"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

30/11/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
la sala incontri del cafè de la paix

Mamma mia che settimana. Quando chiudiamo nel pomeriggio di venerdì la sessione del Consiglio Provinciale ho solo voglia di andarmene a casa. Proverò a riassumere gli avvenimenti (quasi) seguendo un mio ordine di importanza.

Ieri sera l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato a larghissima maggioranza la risoluzione con la quale allo Stato di Palestina viene riconosciuto lo status di paese osservatore non membro. Un passo storico nel processo di tutela internazionale e quale condizione per il rispetto delle innumerevoli risoluzioni internazionali sul conflitto israelo-palestinese, non a caso avversato con ogni forza da Israele. Il fatto poi che l'Italia abbia votato a favore della risoluzione è un altro aspetto importante e per nulla scontato fino a poche ore prima dell'annuncio. Al quale abbiamo contribuito in maniera sicuramente importante attraverso l'appello che ho scritto insieme ad Ali Rashid e Moni Ovadia e poi sottoscritto da autorevoli esponenti della cultura, del sindacato e della politica italiana. Ne parleremo martedì prossimo 4 dicembre, presso il Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale (a Trento, vicolo San Marco 1) con Ali Rashid.

E' questa una settimana cruciale nelle primarie del centrosinistra. Lo scontro fra Bersani e Renzi sembra acutizzarsi non soltanto sui contenuti ma ad iniziare dalle regole e l'impressione che ne ricavo è che si voglia far saltare i ponti alle spalle dei contendenti, come se la divisione divenisse irreversibile. Come avevo previsto, si è trattato di un congresso senza averlo nemmeno convocato, al quale partecipano tutti, a prescindere dall'essere o no parte dell'impresa. Un meccanismo inquinato, so quel che dico. Ho già detto quel che penso delle primarie nel precedente "diario di bordo". Ho un'idea diversa della partecipazione democratica e della politica, che non si riduce allo schiacciare un pulsante per questo o quello. Ne parlo con un giornalista che mi chiede quel che accadrà domenica ma da un colloquio di diversi minuti non sa che ricavarne la frase "la partita è aperta". Davvero mi cascano le braccia.

Sono molto preoccupato per questa deriva plebiscitaria, come lo sono per l'esito del voto perché nel caso di una vittoria di Renzi questa deriva assumerebbe le caratteristiche della valanga. Mi convinco sempre più che in ogni caso sia necessario lavorare per quel "cambio di schema di gioco" che può venire solo dalla dimensione europea e territoriale della proposta politica. Che il PD non sa ancora fare propria e che non centra nulla con il progetto di Montezemolo.

L'assenza di un nuovo paradigma territoriale ha molto a che fare con la vicenda ILVA di Taranto. L'azienda che gestisce il più grande impianto siderurgico d'Europa, dopo aver fatto montagne di denaro (finiti in Svizzera) ora decide che i vincoli ambientali posti in essere sono troppo onerosi e decide la chiusura, lasciando ventimila persone sul lastrico. Si ripete così il ricatto infinito fra ambiente e lavoro, esito di un modello di sviluppo industrialista che portato alla realizzazione del Petrolchimico nella laguna di Venezia e lastricato la costa più bella del mondo di impianti insostenibili che con la straordinaria unicità dei luoghi non avevano nulla a che vedere. Non è facile uscirne. Bisognerebbe in primo luogo imboccare una strada (e una consapevolezza) diversa, una politica europea dell'acciaio affinché le biodiversità di questo paese divenissero un patrimonio europeo capace di dare lavoro e dignità alla sua gente. A complicare le cose arriva anche un tornado, simbolo di un clima impazzito a forza di emissioni inquinanti, e il cerchio si chiude. Sapremo essere protagonisti di una nuova visione? Temo che il confronto delle primarie non abbia affatto sciolto questo interrogativo.

L'altra faccia dell'antipolitica corrisponde al rincorrere la cosiddetta opinione pubblica. Così arriva in aula la proposta di riforma della legge elettorale che cancella l'incompatibilità fra le cariche assessorili e quelle consiliari. Si cancella una norma che aveva sicuramente rafforzato il ruolo del legislativo rispetto all'esecutivo, ma la furia di tagliare un po' di soldi ci fa fare una riforma in fretta e furia, mettendo mano a suon di colpi d'accetta alle regole elettorali. Non sono d'accordo, ma temo che un mio voto diverso possa venir strumentalizzato, facendomi passare come chi non vuol tagliare i costi della politica. E poi, lo ammetto, in campagna elettorale mi ero espresso criticamente sulla cosiddetta "porta girevole". E così alla fine voto una modifica legislativa nella quale non mi riconosco.

