"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
In questi mesi mi sono impegnato per contrastare il processo di privatizzazione dell'acqua. Ho faticato a portarmi dietro il mio gruppo e la maggioranza consiliari in questa direzione, perché non tutti si riconoscevano in questa battaglia. L'idea infatti di andare alla privatizzazione dei servizi non è solo farina del sacco della destra... nell'esaltazione del mercato come luogo di regolazione sociale che ha segnato e ancora segna (nonostante l'esplodere della bolla finanziaria) il pensiero post ideologico c'era pure il centrosinistra, tant'è vero che anche nell'avviare questo processo le responsabilità sono equamente distribuite. Ma questo non significa non vedere le contraddizioni, presenti in entrambi gli schieramenti, non facilitare i ripensamenti.
Così, fin dall'approvazione in Parlamento del decreto Ronchi ho cercato di attestare la maggioranza che governa il Trentino su una posizione di difesa del patrimonio idrico in capo alle nostre comunità, pur sapendo che con una certa leggerezza in un recente passato si è lasciato che la gestione dell'acqua in buona parte del Trentino (14 Comuni, i più popolosi del Trentino dislocati in fondovalle e per questa ragione più appetibili) finisse in capo ad una Spa come Dolomiti Energia.
Niente di tragico ed irreversibile, anche la vecchia SIT era una società per azioni, seppure controllata al 99% dal Comune di Trento. Ma con la legge Ronchi il Parlamento italiano ha introdotto un meccanismo di garanzia a favore dei soggetti privati così che con il 40% della azioni (quota minima privata prevista per le società miste) si esprime la gestione della società.
Mozioni in Consiglio provinciale e regionale, ordini del giorno nella scorsa finanziaria, mozioni nei Consigli Comunali... il tutto per cercare di utilizzare le prerogative della nostra autonomia per impedire che gli effetti della legislazione nazionale potessero riversarsi anche sul nostro territorio. Ora, le nostre competenze ci mettono al riparo fino ad un certo punto, perché l'ordinamento legislativo nazionale comunque va rispettato così come le direttive comunitarie in sede europea. E se non vogliamo che si applichi la Ronchi in Trentino occorre legiferare nelle pieghe dell'uno e dell'altro. E' quel che proviamo a fare in Finanziaria, garantendo a 193 comuni trentini di poter continuare a gestirsi direttamente, in consorzio fra loro o con società in house totalmente pubbliche, la gestione del servizio idrico e di acquedotto. E quel che proviamo a fare con gli emendamenti che presentiamo con il consigliere Roberto Bombarda che riguardano la gestione degli acquedotti e il risparmio idrico. E infine con gli ordini del giorno che stiamo predisponendo...
A quanto sembra, però, tutto questo viene considerato sostanzialmente inutile se non addirittura mistificante di una volontà di perseguire anche in Trentino le politiche di privatizzazione. Così sabato scorso i "comitati" per l'acqua pubblica organizzano una manifestazione contro la privatizzazione dell'acqua, affermando che la proposta della Giunta Provinciale è ingannevole e peggiorativa. Tesi assurda, già sostenuta da Gianfranco Poliandri nel corso del confronto avuto a Rovereto qualche settimana fa e stigmatizzata anche da Emilio Molinari, rappresentante del Contratto mondiale per il diritto all'acqua e presente all'incontro.
Come si può pensare di costruire in questo modo le alleanze necessarie a vincere questa battaglia? Come si può pensare di raggiungere il quorum nel referendum per l'abrogazione della legge Ronchi se ci si mette contro tutti a prescindere dalle diverse sensibilità? Perché non cogliere le smagliature ed infilarsi?
E' questo che intendo per antipolitica, l'incapacità di farsi carico e di elaborare le contraddizioni, contribuendo a chiuderle anziché adoperarsi a renderle feconde. Nel far questo, certo, ci si deve sporcare le mani, è necessario abitare i conflitti, cercare soluzioni possibili. Ma è questo il valore ed il senso della politica.
E così anziché pensare al coinvolgimento di migliaia di persone, delle comunità locali comprese le amministrazioni del territorio, si preferisce chiamare a raccolta le stesse persone che manifestano contro l'alta velocità o l'inceneritore. Magari lanciando qualche anatema contro i politici... Per chi è nelle cose dell'impegno politico e sociale da una vita, sono cose viste e riviste, che finiscono regolarmente nel fanatismo o nel disimpegno. E nel rancore.
Il fatto è che rischia di essere così per ogni cosa. Non amo l'idea di un inceneritore, protesi tecnologica per affrontare l'emergenza, non certo la soluzione. Ma l'emergenza c'è e mi va ancora meno l'idea di portare i rifiuti altrove. Non mi piace traforare le montagne come il groviera, né l'idea che la mobilità sia fatta solo di persone che si spostano di continuo in automobile, senza indagare le riforme strutturali che possano decentrare funzioni, favorire il telelavoro e la responsabilità. Non credo che la ricerca scientifica possa far fronte al carattere limitato delle risorse e al tempo stesso credo dobbiamo darci un limite etico e liberarci dalla schiavitù delle cose... Per tutto questo ed altro ancora è necessario "prendersi carico" con responsabilità. A cominciare da una visione delle cose non ricondotta alla conservazione egoistica del proprio giardino. Farsi carico... vuol dire compromettersi. Temo i puri. E per questo sono inquieto.
Lo scorrere delle ore, gli incontri e le riunioni sono un continuo esercizio nel quale mettere alla prova le idee e la loro traduzione in atti di governo o in proposte di ricerca culturale. Con Edoardo nel definire le linee generali del disegno di legge sull'apprendimento permanente; con Tommaso, nel ragionare insieme su una tre giorni di dialogo sui "confini" fra i giovani del Trentino, del sud e del nord Tirolo; con il gruppo consiliare nell'approntare emendamenti, ordini del giorno, proposte di legge facendo i conti con modalità e contenuti non sempre condivisi; con il Consiglio del Forum per mettere a fuoco il senso di quel che stiamo facendo. Con Beppe, per definire i dettagli della manifestazione che abbiamo organizzato venerdì prossimo alle Gallerie di Piedicastello sul censimento del 1910 quando l'impero austroungarico era un coacervo di lingue e culture. Quello stesso intreccio al quale l'Adige dedicherà l'indomani (8 dicembre) a partire da un mio scritto pubblicato sulla seconda edizione dell'Atlante annuale delle guerre nel mondo. Parlando del passato, per guardare al presente, ovvero la pace come esito dell'elaborazione dei conflitti.
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