"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

18/08/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Cencenighe Agordino

Quello che si svolge a Cencenighe Agordino il sabato di ferragosto è un bell'incontro. Certo, è stato lo stato di necessità ad imporlo, dopo l'improvvida approvazione da parte del Parlamento italiano del provvedimento che sopprime, fra le altre, la Provincia di Belluno. Quando il 31 luglio scorso proposi agli amici di Belluno di trovarci a Ferragosto non c'era però solo l'emergenza, ma anche la consapevolezza che il tema delle "Alpi regione d'Europa" s'impone alla nostra attenzione (e mi auguro anche nella nostra agenda politica) quale nodo ineludibile e di primaria importanza. Non era semplicemente la solidarietà verso i nostri vicini, con i quali condividiamo luoghi, storia, sensibilità, cultura.  

Quando si oltrepassa il paesaggio mozzafiato di Passo San Pellegrino già si può capire la fatica di abitare la montagna da questa parte dello spartiacque. Basta dare un'occhiata alle case, ai tetti in lamiera, alla povertà di un'architettura tipica degli anni '50 e '60 e delle stesse (poche) ristrutturazioni, per comprendere che qui è tutto più difficile, che la montagna è periferia e sinonimo di emarginazione nonostante il turismo di questa stagioni affolli i borghi.

Qui di autonomia e di autogoverno delle proprie risorse non c'è proprio traccia. Ed ora anche la beffa di spazzare via l'unica significativa istituzione che delle istanze di autogoverno poteva farsi interprete. Di questo dolore si fanno interpreti Andrea Bona e Diego Cason, animatori del BARD (Belluno Autonoma Regione Dolomiti), il movimento di persone che in questi mesi si è battuto per l'autonomia di una Provincia come quella di Belluno e che ha promosso l'incontro di oggi.

Non siamo qui come reazione ad una scelta del Governo Italiano e del Parlamento - tendono a ribadire i promotori - ma per dare più forza ad un progetto politico di autogoverno dei nostri territori di montagna. E se all'inizio dell'incontro sembra quasi che sia la logica del "si salvi chi può" a prevalere, quasi che la provincia di Belluno dovesse dividersi in altrettante aree che potrebbero gravitare rispettivamente sul Sud Tirolo, sul Trentino e sul Friuli VG, la discussione diviene via via sempre più
consapevolmente politica e responsabile, manifestando unità e una prospettiva politica che ha nella "Regione Dolomiti" il suo cuore progettuale.

Nonostante il giorno e l'orario (mezzogiorno di sabato 18 agosto) la sala del municipio di Cencenighe Agordino si affolla di sindaci, amministratori locali e regionali, esponenti della politica e della cultura della provincia di Belluno. E qui, in questa piccola folla, ci siamo anche noi, la delegazione trentina composta oltre che dal sottoscritto anche da Margherita Cogo (che in queste settimane ha tenuto i contatti con il Bard), Luca Zeni, Giorgio Tonini. Con noi anche il direttore del Museo storico del Trentino Giuseppe Ferrandi e l'amico Pippo Oggiano che delle ragioni delle autonomie locali è stato da sempre un sostenitore convinto. Ci raggiunge anche il segretario del PD altoatesino Antonio Frena.

La rivendicazione di andare con chi l'autonomia ce l'ha sarebbe invero più che mai giustificata, ma nonostante la posizione possibilista dei ladini bellunesi (e la risposta di attenzione manifestata da Durnwalder nei giorni scorsi), in realtà la gran parte degli interventi va nella direzione di una prospettiva diversa ed originale (la Regione Dolomiti o l'euroregione Dolomiti) nell'orizzonte culturale della Convenzione delle Alpi. Che, come giustamente ribadisce Sergio Reolon (già presidente della provincia di Belluno), non è un'istituzione di autogoverno ma piuttosto un patto politico e culturale che intende promuovere le Alpi come ambito progettuale, quella cultura della montagna che richiede una visione specifica e... "di non essere governata dalla pianura".

Una cultura che oggi fatica ad affermarsi e che la decisione del Parlamento rende oltremodo lontana. Così queste valli si vanno impoverendo, i giovani se ne vanno (ogni anno un migliaio di abitanti in meno), l'economia segna il passo, i Comuni sono lasciati soli. Che fare dunque?

Siamo qui per discutere attorno ad un manifesto comune, per ora solo abbozzato, ma importante perché - come ribadisco nel mio intervento - non risponde solo ad un'emergenza, bensì ad una diversa progettualità che richiede cittadinanza politica. Parlo di quel cambio di paradigma che s'impone a partire dalla cifra dei problemi, insieme territoriale e sovranazionale. Parlo dell'autonomia come contesto di coesione sociale (e della miopia politica di pensare che la cancellazione di una Provincia porti un qualche risparmio per battere la crisi è semplicemente stupido). Parlo del Terzo Statuto che dovrà ridisegnare la nostra Regione e il cui orizzonte non potrà che essere l'Europa. Parlo dell'Euroregione dolomitica, insieme trentina, sudtirolese, tirolese, bellunese o - se volete - italiana, tedesca, ladina... E che oggi non è nell'agenda dei partiti.

Ci lasciamo in maniera interlocutoria, consapevoli della necessità di rendere permanente un luogo di confronto come quello di oggi ma rivendicando altresì un tavolo istituzionale fra le regioni italiane coinvolte e i Comuni bellunesi (visto che la provincia, formalmente, è stata cancellata). In ballo nelle prossime settimane ci sono i ricorsi e la crescente richiesta referendaria dei Comuni per lasciare il Veneto. La partita è troppo importante per essere lasciata ad una comunque improbabile rivendicazione di mettere al sicuro il proprio giardino.

La strada che ci riporta in Valle di Fiemme è costellata di splendide montagne. Immaginare che il futuro di questa terra sia nelle mani della marca trevigiana è davvero oltre ogni buon senso.

 

1 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Lorenzo Passerini il 20 agosto 2012 23:55
    Trovo veramente bello che sia proprio il Partito Democratico a costruire una rete tra le province di montagna per la realizzazione di una “sorta” di piattaforma alpina. Come ritengo importante che il PD del Trentino sia il principale portatore dell’idea che il Trentino debba mettere la propria Autonomia a servizio in primo luogo dei vicini territori di montagna i quali, non omologabili alle vicine pianure, necessitano di modelli specifici. Frequentemente però il Nord viene univocamente inteso come “una spianata Padana”. La montagna può diventare il laboratorio per la costruzione di un modello federalista veramente efficace: territori che si alleano per strategie comuni di gestione di un territorio, differenti amministrazioni, anche di Stati diversi, che lavorano insieme per valorizzare specificità comuni.
    Come condivido molto quando sostieni la necessità di superare la prassi che vede nascere leggi e provvedimenti “a favore delle zone montane” considerandole come aree marginali (e quindi che la montagna non deve essere governata dalla pianura). I territori alpini devono essere governati localmente e non attraverso disposizioni che considerano e pesano la montagna sulla base della popolazione e non in funzione dell’estensione del territorio. Anche all’interno del Pd deve svilupparsi una nuova attenzione alle piattaforme territoriali e produttive dell’arco alpino (e anche degli Appennini), con le loro specificità.
    Credo infine che sia importante anche coinvolgere le forze di centrosinistra degli altri Stati europei delle Alpi al fine di valorizzare meglio questo territorio anche nel dibattito europeo.
    Complimenti ancora!
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