"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

10/12/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
impero austroungarico
La giornata precedente finisce alle 5.30 del mattino. Ma non mi serve la sveglia, perché l'adrenalina fa il suo lavoro e alle 7.30 sono in piedi. Alle 10.00 inizia infatti la seduta del Consiglio provinciale dedicata alla Legge Finanziaria e al Bilancio di Previsione 2011 - 2013. Il presidente Dellai dà lettura della sua relazione, non lunghissima (una ventina di pagine) ma devo dire molto efficace (e che potete trovare nella home page). Perché coglie in pieno la dimensione politica della sfida che investe la nostra autonomia. Un quadro nel quale mi ritrovo e gli appunti che scrivo accanto al testo corrispondono alla scaletta delle cose che avevo in testa di dire nel mio intervento. Dunque una buona base di partenza.

Provo soddisfazione nel vedere che vengono riprese alcune delle cose di cui avevo parlato con il presidente ed in particolare quando, a conclusione delle sei linee prioritarie, Dellai riprende lo slogan "Meglio con meno" che avevo indicato come possibile leit motiv di una nuova fase segnata dalla diminuzione delle nostre risorse finanziarie.

Nei prossimi giorni ci sarà modo di entrare nel merito, tanto della relazione del presidente quanto nella discussione sulla finanziaria. Intanto mi limito ad una prima lettura d'insieme e il mio giudizio è positivo.

Comincia a farsi sentire la stanchezza ed il pomeriggio non è di riposo. Arriva da Sarajevo Kanita Foćak, nostra ospite alle Gallerie di Piedicastello per un nuovo appuntamento del programma "Cittadinanza Euromediterranea", in un incontro dedicato al tema del Censimento del 1910 e agli intrecci della storia fra il 1492 e il 1992. Saper leggere gli avvenimenti fuori da ogni approccio emergenziale e comprenderne le connessioni appare sempre più raro. Ma al tempo stesso decisivo, almeno se vogliamo che la pace non diventi un richiamo tanto rituale quanto banale. E chi meglio di Kanita poteva raccontare il significato che aveva la biblioteca di Sarajevo, non solo per la gente di quella città ma anche nel custodire una storia dell'Europa che non a caso la guerra e i moderni primitivi intendevano cancellare.

La sala delle Gallerie è piena, le persone ascoltano con attenzione il racconto di Kanita fino all'emozione, pur nel pudore che la porta a non entrare nella sua personale tragedia in quella guerra. Le sue parole descrivono la koiné di culture che quella città rappresentava e che i numeri del censimento del 1910 indicarono.

Gli obiettivi dell'assedio della "Gerusalemme dei Balcani" non erano territori da conquistare, nemmeno egemonie da affermare. Era la distruzione di quella città per ciò che rappresentava, erano gli affari che ne potevano venire, era lo "scontro di civiltà" che ancora nessuno aveva teorizzato. E' quel che non si è compreso, ancora oggi, di quella guerra, nello sguardo opaco su quanto accadde negli anni '90 di là del mare, "nella nebbia" per ritornare alla relazione di Lorenzo Dellai "di questo tempo di mezzo".

La serata prosegue con la festa e l'incontro fra la comunità rumena in Trentino e quella di Piedicastello. Ci sono moltissime persone, l'orgoglio dei rumeni nel rappresentare la loro musica e i loro balli. Tanti i legami, compreso quel censimento che nel 1910 riguardò tutta la Transilvania, città come Brasov o Sibiu che un tempo si chiamavano rispettivamente Kronstadt o Hermannstadt, anch'esse parte di un impero che rappresentava una piccola Europa lungo il corso del Danubio.

La stanchezza prende il sopravvento e sento il bisogno di casa.

 

 

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