"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

19/06/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Botticelli, La Primavera (particolare)

Manca ancora il passaggio decisivo in Consiglio Provinciale ma ormai quasi ci siamo. Software libero e Open data stanno per diventare un indirizzo legislativo per la Provincia autonoma di Trento. Anzi, qualcosa di più. Stanno per diventare l'ossatura del primo "testo unico" che disciplina il Sistema informativo elettronico trentino.  

Devo prima di tutto dire che si tratta del risultato di un lavoro partecipato. Abbiamo iniziato a parlarne con Annalisa Tomasi due anni fa e grazie soprattutto al suo lavoro di tessitura abbiamo dato vita ad un gruppo di elaborazione formato da persone che conoscono la materia e a questa hanno dedicato passione e impegno professionale. Che voglio ancora una volta ringraziare.

Dar vita ad un testo legislativo può essere più o meno impegnativo. Scrivere una leggina di un articolo che modifica un testo già esistente non richiede molto lavoro. Dar vita ad un testo organico su una materia non ancora normata (o solo parzialemnte) richiede invece un lungo e paziente lavoro di studio, di confronto con altre normative regionali, di elaborazione. Se poi le idee sono diverse, trovare una sintesi fra sensibilità o semplicemente accenti  diversi non è cosa da poco.

Predisposto il testo, questo poi dev'essere condiviso nel gruppo consiliare, passaggio non obbligato ma necessario per dare più forza alla proposta, superando il divario digitale che troviamo anche nei luoghi della politica. E poi con la maggioranza e la Giunta provinciale.

Su un tema come questo gli interessi in campo sono molti e, vi assicuro, non è stato un pranzo di gala. Conta il rapporto di stima e fiducia che si è costruito nel tempo, ma non per questo gli ostacoli svaniscono. Specie quelli che vengono dall'interno di un apparato che in genere è più conservatore della politica.

Un paio di mesi fa, la svolta. Non solo il via libera sul nostro DDL (nel frattempo unificato con il testo di Bambarda sul divario digitale) ma la proposta di inserirlo in un testo più ampio che metta ordine ad un settore cresciuto enormemente e sul quale la PAT ha operato in questi anni forti investimenti (banda larga). Un attimo di incertezza, ma le sfide mi piacciono e dunque la scelta di rimettere mano al testo in una cornice più ampia che investe la strategia provinciale per lo sviluppo della società dell'informazione e dell'amministrazione digitale. Senza sottovalutare il riconoscimento che viene dal vedersi affidata la titolarità di un disegno di riforma del settore.

Se nella prima fase le approssimazioni di testo sono state qualche decina, anche in questo caso si è trattato di un lavoro molto complesso ed attento. Fino ad arrivare ai giorni nostri, a ridosso delle audizioni e del voto in Commissione. Quando tutto diventa frenetico. Quando le resistenze più sorde si concretizzano. Quando il lavoro di mediazione diventa necessario per smussare gli angoli ma nella convinzione che quando si mettono in moto le carovane nessuno le ferma più.

Altri prima di me in Consiglio provinciale avevano provato a sfondare su questo tema senza riuscirci. Questo significa - fra le altre cose - che i tempi sono maturati e che la privatizzazione dei dati (e il software proprietario) non reggono più. Che la proposta sia venuta dal gruppo di maggioranza relativa conta pure qualcosa e ci parla dell'utilità (oltre che della fatica) di abitare i luoghi della politica. Anche le audizioni hanno pesato, perché il clima di forte sostegno da parte dei mondi e della società civile non era affatto scontato. Lo si nota anche nell'atteggiamento dei commissari, che pure qualche pregiudizio in cuor loro magari lo avevano.  

Il risultato è che la Prima Commissione Legislativa provinciale presieduta da Renzo Anderle approva il testo unificato. Ripeto, non siamo ancora all'approvazione definitiva ma molto vicini. Coscienti del fatto che la vera sfida inizierà in quel preciso momento, perché le leggi vanno applicate e perché più ancora delle leggi conta la maturazione culturale della comunità attorno ad una questione delicata e decisiva come questa.

Penso fra me come la rivoluzione informatica abbia cambiato nel giro di pochi anni le nostre vite. Alle possibilità che si aprono e alle insidie che tutto questo porta con sé. Questa legge - lasciatemelo dire - ci aiuta ad affrontare queste nuove sfide con un po' di speranza in più.

Nel momento della presentazione del DDL sul software libero, nell'autunno scorso, avevo dedicato questa proposta a quella primavera araba che a saperla guardare rappresentava la prima rivoluzione post novecentesca, un risveglio reso possibile dal passa parola delle nuove tecnologie. I mesi successivi ci hanno fatto capire che gli sms, facebook, twitter da soli non bastano. Che ogni primavera richiede un cambiamento profondo di cultura, idee e classi dirigenti. Ciò nonostante le parole di Elias Khouri (scritte durante la primavera di Beirut) mantengono intatte il valore del loro messaggio: "Con internet, questa storia di proibire è finita".

 

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