"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

10/06/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Un\'agorà su via Brennero

In molti mi suggeriscono di rallentare. Ovviamente hanno ragione, la cultura del limite dovrebbe essere parte integrante del nostro modo di vivere e anche la cifra di un impegno politico e sociale che richiede equilibrio e sobrietà. Sono talvolta le stesse persone che ti chiedono di esserci nelle iniziative e l'esito è che anche la domenica non riesco a staccare la spina.

Cose belle, s'intende. A Trento nord, un tratto di via Brennero è chiusa al traffico come a prefigurare quel che potrebbe accadere se quella strada venisse declassata e la barriera "autostradale" che separa un quartiere nato senza una vera e propria pianificazione diventasse una piazza. Così una strada diventa, anche solo per un giorno, un'agorà.

Per iniziativa della Circoscrizione e dei gruppi culturali della zona, musica, giochi, parole... per costruire un senso di comunità che ancora non c'è. Annalisa Tomasi ci sta lavorando da tempo a questa iniziativa arrivata quest'anno alla seconda edizione. E' un percorso, spiega ai presenti, che ha l'ambizione di far uscire dal degrado un pezzo di città che fatica a trovare una sua identità in mezzo ai magazzini, ai centri commerciali e ai negozi. Non luoghi, ma in questi agglomerati privi di bellezza la gente ci vive, ci vivono nuove famiglie, tanti bambini.

Tutti ne hanno consapevolezza, gli interventi che si snodano in uno spazio di pensiero ricavato in mezzo alla strada sono all'unisono. Quelli dei consiglieri della circoscrizione, degli assessori comunali presenti come dei consiglieri provinciali (solo il sottoscritto e Andrea Rudari, per la verità). Ci sono tante piccole cose che si possono realizzare, per rendere meno faticosa la vita in questa parte della città. Ma se non si mette mano alla pianificazione urbanistica e non si ripensa lo sviluppo della città, qui i centri commerciali e gli edifici senza qualità continueranno a spuntare come funghi. Questo è il tema che pongo all'attenzione, perché se verranno edificati tutti gli spazi che sono previsti dal PRG lungo via Brennero e più in generale in questa parte della città, a cominciare dall'area ex Sloi per arrivare fino a Canova, la situazione non cambierà affatto.

C'è un disegno della città da riprendere in mano e questo riguarda anche il rapporto con il resto del territorio provinciale. Perché fin quando tutte le funzioni saranno dislocate lungo l'asta dell'Adige, Trento è destinata a crescere a dismisura. Si richiede quindi un disegno condiviso fra quel che si intende fare in Provincia con il nuovo ruolo delle Comunità di Valle, con i nuovi progetti di mobilità alternativa (banda larga, telelavoro...) e la necessità di ridiscutere la pianificazione urbana. Perché è evidente che se si costruirà su tutte le aree in gioco (Italcementi, Sloi, buco Tosolini, area Brigata Acqui, Canova, area ex Lenzi, via Brennero...) Trento avrà 150 mila abitanti nel giro di pochi anni. Con quel che significa sul piano dell'abbandono delle valli. Ovvero esattamente l'opposto di quel che cerchiamo di fare con la programmazione provinciale.

Me ne torno a casa nella speranza che il pomeriggio sia libero ma così non sarà. Abdelali Etthairi mi chiede di partecipare alla festa della comunità marocchina che si tiene a Lavis come momento conclusivo del percorso di cultura araba rivolto ai bambini della loro comunità e non solo. Il teatro lavisano è pieno di famiglie, giovani donne dai costumi coloratissimi, tantissimi bambini che sono nati qui, trentini a tutti gli effetti come lo sono ormai anche i genitori.

Porto il saluto del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, parlo del mio recente viaggio nel loro bel paese, del contributo che può venire dal Trentino, una terra che ha conosciuto l'emigrazione fino agli anni '70 e che grazie all'autonomia ha saputo diventare il luogo bello e ospitale che li ha accolti e che hanno imparato a conoscere e ad amare. Perché è proprio l'autonomia il sostegno più significativo che noi possiamo portare, tanto al loro paese d'origine come nel farli divenire partecipi di questa nostra comunità. Un messaggio che comprendono e che li inorgoglisce.

Il sapore del the marocchino è inconfondibile e l'acqua trentina lo fa diventare qualcosa di ancora diverso. Sono felice di essere qui, in mezzo a loro e insieme al sindaco di Lavis, perché questo contribuisce a costruire una nuova cittadinanza in senso pieno.

Quando me ne torno a casa, la domenica se n'è ormai andata.

 

2 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Cristina il 14 giugno 2012 07:06
    È una iniziativa molto bella che dovrebbe essere ripetuta in altri luoghi/non luoghi di Trento come la Vela, luogo pericoloso da raggiungere a piedi o in bici.
  2. inviato da Guglielmo il 11 giugno 2012 10:50
    Bello il finale sul the marocchino e l'acqua trentina :-).
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