"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

01/10/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Sviluppo

Inizia una nuova settimana che si preannuncia intensa. Prende il via il confronto in maggioranza sulla legge finanziaria 2013, un passaggio importante e difficile per effetto dei tagli al bilancio, prevedibili in oltre 250 milioni di euro, e per essere l'ultimo atto politico di rilievo di questa legislatura. Sarà l'ultimo tratto dell'impronta politica che in questi cinque anni ha cercato di affrontare una crisi finanziaria diventata via via strutturale. Tanto che parlare di crisi può in effetti risultare fuorviante, perché la crisi altro non rappresenta che il nuovo contesto. O qualcuno ancora si illude che si tratti di una turbolenza passeggera?

Non è affatto una questione terminologica. Se la crisi è strutturale, richiede risposte capaci di incidere sull'assetto economico e finanziario del nostro territorio. Non congiunturali, dunque. Ecco perché è importante rafforzare l'economia connessa al territorio, legata alle sue vocazioni e alla sua unicità. Su questo aspetto sto lavorando da qualche mese con un gruppo di lavoro, proprio con l'obiettivo di portare nuove idee nella prossima legge finanziaria. Ed un'impronta territorialista niente affatto scontata.

Per la verità, devo ancora recuperare le energie della settimana passata. Che infatti, dopo la maratona in Consiglio e gli impegni serali, si è prolungata nel week end con la partecipazione alla giornata nazionale del libro e con le iniziative relative al rinnovo del protocollo Millevoci sul tema della cittadinanza. Che meritano qualche annotazione nel nostro diario.

"Il Gioco degli specchi", referente trentino del presidio del libro, ha organizzato sabato mattina - non a caso presso la Biblioteca comunale del capoluogo - un itinerario di letture in sintonia con il percorso del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani sul tema del "limite". Un lavoro meritorio, per avvicinare le persone non solo alla lettura ma al piacere del libro, a questo amico che ci accompagna per la vita ma al quale gran parte delle persone hanno rinunciato, preferendo addormentarsi la sera davanti alla televisione. Ma anche alla necessità dello studio, laddove la conoscenza diventa tratto essenziale di una cittadinanza consapevole e responsabile.

In un contesto in rapida trasformazione abbiamo bisogno di incrociare gli sguardi, mettere in circolo i saperi, investire parte del nostro tempo in conoscenza. Se ciò non avviene, l'esito è facilmente immaginabile e, purtroppo, lo abbiamo sotto gli occhi ogni giorno. L'informazione è ridotta al clamore dello scandalo e al gossip, i corpi intermedi rincorrono l'emergenza e la propria sopravvivenza, le istituzioni diventano luogo di esercizio del potere e del privilegio.

"Una cosa meravigliosa: portar nella sfera del potere nuove idee, o meglio, se è lecito dirlo - e qui diede un lieve respiro - semplicemente idee". Scriveva così Robert Musil nel suo capolavoro, quel "L'uomo senza qualità" nel quale l'autore descrive il crepuscolo dell'impero austroungarico e il cruciale passaggio di tempo che annuncia il XX secolo. "Semplicemente idee..." quasi un programma anche per questo nostro tempo.

Come in ogni passaggio cruciale, corre in nostro aiuto la poesia. Così l'autore che propongo ai ragazzi che affollano la sala degli affreschi è un poeta, Andrea Zanzotto, scomparso esattamente un anno fa e che ricorderemo il prossimo 16 ottobre a Trento (ore 20.30, Castello del Buonconsiglio) con Goffredo Fofi.

E poesia sono anche le parole di Gianmaria Testa che nella piovosa serata autunnale di Cles ci regala i suoi testi sulla tragedia di un mare che inghiotte le vite di migliaia di giovani alla ricerca di un futuro. "In fondo al mar profondo / ci lascio il canto mio che non consola / per chi è partito e si è perduto al mondo". Nel pubblico anche la sindaca di Cles Maria Pia Flaim, che mi ringrazia per aver scelto la sua città per il concerto di un autore così prestigioso come Gianmaria Testa. Che pure, come del resto per Zanzotto, è incredibilmente sconosciuto al grande pubblico.

Eh sì, semplicemente idee... Nella crisi dei corpi intermedi e della politica è proprio qui il punto cruciale. E' quello che ancora si fatica a comprendere anche nel mondo della cooperazione internazionale che si riunisce a Milano su proposta del ministro Riccardi. Che infatti si attarda a discutere di percentuali di bilancio da dedicare alla cooperazione, peraltro vergognosamente inconsistenti, quando il problema è nell'idea stessa dell'aiuto allo sviluppo. Quante volte ho ripetuto in questi anni che la crisi della cooperazione internazionale riguarda il suo sguardo vuoto sul presente...  che dobbiamo smetterla di dividere il mondo in nord e sud del mondo, in sviluppo e sottosviluppo, in donatori e beneficiari...

... in politica interna e politica estera. Mi chiama Fabio Pipinato e mi dice che il premier Monti ha appena pronunciato queste stesse parole, che nel tempo dell'interdipendenza la vecchia distinzione fra politica estera e quella nazionale fa solo sorridere. Mi suggerisce di metterci il copyright. Ma nessuno se ne accorge, tanto che a sera i tg parleranno solo del Monti bis. Le Ong continueranno a cercare disperatamente di farsi approvare progetti per sopravvivere. La politica non andrà oltre un Veltroni che decide (senza poi farlo) di andare in Africa, quando semmai il problema sarebbe quello di smetterla di espropriare quel continente, nelle materie prime come nell'omologazione culturale.

Ne parlo con Miriam, una giovane laureata in scienze politiche ad indirizzo internazionale presso l'Università di Perugia. La vedo ascoltare con un certo stupore le mie idee sulla cooperazione internazionale, quasi spiazzata da una riflessione che mette in discussione i cardini stessi su cui si fondano centinaia di organizzazioni non governative e quella stessa con cui collabora. Lo stupore nasce anche dal suo sentirsi catapultata per le ragioni della vita in una terra che pensa di periferia, per ciò stesso chiusa alle cose del mondo. Le spiego che così non è, che quello scarto di pensiero di cui avvertiamo in molti il bisogno trova qui un laboratorio che, anche grazie all'autonomia, sa essere - nonostante tutto - ancora fertile.

Mi fa piacere che in serata il presidente Lorenzo Dellai, di fronte a Lilly Gruber che lo incalza da leader ormai nazionale del centro, le risponda che queste vecchie categorie della politica andrebbero radicalmente ripensate. Ma, a ragion del vero, anche il laboratorio politico trentino da un po' di tempo non offre grandi segni di vitalità.

 

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