"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

12/05/2013 -
Il diario di Michele Nardelli
Il Chiostro del Convento di Santa maria del Cengio

Della puntata a Roma di venerdì scorso ho già, seppur succintamente, parlato in altra parte del blog. Aggiungo solo un fatto interessante che emerge negli incontri, ovvero la proposta di promuovere in Trentino a fine agosto una tre giorni a carattere nazionale con i giovani democratici ed alcune esperienze regionali, incentrata proprio sull'idea di una riforma territoriale e sovranazionale della politica, nel pensiero come nelle forme dell'agire federativo. Che ci sia qualcuno a Roma disposto a prendere in considerazione il cambio di schema di gioco che vado proponendo da tempo è già qualcosa.

Eppure si fa fatica ad entrare in questa dimensione, perché nonostante il contesto politico sia in grande fibrillazione (l'assemblea del PD il giorno successivo si rifugerà nell'ex segretario della Cgil Epifani), il pensiero che la crisi della politica possa essere riconducibile alle proprie categorie non sembra nemmeno sfiorare un ceto troppo assorto nei propri rituali per essere in grado di immaginare uno scenario diverso.

Ritorno dalla capitale che è notte fonda (anche perché i treni non sono mai in orario e saltano le coincidenze), immerso nel pensiero se in fondo ne valga la pena. Se non sia la proiezione di un soggettivismo che non sa fare i conti con la realtà, se questo procedere "in direzione ostinata e contraria" altro non rappresenti che una sorta di vitalismo cui ci aggrappiamo.

Una piccola risposta mi viene domenica, nel Convento Santa Maria del Cengio di Isola Vicentina, dove si tiene l'incontro del nord - est della Rete Radié Resh, una delle più "antiche" realtà dell'impegno mondialista, nata nel lontano 1967 grazie all'impegno di Ettore Masina e di tanti altri.

Ho passato il sabato a scrivere appunti per questo incontro di autoriflessione e per una relazione che Gianni Pettenella mi ha chiesto di tenere in apertura dell'incontro per stimolare il confronto e che avverto molto attesa. Attesa che cerco di non tradire, proponendo ai numerosi partecipanti la necessità di cambiare il nostro sguardo sul mondo. Uno si aspetta di dover fare i conti con culture consolidate, conservatorismi, resistenze al cambiamento ... e invece rimango quasi spiazzato da come il mio argomentare riesca a toccare le corde sensibili di un bisogno atteso. Come è ovvio, le domande sono moltissime, ma ho la sensazione di aver contribuito a liberare dei pensieri solo abbozzati e finiti in qualche angolo delle loro stanchezze.

Le persone della Rete Radié Resh che sono qui nel convento di Isola Vicentina provengono dalle province del profondo nord e hanno conosciuto in questi anni lo spaesamento, l'isolamento, la sconfitta. Molti i capelli bianchi. Eppure c'è in queste persone una grande attenzione, il rigore del prendere appunti, la curiosità verso uno sguardo diverso, il senso di un'elaborazione collettiva. Fra loro anche un gruppo di vecchi amici trentini e mi fa piacere che uno di loro, Paolo Rosà, se ne esca dicendo che - dopo tante cose più o meno scontate che si sono ascoltate in tanti convegni - le mie riflessioni abbiano finalmente portato qualcosa di nuovo e di stimolante su cui riflettere. E' proprio vero che non si è mai profeti in patria.

Sento attorno a me molto affetto. Certo, oggi ho parlato più che altro di come ridare significato a parole come pace, diritti umani, solidarietà ... svuotate di significato dalla banalità del bene. Ma nella necessità di cambiare le nostre categorie interpretative, nel mettere in gioco i nostri bagagli di idee, nel porre l'esigenza di rivedere le forme stesse del nostro agire (ivi compresa la necessità dell'elaborazione del nostro tempo come condizione per il ricambio generazionale), ho posto questioni di piena rilevanza politica.

Ecco perché, nonostante la fatica di una domenica non certo di riposo, l'incontro con queste persone mi dice che forse ancora ne vale la pena.

 

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