"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

21/12/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Mare d\'inverno

Finita la maratona della Legge Finanziaria ci si immagina un po' di calma, ma non è così. In questi giorni prima delle festività natalizie si concentrano appuntamenti e scadenze. Qualche riunione di Commissione Legislativa, l'Assemblea del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, l'incontro sull'agricoltura in Palestina... solo per dire delle cose con più significato. Ne parlerò nei prossimi giorni.

C'è poi l'onda lunga della discussione sulla Finanziaria. Riguarda i due articoli sui quali la maggioranza è andata sotto grazie a cinque defezioni, almeno in parte annunciate. Perché sulla questione del leasing immobiliare si era sparato ad alzo zero e se questo viene dal capogruppo del PD ovviamente qualche problema si pone. Tanto che il Corriere del Trentino si chiede se non dovesse essere messo in discussione. E' dall'inizio della legislatura che nel Gruppo consiliare del PD del Trentino ci sono almeno due modi di intendere il rapporto con la giunta di cui peraltro siamo i maggiori titolari, non è dunque questo il problema ma una questione più di fondo, ovvero come il partito di maggioranza relativa racconta il Trentino e questi quindici anni di governo.

Oggi, di fronte alle ormai prossime dimissioni di Dellai (sempre che il progetto politico legato alla figura di Monti trovi conferma), il tema della tenuta dell'alleanza che ha retto il governo del Trentino si pone in maniera ancora più forte. Ne dovrebbe conseguire una particolare cura del dialogo, non agguati o prove di forza. L'ho già scritto e lo ripeto: un partito serio dovrebbe considerare la figura di Dellai - del presidente che ha guidato per quindici anni l'unica anomalia politica nell'arco alpino - come una grande risorsa. Ma nel sentire di una parte non trascurabile del PD non è esattamente così.

E lo si può vedere anche da come si sta affrontando la questione delle primarie. Per il Senato, dove l'alleanza è nelle cose (ma non per gli apprendisti dell'autosufficienza), qualcuno voleva le primarie. L'Assemblea del PD del Trentino decide (giustamente) di farle solo per la Camera ma questo passa per un pelo. E comunque si dice che dipende dal sostegno che verrebbe dato a Bersani o meno. Ma se la coalizione di centro corre per sé, è evidente che l'accordo lo si potrà fare solo dopo l'esito elettorale. E in ogni caso, ci teniamo così poco a quello che abbiamo realizzato in questa terra in questi quindici anni?

E per la Camera? Ci si sta preparando secondo lo schema appena collaudato delle primarie nazionali, con le componenti che non intendono affatto disarmare e così, invece di lavorare per candidature autorevoli, si propongono persone in base alla fedeltà delle primarie di un mese fa. No comment.

Nel frattempo, le dimissioni da parte del presidente Monti e la convocazione di nuove elezioni per il 24 e il 25 febbraio, accelerano tutto il quadro: primarie del PD il 29 o il 30 dicembre, la scelta di Monti di metterci il nome (anche se non come candidato) per la formazione del polo di centro, il prepotente ritorno di Berlusconi che in una settimana riesce ad occupare ogni network televisivo... E poi il frammentarsi del PdL in mille rivoli, il movimento di Grillo che ancora mantiene nei sondaggi percentuali a due cifre, quello arancione che si propone di aggregare quel che resta dell'Italia dei Valori, dei Comunisti italiani, di Rifondazione e dei Verdi.

Guardo tutto questo con una profonda distanza. Lo schema politico è sempre lo stesso. Partiti nazionali, partiti ad personam, movimenti che cavalcano l'antipolitica. La dimensione territoriale ed europea sono l'altro schema, non so se il PD saprà assumerlo od esserne parte. Un cambio di sguardo che richiede tempo, sperimentazione territoriale, cambio di cultura politica, formazione. A questo intendo lavorare, senza rinunciare alle appartenenze ma nemmeno alla trasversalità.

 

5 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da stefano fait il 29 dicembre 2012 18:02
    (Neo)liberismo e liberalismo non sono la stessa cosa e, quel che più importa, hanno una visione molto diversa del decentramento (i liberali sono a favore della autonomie, i liberisti sono in genere secessionisti e pro-delocalizzazione).

    Il liberalismo è il contraltare della social-democrazia e, assieme ad essa, costituisce il binomio in una feconda dialettica tra libertà ed uguaglianza (feconda quando si fonda su una comune adesione all'idea e sentimento della fratellanza umana).
    Il liberismo è un'altra cosa, come spiega molto bene
    Samuel Freeman (cf. Illiberal Libertarians. Why Libertarianism is not a liberal view, in Philosophy and Public Affairs, 30(2), pp. 105-151, 2002).
    Il liberalismo è emerso in contrapposizione al libertarismo, che invece condivide molti attributi della “dottrina del potere politico privato alla base del feudalesimo”. Come il feudalesimo, il libertarismo si appoggia a “un reticolo di contratti privati” e si oppone all’idea liberale che “il potere politico è un potere pubblico, esercitato con imparzialità per il bene comune”.

