"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

08/08/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Statuto

Dovrei essere in ferie, ma non riesco a staccare la spina. L'agenda per questa e la prossima settimana è vuota di impegni istituzionali, incontri e riunioni, anche se poi quando le persone sanno che ci sei qualcosa si inventano.  Ciò nonostante ho un arretrato di letture e un lungo elenco di cose che dovrei scrivere, magari utilizzando la tranquillità di queste calde giornate estive. Altre cose da preparare per l'autunno, che riguardano l'azione politica, il Consiglio Provinciale e il Forum trentino per
la Pace e i Diritti Umani. Il problema è che tutto questo non significa affatto staccare la spina. Per farlo dovrei andarmene via, i giornali nemmeno sfogliarli. E non è detto che non lo farò, almeno per una settimana.

Intanto però ho aperto davanti a me "il Trentino" che oggi pubblica una lunga intervista a Giovanni Kessler. L'ex presidente del Consiglio Provinciale, che ha rinunciato al suo mandato elettorale per andare a ricoprire l'incarico di capo dell'ufficio UE per la lotta anti-frode, non ha però mai rinunciato a porsi come il fautore di un'alternativa politica al governo che, con Lorenzo Dellai, da tre legislature governa la nostra autonomia. Forse in maniera meno esplicita quando Kessler era alla presidenza dell'aula, dove pure ha inaugurato un modo di interpretare quella funzione tutt'altro che "istituzionale", più esplicita ora nel cercare di influire sui futuri assetti governativi del "dopo Dellai".

E, infatti, quella che viene tracciata nell'intervista è un'analisi del Trentino nella quale non solo non mi riconosco, ma che nega la diversità di questa nostra terra. La cosa che più balza in evidenza è infatti che siano proprio i tratti di tale diversità - e che hanno impedito che il Trentino venisse politicamente omologato al resto dell'arco alpino - a venir messi sotto accusa. Ovvero l'autonomia, con la sua capacità di intervento nell'economia (ma anche nel negare l'attacco che l'autonomia sta subendo), la diversità nell'assetto proprietario (il fatto cioè che il principale soggetto economico del Trentino sia la cooperazione), la sua articolazione territoriale (i Comuni, ma anche le forme di volontariato) che ha avuto un ruolo essenziale nell'attenuare i meccanismi di spaesamento che hanno consegnato il nord (e il paese) per vent'anni alla Lega e al berlusconismo. E, da ultima, la sperimentazione politica che in questa terra ha fatto sì che il panorama politico trentino non fosse sovrapponibile a quello nazionale. Ridotta invece ad un gioco di potere.

Tratti di diversità che risentono, talvolta, l'usura del tempo, per non essere stati coltivati a dovere. Ma il non riconoscerli ci porta all'omologazione. E questo sarebbe davvero disastroso. Almeno per chi, come il sottoscritto, considera le prerogative dell'autogoverno la chiave per una nuova prospettiva regionale ed europea.

Lo vado dicendo da mesi, ma in queste ultime settimane l'emergere di due diverse visioni del Trentino sta diventando ineludibile. Forse sarebbe il caso di parlarne.

 

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