"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

01/03/2013 -
Il diario di Michele Nardelli
Giovanni Segantini, particolare

Tre ore fitte fitte di idee, esperienze, testimonianze. Così, almeno per un giorno, nella sala riunioni di "Trentino Sviluppo" il tema all'ordine del giorno non è come salvare un'azienda in crisi ma come disegnare un approccio diverso di economia del territorio.

Intorno al tavolo una quindicina di persone, a vario titolo animatori territoriali. Sì, perché è proprio dall'animazione territoriale che siamo partiti per cercare di dare piena cittadinanza culturale e politica ad un lavoro sul quale da tempo sono impegnate energie importanti ma che ancora faticano a diventare a tutti gli effetti strumento di pianificazione dello sviluppo.

E così, dopo l'incontro di Ravina del 20 ottobre scorso, nel quale parlammo di come l'animazione territoriale avrebbe dovuto finire nella Legge Finanziaria 2013, il lavoro di accompagnamento della Pianificazione strategica delle Comunità di Valle del gruppo di lavoro di Sergio Remi nell'ambito di Trentino Sviluppo e l'attività di Step, la Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio  di Ugo Morelli, sono un po' meno sole.

Ho la sensazione che finalmente l'approccio territoriale si stia imponendo. Con l'approvazione degli emendamenti che ho presentato in Finanziaria, con le leggi 15/2008 (Distretto agricolo del Garda) e 13/2009 (Educazione alimentare e filiere corte), con l'attenzione da parte degli assessori Gilmozzi e Olivi, ma soprattutto con il nascere sul territorio di esperienze importanti (qui l'elenco sarebbe lungo e non vorrei fare torto a qualcuno) proprio nella direzione di puntare sull'unicità del prodotto locale e dei saperi che racchiudono, sta crescendo uno sguardo diverso verso lo sviluppo locale.

C'è, sia chiaro, ancora molto da fare. Perché tutto questo dovrebbe interagire con un forte ripensamento dell'agricoltura trentina in nome della qualità e del biologico, perché la cultura diffusa è ancora chiusa in un'idea di crescita estranea alle vocazioni territoriali, perché siamo ancora lontani dalla capacità di far incontrare questo approccio ad esempio con l'internazionalizzazione delle imprese, la cooperazione internazionale fra comunità o, ancora, le attività di sostegno all'imprenditoria giovanile o l'idea di una "fase 2" del "Progettone".

In altre parole c'è molto da lavorare affinché l'approccio territorialista diventi cultura politica e di governo a tutto tondo. Tanto che ancora oggi dobbiamo logorarci nel far applicare e rispettare le stesse leggi che andiamo a varare, oppure scontrarci con apparati pigri ed ostili al cambiamento. Quella di cui stiamo parlando non un'area di attenzione in più, ma lo sguardo necessario per evitare di soccombere in una crisi strutturale o di perdere tempo a cercare imprenditori per dare continuità a presenze industriali senza qualità. Penso ad esempio all'acciaieria di Borgo Valsugana e di come quei 120 posti di lavoro (e
il PIL prodotto) condizionino l'aprirsi di una fase nuova per il futuro di quella valle. Un cambio di paradigma s'impone, lo vado dicendo da tempo.

Per questo è importante che le realtà che di questo nuovo sguardo sono protagoniste  parlino fra loro, imparino a far sistema, aiutino le amministrazioni locali ad imparare a riconoscere le risorse di ciascun territorio.  E l'incontro di oggi al polo tecnologico di Rovereto si pone proprio l'obiettivo di tracciare un'agenda di lavoro in questa direzione. L'assessorato agli enti locali sta già lavorando all'incontro dei presidenti delle Comunità di Valle per condividere un approccio niente affatto scontato, se è vero che nella pianificazione strategica di alcune valli (penso ad esempio alle Giudicarie) ancora emergono vecchie impostazioni (e interessi).

In questa cornice si propone che la Provincia promuova in primavera un'occasione di incontro delle realtà impegnate nell'animazione territoriale. Le persone in sala sono uno spaccato significativo di un impegno professionale, istituzionale e associativo, persone giovani a testimonianza di una classe dirigente che sta crescendo proprio attorno al lavoro di autocoscienza del territorio. E' interessante che nei presenti ci sia la consapevolezza che il territorio non è solo l'oggetto della nostra indagine, ma un approccio politico che prova a dare una risposta allo spaesamento, ovvero la condizione del nostro
tempo.

 

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