"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Finita la maratona della Legge Finanziaria ci si immagina un po' di calma, ma non è così. In questi giorni prima delle festività natalizie si concentrano appuntamenti e scadenze. Qualche riunione di Commissione Legislativa, l'Assemblea del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, l'incontro sull'agricoltura in Palestina... solo per dire delle cose con più significato. Ne parlerò nei prossimi giorni.
C'è poi l'onda lunga della discussione sulla Finanziaria. Riguarda i due articoli sui quali la maggioranza è andata sotto grazie a cinque defezioni, almeno in parte annunciate. Perché sulla questione del leasing immobiliare si era sparato ad alzo zero e se questo viene dal capogruppo del PD ovviamente qualche problema si pone. Tanto che il Corriere del Trentino si chiede se non dovesse essere messo in discussione. E' dall'inizio della legislatura che nel Gruppo consiliare del PD del Trentino ci sono almeno due modi di intendere il rapporto con la giunta di cui peraltro siamo i maggiori titolari, non è dunque questo il problema ma una questione più di fondo, ovvero come il partito di maggioranza relativa racconta il Trentino e questi quindici anni di governo.
Oggi, di fronte alle ormai prossime dimissioni di Dellai (sempre che il progetto politico legato alla figura di Monti trovi conferma), il tema della tenuta dell'alleanza che ha retto il governo del Trentino si pone in maniera ancora più forte. Ne dovrebbe conseguire una particolare cura del dialogo, non agguati o prove di forza. L'ho già scritto e lo ripeto: un partito serio dovrebbe considerare la figura di Dellai - del presidente che ha guidato per quindici anni l'unica anomalia politica nell'arco alpino - come una grande risorsa. Ma nel sentire di una parte non trascurabile del PD non è esattamente così.
E lo si può vedere anche da come si sta affrontando la questione delle primarie. Per il Senato, dove l'alleanza è nelle cose (ma non per gli apprendisti dell'autosufficienza), qualcuno voleva le primarie. L'Assemblea del PD del Trentino decide (giustamente) di farle solo per la Camera ma questo passa per un pelo. E comunque si dice che dipende dal sostegno che verrebbe dato a Bersani o meno. Ma se la coalizione di centro corre per sé, è evidente che l'accordo lo si potrà fare solo dopo l'esito elettorale. E in ogni caso, ci teniamo così poco a quello che abbiamo realizzato in questa terra in questi quindici anni?
E per la Camera? Ci si sta preparando secondo lo schema appena collaudato delle primarie nazionali, con le componenti che non intendono affatto disarmare e così, invece di lavorare per candidature autorevoli, si propongono persone in base alla fedeltà delle primarie di un mese fa. No comment.
Nel frattempo, le dimissioni da parte del presidente Monti e la convocazione di nuove elezioni per il 24 e il 25 febbraio, accelerano tutto il quadro: primarie del PD il 29 o il 30 dicembre, la scelta di Monti di metterci il nome (anche se non come candidato) per la formazione del polo di centro, il prepotente ritorno di Berlusconi che in una settimana riesce ad occupare ogni network televisivo... E poi il frammentarsi del PdL in mille rivoli, il movimento di Grillo che ancora mantiene nei sondaggi percentuali a due cifre, quello arancione che si propone di aggregare quel che resta dell'Italia dei Valori, dei Comunisti italiani, di Rifondazione e dei Verdi.
Guardo tutto questo con una profonda distanza. Lo schema politico è sempre lo stesso. Partiti nazionali, partiti ad personam, movimenti che cavalcano l'antipolitica. La dimensione territoriale ed europea sono l'altro schema, non so se il PD saprà assumerlo od esserne parte. Un cambio di sguardo che richiede tempo, sperimentazione territoriale, cambio di cultura politica, formazione. A questo intendo lavorare, senza rinunciare alle appartenenze ma nemmeno alla trasversalità.
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