"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

27/09/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Anni \'70

Proseguono i lavori del Consiglio provinciale. Stiamo trattando il testo di legge unificato che modifica la normativa provinciale
sull'energia, un tema importante, per certi versi decisivo, in un territorio come il nostro dove l'acqua rappresenta una straordinaria risorsa non solo per l'uso (a volte irresponsabile) che ne facciamo nella nostra vita domestica ma anche per la produzione di energia, per l'agricoltura, per l'equilibrio ambientale. L'aver a disposizione una così ingente risorsa naturale, non ci ha messi comunque nelle condizioni di autosufficienza energetica. Il Trentino esporta energia, ma questo è purtroppo compensato (e superato) dall'uso che facciamo dei combustibili fossili.

Affrontare dunque il tema del bilancio energetico è, qui come altrove, decisivo. E però non sembrerebbe affatto così, almeno a guardare l'interesse (o, meglio, il disinteresse) con cui viene trattato questo argomento: un'aula semivuota, molti gli interventi di circostanza, qualche disco rotto che ci spiega come nel passaggio da Enel a Dolomiti Energia il Trentino avrebbe regalato ai privati una fetta del business (quando si guarda il dito e non la luna). Rari i consiglieri che ascoltano gli interventi degli altri. E'
paradossale che l'aula si animi solo per alcuni emendamenti francamente insignificanti.

La nuova normativa che in serata votiamo a maggioranza rappresenta un importante passaggio nella direzione della valorizzazione delle fonti rinnovabili e nelle politiche di sobrietà. E di questo vanno ringraziati i gruppi consiliari che hanno presentato i testi originari e, fra questi, in particolare il consigliere Anderle attorno alla cui proposta si è incardinata la nuova legge.

Nel Consiglio l'attenzione è piuttosto riservata alla valanga di inchieste che si stanno espandendo a macchia d'olio nelle Regioni
italiane. Una giornalista mi chiede che cosa ne penso dell'iniziativa intrapresa dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province Autonome per il taglio del numero dei Consiglieri Regionali (vedi il documento nella home page). Rispondo che una cosa è la messa in discussione dei privilegi (a cominciare dai vitalizi che ancora permangono in quasi tutte le Regioni
italiane, oltre che al Parlamento), altra cosa è il taglio delle istituzioni e della politica. Muoversi in maniera scomposta di fronte all'emergenza e al polverone mediatico altro non comporta che l'accodarsi al clima del momento  e minare il sistema delle autonomie locali. Lo stesso dicasi per quanto riguarda il metodo, ovvero la richiesta al governo di modificare per decreto la composizione delle assemblee regionali. Una vera e propria offesa al principio di autogoverno.

Il problema è che forse mai come in questo contesto l'autonomia sembra essere lontana dal sentire della politica. La posizione assunta da Renzi contro le regioni a statuto speciale rappresenta infatti solo l'iceberg di una cultura politica diffusa e trasversale di natura centralista e che l'attuale governo tecnico interpreta mettendo in discussione anni di battaglie. Tutto questo non è affatto estraneo alla discussione nel centrosinistra e nello stesso PD, convinto come sono che oggi la crisi della politica (e delle sue forme) richieda un cambio di paradigma imperniato proprio sul territorialismo. Approccio che non trova nelle primarie del centrosinistra una sua espressione politica, che peraltro fatico a trovare anche nel PD tanto che se avessimo a che fare con un congresso vero varrebbe la pena di darle rappresentazione.

Così ammetto di sentirmi piuttosto sollevato nell'avere, in concomitanza con l'assemblea del PD del Trentino, un incontro pubblico a Volano sul tema dell'amianto. Una sala gremita di partecipanti a parlare di un problema di grande rilevanza ambientale e sociale, può aiutare a riconciliare cittadini e politica. E così avviene, nel fitto confronto che segue la mia ampia esposizione. Una discussione tutt'altro che banale, nella quale la questione amianto diventa l'occasione per riflettere su uno sviluppo senza limiti, sul principio prudenza che dovrebbe presiedere le nostre scelte, sulla responsabilità di chi sapeva delle patologie correlate all'amianto ed è stato zitto in nome del proprio profitto.

Per la verità, qualcuno dei presenti in sala mi chiede di ritornare a Volano per parlare anche delle questioni che occupano le cronache giornalistiche, quasi infastidisse ammettere che la politica possa dare buona prova di sé. E, ovviamente, non mi sottraggo all'invito.

A fine incontro vado a prendere un bicchiere di vino con Claudio Simoncelli. E' molto tempo che non ci vediamo e quindi è l'occasione per scambiarci un po' di idee sul presente. Come a toccare corde comuni, ci si intende al volo, a testimonianza di una storia di cui siamo orgogliosi ma della quale c'è scarsa memoria.

Quando torno verso casa è ormai passata la mezzanotte.

 

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