"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

18/06/2013 -
Il diario di Michele Nardelli
il Cafè de la Paix nel giorno dell\'inaugurazione

Fa caldo e d'estate è abbastanza normale. Ma quello che più mi scalda in questa giornata di metà giugno è la stupidità (e il malanimo) della burocrazia. S'invoca da ogni parte creatività, innovazione, investimenti nella cultura come fattore decisivo per affrontare questo nuovo tempo e poi tutto questo s'infrange sull'aridità di apparati che risultano talvolta più forti della politica.

Perfino l'attività legislativa si scontra talvolta con il muro di gomma di apparati tendenzialmente conservatori, per pigrizia culturale o per mantenere situazioni di potere. Ma in questo caso stiamo parlando dell'esasperazione che si sta creando in chi è stato protagonista in questi mesi dell'evento culturale forse più significativo della città di Trento, ovvero il Cafè de la Paix.

Un'adesione che in città non ha precedenti (oltre 11 mila iscrizioni), un ricchissimo programma di iniziative culturali fra musica e pensiero, una sistematica promozione di iniziative sui temi della pace e dei diritti umani, un'opportunità anche economica ed occupazionale di rilievo, con un positivo indotto anche sul piano degli operatori culturali.... a questo si aggiunga la sottrazione al degrado e all'incuria di uno spazio di valore storico nel cuore della città, una risposta di qualità sul piano dell'offerta di uno spazio multiuso ed intergenerazionale largamente apprezzato... tutto questo ed altro ancora è il Cafè de la Paix. Il tutto senza un centesimo di euro di denaro pubblico.

Invece? Invece stiamo assistendo ad un crescente accanimento da parte dei Vigili Urbani che si sono messi a trattare l'evento come una qualsiasi iniziativa commerciale, con divieti nell'utilizzo dello spazio esterno, con le restrizioni progressive di orario, con ispezioni continue... quasi che il problema non fosse di valorizzare questa iniziativa ma di rendergli la vita impossibile e farla morire. Ed oggi la ciliegina finale, l'ordinanza che impone la chiusura alle ore 22.30. Come a dire "dopo Carosello tutti a nanna".

Allora la domanda è semplice e dolorosa: questa città si merita un Cafè de la Paix? La risposta che è venuta dalla comunità è inequivocabile. Ma quella delle istituzioni? E' paradossale che ci troviamo a porre questa domanda a fronte del fatto che questa iniziativa pure nasce dall'intuizione di una istituzione, quand'anche sui generis come il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani.

Stasera alle 19.00 il Cafè de la Paix avvia una raccolta di firme perché questa nota di cultura e bellezza nel cuore di Trento possa continuare a vivere.

 

1 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da vincenzo calì il 19 giugno 2013 21:10
    Firmare per il cafè de la Paix è un dovere civico. Un area fra le più degradate della città si è trasformata in un luogo di aggregazione come ve ne sono tantissimi in tutte le città europee degne di questo nome. Chiudere alle 22.30? Un ordinanza del genere a Barcellona sarebbe presa come una barzelletta. La misura è colma: Se per tornare a "Trento capitale" è necessario chiamarlo caffè viennese e vendere la torta sacher per far contento il senatore della città, ebbene si faccia il cambio di denominazione e si metta pure in testa alla galleria l'aquila bicipite; ma per favore, non si blocchi un iniziativa dinamica promettente. E se sarà necessario far capire agli amministratori che è per senso civico che ci si muove....ben venga alle prossime comunali la lista civica per Trento capitale.In fondo, per invertire la rotta, a Trento bastano poche migliaia di voti..... o no?
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