Riprendiamo un confronto lasciato in sospeso qualche mese fa. Illustro loro il percorso di "Cittadinanza Euromediterranea" e vediamo insieme l'opportunità che ne siano parte attiva attraverso loro iniziative o facendosi protagonisti di iniziative già programmate. Il percorso gli piace molto ed escono diverse idee, il tutto nel quadro dell'adesione prevista nel 2011 della Federazione delle Cooperative al Forum, elemento questo che ne potrebbe decisamente arricchire l'impatto. Parliamo anche del programma relativo alla presenza in Trentino del Ministro dell'Agricoltura dell'Autorità nazionale Palestinese a fine ottobre.

Alle 17.30, presso la sala degli Affreschi della Biblioteca Comunale c'è la presentazione del libro di Paolo Domenico Malvinni "La magnifica intrapresa. Galeas per montes conducendo". Una storia (che è anche uno spettacolo teatrale) che racconta di quando nel 1438 e 1439 le navi della Serenissima dalla Laguna di Venezia arrivarono al Lago di Garda attraverso fiumi (Adige), laghi (Loppio), valli e monti (Passo San Giovanni), in difesa di Brescia, la "leonessa", stretta sotto assedio dai Visconti. «Una storia di uomini, una storia di navi che non navigano in mare, ma navigano sulla terra. Non per miracolo, ma per... Magnifica Intrapresa!».

Mentre il racconto entra nel vivo devo lasciare la sala, perché alle 18.00 ho un altro appuntamento, questa volta con alcuni esponenti della Gioventù Federalista Europea e di Punto Europa. Uno di loro, Davide, è un lettore di questo blog. Ritrovandosi in molte delle cose che scrivo, si è fatto promotore dell'incontro. Figuratevi il piacere di incontrarlo insieme ad Alexia e Pietro, giovani studenti universitari che considerano il federalismo europeo come un tratto importante della loro identità politico culturale. Sto a parlare con loro per oltre un'ora e quel che emerge mi riporta al mattino, di nuovo lo stupore che la politica non sia solo l'arte del facile consenso, che un esponente politico tratti il federalismo europeo come parte essenziale del proprio pensiero politico. Parlo in particolare di interdipendenza, della connessione fra il locale ed il sovranazionale e ci s'intende al volo. Ne esce un invito incrociato di appuntamenti, ma anche di speranza: che nei giovani vi siano straordinarie risorse inespresse e che la politica in fondo non sia tutta da buttare.

 

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lunedì, 4 ottobre 2010fra Scilla e Cariddi

La casa delle Camalghe nel fine settimana è stata un via vai di amici. Già venerdì sera, finito lo spettacolo dell'Incantadora, cena di mezzanotte. Oltre agli attori e al fonico c'è con noi anche Ali Rashid, il mio fratello arabo che ci ha raggiunti in serata da Orvieto per fare il punto sulle molte cose che abbiamo in ballo e per passare qualche ora insieme. Penso a qualcosa di caldo dopo una serata dalle atmosfere particolari ma piuttosto bagnata e per questo che cosa c'è di meglio di una polenta fumante con i funghi porcini? Poi, tutti a nanna, uno più sfinito dell'altro. Non prima però di aver messo in ordine la cucina (odio lasciare queste incombenze al mattino) e fra una cosa e l'altra verranno le due.

Il giorno seguente, con Ali buttiamo giù un fitto programma di lavoro che ha quale presupposto il gettare il cuore oltre l'ostacolo, costituito dai problemi di salute che alla nostra età, e dopo esistenze non proprio tranquille, possono insorgere facilmente. Un piccolo tratto di ottimismo, quand'anche in un contesto che non lascia presagire nulla di buono.

Sabato ci raggiunge anche Tonino Perna, amico di quel tratto di mare che va da Scilla a Cariddi, con il quale da anni intercorre un'affinità speciale, tanto che insieme nel 1999 in un bar della Giudecca, a Venezia, ideammo quello che oggi è diventato il più importante strumento di informazione ed approfondimento sull'area balcanica e caucasica operante in Italia e forse in Europa, l'Osservatorio Balcani Caucaso. Viene da Dobbiaco, la frontiera opposta, dov'era per una conferenza in un mondo che fatica a comprendere. Con noi a cena mio fratello Carlo, quello palestinese (Ali) e il cugino dello Stretto (Tonino). Insomma, la cittadinanza euromediterranea.

Gli orari dei pochi treni che collegano il Trentino con il resto del Paese sono implacabili. E così il mattino di domenica sono in stazione alle 6.30 al accompagnare Ali. A quell'ora del dì di festa la stazione dei treni è un luogo di anime perse. Dovrei fare un salto a "Naturalmente Bio", la fiera del biologico che ormai è diventata un punto fermo al Navicello di Rovereto, ma sento che ho bisogno di fermarmi un attimo.

Con Tonino ci accordiamo per la partecipazione all'iniziativa che insieme ad altri ha promosso dal 22 al 26 di ottobre a Teano, nel luogo dell'incontro fatidico, per ritrovare le ragioni di un'Italia che non sia spezzata in due. Una quattro giorni ricchissima di incontri, conferenze, manifestazioni, dove è prevista la partecipazione anche del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nei mesi scorsi avevo manifestato a Tonino qualche perplessità sull'iniziativa perché non vorrei che ci attardassimo in una dimensione nazionale lasciando in ombra invece la prospettiva europea. E dunque di Europa e Mediterraneo dovrei parlare nel mio intervento previsto nel programma.

