"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

27/04/2013 -
Il diario di Michele Nardelli
I segni del cedimento della strada per il Monte Velo

24 aprile. ITI Marconi di Rovereto. I ragazzi protagonisti del viaggio a Lampedusa raccontano alla stampa che cosa ha significato per loro andare fin lì, su quel pezzo di terra che segna per i disperati delle carrette del mare l'ingresso in Europa. Non è solo un viaggio di conoscenza, è un'esperienza che cambia. Cambia il modo di guardare, cambia la prospettiva, cambia il modo stesso di vedere il luogo dove si vive quotidianamente. Ad un certo punto uno dei ragazzi si rivolge agli amministratori presenti (l'assessore provinciale Marta Dalmaso, l'assessore della Comunità di Valle Marta Baldessarini e il sottoscritto) affinché non facciano venir meno i finanziamenti a viaggi come questo. Mi scalda il cuore e dovremmo rifletterci. Il viaggio è una straordinaria occasione di crescita, non lo scopriamo ora. Ma la scuola è spesso ingessata nelle regole di una didattica senz'anima, arida e che non sa appassionare i ragazzi. Lo dico sottovoce all'assessore Dalmaso: se proprio dovessi scegliere (perché le cose potrebbero non essere alternative), preferirei classi da 50 alunni ma con insegnanti capaci di appassionare e di essere maestri di vita.

25 aprile. Trento. Durante la manifestazione per il 68° anniversario della liberazione mi avvicina Monica Ioris e mi dice dell'emozione che a stento riesce a trattenere in questa giornata. Dagli anni '70, credo di aver partecipato pressoché ogni anno alla commemorazione del 25 aprile, a segnare con le canzoni, i garofani rossi, gli slogan e le parole il significato vero della resistenza. Per questo mi permetto di non nascondere a Monica il mio sentirmi ogni anno sempre più estraneo ad un rituale che diventa retorica, nelle parate dei militari che in armi rendono onore ai caduti, come nelle bandiere che affermano appartenenze sempre uguali. Fra l'inno di Mameli e Bella Ciao, il mio sentire oggi è altrove.

26 aprile. Giornata dedicata alla scrittura e alla lettura. Me ne sto chiuso in casa, fuori piove e il caldo della stufa a legna è una delizia. A sera, siamo invitati da Anita e Flavio a Susà di Pergine, per festeggiare il compleanno degli arieti: Gabriella, Cristina, Adriana e Flavio. Il padrone di casa, orgoglioso delle sue origini come tutti i veneziani, è andato apposta a prendere il pesce in laguna ed in cucina è davvero un maestro. La sua è una vera e propria lezione sui frutti di mare. Anita, per la verità, non è da meno e il suo Monte Bianco è davvero delizioso. Come diceva Vinicius de Moraes, il bianco più negro del Brasile come lui amava definirsi, "la vita, amico, è l'arte dell'incontro". Così...

27 aprile. Sotto una pioggia torrenziale vado a fare un sopraluogo ai Gazzi, nei pressi di Arco. Quasi un anno fa avevo fatto un'interrogazione sui lavori di bonifica autorizzati (per modo di dire) in un'area particolarmente delicata sotto il profilo idrogeologico e a rischio di franare a valle. Parlai in quella occasione di un conoide che si sposta lentamente verso valle, con conseguenze pericolose per l'abitato di Bolognano. La risposta dell'assessore Mellarini fu rassicurante, tutto è a posto e sotto controllo. Non era vero, perché le autorizzazioni non erano affatto a posto e il sistema franoso preso alla leggera. Tant'è vero che qualche settimana fa la strada che porta al Monte Velo comincia a mostrare crepe piuttosto preoccupanti e per qualche giorno viene interrotta. Si dice che questo cedimento sia dovuto alla perdita dell'acquedotto, ma non è affatto così perché semmai è l'inverso, ovvero è stato il movimento franoso a causare il guasto all'acquedotto. Basta percorrere, l'avevo già consigliato a Mellarini un anno fa, la strada che sale verso la Val di Gresta per rendersi conto di come il conoide di argilla e sassi stia scivolando a valle, un fronte di qualche centinaio di metri e visibile ad occhio nudo che sta a monte della perdita d'acqua. Entriamo anche nel cantiere dove sono in corso i lavori che erano stati oggetto dell'interrogazione e che nel frattempo sono andati avanti, ma più che di bonifica si dovrebbe parlare di un vero e proprio disastro. E da mesi è tutto fermo. Sono infuriato e mi sento preso in giro. Decido così di tornare sulla questione con una nuova interrogazione.

Già che sono in zona, mi incontro con l'ex sindaco di Nago Torbole Eraldo Tonelli. L'oggetto è l'annosa questione della Colonia Pavese, un manufatto realizzato all'inizio del ‘900 in uno dei luoghi più affascinanti del Trentino, prima in stato di abbandono per anni e poi oggetto di un intervento che grida vendetta al cielo. La cosa insopportabile è che l'amministrazione comunale persevera e, dopo che sono stati buttati al vento grandi risorse per una ristrutturazione improbabile e mai completata, insiste in un progetto fallimentare. Ultimo atto, la vicenda LABA, Libera Accademia Belle Arti, un'operazione di alta formazione che avrebbe dovuto trovare sede nei locali dell'ex Pavese che ristrutturati ancora non sono (e provvisoriamente ospitata nei locali inizialmente adibiti a parte commerciale). Peccato che LABA Trentino non abbia alcun riconoscimento né scientifico, né didattico. Su tutta la questione ci ritornerò a breve. Voglio bene a questa terra e ne sostengo il governo, ma queste sono immagini di un Trentino di cui non essere orgogliosi. 

 

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