"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

15/10/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Come si vive in Italia. Rapporto Quars 2011

Nel fine settimana leggo la bozza del libro che Rade ha scritto per Marcella. Perché una storia di dolore come tante altre che si consumano nella solitudine delle mura di casa e nell'impotenza di fronte ad una medicina spesso sorda e chiusa nel proprio dogmatismo, possa aiutarci a riflettere e a migliorare il nostro approccio con la malattia. Se ne parlerà, di questo lavoro.

Incontro Rade nella tarda mattinata di una giornata piovosa. Nelle parole con cui mi racconta del calvario di Marcella non c'è rancore. Al contrario, c'è la delicatezza, quasi il pudore, verso una storia che con Marcella ha travolto anche la sua vita. E c'è il timore che questo racconto possa in qualche modo ferire una terra che ha imparato ad amare, come se la critica verso alcuni aspetti della sua struttura sanitaria potesse far male piuttosto che aiutarci a migliorare.

Nella storia di Marcella c'è la solitudine di ognuno di noi di fronte al cancro. Ma anche la possibilità di uno sguardo diverso che ti può aiutare ad affrontare la malattia nella consapevolezza che la cura abita in primo luogo dentro ciascuno di noi. Due ore volano via.

Sono al Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale per confrontarmi sul corso internazionale "Sponda Sud". Ne avevo parlato già più di un anno fa con la direttrice del Centro Jenni Capuano, a partire dall'esigenza di mettere a disposizione questa nostra terra e i livelli elaborativi più avanzati della nostra autonomia per contribuire alla formazione di una nuova classe dirigente nei paesi della Primavera araba. Poi non se ne è fatto più nulla, anche se questa idea l'ho continuata a coltivare almeno sul piano delle relazioni con questi paesi. Ora però ci troviamo con un percorso calato dall'alto, senza aver coinvolto la realtà delle associazioni che operano nella regione e senza capitalizzare alcuna delle relazioni che come Forum abbiamo costruito nel corso dell'insorgere nonviolento delle popolazioni.

Così non va. Voglio dire che una maggioranza che governa questa terra deve avere una posizione condivisa anche sul piano delle relazioni internazionali. E se quella seguita per anni non è più condivisa, lo si deve dire e diventare così oggetto di confronto. Cerchiamo di rimediare, anche se mi rendo conto che fra la mia proposta di allora e quel che si va realizzando c'è una distanza profonda sin dai meccanismi di selezione dei partecipanti. Il giorno successivo mi trovo a confrontarmi con le persone che insieme a me lo scorso  anno sono stati protagonisti del percorso sulla "cittadinanza euro mediterranea": sono giustamente indignati per una modalità di realizzazione dei percorsi formativi che non coinvolgono i territori, le relazioni costruite e i suoi saperi. Ed hanno perfettamente ragione. Ne parleremo alla prima occasione di incontro fra i soggetti istitutivi del Centro, perché considero inaccettabile un uso personalistico delle istituzioni.

Al Gruppo consiliare del PD del Trentino discutiamo del presente e del futuro della Regione. La proposta che presentiamo alla discussione delinea una Regione a cui vengono tolte definitivamente le competenze amministrative residue e a cui viene riconosciuto un forte ruolo politico nel rapporto con lo Stato, con l'Europa e con le minoranze. In questa legislatura non si modificherà nulla nell'assetto regionale ma questo non impedisce che si elabori una proposta per il futuro e che alcune scelte ad invarianza di statuto non possano essere compiute. Metto in chiaro che questo tema non è ascrivibile al tema, ormai quasi ossessivo, dei tagli ai costi della politica, che ci porterebbe fuori strada, anche se una riorganizzazione come quella che andiamo a proporre ci potrà aiutare anche in una gestione sobria delle risorse dell'autonomia. Sulla bozza di documento c'è nel gruppo una sostanziale convergenza di opinioni.

Accadono poi strane coincidenze. Nel giorno in cui l'amico Rade mi racconta di una sanità trentina incapace ad aprirsi ad altre visioni, un'altra persona che conosco per la sua serietà e impegno professionale in quest'ambito mi espone un quadro piuttosto preoccupante di progressivo impoverimento qualitativo dell'ospedale provinciale, nonostante quella trentina sia una sanità ricca di risorse finanziarie: concorsi andati deserti, mancanza di una politica per portare in Trentino figure di eccellenza, un diffuso fenomeno migratorio per gli interventi più complessi, perfino scarsa qualità nei servizi a cominciare dal cibo scadente in appalti che ancora non tengono conto delle leggi provinciali in materia di filiere corte (che cosa ci fa il latte Giglio nelle corsie dell'ospedale Santa Chiara?).

