"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

20/05/2013 -
Il diario di Michele Nardelli
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Lunedì mattina, in Quarta Commissione Legislativa provinciale, si vota il testo unificato dei due disegni di legge, quello che mi vedeva come primo firmatario per agevolare la nascita di comunità di studio per favorire l'apprendimento permanente, e quello che vedeva primo firmatario Mattia Civico per introdurre il riconoscimento formale dell' esperienza lavorativa come percorso di formazione. Il testo unificato recepisce inoltre il decreto Fornero in materia di certificazione della formazione permanente, quella che avviene con l'acquisizione delle varie attività professionali.

Nel mio intervento a conclusione del dibattito e della votazione sull'articolato sottolineo in maniera sintetica  questi aspetti. Contrariamente a quel che si può immaginare questa proposta di legge non è settoriale, rappresenta una risposta al "nuovo tempo" ed uso questo termine non casualmente perché bisogna smetterla di parlare di crisi. La risposta è la conoscenza. In secondo luogo la formazione non si deve più associare ad una sola stagione della vita. Questo DDL si ripromette di avvicinare l'apprendimento formale, non formale e informale affinché i processi della conoscenza investa l'intero arco di vita. Un grande obiettivo di rimotivazione delle persone. La terza osservazione mi porta a dire che questo obiettivo non ce lo poniamo in Trentino perché siamo i più bravi ma in quanto cittadini europei: il Memorandum di Lisbona (2000) indica l'obiettivo del 15% di popolazione in apprendimento permanente entro il 2020. Nel 2007 in Italia questo dato era sconsolatamente inferiore: il 6,2%. In Trentino questo vorrebbe dire 30 mila persone coinvolte nei processi formativi. Il quarto aspetto riguarda le diverse sensibilità che si sono incontrate in questa legge ma soprattutto il fatto di aver anticipato il decreto Fornero e di trovarci oggi non solo a recepire la legislazione nazionale ma di essere sul pezzo. A giugno il testo arriverà in aula.

Vado a pranzo con il presidente Pacher al Café de la Paix. Questo luogo sta diventando un punto di riferimento per migliaia di giovani e non solo. Consideriamo insieme che qui si sta proprio bene, a prescindere dalla nostra appartenenza generazionale. Fa specie quindi che vi sia una sorta di accanimento burocratico verso questo luogo, sia nell'impossibilità di poter usare fino a questo momento la piazzetta come luogo di relax e consumazione, sia i continui interventi della polizia urbana per cercare qualcosa che non va. Certo è che diecimila soci è un fatto politico e culturale di tutto rilievo. Certo è che questo, oltre ad un luogo di cui la città aveva bisogno, è un piccolo incubatore di lavoro e di economia locale, che si è realizzato senza chiedere un euro a nessuno. Un esempio, insomma.

Nel pomeriggio  riunione della terza Commissione Legislativa con all'ordine del giorno la proposta di legge sulle case sugli alberi. Ho provato a guardare a questa cosa senza pregiudizi, così come credo che in questo passaggio la fantasia non debba assolutamente mancare. Ma in realtà la cosa è ancora contraddittoria e l'idea di costruire case nei boschi, a fronte di un patrimonio urbanistico di antichi masi che stanno crollando perché in stato di abbandono, proprio non mi convince. E non è questo il rilancio tuirstico di cui ha bisogno il Trentino. La discussione viene sospesa in attesa di una proposta dell'assessore Gilmozzi.

Qualche amico mi segnala l'editoriale di Giuseppe De Rita sul Corriere della Sera. Ritengo il pensiero di De Rita uno dei più stimolanti di quelli in circolazione e anche in questo caso il suo pezzo, che riporto nella home page, è davvero pregevole. E però in questo caso vorrei dire a De Rita che quel contesto di crescita e di mobilità sociale cui si riferisce nell'articolo era il risultato di quel compromesso socialdemocratico fra capitale e lavoro che poteva avvenire grazie al carattere illimitato delle risorse disponibili in un mondo nel quale 3/5 dell'umanità non sedevano al tavolo delle trattative. Oggi Cina, India e Brasile, non solo siedono al tavolo ma vi sono da protagonisti assoluti. E per questo penso che, più che invocare la "chimica intima" di cui parla De Rita, quel bisogno di progredire che ha caratterizzato l'Italia del secondo dopoguerra, si dovrebbe aver consapevolezza che "quel tempo felice" si basava sullo sviluppo ineguale e sullo sfruttamento coloniale di una parte del pianeta. E che non ritornerà, se non a prezzo di guerre e violenza. Eppure, vorrei che quella "chimica intima" trovasse libera espressione nell'immaginare un futuro dove - come abbiamo ripetuto in questi anni - "fare meglio con meno". Ce ne sarà bisogno: occorre essere più innovativi quando le condizioni sono meno favorevoli che nel tempo delle vacche grasse.

La giornata si chiude a Sanba Radio, per un'intervista in relazione alla giornata nazionale per la legalità (il 23 maggio) sul tema delle mafie. Un tema sul quale, anche in Trentino, dobbiamo tenere gli occhi bene aperti perché davvero nessun territorio è un'isola e perché le mafie oggi non corrispondono affatto agli stereotipi ma  si nascondono nei processi di finanziarizzazione dell'economia si nutrono di riciclaggio (usura, mattoni, centri commerciali...), di appalti privi di controllo e dove vige la logica del massimo ribasso, di traffici illegali. Esattamente i temi che abbiamo affrontato nella winter school "Mafie senza confini" che abbiamo realizzato nel marzo scorso.

 

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