"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

25/09/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Nambrone

Ha preso il via martedì una lunga tornata consiliare che ci impegnerà in aula fino a venerdì prossimo. La prima giornata se ne va fra interrogazioni a risposta immediata, la mozione sulla macroregione delle Alpi presentata dalla Commissione Europa ed infine l'avvio del Disegno di legge unificato sul turismo minore.

Fra le interrogazioni c'è anche quella che ho presentato sul destino dell'edificio di Piazza della Mostra che un tempo ospitava la questura di Trento (il cui testo potete trovare nella home page). Nell'illustrarla ricordo che l'area in questione è una delle più dense del capoluogo, dense di storia e di cultura, ma anche purtroppo di degrado, traffico e auto, visto che ora è ridotta a parcheggio. Fra i motivi di degrado della piazza c'è l'edificio dell'ex questura, abbandonato ormai da quasi sei anni e diventato rifugio di emarginati. Chiedo quindi ragione del fatto che l'impegno assunto da tempo, e confermato anche all'inizio dell'attuale legislatura, di destinare l'edificio (che storicamente occupava le scuderie del Castello del Buonconsiglio) a sede del Museo archeologico, non abbia ancora trovato riscontro.

Più in generale, è la configurazione di questo angolo di particolare fascino della città di Trento cui occorre mettere mano. Dall'idea più radicale di interrare via dei Ventuno, che si trascina da oltre un quarto di secolo scontrandosi con gli alti costi dell'opera  e con lavori che intaserebbero la città per non meno di quattro anni, alla ristrutturazione dell'ex questura; dalla realizzazione (discutibile) di un parcheggio interrato alle piccole ma importanti scelte che possono essere realizzate come il liberare la piazza dalle auto, un diverso arredo e la sua animazione. Un contributo importante all'animazione del luogo verrà poi dalla realizzazione del Cafè de la Paix, nell'adiacente Passaggio Teatro Osele.

L'assessore Panizza, nella sua risposta, ha affermato di condividere in toto le sollecitazioni dell'interrogante e che l'impegno dell'amministrazione è di reperire nel bilancio le risorse per dare il via ai lavori di ristrutturazione, posto che il progetto è già stato approntato. Nella mia replica affermo che forse non tutte le opere previste richiedono di essere realizzate, specie per quanto riguarda il parcheggio laddove il pieno utilizzo del parcheggio di via Petrarca, oggi largamente sottoutilizzato, potrebbe soddisfare le esigenze degli abitanti e degli esercenti della zona, con il quale prevedere una convenzione specifica.

Fra le altre interrogazioni, tre sono dedicate all'appalto per la centrale idroelettrica di Val Nambrone. Qui l'operazione fatta dal Comune di Pinzolo puzza di bruciato e il fatto, come risponde l'assessore Pacher, che le procedure siano state rispettate nulla toglie al fatto che il Comune abbia lasciato il campo ad una società privata di cui nemmeno si conosce l'insieme della compagine societaria, di fatto buttando al vento un'entrata valutabile intorno ai seicento mila euro annuali. Oltretutto (e forse non a caso) senza il coinvolgimento del Consiglio Comunale, determinando la protesta dei consiglieri di minoranza. La cosa andrà approfondita.

Inizia poi il confronto sulla mozione relativa alla creazione di una Macroregione delle Alpi. Il tema è di grande rilievo e quindi decido di intervenire. Solo per ribadire che quello delle "macroregioni" rappresenta un passaggio ulteriore verso quell'Europa dei territori capace di disegnare aree di scambio e di relazione oltre gli attuali confini.

Uso gli spazi di minor interesse e la pausa pranzo per una serie di incontri. Il loro oggetto spazia fra varie questioni: con il ricercatore Luca Paolazzi sul tema dell'animazione territoriale, con l'attore Andrea Brunello e gli amici registi afghani Razi e Sohelia per parlare di "Afghanistan 2014" per la realizzazione di una performance teatrale sul paese degli albicocchi, con Sara Guelmi per il coinvolgimento del servizio civile provinciale sempre per il cantiere "Afghanistan 2014", con Micaela Bertoldi per l'attività di insegnamento della lingua italiana rivolta agli immigrati da parte del "Gioco degli Specchi", con Francesca Bottari per l'attività di "Millevoci" relativa alla formazione nelle scuole nel progetto "Incontro con l'altro" e per l'incontro previsto l'8 ottobre prossimo "Storie sino-trentine", con Alberto Conci per programmare l'incontro con Riccardo Petrella che avremo ospite a Trento, nel quadro del programma "Nel limite. La misura del futuro", a fine ottobre.

Altre rotte del mondo, che pulsano con il nostro tempo. Lo dico perché nel partecipare lunedì scorso alla cerimonia inaugurale della manifestazione promossa dalla Provincia Autonoma di Trento con i missionari in Europa ho invece la percezione che la rotta (politica) non sia affatto chiara. La voce dei missionari cattolici, che pure rappresentano un patrimonio della nostra comunità, non può rappresentare la vision della PAT.

Da anni vado parlando della necessità di mettere in discussione l'approccio caritatevole nella solidarietà internazionale, la logica degli aiuti e dell'emergenza che non può rappresentare il  tratto distintivo della politica di prossimità e di reciprocità verso un mondo sempre più interdipendente. Un approccio - quello degli aiuti - che si attarda a dividere il mondo in sviluppo e sottosviluppo, senza comprendere che - al di là delle situazioni di emergenza - il tema della cooperazione internazionale richiede un cambio profondo di paradigma, fondato sulla relazione e sull'autogoverno locale. Su questo piano, il Trentino è stato all'avanguardia nella sperimentazione della cooperazione di comunità, le sue esperienze sul campo hanno fatto scuola, qui come in Africa o nei Balcani.

Altro aspetto importante di questo diverso approccio riguarda la necessità di evitare che siano le affinità religiose a muovere la solidarietà, in particolare laddove la religione è diventata motivo di divisione e di conflitto. Tema che investe la questione più ampia dell'elaborazione del conflitto, laddove la "terzietà" è questione decisiva per contribuire a costruire percorsi di riconciliazione. E, devo dirlo senza reticenze, quanto accaduto nel cuore dell'Europa negli anni '90 ha visto un ampio utilizzo del tutto strumentale dei simboli etnico/religiosi come cortina fumogena per nascondere interessi criminali. Operazione peraltro riuscita tanto nell'uso dei simboli religiosi come altrettante clave contro l'altra parte, come nelle interviste televisive messe in onda qualche giorno fa in occasione dell'evento della Comunità di Sant'Egidio a Sarajevo, quando si sono intervistate persone appartenenti alla comunità cristiana (cattolica e ortodossa) di quella città come fossero vittime di discriminazione religiosa. Ma su questi temi, ci ritornerò.

 

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