"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

08/07/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Don Qijote

Inizia martedì 10 luglio una importante sessione del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento che impegnerà il parlamento trentino per due settimane. All'ordine del giorno le question time, l'assestamento di bilancio del Consiglio provinciale, una raffica di mozioni e alcuni disegni di legge piuttosto significativi: quello dell'assessore Olivi sulle Cave e sulla VIA, quello di Magnani - Dorigatti sulla Tutela delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie, quello della Giunta in materia di servizi pubblici ed infine quello che mi vede primo firmatario (assieme al consigliere Bombarda) sulla Società dell'informazione e dell'amministrazione digitale, per la diffusione del software libero e dei formati di dati aperti.

Quest'ultima, in realtà, rappresenta qualcosa di più di una semplice proposta di legge, configurandosi come il primo provvedimento legislativo organico in materia di società dell'informazione ad essere elaborato (e in procinto di approvazione) in Provincia di Trento. Una sorta di testo unico su una materia tanto importante nella pubblica amministrazione, che investe la formazione, il mondo dell'informazione e della conoscenza, ma anche dell'economia, del lavoro, della mobilità alternativa e del tempo libero. Le implicazioni, come si può capire, sono interdisciplinari, hanno una forte ricaduta economica come nella vita di ognuno di noi.

L'iter legislativo e, prima ancora, il lavoro preparatorio, sono stati passaggi importanti nel coinvolgimento di un ambito che se oggi è ancora per gli addetti ai lavori, in prospettiva diverrà il pane quotidiano nell'esercizio dei processi  della conoscenza, della comunicazione e della democrazia.

Mi metto al lavoro per la relazione in aula. Devo sistematizzare un anno di appunti, un fascicolo che diventa sempre più corposo su una materia verso la quale mi sono approcciato in punta di piedi, com'è necessario fare quando ci si sente inadeguati. Grazie all'impegno collettivo di chi ha lavorato alla proposta e alla sua evoluzione, ora la materia mi è diventata via via sempre più familiare, percependone gli effetti pratici come il valore strategico.

L'editoriale di Enrico Franco di domenica sul Corriere del Trentino "Il palazzo sordo e l'antipolitica" stimola una risposta. L'idea di una profonda distanza fra le istituzioni e la società civile non mi convince più di tanto. Non perché non ci sia una crescente divaricazione fra cittadini e politica, ma perché continuo a pensare che la politica non sia che lo specchio, per quanto deformato, della società che la esprime. E la deformazione non è sempre a scapito della società civile.

Di questo scollamento se ne parla spesso per invocare regole, riforme elettorali, rottamazioni... persone che da un giorno all'altro - magari dopo aver beneficiato di essere "della famiglia giusta" - s'improvvisano moralizzatori. Provo a scrivere qualcosa di sensato, in ordine al saper ascoltare e all'aver qualcosa da dire. Il pezzo lo trovate nella home page.

Mi arrivano decine di messaggi augurali, effetto facebook immagino, ma forse non solo. Cinquantotto anni, cominciano ad essere tanti.  Quel che mi importa è di non perdere la curiosità, la disponibilità al ri-partire, il piacere del ritorno. E di non cedere al cinismo. Quel che pesa, in realtà, più degli anni è una dimensione pubblica che spesso s'accompagna alla cattiveria. Ho accettato di mettermi in gioco su un terreno che forse mi è poco congeniale e ancora per un po' questa dimensione la devo accettare come ineludibile.

Per il resto la mia è una vita buona e di questo non posso che essere grato alle persone care e ai molti compagni di viaggio che hanno condiviso anche solo frammenti di questo cammino.

 

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