"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

14/01/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Marrakech
Da ieri sono in Marocco, per una visita che ha lo scopo di capire come il tema dell'autonomia abbia radici nella tradizione locale di autogoverno di beni come la terra, l'acqua, il pascolo... E per comprendere se e come questa istanza venga recepita dalle comunità locali.

Con Ali Rashid abbiamo elaborato un documento che, a partire dalle trasformazioni indotte dalla "primavera araba" e dalla nuova costituzione del Marocco che pure introduce il tema dell'autogoverno locale, cerca di declinare l'autonomia come possibile chiave non solo per dare soluzione all'antico conflitto sul Sahara Occidentale ma anche per riavvicinare i cittadini alla pubblica amministrazione (lo trovate nella home page).

In aeroporto ci attende Adbelali Ettahiri, responsabile di Anolf, organizzazione degli immigrati della Cisl che fa parte del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Dopo il viaggio lampo di ottobre, con Abdelali abbiamo elaborato un percorso di lavoro proprio a partire dai temi dell'autonomia, un contributo della comunità trentina (e dei nuovi trentini di origine marocchina) alla democrazia e allo sviluppo sostenibile in questo paese.

Diversamente da ottobre, saltiamo Casablanca e facciamo rotta direttamente su Marrakech nella cui regione stazioneremo nel tempo di questa breve visita.  Il paesaggio in questa stagione è di rara intensità, nonostante la stagione delle piogge si stia facendo attendere. I prati sono verdi e così i pendii delle montagne che circondano Marrakech, le cui cime si vedono in lontananza imbiancate di neve. Eppure il clima è primaverile.

Entrando nella città si ha subito la sensazione che l'assalto al territorio non abbia affatto scherzato: lottizzazioni e villaggi ovunque, case senza qualità del colore dell'argilla ma anche ville e appartamenti di lusso sembrano crescere dappertutto, tanto che la città ha raddoppiato in pochi anni il suo numero di abitanti. Gente che viene dall'abbandono delle campagne, alla ricerca di un progresso di plastica. Case che sembrano di cartapesta, circondate da negozi che vendono le stesse cose che puoi trovare in un qualsiasi centro commerciale del resto del mondo. Persone che non hanno memoria di ciò che erano e nemmeno dei luoghi in cui ora abitano o lavorano. L'effetto è molto diverso del mito che si ha di questa città...

E' già notte quando ci dirigiamo verso Kelăat Es-Sraghna, dove ci attendono i rappresentanti di un'associazione locale di migranti e di ex migranti che hanno organizzato per l'indomani una conferenza proprio sui temi dell'autogoverno. Un  primo contatto, insomma, e così ne approfitto per una raffica di domande al presidente di tale associazione per cercare di capire se esiste uno spirito del luogo, il bandolo della matassa per uscire dall'anonimato dell'omologazione e di una modernità priva di qualità.  

Rientrando verso le 23 a Marrakech non resistiamo all'attrazione della sua piazza, alla quale l'Unesco ha riconosciuto come patrimonio dell'umanità. Che nonostante l'ora è piena di gente, bancarelle di ogni tipo, incantatori di serpenti, musicisti, artigiani. Rivederla al mattino, entrando nel mercato della Medina (la parte vecchia della città) è sul serio affascinante. Fatico a camminare e mi trascino una gamba destra malandata e che richiederebbe una piccola operazione al menisco.

Verso mezzogiorno ritorniamo nella zona di Kelăat Es-Sraghna per l'incontro con i rappresentanti della società civile che avviene nel pomeriggio e di cui vi racconterò nello specifico perché ne vale la pena. Vi dico solo che c'è nelle persone che incontriamo una spiccata sensibilità, quasi stupiti che vi possa essere una politica ancora in grado di fornire stimoli e visioni per un futuro che visto da qui appare ancora più confuso che mai.

 

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