"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

03/08/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Pensieri

Agosto, tempo di staccare. Quello che invece esce ieri nell'incontro con Riccardo Mazzeo, responsabile editoriale della Casa editrice Erickson, richiede concentrazione e pensiero. Realizzare un libro è sempre un'impresa complessa, lo è ancora di più se l'oggetto di questo lavoro investe uno dei terreni più screditati agli occhi dell'opinione pubblica, la politica.

Quando due anni fa iniziammo il percorso di "Politica è responsabilità", era già allora piuttosto complicato descriverne la natura. Non un partito (sul piano dell'auto-rappresentazione abbiamo già dato), non una corrente (non c'era alcun ambito di potere da presidiare), non uno strumento per l'affermazione personale di qualcuno (perché di personalismi ce ne sono in giro fin troppi). Piuttosto un laboratorio di idee, per dare impulso ad un territorio che in sé rappresenta un originale laboratorio sociale e politico.

"Non un'alternativa alla politica, ma un dono di idee alla politica": pressappoco così scrivevamo nel "chi siamo" di presentazione del sito www.politicaresponsabile.it, un luogo virtuale dove i pensieri potessero rappresentarsi al netto delle dinamiche di potere che oggi tendono ad condizionare l'agire politico. Un luogo per liberare il pensiero a prescindere dalle appartenenze e così è stato. I cinquanta direttori responsabili che si sono alternati ogni quindici giorni portando una loro tesi su un tema di attualità politica e sociale sono persone davvero tanto diverse, sotto il profilo generazionale quanto nella loro storia politica, nelle sensibilità come nelle responsabilità sociali ed istituzionali. Alla pari, il giovane studente universitario e il presidente della nostra autonomia.

Come misurare l'utilità di tutto questo non lo sappiamo. Il fatto che un luogo così semplicemente esista, che le sensibilità che qui hanno trovato espressione siano diventate parte di una comunità di pensiero, che vi siano molte centinaia di persone che hanno postato i loro commenti con l'impegno e la serietà che in genere i blog non conoscono ... è già un bel risultato.

Questo piccolo patrimonio può aiutare la politica a diventare migliore? Nasce qui, da questa semplice domanda, l'idea di provare un racconto del nostro tempo, quel filo narrativo che mette insieme gli sguardi, che proprio nella loro diversa
profondità ci possono aiutare a mettere a fuoco gli avvenimenti che altrimenti scivolano via in una sorta di soffocante emergenza.

L'altra sera, parlando con Silvia Nejrotti a proposito di quel che butta la politica italiana, osservavo come l'affaticamento della politica non sia affatto una prerogativa italiana, anzi. Credo di essere abbastanza attento su quel che c'è in giro nel mondo sul piano dell'elaborazione politica e, prima ancora, del pensiero politico per poter dire che in fondo il problema di nuovi paradigmi va ben oltre i nostri angusti confini nazionali. E' come se il Novecento tenesse prigioniera la politica nelle sue diverse espressioni culturali e geografiche. Tant'è vero che se mi si chiede quale sia oggi l'ambito di sperimentazione politica più interessante nello scenario globale, sarei a dire l'islam politico. Ma di questo avremo modo di parlare.

Nella scelta di dar vita al PD, la necessità di oltrepassare il Novecento era piuttosto chiara. Non consapevole, forse, e non sempre condivisa, specie da parte di chi, contestualmente, stravedeva per Zapatero. Ma poi la sintesi culturale che di tale necessità era il presupposto non c'è stata, ognuno a coltivare (e rivendicare) la propria storia o la propria parzialità.

E così lo sguardo sulle contraddizioni che avevano portato alla fine del governo Prodi è rimasto in buona sostanza quello di prima. Per questo, puntualmente, si ripresentano. Con Vendola che deve fare le capriole per giustificare ad un corpo sociale fermo nelle proprie vecchie categorie la necessità di fare un alleanza con Casini (e specularmente l'opposto).

