"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

23/05/2013 -
Il diario di Michele Nardelli
Sguardi mediterranei

Riccardo Mazzeo è persona cara. Colta, sensibile, attenta alle cose belle. E' una delle colonne portanti della Casa Editrice Erickson di Trento, azienda leader in Italia specializzata nell'editoria scolastica e sociale, tanto che il suo catalogo conta migliaia di testi e riviste. Le Edizioni Erickson peraltro non sono solo una casa editrice, ma anche un centro studi e formazione, una formula vincente che vanta numeri di assoluto rilievo.

Con Riccardo ci vediamo nell'elegante sede di Gardolo per parlare di un libro che vorremmo aggiungere al loro ricco catalogo, un testo di politica nel senso più nobile del termine, la ricerca sulle parole che hanno smesso di comunicare e sulle categorie che non riescono più a scandagliare il presente.  Duecentoquaranta pagine, sette capitoli per altrettanti paradigmi, una corposa prefazione, una postfazione che ho avuto il piacere di scrivere, una copertina accattivante ... ma soprattutto sessanta e passa tesi fra il locale e il globale. Non dico di più perché ci sarà il modo e il tempo per parlarne.

La cosa bella di questa vicenda è che il sito http://www.politicaresponsabile.it/ è diventato un luogo di incontro seppure virtuale, di idee e spunti originali ma anche di segnalazione di articoli e contributi interessanti, che hanno contribuito a far prendere corpo ad un collettivo politico che non si prefigge nulla d'altro che non sia la circolazione delle idee.  Quel che la politica organizzata oggi fatica a fare.

Della miseria della politica ne abbiamo una manifestazione nel dibattito che prende il via mercoledì pomeriggio sui disegni di legge presentati dal centrodestra sulla riduzione/abrogazione della percentuale fissa dello 0,25% del bilancio della PAT da destinare alla solidarietà internazionale. Della legge 4 del 2005 che riformava il testo precedente degli anni '80, la percentuale fissa da destinare è una delle poche cose innovative rimaste dopo l'impugnativa del governo nazionale e i tagli della Corte Costituzionale che avocava allo Stato la prerogativa delle politiche internazionali.

In fondo il nodo è proprio questo. Di una politica ferma al secolo scorso e di prerogative statuali del tutto anacronistiche. Perché non è possibile oggi far politica in senso pieno se non si assume un'ottica insieme territoriale e globale, non si può amministrare bene anche il più piccolo Comune del Trentino se non si ha consapevolezza dell'interdipendenza del nostro tempo, non si può creare futuro senza costruire relazioni che tale interdipendenza rende ineludibili.

Ma se invece, come ogni volta che si parla di operazione internazionale accade, si pensa alla solidarietà internazionale come carità verso qualcuno allora ovviamente non serve conoscenza, non occorre formazione, non importa costruire relazioni permanenti. Tutto si gioca sull'emergenza e sul buon cuore (e con quali esiti non importa). Ci si è salvati l'anima, questo è quanto.

Al contrario la cooperazione di comunità, che abbiamo elaborato nell'esperienza concreta e che oggi è diventato un concetto con piena cittadinanza, si pone proprio nell'ottica della prevenzione della degenerazione violenta dei conflitti o delle situazioni di impoverimento, destinate a riverberarsi sulla nostra esistenza quotidiana nelle forme che poi hanno un costo senz'altro maggiore se pensiamo alle guerre, alla deregolazione dei territori, alle mafie, alla criminalità internazionale e agli stessi fenomeni migratori.

Provo nel mio intervento a dire queste cose, ma ci vorrebbero ben più dei quindici minuti che sono assegnati al mio gruppo per esprimere un pensiero compiuto e per confutare le sciocchezze che gli esponenti della minoranza affermano nei loro interventi. Dico anche dell'amarezza che deriva dal fatto che in quest'aula si parla di cooperazione solo per iniziative come questa, piuttosto che per parlarne in maniera propositiva, anche per migliorare, certo, perché so bene quanto ci sia da migliorare su questo terreno. Lo affermo non solo come critica verso la minoranza, ma anche perché da parte dell'assessorato competente non c'è stato affatto un lavoro di coinvolgimento del Consiglio (e nemmeno della maggioranza) per discutere di questi temi, nonostante più volte abbia chiesto di attivare una maggiore collaborazione. So bene che non è facile affrontare temi come questo con la serenità di mettere a confronto le idee e di imparare dalle esperienze. Ogni qual volta si parla di pace, di solidarietà internazionale, anche di Europa ... viene fuori il peggio e non solo da parte degli esponenti della minoranza. La stessa cosa la potremmo dire sui temi dell'immigrazione e dei diritti di cittadinanza, delle libertà e dei diritti civili, degli orsi e del rapporto con gli altri esseri viventi.

Metterò nero su bianco il mio intervento - che pure svolgo a nome della maggioranza - non appena avrò un attimo di tempo. Nel frattempo i due DDL sono respinti, mentre viene approvato (con il mio voto contrario) uno dei punti di un ordine del giorno che impegna la giunta a far sì che il 70% della cifra destinata alla solidarietà internazionale sia impiegata per iniziative delle associazioni. Demagogia (a mio avviso), un po' perché è già così, un po' perché si vorrebbe far rientrare dalla finestra l'idea che quelle che vengono indicate dall'opposizione come "spese accessorie" (informazione, conoscenza, formazione, ricerca ...) siano cose inutili.

Misuro quanto sia difficile cambiare lo sguardo sulle cose e sul mondo rispetto agli stereotipi che vanno per la maggiore. Misuro il profondo ritardo della politica. E ne trovo conferma quando vedo su internet il Ministro della Difesa del "nostro" governo affermare che gli F35 sarebbero una scelta di pace. Chiamo Fabio Pipinato - con il quale in Trentino abbiamo coordinato la campagna contro i cacciabombardieri - per dirgli che forse sarebbe il caso di sommergerlo di messaggi. Proprio non ci siamo.

 

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