"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

25/08/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Disegno di Robert Musil dedicato alla Grigia

Una settimana di (quasi) vacanza. Alla fine con Gabriella scegliamo di dedicare al Trentino, agli angoli di questa terra che non sempre conosciamo pur vivendoci, questa settimana di stacco dalle cose del mondo. Per disconnettermi sul serio avrei dovuto andarmene, lasciando a casa le diavolerie dell'elettronica, ma il caldo e l'affollamento di agosto mi hanno consigliato di stare in zona, dedicandomi a luoghi e sentieri ancora in buona parte sconosciuti. E alla lettura.

In Valle di Fiemme, nella valle del torrente Travignolo che porta verso Bellamonte, straordinaria terrazza sul Lagorai; nella Valle di Stava che ventisette anni fa venne devastata dalla furia del fango delle miniere di Prestavel (e dall'incuria interessata del profitto), un monito che non sembra sempre ascoltato a vedere le forme della ricostruzione; in Primiero, scendendo alle pendici delle Pale di San Martino, inoltrandoci per stradine sconosciute che poi si aprono a panorami incantati; nella Valle dei Mocheni (Bersntol) raccontata nelle novelle di Robert Musil (a Palù del Fersina è aperta proprio in questi giorni una mostra su Musil e la Valle incantata), nostra valle adottiva dove abbiamo avuto casa per dieci anni e meta per la raccolta dei funghi porcini (anche se per il momento la stagione è pessima); sul Monte di Mezzocorona per proteggerci dall'afa e gustare il tortel di patate; sul Monte Bondone alle cui pendici abitiamo, casa nostra insomma. E' davvero insopportabile che si sia continuato ad insistere sul turismo tradizionale e sugli sport invernali, perché la montagna di Trento meriterebbe una ben diversa attenzione nelle sue svariate vocazioni. Purtroppo la logica del numero dei posti letto ha continuato fino ad oggi ha proporre per questa montagna un turismo senza qualità, pregiudicandone così, tranne qualche rara eccezione, una valorizzazione intelligente ed equilibrata. Il versante verso la Valle dei Laghi offre in ogni stagione un fascino diverso... e poi un salto alla Malga Brigolina vale sempre la pena.

L'autobiografia che Alberto Tridente ci ha regalato poco prima di lasciare questo mondo (Dalla parte dei diritti, Rosenberg & Sellier) è il racconto del Novecento attraverso la lente di ingrandimento di un operaio autodidatta, delegato sindacale, che diventa segretario della Fim - Cisl di Torino, protagonista dell'appassionante vicenda della FLM (il sindacato unitario dei metalmeccanici) di cui diventa responsabile delle relazioni internazionali, consigliere regionale, parlamentare europeo, docente universitario... ma soprattutto di un "ombre integro" come avrebbe detto il suo amico Cuatemoc Cardenas.  

Leggo in un fiato, dopo averne viste le prime bozze qualche anno fa, le trecentosessanta pagine di ricordi e testimonianze che passano attraverso le contraddizioni di un tempo di profonde trasformazioni, in questo paese e nei tanti luoghi che hanno visto Alberto tessere relazioni che nascevano non dalla passionedi realizzare dei reportage giornalistici (pure tanto rara) ma dalla condizione umana e dall'impegno per cambiarne i destini. Il racconto di una vita e quella di Alberto Tridente è stata una vita eccezionale che mai quel ragazzino figlio di migranti che a 13 anni entra in una fabbrica della cintura torinese non si sarebbe aspettato di avere.

In un tempo dove la memoria è così labile e superficiale, l'autobiografia di Alberto, "fraterno amico e compagno di tanta parte del Novecento" come ha scritto nella sua dedica nel novembre scorso, è una preziosa testimonianza di un'altra storia che rischia di non essere raccontata. Per questo merita di essere ripresa, coinvolgendo le persone che anche qui in Trentino hanno conosciuto Alberto, in un omaggio non solo al suo impegno ma anche a quello di quanti, anche in questa terra, di quest'altra storia sono stati protagonisti, di cui non si parla ma che ha reso possibile lo Statuto dei Lavoratori, il diritto alla sanità pubblica, la Legge Basaglia, la riforma del Diritto di famiglia prima della quale non vi era nemmeno parità giuridica dei coniugi. Erano gli anni '70 ed è insopportabile che ora vengano associati al terrorismo.

E, a proposito di memoria, il libro di Herta Müller, premio Nobel per la letteratura 2009, che leggo in questi giorni possiede una forza straordinaria. Più che un libro, sono tre racconti, altrettanti incontri con "una poesia intesa come vita, come pane quotidiano, come unico mezzo per sopravvivere". Sono raccolti nel volumetto In trappola (Sellerio Editore) e prendono spunto dai versi di Theodor Kramer, Ruth Klüger e Inge Müller, il tutto per riflettere sulla colpa lungo gli avvenimenti del XX secolo, fra l'Olocausto e le tragiche applicazioni dell'ideologia comunista. Così il grido di dolore dei poeti si confonde con la storia dell'autrice, figlia del Banato di lingua tedesca in terra rumena e di un soldato delle SS che si rifiuterà fino al suo ultimo giorno di riconoscere le proprie responsabilità.

Mi capita anche di leggere i giornali, trovandovi raramente cose significative, anche in una cronaca politica tanto in movimento quanto ferma sul piano del pensiero. Perché se la novità è la gestazione di un soggetto politico del "centro degasperiano", proprio non ci siamo Non riesco a capire che cosa c'entri questa riaggregazione di un'area moderata con quell'approccio "territorialista" più volte invocato (anche da Dellai), che davvero potrebbe rappresentare uno scarto concettuale nella configurazione della politica come nelle forme del suo agire. Immagino già la risposta: non c'è il tempo per costruire questo progetto politico prima delle ormai prossime elezioni parlamentari. Motivazioni già sentite quattro anni fa, quando questa necessità già si avvertiva in termini drammatici. Ma anche allora l'imminenza (presunta) delle elezioni anticipate fece prendere altre strade (non poi tanto diverse), l'API però non riuscì nemmeno a prendere il volo. Penso fra me che quando la progettazione politica è condizionata dai destini personali, non si va tanto lontani.

E questo vale anche per i paladini della "discontinuità", tanto nuovi alla politica (ma dov'erano?) da non saper nemmeno riconoscere i tratti di una diversità che fa della nostra terra uno dei luoghi più belli e vivibili di questo paese e dell'Europa.

Preferisco usare questo tempo più disteso per scrivere, piuttosto che seguire le apparizioni di Renzi (proprio non riesco a pensarlo parte del mio stesso percorso politico) o di altri personaggi che percepisco piuttosto come vecchi arnesi. Ho in cantiere un sacco di cose, per il momento ancora solo appunti di una trama politica che fatica a trovare cittadinanza. Forse è davvero giunto il momento di "darsi il tempo".

 

1 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da stefano fait il 27 agosto 2012 11:36
    Le ambizioni di Dellai lo perderanno. L'importante è che il Trentino non affondi con lui.
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