"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

17/06/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Grecia

C'è attesa per i risultati elettorali in Grecia. Alla fine vince Nea Dimokratia, la formazione di centrodestra, ma il suo risultato si
attesta poco sopra il 30% e per avere la maggioranza dei seggi in Parlamento deve allearsi con il Pasok, suo tradizionale avversario. Esattamente i due principali partiti che condividono la responsabilità di aver portato la Grecia nella situazione attuale. "Bisogno di stabilità", si dice, ma l'instabilità a dire il vero era quella di prima. Syriza, il nuovo partito della sinistra, con il suo 26% si colloca all'opposizione e per il momento l'ipotesi di un cambio di prospettiva - pur nell'ambito dell'Unione Europea - ancora non c'è.

Eppure in questi mesi gli europei sembrano interrogarsi su questa Europa. Lo fanno in malo modo, ma questo è quel che butta il convento. Il secondo turno del voto parlamentare in Francia consegna la maggioranza assoluta dei seggi al Partito Socialista del presidente Hollande, nel cui programma elettorale si prevede un progetto europeo in discontinuità con l'asse Sarkozi - Merkel. Quest'ultima ha perso nettamente tutte le recenti consultazioni regionali, segno che nonostante una politica europea che favoriva la Germania il vento anche in questo paese sta cambiando.

Anche in Italia ci sono segnali di cambiamento, con la fine del ventennio berlusconiano. Ma l'indirizzo di tale cambiamento lascia aperte molte incognite, come se la fine di un'era lasciasse come eredità i frutti avvelenati di una società in preda allo spaesamento. Nei sondaggi il PD è il primo partito ma segnando un calo dei consensi assoluti e in un clima di avversità verso la politica mai così esteso.

E infatti quel che sembra emergere è un grande paradosso. Cresce la richiesta di cambiamento, ma le narrazioni proposte sono quelle precedenti. E il pericolo sta proprio qui. Perché se non emerge una proposta culturale prima ancora che politica capace di un racconto diverso del Novecento e delle sue illusioni/tragedie, di coniugare una visione insieme europea e territoriale, il rischio concreto sarà che gli umori diventino rancore e il rancore progetto politico. Lo smarrimento antipolitica. La paura egoismo sociale.

I segnali ci sono e sbaglieremmo nel considerare il leghismo un fenomeno finito. Perché la destra radicale in Francia oltrepassa il 20%, i partiti xenofobi raggiungono percentuali significative in paesi europei tradizionalmente aperti e democratici, i neonazisti in Germania entrano nei parlamenti regionali e Alba Dorata si conferma al 7% in Grecia.

Anche dall'altra parte del mare, in questa domenica segnata da "Scipione l'africano", non arrivano messaggi confortanti. In Egitto al ballottaggio per le presidenziali vanno il rappresentante dei Fratelli Mussulmani e quello del vecchio regime, in un confronto all'ultimo voto. Come esito della "primavera araba" non è il massimo e, nel concreto, l'effetto è che se ne stanno a casa il 60% degli elettori, che la Corte costituzionale scioglie il Parlamento (un golpe bianco, si è detto) e che i militari avocano a sé le funzioni legislative in attesa di nuove elezioni. In un altro scenario, quello siriano, gli osservatori delle Nazioni Unite se ne vanno perché ormai in quel paese, strategico quanto l'Egitto, è guerra totale.

Eppure la primavera aveva aperto strade diverse. Qui, nella lettura del presente e nella capacità di indicare nuovi paradigmi, misuriamo il ritardo profondo di una politica incapace di dialogare col presente.  

PS. In questa calda domenica di giugno, mentre scrivo queste note, il pensiero va necessariamente a questa nostra terra, per nulla estranea a queste stesse dinamiche. Per descrivere l'esito dell'Assemblea della Cooperazione trentina, Alberto Faustini ha descritto un Trentino che "fra il noto e l'ignoto tende sempre a preferire il primo". Saggezza antica? Una cosa è certa. Per salvare la "diversità" del Trentino - e la cooperazione è parte integrante di tale diversità - bisogna coltivare le idee, il pensiero, la formazione... Così la nostra stessa autonomia. A poco servono - ha ragione Faustini - "norme, primarie o altre alchimie". Occorrono spazi collettivi e visionari gentili, merce rara di questi tempi. 

 

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