"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

04/03/2013 -
Il diario di Michele Nardelli
Paul Klee
Nella sala consiliare di Aldeno, importante centro agricolo della destra Adige, incontro gli amministratori locali e i volontari del centrosinistra autonomista. Mi hanno invitato in quanto primo firmatario della mozione per fermare la realizzazione (e la conseguente possibile proliferazione) di una nuova diga sul fiume Adige (potete trovare la mozione nella home page).

In queste settimane Aldeno si è messo in rete con altri comuni come Besenello, Villa Lagarina e Nomi nonché con territori del Comune di Trento come Mattarello, non solo per contrastare la realizzazione da parte della Acquafil Power spa di un impianto dotato di tre turbine per la produzione di energia idroelettrica che avrebbe un forte impatto ambientale, ma per sviluppare un progetto di valorizzazione della "plaga agricola" fra Trento sud e Rovereto.

Nelle mie parole ricordo come sia dall'inizio di questa legislatura che il tema dello sfruttamento idrogeologico sia oggetto di particolare attenzione da parte di soggetti privati attraverso progetti di forte impatto ambientale. Il primo è stato quello che prevedeva la realizzazione di un impianto di generazione energetica fra il Garda e il Monte Baldo, un opera che avrebbe portato a scavare la montagna fino a oltre 1600 metri slm per portare l'acqua in quota durante la notte (quando l'energia costa meno) e riversarla nel lago di giorno (giocando sul mercato più favorevole). Un'operazione commerciale e speculativa che vedeva come protagonisti la Energie Valsabbia spa di Franco Bernabè e Chicco Testa, la FT Energia spa del gotha della finanza trentina (Lunelli & Marangoni) e la Sws Engineering spa che fa capo a Paolo Mazzalai, l'attuale presidente di Trentino Sviluppo. Progetto che abbiamo bloccato con un mio ordine del giorno sulla Legge Finanziaria 2009 (e che potete trovare in archivio "ordini del giorno") ma che nelle intenzioni dei proponenti non sembra ancora definitivamente archiviato.

Allo stesso periodo risalgono i progetti di sfruttamento idroelettrico del fiume Adige, presentate dalla Sws Engineering a cui è successivamente subentrata la Acquafil Power, progetti che hanno incontrato un'immediata sollevazioni delle comunità locali, poi ritirati e di nuovo ripresentati nell'ottobre dello scorso anno. Insomma i soggetti sono gli stessi e il progetto solo un po' ridimensionato e rivisto nella localizzazione. La forza dei promotori è scontata e il nulla osta al passaggio alla VIA è avvenuto da parte della Giunta Provinciale nella sua ultima seduta del 27 dicembre scorso, forzata dall'ex presidente Dellai nel respingere le osservazioni dei Comuni contrari all'opera.

Prima ancora però del passaggio alla VIA, c'è una questione di fondo che la Giunta non ha preso in considerazione e che porto come argomento di fondo che motiva la mozione di cui sono primo firmatario: non è possibile che lo sfruttamento energetico del fiume Adige avvenga perché qualcuno ne fa richiesta. Perché, se così fosse, a questo progetto se ne potrebbero affiancare altri lungo il corso del fiume e voglio vedere perché si dovrebbe dire sì alla proposta di Mazzalai e no a quella di altri soggetti.

L'Adige non è del primo che arriva e nemmeno dei Comuni che ne sono bagnati: il fiume è un bene comune della nostra comunità intera. Ed il suo eventuale utilizzo per scopi energetici deve avvenire a partire da una strategia condivisa provinciale e regionale. In questo senso va la mozione presentata: l'elaborazione di una comune strategia con la Provincia Autonoma di Bolzano e la subordinazione a tale strategia della prosecuzione dell'iter.

E solo a quel punto, se del caso, entreremo nel merito dell'impatto ambientale che comunque rappresenta l'elemento di maggiore preoccupazione per le comunità dell'asta dell'Adige. Per gli effetti ambientali, idrogeologici, microclimatici che ne possono venire. Basterebbe conoscere la storia per comprendere quanto delicato sia intervenire sui corsi d'acqua... o ci siamo forse dimenticati che durante l'alluvione del 1966 il fiume riprese il suo vecchio corso?

Per tutto questo è importante il lavoro di coordinamento che le comunità hanno intrapreso nel delineare un progetto su quella plaga agricola che vista dall'alto tanto assomiglia ad un quadro di Paul Klee nella combinazioni fra le diverse coltivazioni come nei segni delle trasformazioni nel tempo. Come è vero che il territorio rappresenta un soggetto vivente, in dialogo con la storia e l'azione dell'uomo, i suoi saperi e le sue culture...

Tutto questo rientra perfettamente in quella nuova consapevolezza di cui parlavo nel precedente diario a proposito delle politiche di "animazione territoriale", parte integrante di quel cambio di sguardo che ci chiede di uscire dal paradigma dell'industrialismo e della crescita illimitata. Un cambio che s'impone.

 

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