"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Una serata intensa, dolce e profonda per concludere il percorso di un anno su un tema, la cultura del limite, che ancora fatica ad avere piena cittadinanza politica. Si conclude così un ciclo di iniziative nell'ambito del quale la pace è stata declinata in una prospettiva diversa che la rende essenza di una visione del nostro rapporto con il diritto al futuro per l'umanità nell'uso che facciamo delle risorse, nello sguardo verso il territorio, nella comprensione della bellezza di sentirsi parte, nel recupero della memoria per comprendere che le identità sono in divenire, risultato dell'incontro con l'altro. Ma il tema rimane in tutta la sua centralità, come del resto la prospettiva euromediterranea che abbiamo cercato di mettere a fuoco due anni fa, nel mentre una parte dei popoli mediterranei cercavano di riprendere in mano il proprio destino.
E in tutta la sua valenza politica, perché quel che è andato in scena sabato sera al Teatro Sociale di Trento è un racconto che indaga il nostro tempo, i nostri modelli di sviluppo e di consumo, le nostre relazioni sociali. A partire dalle parole di un poeta che probabilmente molte delle quattrocento persone che hanno affollato "Come in giostra volar..." forse nemmeno conoscevano. Sicuramente era così per quei due giovani che, in teatro per lavoro, commentavano quanto fosse stata interessante la serata dedicata ad un vecchio poeta che mai nemmeno avevano sentito nominare.
Un po' una sorpresa, in realtà, lo è stata per tutti. La serata non è stata il ricordo di Andrea Zanzotto a più di un anno della sua scomparsa, quanto piuttosto il ripercorrere il valore di una poetica che ha saputo descrivere lo spaesamento, l'emigrazione, la finanza, il paesaggio e dentro tutto questo come siamo cambiati noi stessi, guardandolo con gli occhi di una terra come il Trentino che pure è stata capace di resistere almeno in parte alle dinamiche che hanno attraversato (e devastato) questo nostro paese.
Mi viene da dire, una serata di buona politica a fronte di chi sfoggia parole ad effetto per invocare discontinuità generazionali, o rivincite rancorose. Eh sì, in queste stesse ore ha preso il via la corsa alla presidenza della Provincia. Prefigura tante partite personali (tanti partiti?) e testimonia di come quella sintesi culturale per cui il PD era nato non c'è stata affatto. Tanto meno serve in questo momento richiamarsi alle storie di ciascuno. Farlo è come immaginare che questi quindici anni che hanno permesso la non omologazione del Trentino siano in buona sostanza da archiviare.
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