Sono molti i paradossi. Il giorno precedente la Lega, con una iniziativa del tutto strumentale, aveva proposto una modifica dello statuto di autonomia che si prefiggeva di indicare l'acqua come bene comune e di rendere obbligatoria la gestione pubblica del servizio idrico. Intervengo nel dibattito dicendo che sono dieci anni almeno che mi batto per considerare l'acqua come bene comune (questo consiglio ha già approvato tre anni fa un mio ordine del giorno che affermava proprio questo) e che considero quella pubblica o comunitaria la strada maestra nella gestione del servizio idrico integrato. Una strada maestra che la PAT ha intrapreso prima ancora dell'esito referendario, mettendo in condizione i Comuni che avevano fino a quel punto gestito in economia il servizio idrico di poterlo continuare a fare e nell'avviare un processo di ripubblicizzazione dell'acqua per i Comuni che l'avevano data in gestione a Trentino Servizi (interamente pubblica) poi confluita in Dolomiti Energia (a maggioranza pubblica). Una strada oltremodo rafforzata con l'esito referendario e difesa anche dalle politiche governative che l'esito referendario avrebbero voluto aggirare (stoppati in questo dalla Corte Costituzionale). Tanto che oggi si è in prossimità dello scorporo dell'acqua da DE e vicini alla costituzione di un nuovo soggetto interamente pubblico (dei Comuni) per la gestione del servizio di acquedotto che assorbirà le utenze di Trento, Rovereto e di un'altra decina di Comuni che saranno della partita. Ma tutto questo ai demagoghi non interessa. Pensano di metterci in difficoltà, anche perché con il voto di astensione dato in Commissione da PD (Margherita Cogo) e dell'Italia dei valori la proposta era passata. Ma in aula, questa manovra viene seccamente respinta, proprio ribadendo il percorso, uno dei pochi in Italia, di ripubblicizzazione dell'intero servizio idrico provinciale.

In Consiglio provinciale si discute di bilancio del Consiglio e dunque anche di quelle poche risorse che al Forum vengono assegnate per dare attuazione alla legge 11/91 che l'ha istituito indicando funzioni di grande valore che richiederebbero ben più del bilancio che peraltro oggi viene tagliato del 10%. Quella legge venne votata con il solo voto contrario del MSI. A vent'anni di distanza ci troviamo a dover prendere atto che il fascismo ha fatto proseliti, tanto è vero che ogni volta che si parla del Forum nel Consiglio (e non solo in questa legislatura) si scatena qualcosa di viscerale che quella legge vorrebbe cancellare. E che la pace diventasse un'icona da celebrare piuttosto che una prassi su cui interrogare i comportamenti e le scelte dei cittadini come della politica. Le parole che vengono pronunciate sanno di livore, falsità e cattiveria: davvero una brutta pagina per il Consiglio Provinciale. Ne parlo con il presidente Dorigatti e ne intendo parlare alla prima occasione con la maggioranza che in queste circostanze appare incerta, quasi che questi argomenti fossero altro rispetto al programma di governo.

E' avvilente che questo avvenga proprio nel giorno in cui si avvera un vecchio sogno: il Café de la Paix. Che, alla faccia di tutto questo, apre col botto. Tantissime persone ma soprattutto quello che colpisce tutti è lo spirito del luogo, la sua raffinatezza a dispetto della sobrietà (anzi, grazie ad essa...) e di un arredamento totalmente affidato al riuso, la qualità della musica e della proposta enogastronomica. Ne approfitto per ringraziare tutte le persone (ed in primis Francesca e Federico) che hanno contribuito a realizzarlo questo vecchio sogno che avevo coltivato fin dai tempi della Casa per la pace con Gigio Calzà. Vederci qui in questa serata merita davvero l'abbraccione che ci dedichiamo. Fra tanta gente, anche il sindaco di Trento Alessandro Andreatta che nel suo messaggio all'inaugurazione parla di uno spazio che grazie a questa iniziativa viene restituito alla città rendendola più ricca e bella.

 

1 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da stefano fait il 01 dicembre 2012 08:15
    Chiunque voglia unire gli esseri umani, invece di dividerli, troverà sempre formidabili ostacoli: alcuni dettati dall'interesse, altri dall'istinto e dalla paura, ma comunque sempre da una certa forma mentis che è all'origine dei mali del presente (e del passato e del futuro.
    Beni comuni, dialogo con i popoli dell'altra sponda del Mediterraneo, pace, giustizia sociale, Linux, ecc. tutta "roba" in controtendenza rispetto al processo di frammentazione, atomizzazione, partizione e privatizzazione che fa comodo sia a certi esponenti del mondo finanziario, sia ai populisti.
    Tuttavia, a causa principalmente loro e dell'indolenza ed indifferenza di tanti altri, l'umanità sta procedendo da tempo nella direzione sbagliata e quindi non hai altra scelta che continuare a fare quel che va fatto, come da esortazione di Langer.
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