"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

13/01/2015 -
Il diario di Michele Nardelli
L\'astrolabio

 

Caro diario, inizia un nuovo anno, il 2015. Come ho già scritto altrove, non si presenta nel migliore dei modi. E qui potrebbe iniziare un elenco di fatti più o meno tragici per descrivere i segnali di quel che questo pianeta e i suoi abitanti stanno diventando. Ve lo risparmio. Ma c'è una cosa che mi preoccupa forse più di ogni altra e verso la quale, in genere, non si presta particolare attenzione.

 

Mi riferisco all'incapacità di leggere il presente e di vedere dentro ed oltre gli avvenimenti, presi come siamo dalla superficialità e dall'emotività. All'incapacità di far tesoro del passato e di imparare dalla storia, la cui manipolazione al contrario la trasforma in uno strumento di divisione, di paura e di guerra. Alla solitudine e allo smarrimento che viene dal vuoto della politica.

 

E allora, in queste ore, come non vedere che il tema dello “scontro fra civiltà” sta entrando nell'immaginario collettivo, fornendo una risposta semplificata alla paura di futuro che attraversa le nostre società? L'effetto è quello di chiudersi a riccio, di radicalizzare le proprie appartenenze, di viversi in sottrazione e di sentirsi in guerra. E in guerra lo stato di diritto va a farsi benedire.

 

La risposta allo scontro di civiltà è il riconoscimento dell'altro come parte della propria identità, non l'esibizione delle bandiere nazionali; è il farsi carico del dolore dell'altro non il dileggio o l'offesa; è la conoscenza e la cultura - nella consapevolezza che quel che siamo, i nostri pensieri come il sapere umanistico e scientifico (ma anche come ci vestiamo, quello che mangiamo...) è il prodotto dell'incontro - non il facile stereotipo. E' il fare il vuoto nei confronti del terrorismo, a cominciare dallo smettere di farci affari, non i bombardamenti. E' il farla finita con gli interventi militari per "esportare la democrazia" creando solo rancore e desiderio di vendetta, affidandosi invece alla democrazia e al diritto internazionale.

 

Vorrei che questo sentire animasse le manifestazioni contro il terrorismo, ma non mi pare sia così.

 

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