"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

04/06/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Festival dell\'Economia, Trento

Difficile riprendere il lavoro come se nulla fosse accaduto. Perché essere associati ad una gestione "privatistica o clientelare" delle istituzioni è per me insopportabile. Perché prosegue lo sciame del veleno. Perché nella rete le parole diventano pesanti.

Mi arrivano molti attestati di solidarietà, ma questo non cancella lo stato d'animo, lo scasso istituzionale  e nemmeno il problema politico, visto che qualcuno ha subito cercato di speculare sulla vicenda per dire che la legge istitutiva del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani andrebbe messa in discussione. Nei giorni scorsi ho messo a disposizione il mio mandato di presidente del Forum all'assemblea che mi ha eletto e alla maggioranza politica di cui sono espressione nell'assemblea del Forum. Su tale verifica non intendo fare alcun passo indietro.

E questo a prescindere da ogni altra valutazione sull'abitabilità della politica. Perché il veleno di questi giorni lascia il segno, non solo dentro di me. Dovrebbe portarci a considerare che questo schema demolitorio rappresenta una spada di Damocle verso l'agire politico, ogni volta che questo esce dallo schema acconsentito.

Il dato di fondo è che si è fatto un gran polverone per nulla. "Dove sta il problema?" si domanda Mauro Cereghini nella sua efficace lettera al Direttore de "L'Adige" e la risposta che si dà è il fatto che la cultura della pace (e il lavoro di questi mesi e anni del Forum) sembra non trovare interesse né sul piano dell'informazione che nelle istituzioni. Forse perché questo tragitto fatto di ricerca, elaborazione e impegno nelle situazioni di conflitto (non importa se vicine o lontane), non fa audience.

Ma questo è solo un aspetto della vicenda. Come non capire che quando la pace esce dalla retorica e mette in campo questioni profonde, che investono l'elaborazione del passato in un contesto dove viene fatto un uso politico e strumentale della storia, dà fastidio? E poi, come non accorgersi che la demolizione delle persone è diventata una tecnica "normale" di lotta politica? Infine, come non vedere che siamo già in campagna elettorale?

Con questo umore mi reco all'incontro della terza Commissione legislativa provinciale.  In discussione un DDL proposto dal PD del Trentino (prima firmataria Margherita Cogo) sui percorsi partecipativi nei processi di realizzazione delle opere pubbliche di significativa dimensione. Non è un'opera di grande dimensione l'impianto della telefonia mobile che si sta realizzando nel centro dell'abitato di Condino, in sostituzione di uno minore già esistente. E, ciò nonostante, l'unica possibilità di bloccarlo sarebbe un nuovo regolamento provinciale sulla localizzazione di tali impianti, dando seguito all'impegno che il Consiglio provinciale ha già
assunto grazie ad un mio ordine del giorno durante il dibattito sulla Finanziaria 2011. Il nuovo regolamento è in via di approvazione, ma intanto le compagnie procedono secondo una normativa nazionale ben lontana dal principio prudenza che dovrebbe informare ogni scelta che ha a fare con la salute pubblica.

Finita la Commissione vado insieme a Federico Zappini alla conferenza stampa di presentazione della campagna "Sulla fame non si specula", proposta a livello nazionale dalla Focsiv e sostenuta sul piano locale da ACCRI e Fondazione Fontana. Porto la mia adesione come presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, un pensiero sul rapporto  fra la limitatezza delle risorse (la terra in primis) e la tendenza alla guerra, e la disponibilità di farmi interprete in Consiglio Provinciale di questa campagna attraverso una mozione che il giorno successivo presenterò corredata dalle firme mia e della consigliera Sara Ferrari, e di tutti i capigruppo (il testo nella home page).  

Me ne ritorno in ufficio. Passo il pomeriggio nel  preparare la mozione di cui sopra, il programma sul tema delle mafie sul quale stiamo lavorando come Forum e che verrà realizzato in collaborazione con Rai Storia  e l'associazione Libera nell'autunno prossimo, l'aggiornamento del sito (in questi giorni questo blog ha raggiunto numeri di accessi mai registrati in precedenza, paradossi della cattiveria).

Oltre alla pazienza (e al sangue amaro), in questi giorni mi sono perso il Festival dell'Economia. Ritengo questa manifestazione una delle cose importanti che questa terra promuove, per le tante ragioni che sono state elencate nel bilancio conclusivo del Festival, ma per una su tutte. Quella di allargare lo sguardo sul presente. Cosa che potrebbe sembrare banale, ma che non lo è affatto se pensiamo alla fatica della politica di leggere questo tempo.

Nello scorrere però i resoconti giornalistici degli interventi al Festival, devo dire di aver riscontrato un eccesso di eclettismo. Ho già scritto sul Festival in passato, a proposito di una visione scolastica delle teorie economiche che ha impedito di spendere anche solo una parola nel prevedere la crisi finanziaria prima che questa sconvolgesse il mercato e le certezze di un pensiero fino ad allora "unico". E' del tutto evidente che un Festival come quello di Trento ha il dovere di proporre visioni diverse fra loro, ma ciò non esclude la necessità di sviluppare un profilo di ricerca che possa essere in connessione con il luogo dove tutto questo si svolge. In altre parole, il Trentino non può essere semplicemente un luogo ospitante come un altro, perché altrimenti il Festival potrebbe essere organizzato a Pechino, a San Francisco o a Nairobi... e non cambierebbe niente se non la location. Di questa necessità di immaginare il Festival dell'economia come un'opportunità di indagare strade di pensiero (penso ad esempio all'economia di territorio) su cui provare ad indicare un valore aggiunto, intendo ritornare nei prossimi giorni.

 

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