"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

28/10/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
Cristo, Sud Tirolo
Nella notte mi sono guardato attentamente i dati relativi alle elezioni per le Comunità di Valle. In queste ore si sono dette le cose più assurde, come ad esempio che andrebbe azzerato il voto per via che la partecipazione è stata del 44,47%. Un dato certo non positivo, che va analizzato anche in relazione al fatto che si votava per la prima volta per un'istituzione che ancora non è nella coscienza comune, che nei maggiori centri è meno avvertito il bisogno di un coordinamento territoriale, che l'informazione non è stata granché ed infine che uno schieramento composito e trasversale ha remato contro questa riforma. Ma ciò nonostante non disastroso, se pensiamo che nelle ultime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo hanno votato meno del 43% degli europei aventi diritto. Come giustamente si è chiesto il direttore del Corriere del Trentino, chiediamo lo scioglimento della più importante istituzione europea?

Nel merito dei risultati, la vittoria del centrosinistra autonomista è stata schiacciante. Era scontata? Non proprio. Il PdL ha cercato di cavalcare le istanze territoriali attraverso liste civiche ed è stata una debacle. Non è affatto vero poi che la Lega abbia tenuto. Il Carroccio ha perso in maniera netta, un po' perché in assenza delle liste del PdL (e nel rimarcare il proprio ruolo egemone nel centrodestra) pensava di fare il botto che invece non c'è stato. E poi perché il risultato del partito di Bossi è largamente sotto il voto delle provinciali di due anni fa.

Per la coalizione che governa in Provincia una prova positiva, che recupera oltremodo anche rispetto alle recenti elezioni comunali. Per i partiti del centrosinistra autonomista un ulteriore segnale che la compattezza viene premiata. Un risultato cui deve corrispondere l'assunzione di nuova responsabilità soprattutto laddove s'impone una correzione di rotta rispetto alle scelte di gestione del territorio: penso a Pergine Valsugana, penso all'Alto Garda. Per il PD del Trentino un richiamo alla necessità di radicarsi maggiormente sui territori e di guardarsi un po' meno nell'ombelico.

Certo, la scommessa di un trasferimento di funzioni dalla Provincia alle Comunità è ancora tutta da vincere così come sarà alla prova dei fatti una nuova classe dirigente. Ma ha ragione chi dice che ora inizia per davvero una nuova sfida.

Qualche amico di altre regioni mi chiama per sapere com'è andata e ancora una volta il Trentino riesce a stupire. Speriamo sia di buon auspicio per le elezioni politiche che gli osservatori indicano nella prossima primavera. Ma il quadro politico nazionale non dà ancora segnali di sapersi ridisegnare e appare davvero difficile immaginare che lo scompaginamento possa venire da Futuro e Libertà. O da Sinistra Ecologia e Libertà, che pure nel panorama della frantumazione della sinistra alternativa rappresenta un soggetto aperto al dialogo. Servirebbe dell'altro, quel cambio di schema più volte auspicato, capace di ridisegnare contenuti ed alleanze a partire dal territorio. O un partito europeo in grado di declinare i temi della sostenibilità in chiave sovranazionale.

Mentre scrivo queste considerazioni penso all'incontro di poche ore fa, nella cornice della Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale di Trento, per la presentazione del libro di Stefano Fait e Mauro Fattor "Oltre i miti etnici". E di come le persone più varie si siano sentite in dovere di venire a congratularsi con me per come ho dialogato con gli autori ponendo temi di pregnante attualità. Non so se il mio approccio sia quello del PD, credo di no, ma so che potrebbe corrispondere ad un pensiero politico che fatica a trovare cittadinanza, non radicale ma nemmeno moderato, semplicemente altro. In sala c'è un pubblico disamorato dalla politica ma verso il quale la politica può e deve ritrovare le parole per ritessere un dialogo. Senza nostalgia, né identità rivolte al passato. L'accoglienza che ricevo mi dice che è possibile.

In questi due giorni, accadono tante altre piccole cose. Una mi preme raccontare in questo diario. Poco prima dell'inizio dell'incontro in biblioteca, riconosco nelle strade del centro la delegazione latino americana che partecipa a Terra Madre Trentino. Vengono dall'Argentina, dalla Bolivia, dal Brasile, dal Messico. Con questi ultimi scatta subito la scintilla ed è davvero strabiliante come la cultura del gusto, della terra e dei colori riesca a farci comunicare come vecchi amici. Con loro e gli altri amici di Terra Madre l'indomani è prevista una giornata di confronto che si preannuncia davvero molto interessante.

 

 

1 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da mauro cereghini il 29 ottobre 2010 11:49
    Hai ragione che in giro non si vede molto. Persone, più che progetti collettivi. Ma tra le persone, terrei un'attenzione verso Vendola. Dice cose non banali, a tratti molto più aperte al futuro del linguaggio da vecchia socialdemocrazia di altri...
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