Dopo averlo accompagnato in stazione decido che per questa settimana è tutto.

In realtà siamo già al lunedì. Sento alla radio i risultati sulle elezioni politiche in Brasile e in Bosnia Erzegovina. Nel grande Brasile, la candidata Dilma Rousseff, la donna scelta dal presidente uscente Lula per succedergli, si è fermata al 47%, tre punti sotto la maggioranza necessaria per essere eletta al primo turno. E questo grazie al notevole risultato di Marina Silva, l'ambientalista del Partito Verde che fino a due anni fa era ministro del governo Lula, che ha sfiorato il 20% dei voti. Consenso e criticità, speriamo s'incontrino nel ballottaggio. Nella piccola Bosnia Erzegovina, invece, la situazione è più complessa, tanto che il servizio radiofonico prende lucciole per lanterne scambiando radicali per moderati. Il voto è più etnico che mai, tranne forse per la parte croata nella quale prevale largamente l'SPD, partito socialdemocratico d'impronta interetnica che però si rivela insignificante nella Republika Srpska (l'entità serba di Bosnia). Un paese paralizzato dal mostro di Dayton, dove ha votato un cittadino su due: questa è la Bosnia Erzegovina a quindici anni dalla fine della guerra, un paese incapace ad uscire dal proprio incubo. Manco da tempo, ne ho nostalgia. Non solo delle sue atmosfere, ma proprio di quell'angolo visuale che ti avvicina alla postmodernità.

Anche l'Italia, per la verità, non sta proprio bene. Un paese che pensa di costruirsi un futuro insegnando ai propri ragazzi le tecniche di sopravvivenza e di difesa non può andare da nessuna parte. Predispongo una lettera aperta come presidente del Forum all'assessore all'istruzione della Provincia autonoma di Trento Marta Dalmaso affinché il Trentino si dichiari estraneo ad ogni accordo per inserire fra le materie scolastiche l'insegnamento delle tecniche di sopravvivenza, ivi compreso l'uso delle armi.

L'attività del Forum per la Pace e i Diritti Umani mi sta coinvolgendo molto più del previsto, ma non mi spiace affatto e vedo che l'impronta che stiamo dando incomincia a dare i suoi frutti. Anche i dati di accesso al sito del Forum che abbiamo radicalmente rinnovato e che aggiorniamo grazie al lavoro dello staff parlano chiaro: nel mese di settembre gli accessi sono aumentati del 123% rispetto a quello precedente e cominciano a dare numeri significativi. Ci arrivano anche molte telefonate di persone che si complimentano per "Cittadinanza Euromediterranea" e per l'esordio di venerdì sera. Ed insieme proposte per arricchirne ulteriormente il programma.

 

venerdì, 1 ottobre 2010serata a Palazzo Thun

La serata di presentazione di "Cittadinanza Euromediterranea" è davvero molto bella. Nemmeno la pioggia, che arriva verso le 21.00, riesce ad interrompere la magia dell'Incantadora. Anzi diviene un collante ancora maggiore per la piccola folla che riempie il cortile di palazzo Thun, nel cuore di Trento. Brava Roberta Biagiarelli con i suoi personaggi senza tempo. Bravo Sandro Fabiani nei panni della tenerissima Dora. Ottimi i sapori mediterranei di Davide Berchiatti. Ma soprattutto il giusto clima di coinvolgimento e l'atmosfera per entrare in questo viaggio che ci porterà attraverso quattro itinerari a scoprire storie e luoghi sconosciuti nei quali pure affondiamo le nostre radici.

Che la serata si sarebbe rivelata interessante lo si capiva dal colpo d'occhio entrando nel cortile del palazzo che ospita il Consiglio Comunale di Trento, per l'occasione trasformato in un eccentrico salotto dai tratti orientali. Come pure dalle parole e dalle canzoni che hanno fatto da preludio alla serata. Anche quelle dell'assessora alla cultura del Comune di Trento Lucia Maestri che coglie al volo il tratto di diversità dell'iniziativa, inusuale per quel palazzo ma anche per il Forum per la Pace e i Diritti Umani. Antonio Colangelo e i suoi musicisti, nell'emozionante interpretazione di Fabrizio De André, offrono solo le prime note di un viaggio musicale che accompagnerà tutta l'iniziativa.

Insomma, il migliore inizio anche se non so quanto questo possa corrispondere ai rituali di un mondo della pace ancora alle prese con la divisione del mondo in buoni e cattivi. Ma la scommessa sta proprio in questo e nella possibilità di un cambio di passo, che poi vuol dire di pensiero. I presenti lo colgono e l'applauso conclusivo è per tutte le persone che ci stanno lavorando un vero e proprio incoraggiamento.

Diamo appuntamento a tutti i presenti il 16 ottobre, quando protagonista questa volta sarà il "pane nostro", in Piazza Duomo a Trento per l'intera giornata e a Palazzo Geremia per l'incontro con Pregrad Matvejević.
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