Questo sguardo incrociato (esterno ed interno) mi fa riflettere e mi chiedo quanto la politica trentina abbia la capacità di percepire questi segnali: ne parlo con chi nel mio gruppo consiliare ha seguito più da vicino il comparto sanitario anche come presidente della IV commissione legislativa provinciale (Mattia Civico), per capire se lui abbia acquisito una percezione diversa. Ma in buona sostanza mi dà conferma di un processo di progressiva dequalificazione e di involuzione burocratica a tutto scapito dell'eccellenza.

Anche qui il bisogno di nuove visioni si avverte. Se penso alla malasanità che possiamo riscontrare in altre parti del paese, probabilmente in Trentino le cose vanno certamente meglio (ma è ancora forte l'eco del caso "Cappelletti", la funzionaria dell'Azienda accusata di essersi appropriata di svariati milioni di euro). Il fatto è che con un bilancio che assorbe un quarto delle risorse complessive della nostra autonomia potremmo permetterci ben altri risultati. Ricordo che anche sul piano degli indicatori sulla qualità regionale dello sviluppo (l'indice Quars) la nostra sanità non risulta ai primi posti (sul piano regionale al sesto posto, ma con il Sud Tirolo che esprime punti di qualità maggiori), a fronte del primo posto complessivo della nostra regione. Decido di andare a più a fondo.

Se la politica non sa guardare lontano, l'insieme della comunità ne risente. Ed oggi, lo devo dire con l'amarezza di esserne parte, la politica trentina è in affanno, il Trentino fatica a continuare ad essere quel laboratorio originale che abbiamo conosciuto, nonostante l'onda lunga di altre stagioni ancora riverberi livelli significativi di partecipazione e di autogoverno.

La giornata finisce con l'incontro con Valentina e Viviana, giovani insegnanti che si trovano in una particolare condizione di precarietà insegnando nella scuola primaria ma non essendo stata loro concessa la possibilità di iscriversi nella condizione di riserva nella terza fascia delle graduatorie provinciali. La loro situazione è complessa e percepisco quanto sia necessario nel mondo della scuola rimettere mano all'assetto del personale docente. Il fatto che per anni non si siano fatti i concorsi di abilitazione ha creato una situazione insostenibile, fatta di insicurezza e insieme di demotivazione. Anche se, nel caso in questione, avverto al contrario che la motivazione e il senso di responsabilità non manca. Non mi sono mai prestato ad essere tirato per la giacchetta, ma in questo caso ho la percezione di una discriminazione vera che va risanata ed anche nel colloquio con Gabriella (la mia compagna che quest'anno è al quarantesimo anno di servizio nella scuola elementare) e l'indomani con l'assessore Dalmaso ne ho una sostanziale conferma.

La giornata si conclude. Mi rimane la sensazione che una stagione si stia concludendo. E il giorno successivo ne avrò una riprova nella relazione del Presidente Dellai che anticipa le linee della prossima manovra finanziaria provinciale.

 

1 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da stefano fait il 17 ottobre 2012 13:49
    A proposito di cittadinanza euromediterranea. Ho constatato la sua utilità come strumento investigativo.
    Come si capisce se uno è un regionalista di destra (ridotta alpina + fortezza europea) o di sinistra (glocale)?
    Basta domandare come si ponga nei confronti del Mediterraneo. Se vede il Mediterraneo come un ponte è un regionalista di sinistra, se lo vede come un muro provvidenziale allora è di destra.
    Lo stesso vale per i progetti europeisti: quali includono il Mediterraneo (De Gaulle e la tradizione italiana) e quali lo escludono (la tradizione mitteleuropea)?
    La cittadinanza euromediterranea è una cartina di tornasole utilissima.
il tuo nick name*
url la tua email (non verrà pubblicata)*

Link ad altri siti

  • link al sito Sifr - la solitudine della politica
  • osservatorio balcani
  • viaggiare i Balcani
  • link al sito Forum trentino per la pace e i diritti umani
  • Sito nazionale della associazione Sloow Food
  • link al sito dislivelli.eu
  • link al sito volerelaluna.it
  • ambiente trentino
  • pontidivista
  • Sito ufficiale della Comunità Europea