Occorre un cambio di paradigma, continuo a dire. Per farlo cerchiamo le parole chiave che potrebbero costituire la trama narrativa di questo lavoro editoriale. Iniziamo a scriverle e così, sul bloc notes, le coppie di parole scritte a matita prendono corpo: autonomia e interdipendenza, spaesamento e terra, limite e creatività, pensiero circolare e reti... Titoli di altrettanti capitoli nei quali raccogliere tesi e commenti, una prefazione di eccezione, una postfazione per legare tutto questo alla fatica quotidiana di coniugare idee e progettualità politica, un CD rom per dare voce ad ogni nota.

L'ambizione è quella di uscire nella primavera che verrà. L'operazione editoriale di dare testimonianza di un laboratorio che pulsa con la sua terra mi appare niente affatto banale.

 

2 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Michele il 07 agosto 2012 17:47
    Mi rendo conto che non sempre risulta comprensibile quel che scrivo, magari per effetto di una semplificazione eccessiva.
    Qui non è un problema di vecchio e nuovo. E mi fa specie che Stefano, persona intelligente, possa in qualche modo associare quel che scrivo con il modernismo craxiano.
    Il tema che vado ponendo da tempo è la capacità di leggere il proprio tempo con occhiali diversi da quelli di prima. Se non sappiamo affrontare le contraddizioni con chiavi di lettura diverse, le stesse si ripresenteranno sempre uguali e la storia tenderà a ripetersi all'infinito. Quindi il problema non è di far andare d'accordo Vendola e Casini (anch'io penso sia difficile trovare un punto di contatto), ma di sparigliare gli attuali schieramenti e proporre sguardi inediti. L'amore per il territorio, la sostenibilità o, ancora, la questione morale oppure la pace non sono certo riconducibili alla destra o alla sinistra. Il delirio dello sviluppo o la questione nucleare, tanto per fare un esempio, sono state prerogative del comunismo come del capitalismo. O no? E chi erano i veri conservatori?
    Quel che volevo dire è che dalla sconfitta del governo Prodi ad oggi i partiti del fronte alternativo a Berlusconi (PD compreso) non hanno saputo costruire alcuna capacità di costruire una anche solo parziale sintesi culturale capace di proporre nuove visioni.
    Il risultato è che oggi ci si presenta lo stesso scenario di prima, con un po' (è un eufemismo) di antipolitica in più e di coesione sociale in meno. E non credo che sarà l'approssimarsi delle elezioni a farci recuperare il tempo perduto.
  2. inviato da stefano fait il 07 agosto 2012 16:32
    "Vendola che deve fare le capriole per giustificare ad un corpo sociale fermo nelle proprie vecchie categorie la necessità di fare un alleanza con Casini (e specularmente l'opposto)".
    Mi sembra un po' semplicistico ridurre il tutto a una questione di vecchi paradigmi, come si fa da più parti. I Craxiani hanno fatto lo stesso quando distruggevano il PSI, gli inciuci sono stati giustificati nel nome del superamento dei vecchi paradigmi.
    Le virtù della moderazione, dell'integrità, dell'onore, della sobrietà, dell'umiltà sono state messe da parte perché antiquate.
    Penso, personalmente, di avere tutto il diritto di chiedermi come due visioni del mondo agli antipodi come quella di Casini e quella di Vendola (dalla laicità alla giustizia sociale, dalla questione morale al riformismo, alla guerra) possano essere tenute assieme prima e dopo le elezioni. Mi pare una gigantesca presa per il culo degli elettori; l'ennesima dopo la maniera in cui il PD ha progressivamente liquidato ogni elemento di "sinistra" che aveva ereditato da tempi meno cinici e più altruistici.
    Su certe questioni importanti chi ha una coscienza deve essere conservatore: l'anticonformismo o il nuovismo o le grandi convergenze a prescindere non sono di per sé atteggiamenti virtuoso. Il contesto, i mezzi e le finalità sono essenziali.
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