"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

01/09/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
Maschere
L'eco della visita del leader libico Gheddafi è ancora forte. Ascolto alla radio una dichiarazione di Enrico Letta - in questi giorni alla centrale di Fié per l'ormai abituale appuntamento dei quarantenni - che se la prende per le parole usate sull'Islam e l'Europa. Mi cascano le braccia. Ma come può la politica non cogliere la natura vera delle visite incrociate fra Berlusconi e Gheddafi? E soffermarsi sulle note di colore senza vedere la ben più concreta e moderna prosaicità?

Mi convinco sempre di più che il più grave difetto della politica sia oggi proprio quello di non riuscire a leggere la realtà, mostrando per intero la propria opacità. E infatti, giornalisti e commentatori, tutti lì (o quasi) a raccontare i fatti di costume (che come si sa, bucano lo schermo): la guardia personale del dittatore, la kermesse a pagamento e conversione di qualche centinaio di ragazze ben selezionate, i cavalli berberi... A guardare il dito, non vedendo la luna.

La luna, peraltro, venne annunciata nel corso della precedente visita di Berlusconi: la Libia, dichiarò grosso modo il premier italiano, diverrà il più grande porto franco del Mediterraneo. Tradotto: affari, investimenti, partecipazioni, riciclaggio... e soprattutto nessuna regola. Così in questi giorni si è parlato di petrolio, di strade ed autostrade, di telecomunicazioni, di banche, di forniture militari e civili, perfino della costruzione di un museo in onore di Gheddafi. E poi, non poteva mancare, di un business televisivo a partire da un'emittente maghrebina in comune, la Nessma tv, che aspira a diventare leader nel Sud del Mediterraneo.

L'Europa è ben lontana dalla capacità di varare norme che regolino l'economia e soprattutto la finanza nel vecchio continente, ma ciò nonostante viene comunque guardata con un certo sospetto... e poi troppi riflettori e troppa pubblicità sulle operazioni. E allora cosa di meglio può offrire un paese deregolato, dove ogni decisione avviene a misura del suo leader maximo? Del resto, ormai la diplomazia italiana si è andata costruendo nel supportare le relazioni economiche e commerciali con la Russia di Putin, il Montenegro di Dukanovic, persino verso un paese fantasma come la Transnistria, che dell'offshore estremo è modello affermato.

Non credo affatto che abbia ragione Al Jazeera quando, nei giorni scorsi, ha ipotizzato che le relazioni fra Gheddafi e Berlusconi abbiano a che vedere con un possibile futuro esilio del nostro presidente del Consiglio. La cosa è ben più strutturata se pensiamo che in queste ore s'è parlato di una presenza azionaria libica in ENI del 15% e in Unicredit del 7%.

Come non vedere che l'economia mondo ha cambiato il quadro di riferimento mentre le nostre chiavi di lettura della realtà sono rimaste quelle di prima?

Di questo (e d'altro) parliamo verso mezzogiorno nella conversazione con Mario Raffaelli e Giuseppe Ferrandi. L'altro, tanto per essere chiari, consiste nel bisogno di avere uno spazio politico in grado di affrontare questi nodi cruciali che la politica non presidia affatto. Semmai asseconda, visto che il Parlamento italiano anche recentemente ha avallato con un voto pressoché unanime lo scambio politico del Governo italiano verso la Libia, alla faccia del rispetto dei diritti umani, della tratta dei profughi e delle condizioni spaventose dei centri di raccolta.

Ricordo di averne parlato qualche mese fa con Letizia De Torre, parlamentare trentina eletta nelle file del PD delle Marche, che mi testimoniava della pesantezza con la quale Massimo D'Alema era intervenuto in aula proprio a sostegno della politica del governo italiano verso Tripoli. Ma questo signore non era quello dei "bombardamenti umanitari" sui ponti di Belgrado e sul Petrolchimico di Pancevo?

 

 

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