"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

23/03/2013 -
Il diario di Michele Nardelli
Acqua

Scusatemi ma in questi giorni proprio non ho trovato il tempo per aggiornare il diario. Proverò quindi a darvi qualche spunto su cui magari proverò a ritornare in maniera più approfondita.

Iniziamo con la tornata di sedute del Consiglio provinciale. Tre le cose interessanti da segnalare. Dell'impegno trentino per la Città della Scienza di Napoli ho già parlato nei gironi scorsi. La seconda è la risposta del presidente Pacher all'interrogazione del consigliere Borga sull'inceneritore di cui si parla nelle prime pagine dei giornali locali. Il no alla tecnologia dell'incenerimento
non significa affatto che non si debba mettere mano al trattamento del 25/30% di residuo che non può finire in discarica per poi essere spedito chissà dove. Abbiamo affermato in questi anni che il principio di fondo è rappresentato dalla chiusura del ciclo nel territorio e così dovrà essere. La questione non è affatto chiusa e riguarda l'esaurimento delle discariche di Ischia Podetti, della Maza e dei Lavini, nonché ciò che non finisce in differenziata e nell'umido. Mi sembra di vedere in giro un po' di faciloneria.

La terza cosa significativa riguarda il Disegno di Legge di modificazione della LP sulle foreste e sulla protezione della natura approvato nella serata di mercoledì in Consiglio provinciale. Non si tratta certo una legge di riforma strutturale, ma ciò nonostante il testo approvato indica qualcosa di più che dei semplici correttivi alla luce di cinque anni di applicazione della legge. Indica invece la maturazione di una nuova sensibilità, laddove il concetto di sostenibilità assume una declinazione di natura territorialista. Non è questo un passaggio banale e forse non è ancora pienamente compreso, tanto è vero che quando si parla di parchi (o anche solo di rete delle riserve) ancora scattano vecchi pregiudizi. La sensazione è che ancora oggi la questione ambientale coincida con il concetto di "protezione" e, nella sua accezione più comune di sequestro e di violazione dell'autogoverno locale. Quando invece più o meno consapevolmente si è passati da un approccio ecocompatibile (chi inquina paghi), a quello ambientalista (dalla compatibilità alla protezione) che spesso si è scontrato con resistenze ed interessi non sempre nobili, per giungere infine a quello territorialista (il territorio come soggetto vivente). Ci tornerò nei prossimi giorni, ma il passaggio investe esattamente la capacità di pianificazione strategica delle Comunità di Valle.

Sono passati nove mesi dall'approvazione della legge di riforma del sistema informativo e digitale trentino e ancora vediamo molte incertezze nel rendere concrete le scelte indicate dalla LP 16/2012 di cui ero il primo firmatario. Ci sono segnali contrastanti. Da una parte la kermesse trentina dell'innovazione che si svolge a Trento dal 20 al 23 marzo all'insegna dei dati aperti. Dall'altra, il fatto che in queste stesse giornate della legge di riforma del sistema informativo elettronico trentino si parli ben poco. Questa contraddizione è l'argomento di confronto nell'incontro del gruppo di lavoro che ha seguito con me l'elaborazione e l'iter legislativo della LP 16/2012. E' anche l'occasione per un confronto con il dirigente della PAT Sergio Bettotti che in questi anni ha seguito il progetto di sviluppo delle rete informatiche trentine. Dobbiamo prendere atto che c'è ancora nell'amministrazione provinciale molta incertezza ad esempio sul ruolo di Informatica Trentina e sulla scelta chiave di dove dislocare il centro motore della riforma, se dentro la PAT o nella società di sistema.

Se con la Legge 16 la politica ha dato un contributo importante sul tema della democrazia digitale, ora però è necessario che l'amministrazione ci creda, nel governo come nell'apparato. Il problema è che, lo dico da promotore della legge, la cultura dei dati e delle sorgenti aperti richiede un lavoro di paziente contaminazione. Di questo si parla anche nell'incontro promosso dalla presidenza del Consiglio provinciale in collaborazione con Open Data Trentino che si svolge sabato mattina ed è significativo il fatto che oltre al Presidente Dorigatti e al sottoscritto nessuno degli altri consiglieri provinciali sia presente. E non certo per essere già informati sui fatti, semmai per il contrario. Perché il divario digitale riguarda la politica come la società, perché la stessa approvazione della LP 16 è avvenuta più come effetto di un rapporto di fiducia politica verso il suo promotore che per una reale conoscenza e condivisione di una questione peraltro cruciale.

