"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

29/04/2013 -
Il diario di Michele Nardelli
Frankenstein junior

L'attenzione di questi giorni è tutta per la formazione del governo e non può che essere così. Quel che sta avvenendo in queste ore nel paese, il formarsi di un governo di unità nazionale che nei fatti consegna alla normalità l'eccezionalità del governo Monti, non è cosa da nulla. D'incanto vengono cancellate non solo una campagna elettorale senza esclusione di colpi ma anche vent'anni di contrapposizione fra i due principali schieramenti politici italiani.

Ora Berlusconi afferma di condividere parola per parola quel che il vicesegretario del PD afferma nel suo discorso di investitura. Il rafforzamento del disegno europeo come si concilia con l'uscita dall'euro che è stata fatta balenare dal centrodestra in campagna elettorale? La politica delle grandi opere, dal ponte sullo stretto al ritorno al nucleare, è diventata compatibile con una diversa visione del rilancio dell'economia? La privatizzazione dell'acqua che gli italiani hanno impedito con il referendum è da ritenersi definitivamente archiviata o i servizi fondamentali devono essere regolati dalla logica del mercato? E, miracolo, dopo un anno di sacrifici che hanno messo in ginocchio una parte importante di questo paese, anche l'IMU si può cancellare? Insomma, ci hanno raccontato frottole prima, o si stanno facendo i conti senza l'oste oggi?

La contrapposizione politica che ha segnato la vita politica, economica e sociale di questo paese per un quarto di secolo era l'onda lunga di un'impronta ideologica fuori dal tempo? Un conto è dire che l'antiberlusconismo era una forma di subalternità politica, altra cosa è sostenere che il neoliberismo era tutto un equivoco. Perché non è stato (e non è) così. C'è un pezzo di storia che non può essere cancellato.

Enrico Letta ci invita a guardare al futuro. Ma se non ci si interroga sulle cause di una crisi diventata strutturale, quali ricette possiamo mettere in campo? No, c'è qualcosa che non va. Se il nuovo Presidente del Consiglio ci avesse detto che erano necessarie alcune riforme sul piano dell'assetto istituzionale del paese, mettere fine alla porcata di un sistema elettorale che assegna uno strapotere ai partiti, affrontare un diverso sistema fiscale sul lavoro e sui redditi da lavoro e che per questo si doveva trovare un accordo fra le principali forze politiche ... si poteva in una certa misura convenire. Ma quello che ha ottenuto oggi la fiducia dal Parlamento Italiano non è un governo di scopo.

Forse non c'era, data la situazione, una soluzione diversa che non fosse il ritorno al voto. Il nuovo governo segna un forte ricambio e mette insieme figure di un certo spessore. Ciò nonostante questo governo non mi convince, punta tutto sul rilancio di una prospettiva di natura keynesiana che appare del improponibile, elude i nodi di fondo, non è portatore di un cambio vero di prospettiva.

O forse qualcuno pensa che questa sia la strada giusta? E se fosse così, perché non proporla anche per il Trentino? Ve lo immaginate un governo con Dellai, Pacher e ... Leonardi? No, quello che questo Parlamento ha votato è un governo di emergenza, che deve fare due o tre cose e poi lasciare che i cittadini ritornino al voto. Sperando che, nel frattempo, la politica sia capace di imboccare strade diverse che pure si fatica ad intravvedere. Quel cambio di paradigma (e di schema di gioco) di cui vado parlando da tempo.

Ma che avverto lontano. Tanto che si scaldano i motori per una nuova guerra ancora più disastrosa di quelle precedenti.

 

1 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da franco il 01 maggio 2013 13:39
    A me sembra evidente che:
    - la situazione scelta non aveva alternative.
    - battezzare il nuovo governo come governo di scopo era probabilmente più giusto come definizione ma del tutto inutile se non dannosa come soluzione pratica, perché precludersi inoltre la possibilità di un successo non impossibile? Si tratta se non altro di una soluzione nuova e sconosciuta. I dubbi non possono che essere tanti ma tutta la strada che si potrà fare sarà guadagnata. Quando sarà necessario si tornerà alle elezioni con una nuova legge elettorale e si spera con più consapevolezza di tutti gli errori fatti da troppi anni anni sia da chi ci ha governato, sia da come noi elettori abbiamo sacrificato l'interesse del paese a favore del nostro partito.
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