"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

22/06/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Il fiore del deserto

Nel tardo pomeriggio di venerdì si svolge l'assemblea del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Si tratta del primo incontro dopo le polemiche che hanno portato il Forum sulle prime pagine dei quotidiani locali e così, nelle ore che precedono l'assemblea, mi chiedo se e come parlarne, perché da un lato non mi va certo di essere reticente e dall'altro vorrei evitare che l'azione del Forum ne potesse venir condizionata.

Lo spunto mi viene dalla sensazione di scarto provata il giorno precedente fra la realtà effettiva e quella virtuale. La distanza
profonda che strideva dentro di me fra il bel momento di riflessione e di cultura che abbiamo proposto come Forum e CFSI attorno al contributo delle donne nella primavera araba e l'odiosa polemica sul nulla che ha cercato di gettare fango sul lavoro del Forum.

Solo una piccola parte dei componenti l'assemblea era presente al racconto al femminile della rivoluzione dei gelsomini ed ora
parlarne è insieme un modo per condividere gli spunti interessanti che ne sono venuti (e di cui ho ampiamente parlato nel diario di ieri) in ordine alla paura, allo spazio pubblico, alla nonviolenza e alla necessità di nuovi paradigmi. Ma anche per riflettere sul fatto che i media, nei paesi arabi come dall'altra parte del Mediterraneo, a guardar bene, non sono meno in crisi dei partiti se hanno bisogno di polvere e sangue per tenersi vivi.

C'è di che riflettere. A cominciare dalla domanda che ci siamo posti in occasione del ventennale del Forum, se cioè le istituzioni (e la politica) trentine sanno essere all'altezza delle proprie leggi. Ed in effetti l'interrogativo rimasto un anno fa privo di risposta, ritorna in tutta la sua essenzialità. Perché i temi della cultura della pace rimangono ai margini dell'agire politico?

L'assemblea decide di non farsi condizionare dal veleno. Entriamo dunque nel merito dell'ordine del giorno, ovvero del  "nuovo inizio" del Centro interculturale Millevoci, del cantiere "Afghanistan 2014", delle iniziative del Forum in ordine al percorso annuale sulla cultura del limite. Argomenti sui quali il Forum propone idee, visioni, percorsi di elaborazione con cui tessere l'agenda delle associazioni e delle istituzioni di ricerca che fanno parte del Forum, nonché di un'opinione pubblica troppo spesso condizionata dall'emergenza. E promuovendi il rinnovamento del pensiero e delle motivazioni.

Per l'organismo che tanto ha lavorato in questi anni sulla mediazione interculturale (Millevoci), con la recente firma del nuovo protocollo di lavoro, si è posta la necessità di rinnovare la scommessa originaria, passando dall'integrazione alla cittadinanza. A settembre e per un mese intero, nella cornice del protocollo, si svilupperanno in tutto il Trentino una serie di manifestazioni, seminari, mostre, concerti... per dare alla parola "cittadinanza" significato pieno.

Il cantiere "Afghanistan 2014", avviato lo scorso anno, in pochi mesi ha prodotto un film (sì, si può produrre un film con poche misere risorse) che verrà presentato in anteprima a Trento (Cinema Astra) il prossimo 3 luglio (da mettere subito in agenda) e si accompagnerà a nuovi capitoli di un lavoro in progress. Perché la pace s'interroghi sul futuro piuttosto che rincorrere il presente. All'evento parteciperanno i rappresentanti della diaspora afgana in Italia. Chissà se i media se ne accorgeranno?

Sulla cultura del limite il pacchetto ormai quasi definitivo conta almeno cinquanta appuntamenti (da non perdersi la rappresentazione teatrale de La Ginestra di Giacomo Leopardi il 10 luglio a Rovereto (ex Manifattura Tabacchi) e il 19 luglio (nell'anniversario di Stava) a Trento (nel cantiere del Muse). La cosa interessante è che il tema ha iniziato a fare breccia nel dibattito politico, forse ancora solo in segmenti di opinione pubblica ma con la forza di un pensiero consapevole della sua ineludibilità.

L'assemblea si chiude in un clima di forte condivisione. In un contesto dove la pace fatica ad avere cittadinanza fuori dai riti della retorica, questo è un luogo che pone domande esigenti e prova a darsi risposte altrettanto alte. Non mi pare affatto banale.

Ora mi attende una settimana di viaggio nell'Europa di mezzo. Ne verrà un piccolo diario di viaggio.

 

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