Con un apposito gruppo di lavoro del Forum da qualche settimana stiamo preparando l'evento che sabato 6 aprile concluderà al Teatro Sociale di Trento il percorso "Nel limite. La misura del futuro". Sarà una serata in forma di spettacolo dedicata ad Andrea Zanzotto, il poeta che più di ogni altro ha raccontato lo spaesamento. "Come in giostra volar..." (questo il titolo dell'evento dopo il "Caffè Sinan Pascià" che concluse lo scorso anno il percorso sulla cittadinanza euro mediterranea) cercherà di rappresentare, attraverso altrettanti affreschi, il gorgo dello spaesamento, il declino della bellezza, l'angoscia ma anche la forza del migrare, l'onestà del guardarsi dentro, la responsabilità del limite. La serata in forma di spettacolo avrà come ospiti Carmine Abate, Marzio Breda, Roberta Biagiarelli, Alessandra Clemente, Luca Mercalli, Ugo Morelli e Marisa Zanzotto. E l'accompagnamento musicale della Antonio Colangelo Ensemble nell'interpretazione di pezzi di Enzo Jannacci, Domenico Modugno, Luigi Tenco, Fabrizio De Andrè e Sergio Endrigo.

Alla sala conferenze della SAT di Via Manci a Trento presentiamo "Scoprire i Balcani". Un libro e insieme una guida per un turismo curioso e responsabile dice Pier Giorgio Oliveti, direttore di Città Slow International e figura di spicco del CAI, e la sua presentazione rappresenta un riconoscimento di grande valore per questo lavoro. E' l'occasione per rendere meno ermetica la mia prefazione alla guida e per illustrare ai presenti le ragioni per cui narrare questi luoghi significa parlare della nostra storia e di noi stessi in quanto cittadini europei.

In occasione della Giornata internazionale per il diritto all'acqua esce l'annuncio da parte dei sindaci di Trento e di Rovereto dello scorporo del settore acqua da Dolomiti Energia e della costituzione di una nuova società interamente pubblica che gestirà il servizio idrico dei 17 comuni che l'avevano affidato ad una società mista pubblico provato come DE (e, se lo vorranno, degli altri comuni che fino ad oggi hanno gestito l'acqua in economia o affidandola a società interamente delle amministrazioni comunali). Vivo questo passaggio come un risultato importante del mio lavoro perché mio era l'ordine del giorno che il Consiglio Provinciale ha fatto proprio in occasione della legge finanziaria 2011 che prevedeva lo scorporo e la ripubblicizzazione. Non mi risulta che vi siano molte realtà regionali in Italia che hanno proceduto alla ripubblicizzazione dell'acqua dopo la vittoria nel referendum del 2011. Nella serata del 22 marzo sono a Villa Lagarina con la vicesindaco Romina Baroni e con Ivo Riccadonna, frate che da 30 anni opera in Bolivia, proprio a parlare di acqua, diritto essenziale ma calpestato in Sudamerica come in Palestina. Discutiamo di questo ma anche delle scelte importanti compiute in Trentino per affermare l'acqua come bene comune.

In ultimo, l'assemblea del PD del Trentino. Alla quale non riesco a partecipare (in ogni caso sarei senza diritto di voto) perché si sovrappone all'impegno di Villa Lagarina ma che, pur riconoscendo il ruolo importante svolto da Roberto Pinter nella delicata gestione della partita delle elezioni politiche nazionali, sceglie di non affrontare i problemi veri che lacerano il partito, dalla narrazione dell'esperienza del centrosinistra autonomista trentino negli ultimi quindici anni all'idea di Trentino che vogliamo. Per questo avevo proposto nei giorni scorsi di andare al congresso come grande opportunità di confronto aperto, subordinando la stessa individuazione delle candidature per la presidenza della PAT alla definizione precisa delle linee programmatiche e delle alleanze. Roberto viene proposto nel ruolo di presidente del PD del Trentino mentre Michele Nicoletti - nonostante il suo ruolo di deputato - rimane segretario. La mediazione prevede anche l'allargamento del coordinamento e di andare prima dell'estate ad una conferenza programmatica di cui si parla da tempo ma invano. Staremo a vedere ma non credo che tutto questo porti ad un chiarimento vero attorno alle questioni cruciali sul ruolo dell'autonomia, su quale modello di sviluppo e quale presenza pubblica nell'economia, quale il ruolo della cooperazione trentina... e quali alleanze. O ci siamo forse dimenticati che se fosse stato per una parte del partito l'alleanza che ha fatto politicamente diverso il Trentino dal resto delle regioni dell'arco alpino sarebbe già saltata? E che in questi anni il partito di maggioranza relativa in Consiglio Provinciale spesso si è trovato a fare l'opposizione? L'esito dell'assemblea lascia questi ed altri nodi (il rapporto con il PD nazionale, ad esempio) ancora irrisolti.

Ci sarebbe molto altro, ma mi fermo qui. Ho bisogno di staccare la spina almeno per qualche ora.