    Non c'è alcuna parentela tra l'agenda Monti e quella dei liberali del Partito d'Azione o, prima ancora, dei Girondini (che volevano una Francia decentrata).
    Monti non potrà mai essere amico delle autonomia locali, né desidererebbe esserlo.
  2. inviato da Michele Nardelli il 25 dicembre 2012 10:44
    Io non sono un "montiano", sto leggendo in questo momento la sua agenda e la trovo culturalmente tutta interna al liberalismo novecentesco. Il suo centralismo sarà semmai un problema di Dellai. Ho solo a cuore che la coalizione in Trentino tenga (ed aggiorni la propria visione) e che le istanze dell'autogoverno responsabile possano trovare spazio nel Parlamento italiano, consapevole come sono che la cultura federalista non abiti le grandi famiglie politiche di questo paese. Un abbraccio e giorni lieti.
  3. inviato da vincenzo Calì il 25 dicembre 2012 10:28
    Sul rapporto fra centri e periferie (tenendo sempre presente che ciò che è centro in una fase può diventare periferia in un'altra e viceversa)
    Fra Roma e Trento la partita è aperta: le aperture di Bersani all'autogoverno responsabile sono certe, quelle di Monti lo sono meno. Con l'equilibrismo dellaiano si può cadere e farsi del male. Il patto fra Roma e Trento va sicuramente riscritto, a prescindere dalla questione sudtirolese, con un terzo statuto spiccatamente federalista. Gli interlocutori italocentrici devono però essere convinti che qui fra i monti non vale più il detto latino "Hic sunt leones", e non pare che la scuola bocconiana sia la più attrezzata a comprendere. Una volta tanto, sulla richiesta di fedeltà all'indirizzo politico del PD, che è rispettoso delle autonomie, il gruppo dirigente locale sono convinto abbia visto giusto. Su questo non siamo dello stesso parere e ben venga il confronto aperto. Quello che temo è il prevalere della "morta gora" trentina, non certo il dissenso critico fra di noi.
  4. inviato da Michele Nardelli il 25 dicembre 2012 09:48
    Su un punto non sono d'accordo con te, caro Vincenzo. Se davvero vogliamo che il Senato sia quello delle Regioni e che cresca in Italia un sistema di autogoverni regionali responsabili, non possiamo subordinare le alleanze locali a quelle nazionali. E allora, non è affatto buon senso quello di chiedere a soggetti che sul piano nazionale sono in competizione (ma non alternativi, visto che con loro si dovrà fare un accordo di governo dopo le elezioni) di schierarsi per Bersani. E' una sciocchezza, frutto di infantilismo e di autosufficienza. Ma soprattutto è indice di scarsa visione autonomistica, perché quel che più deve interessarci in questo momento non è quello di avere un senatore in più targato Bersani in Parlamento ma di rappresentare in Italia la visione e le istanze dell'autogoverno della nostra terra.
  5. inviato da vincenzo calì il 24 dicembre 2012 21:40
    no comment... dici, caro Michele; commentiamo pure, la piega che sta prendendo la vicenda dei collegi senatoriali del Trentino.
    L’ultimo colpo di scena in questi giorni festivi che precedono la corsa alle urne del 24 febbraio riguarda i collegi senatoriali del Trentino: all’affermazione di buon senso del Partito democratico che chiede ai partners della coalizione con cui governa la Provincia di vincolare gli eventuali candidati comuni alla fedeltà al candidato premier Bersani nell’azione parlamentare, UPT e Patt si dichiarano blok frei, proprio quando la SVP dichiara la propria alleanza parlamentare esplicita con il PD. Se per il PATT sono possibili ripensamenti - non mancheranno a quel partito i suggerimenti del cugino maggiore - per il partito dellaiano che si avvia verso l’alleanza organica al nuovo centro montiano parrebbe precluso il ritorno all’organica alleanza di CSA, visto che Casini, gran tessitore del neocentrismo, ha subito dichiarato di volersi alleare al PD solo dopo le elezioni e solo se sarà necessario (delirio di autosufficienza?). Una bella frittata, che al Senato, potrebbe comportare la perdita del collegio di Trento come avvenne già in passato, con Mauro Betta e ancor prima con Beniamino Andreatta, entrambi usciti sconfitti dalla competizione elettorale. Una sconfitta, quella sul seggio di Trento, che avrebbe molti padri: l’UPT, che dopo aver gridato alla lesa autonomia da parte dell’ex governo Monti, si appresta ad entrare in alleanza con un Monti, quello dell’agenda per il futuro dell’Italia, che dichiara di voler agire in continuità con la propria azione passata, e quindi poco attenta alle specialità autonomistiche (vedi BZ): un PD trentino che, dell’opzione federalista con il partito nazionale intesa a garantire piena autonomia nella scelta dei candidati e dei programmi, ha fatto uno dei punti irrisolti del proprio programma. Se si vuole finalmente aprire la strada ad un Senato delle Regioni sul modello tedesco, con un forte radicamento territoriale, si dovrebbe partire individuando e sostenendo candidature che della specialità autonomistica del Trentino si facciano garanti fino in fondo, senza inseguire ambiguità partitiche ne tantomeno calcoli dettati dalle carriere personali. Il tempo stringe e noi cittadini elettori speriamo ancora in un rinsavimento della coalizione di centrosinistra autonomista.
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