"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

12/06/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Guzzanti - Tremonti

Due aspetti occupano la cronaca politica della giornata, la questione dell'indebitamento del Trentino e quella relativa al futuro della Regione Trentino Alto Adige - Sud Tirolo.  

Incominciamo con la questione dello stato di indebitamento  del Trentino. Com'è ovvio, il tema potrebbe non essere banale, considerato come il debito sovrano sta condizionando i conti pubblici e le politiche di spesa dello Stato. Ma a fronte di un debito pubblico che sul piano nazionale ha raggiunto il 120% del PIL (e che pesa anche per la nostra quota parte), in Trentino il valore del debito consolidato dell'insieme del settore pubblico (Provincia, Enti Locali, Enti strumentali, altri enti) è oggi attestato all'8,3% del PIL, che corrisponde a 1.378 milioni di euro. E' interessante che al 31 dicembre 2011, l'indebitamento del sistema pubblico in provincia di Bolzano corrisponda ad una cifra del tutto analoga: 1.336 milioni di euro. 

Se ne parla nella riunione della maggioranza in Consiglio Provinciale ed il presidente Lorenzo Dellai esplicita il limite massimo della percentuale nel rapporto fra PIL e debito che viene proposta al 9,7%. Come a dire che attualmente siamo sotto il limite. Più che un obiettivo, si tratta di una misura invalicabile, ma a guardar bene tutto dipende dalla natura del debito, ovvero se questo corrisponde agli investimenti realizzati. Non dovremmo dimenticare, infatti, che una parte di questo debito è riconducibile agli enti locali e che un'altra parte è relativa alle politiche di sostegno all'economia locale, che hanno limitato sul nostro territorio gli effetti della crisi. La maggioranza prende atto della situazione e il confronto in buona sostanza non c'è.

Tanto rumore per nulla? Viene da dire di sì... C'è in realtà una narrazione non condivisa del Trentino, che dall'inizio di questa legislatura continua a venire a galla nella nostra maggioranza e, trasversalmente, nei partiti che la compongono. E dalla quale discende un diverso giudizio su molti aspetti - certamente segnati da criticità - ma che pure contribuiscono alla diversità di questa terra. E che sono destinati, da qui alla fine della legislatura, a venir ingigantiti.

Veniamo alla Regione. L'esternazione di Luis Durnwalder sulla fine di una Regione di cui peraltro è vicepresidente crea molto rumore. Le modalità possono lasciare perplessi, ma in buona sostanza la necessità di ripensare radicalmente il ruolo dell'istituzione regionale appare sempre più inderogabile. Come gruppo consiliare ci stiamo lavorando con l'obiettivo di
ridisegnare la Regione sul piano del superamento delle competenze residue in capo alla Regione e nella configurazione di un suo ruolo politico in chiave europea. Ne abbiamo parlato più volte in questo blog e nei giorni scorsi abbiamo perfezionato una proposta nella direzione di istituire una apposita Convenzione con Legge regionale a cui affidare il mandato di articolare una proposta di revisione costituzionale.

Mettere d'accordo il Trentino e il Sud Tirolo, il Trentino al suo interno e il Sud Tirolo nelle sue componenti nazionali... e poi la
composita realtà regionale e quella parlamentare nazionale, non sarà affatto semplice. Di certo c'è solo che così com'è non si può certo andare avanti. L'esternazione non rimarrà inosservata il giorno dopo, quando in avvio del Consiglio regionale inizia una querelle che si conclude con una riunione dei capigruppo che prenderà l'impegno di dar vita a breve ad uno specifico momento di confronto proprio sul futuro della Regione. Com'è certo che tale istituto viene vissuto in questo momento più come un ostacolo al dialogo fra le nostre comunità provinciali che un facilitatore.

E davvero non so dire se una riunione al mese del Consiglio Regionale sia troppo o troppo poco. Probabilmente l'uno e l'altro. E' davvero triste sprecare un'opportunità di confronto fra questi nostri mondi, tanto vicini e così lontani. Ma per fare questo, probabilmente, serve un nuovo inizio.

 

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