 

1 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da vincenzo calì il 24 marzo 2013 08:57
    Sull'assemblea del PD trentino. I nodi vengono al pettine, tutti e contemporaneamente. Dalla mancata scelta di una linea politica chiara al congresso del 2009 vanno fatte risalire le cause dello stallo attuale. Tributato il doveroso onore delle armi a Roberto Pinter che ha condotto di fatto il Partito in questi anni, sempre di sconfitta si tratta. La conferenza programmatica, senza un chiarimento sulla linea politica e su chi la deve sostenere, è un pannicello caldo. Ho già sperimentato di persona quanto l'assenza di linea politica abbia compromesso l'azione della commissione scuola-università-cultura negli anni scorsi. Così non si può continuare, ci vuole un congresso, la scelta del nuovo gruppo dirigente, l'individuazione in quella sede del candidato premier proposto dal PD alla coalizione. Il resto è aria fritta, o come ho commentato a caldo, ritorno all'antico. Segue commento.

    E così, l’assemblea provinciale del Partito Democratico ha preso la salomonica, o meglio, gattopardesca, decisione di cambiare tutto perché nulla cambi. Di quale incisiva azione della segreteria di partito per i prossimi mesi stiamo parlando? Possiamo rimanere senza segretario un anno, come nel caso del governo belga, e non succederà nulla come nulla è successo in quanto a direttive politiche negli ultimi anni. Veti incrociati e solo veti incrociati. A parte i movimenti di seggiole che ricordano l’ammuina della marina borbonica, il tutto è figlio di una incapacità di analizzare seriamente i risultati elettorali per la nostra Regione, dati per favorevoli con troppa superficialità. Vale comunque la pena di fare un passo indietro, citando a memoria e rischiando qualche approssimazione, per capire il perché del sorprendente esito dell’assise di ieri. All’ultimo congresso del PD, a seguito delle primarie per la scelta del segretario, al 33% di Nicoletti seguì il 29% di Tonini, il 24% circa di Pinter e il 15% di Veronesi, Tonini rinunciò al ballottaggio e Nicoletti divenne segretario. Qui sta la prima deroga allo statuto, che ha portato ad un segretario di minoranza condizionato dalla corrente di Pinter. Un onorevole compromesso? Senza una chiara linea vincente tutta l'articolazione programmatica ne ha risentito, a partire dal lavoro delle commissioni tematiche, mai tenute in considerazione, e da quello dei circoli, pura cassa di risonanza delle decisioni del coordinamento, vero organo di guida politica frutto del patto di desistenza reciproca. La riprova è stata negli anni l'inconsistenza dell'assemblea provinciale, i 64 eletti dal congresso, che non hanno svolto il ruolo di indirizzo. Nulla da invidiare all'antico centralismo democratico, con la variante del "condominio di tipo nuovo" e non del "partito di tipo nuovo", quello del Lingotto per intenderci. La corrente post margheritina ha così potuto vivere tranquilla seguendo le antiche usanze post-democristiane. Ciò spiega perchè, pur essendo il PD il partito di maggioranza relativa, nella coalizione la linea è stata dettata sempre da Dellai, che avrebbe dovuto invece teoricamente seguire indirizzi politici con il PD in posizione trainante. Le prese di distanza di Pacher dall'azione del Partito rientrano a mio parere in questo quadro. Si può ridursi peggio di così? Mi viene in mente il motto di mio nonno Geminiano: "Trentino pendente, buona la terra, cattiva la gente"; lui parlava della località Trentino dell'alto appennino modenese, ma forse il detto si attaglia anche alla nostra vasta provincia, popolata più che da orsi e linci, da volpi spellacchiate convinte di saperne una più del diavolo. Per i prossimi mesi di quale incisiva azione della segreteria di partito, riguardo le linee programmatiche, stiamo parlando? Possiamo rimanere senza segretario un anno, come nel caso del governo belga, e non succederà nulla come nulla è successo in quanto a direttive politiche negli ultimi anni. Veti incrociati e solo veti incrociati. Di questo passo vien da sorridere a pensare di poter rivendicare al PD la seggiola più prestigiosa di Piazza Dante in autunno. Il democristianissimo esito dell'assemblea del PD di ieri si presta a qualche storica riflessione: per i giovani del "Milani" che lasciarono la DC causa il soffocante doroteismo, si misero "al margine", e criticarono a lungo l'astuto Dellai che era rimasto nella confortevole pancia della balena bianca, l'approdo in età avanzata alle tecniche andreottiane (meglio tirare a campare che tirare le cuoia) può essere considerato uno sbocco naturale? I vecchi democristiani quell'esito lo considereranno probabilmente una nemesi (penso a Grigolli) un'autentica vendetta della storia. I vecchi militanti della sinistra invece, in tutte le loro fantasiose sfaccettature, accetteranno di morire democristiani? La SVP si sta attrezzando per la scelta del capolista che prenderà il posto di Durnwalder. Da noi, con l’elezione diretta del Governatore, si viaggia ancora in alto mare; vogliamo prendere per buone le aperture di credito fatte al PD dalla coalizione di centrosinistra autonomista e decidere in tempi brevissimi quale sarà il candidato espresso dal partito di maggioranza relativa? Pacher, che è stato il primo segretario del PD, perché non apre una consultazione ampia per la scelta del suo successore in piazza Dante? Il tempo stinge.
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