"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

11/10/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
afghanistan
Dopo una giornata passata tappato in casa con la tosse e un forte mal di gola, attenuato da litri di tisane e miele, invece di starmene in casa tranquillo, vado alla riunione del Gruppo consiliare provinciale. All'ordine del giorno ci sono nodi importanti, come la finanziaria, la regione, l'uso delle risorse del gruppo ed altro ancora.

Ascolto il giornale radio del mattino e avverto un senso di estraneità verso l'ipocrisia di una politica che non sa mai fare un passo indietro, non sa chiedere scusa, dire abbiamo sbagliato. Perché questo si dovrebbe fare rispetto all'intervento in Afghanistan, una guerra che qualcuno si ostina a chiamare "missione di pace". Sapendo che questa presa d'atto non assolverebbe la responsabilità verso decine, centinaia di migliaia di vite spazzate via, in Iraq come in Afghanistan. Ma onestà intellettuale vorrebbe che si riconoscesse che di guerra si è trattato e si tratta, e che ben pochi degli obiettivi dichiarati sono stati raggiunti.

Il presidente Karzai, leader riconosciuto da una parte dell'Afghanistan, ha già iniziato le trattative con i Talebani per cercare di uscire dal pantano. Perché alla fine, questa è forse l'unica via d'uscita. In questo paese ci hanno rimesso le penne tutti, l'Urss e la potente armata rossa se ne andarono via con le ossa rotte e quel mesto ritorno annunciò la fine dell'Unione Sovietica. Così gli Usa e le maggiori potenze occidentali, nonostante le bombe da 500 chili riversate sulle montagne per dare la caccia a Bin Laden, lasceranno dietro di sé solo macerie, un paese lacerato e diviso, in preda alle vendette di una società ancor più arroccata di prima, dove l'unica economia che funziona è quella della produzione e del traffico di oppio.

E mentre il nuovo presidente degli Stati Uniti dirottava una parte del contingente militare americano prima dislocato in Iraq, già metteva le mani avanti, annunciando il ritiro delle truppe della coalizione dall'Afghanistan nel corso del 2011. Qualcuno pensa che dopo dieci anni di guerra in questo paese, che hanno visto i Talebani accrescere la loro presenza sul territorio, saranno decisivi questi ultimi dieci mesi per spazzarli via?

Mi sale la rabbia nel pensare che di fronte alle quattro bare e ai poveri resti dei soldati italiani uccisi in questi giorni in un territorio nel quale la presenza di eserciti stranieri è guardata con ostilità, al Ministro La Russa non venga altro in mente che di armare di bombe gli aerei italiani. E che il PD balbetti parole confuse e non ponga invece l'urgenza di una strategia di uscita per convertire rapidamente la presenza militare in intervento di ricostruzione civile. Niente di nuovo, nessuna capacità di dire "ci siamo sbagliati". Non s'impara mai nulla, questo è il problema. Ancor oggi D'Alema rivendica la giustezza di quei settantotto giorni di bombardamenti sul Kosovo e sulla Serbia, quando si sa perfettamente che quel che si è ottenuto a Kumanovo nel giugno del 1999 lo si poteva ottenere tre mesi prima (e con gli interessi) a Rambouillet. La storia è andata diversamente e ancora oggi lo status di quella regione non trova legittimazione internazionale se non sul piano unilaterale.

Voglio parlarne con Giorgio Tonini ma il suo telefonino non risponde. Dico fra me e me che sono iscritto al PD del Trentino (per mettere un po' di distanza con il partito nazionale), ma oggettivamente è un po' un alibi e così l'estraneità cresce. E' con questo stato d'animo che vado alla riunione del gruppo. Dopo la prima descrizione dei contorni della finanziaria 2011 da parte di Dellai, non c'è stato più alcun momento di confronto e non abbiamo in mano nulla di nuovo. Difficile con questi presupposti avviare un confronto serio, se non ponendo alcune coordinate che partono da una semplice considerazione. I tagli al nostro bilancio sono ben più consistenti dei 60 milioni annunciati, perché le nuove competenze che abbiamo contrattato in sede negoziale con Roma comportano investimenti in Università e ammortizzatori sociali che si aggiungono alle competenze ottenute in passato che pure hanno prodotto un dimagrimento relativo delle nostre risorse.

La strada dev'essere quella di un diverso e più ponderato indirizzo degli investimenti, accanto ad una proposta di sobrietà che ci permetta, analogamente a quel che abbiamo fatto nella fase più acuta della crisi finanziaria, di dirottare ingenti risorse sui capitoli che oggi riteniamo strategici. Fare meglio con meno, ho ripetuto in diverse sedi a proposito della finanziaria 2011. Per farlo occorre un grande progetto di investimento nella conoscenza. Significa investire nell'innovazione, nell'educazione permanente, nella rimotivazione delle persone: temi che mi stanno a cuore e sui quali ho attivato un apposito gruppo di lavoro.  Significa anche tagliare fette di privilegi presenti un po' ovunque, dall'agricoltura alla pubblica amministrazione, dalle opere pubbliche alla cultura dei cappelli piumati. Ma avremo modo di parlarne.

A proposito di sprechi. Alle tre del pomeriggio ci aspettano a Pergine Valsugana, presso l'istituto Maria Curie, per un sopralluogo dove dovrebbe venir realizzato il teatro all'aperto più grande del Trentino, con tanto di torre scenica da 29 metri di altezza. Praticamente il doppio della scuola esistente, una barriera che oscurerebbe la scuola quanto la vista del castello di Pergine. Insieme a noi un gruppo di rappresentanti del Comitato spontaneo che si oppone a questa realizzazione.  Che, comunque la si guardi, non sa da fare: è questa la conclusione a cui arriviamo. Il fatto è che è già stata finanziata dalla PAT, per la verità su un progetto diverso da quello attuale, e confermata senza  indugi dal Comune di Pergine che insiste. E dunque non sarà facile costringere Provincia e Comune a tornare sui loro passi.

Il problema è fortemente avvertito anche dal PD locale, con il nuovo sindaco di Pergine Valsugana i rapporti mi vengono descritti alquanto difficili e non solo per il nuovo teatro. Incombe infatti anche un'altra operazione urbanistica assai discutibile in quel di Calceranica e così, fra una cosa e l'altra, il filo si sta spezzando, il che potrebbe portare alla crisi e alle elezioni anticipate. Questionicina non di poco conto se pensiamo che si tratta del terzo municipio della provincia di Trento.

Con Luca Zeni, che partecipa insieme a me al sopralluogo, conveniamo che la questione è molto seria e che urge incontrare il Presidente Dellai  per trovare una via d'uscita. Ma prima ancora è bene che ci chiariamo le idee anche con il circolo locale del PD del Trentino, al fine di condividere fin dove possiamo spingerci e fino a che punto possono condividere un patto amministrativo con in ballo scelte tanto divaricanti.

Sono ormai le cinque del pomeriggio. La tosse è diventata via via più insistente e forse è il caso che me ne torni a casa.

 

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