"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

24/12/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
Galilea, incontro sul vino di Cana
Durante i drammatici giorni della guerra di Gaza venne lanciato con Ali Rashid e Moni Ovadia l'appello "La questione morale del nostro tempo" che in pochi giorni raccoglierà migliaia di adesioni, appello che venne presentato anche a Trento presso il Teatro Sociale nel febbraio del 2009.

Contestualmente avevo presentato una mozione dal titolo "Israele e Palestina. Ricostruire i ponti che la guerra abbatte" poi approvata dal Consiglio della Provincia autonoma di Trento nella seduta del 25 febbraio 2009 da cui prendono il via un programma di impegni assunti dalla PAT nei mesi e anni successivi.

Quello stesso appello è stato alla base della nascita - per iniziativa degli stessi proponenti e di altre persone - di una nuova associazione culturale a livello nazionale che ha preso il nome di "Mezzaluna Fertile del Mediterraneo" con lo scopo di far crescere la cultura, il dialogo e la riconciliazione in quella terra.

Una serie di viaggi in Palestina hanno nei mesi successivi messo a fuoco una serie di progetti dal forte valore simbolico (fra questi il Vino di Cana) che vorremmo segnassero l'avvio di una relazione incentrata sulla valorizzazione delle produzioni agroalimentari e sul ruolo del credito cooperativo.

Così oggi a Lasino, presso la cantina Pravis, ci troviamo come nucleo promotore dell'associazione in Trentino per fare il punto su quanto emerso negli incontri avuti ad ottobre fra il presidente Lorenzo Dellai e il Ministro dell'agricoltura dell'Autorità Nazionale Palestinese  Ismail Daiq, come nei colloqui con l'Istituto agrario di San Michele, con la Federazione delle Cooperative, con Slow Food, con il mondo vitivinicolo trentino e con le realtà del commercio equo e solidale.

L'attenzione cade sulle produzioni che potrebbero esprimere unicità, la vite autoctona, il melograno, i datteri ed altri prodotti caratteristici di quella terra. Sul progetto del Vino di Cana, sul quale da tempo stiamo lavorando sono emerse proprio oggi, confrontandoci con i responsabili di "Proposta Vini", diverse idee interessanti che vanno a completare un quadro di iniziative che vanno dalla formazione (già avviata) alla realizzazione in primavera di una piccola cantina ad Aboud, non lontano da Ramallah.

Che il sistema Trentino possa essere uno dei perni del processo di qualificazione agroalimentare della Palestina sarebbe davvero una cosa importante anche per noi, per favorire quello sguardo incrociato su cui si fonda il concetto stesso di reciprocità. Anche il nostro Natale assume così un valore diverso, diverso dal richiamo retorico ad una terra santa dilaniata da un conflitto che non è affatto estraneo - nella nostra incapacità di elaborazione della tragedia dell'olocausto - all'Europa.

A fine febbraio è prevista la restituzione della visita del ministro dell'agricoltura palestinese attraverso una delegazione che si recherà in Palestina e sarà questa l'occasione per siglare un accordo fra il Trentino e i territori dell'Autorità Nazionale Palestinese.

In queste settimane ci sono state forti polemiche sul significato del fare cooperazione in un contesto di crisi che coinvolge l'Italia e la nostra stessa provincia. E si sono fortemente criticati gli interventi della PAT in una regione della Cina.

Non è solo motivo di orgoglio che la Provincia di Trento destini alla cooperazione internazionale una quota di risorse importante, ben diversa dalle percentuali vergognose che mettono l'Italia fra gli ultimi paesi d'Europa in termini di quote del proprio PIL destinate all'aiuto internazionale. Quel che dovremmo comprendere è che queste risorse finanziarie e ancora di più il quadro di relazioni che si sviluppano da questa nostra terra attraverso una fittissima rete di contatti permanenti con varie regioni del mondo, rappresentano un investimento sul nostro futuro. Perché in un tempo interdipendente quel che accade a qualche migliaio di chilometri da noi si riverbera in tempo reale sulle nostre vite.

Se non sarà pace in Palestina, non avremo pace nemmeno qui. Questo sarebbe ora di capirlo.
 

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