"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

10/12/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Giovanni Segantini

Non è una relazione qualsiasi quella che alle dieci e trenta di lunedì 10 dicembre il presidente della Provincia Autonoma di Trento Lorenzo Dellai si accinge a leggere davanti al massimo organo della nostra autonomia. Si avverte nelle parole del presidente, forse per la prima volta nel corso di questi anni, l'emozione del commiato, il concludersi di un percorso insieme politico ed umano tutt'altro che banale.

Ed infatti, quello che Lorenzo Dellai traccia è un bilancio non solo di questa legislatura ma di quattordici anni di governo, interpretati con l'impronta di un uomo che ci ha messo non solo l'intelligenza ma anche il carattere e lo stile di un modo di governare che talvolta hanno fatto discutere.

Lorenzo Dellai diventa presidente della PAT nel febbraio 1999 grazie alla vittoria della coalizione del centrosinistra autonomista nelle elezioni del novembre precedente.  Il Trentino inizia così una stagione di navigazione politica solitaria nel nord del paese. Che si distingue non solo nell'orientamento politico ma soprattutto nell'azione di governo, attraverso un profilo che - pur fra mille contraddizioni - fa proprie le istanze di difesa del territorio, del lavoro e dei soggetti sociali più deboli, della riforma istituzionale che sposta competenze verso le comunità locali, delle filiere di prossimità, della democrazia digitale...

La relazione del presidente propone una narrazione del Trentino che colloca questa terra ai primi posti sul piano degli indici di qualità dello sviluppo locale e che l'attrezza per le grandi sfide del futuro. Una relazione di alto profilo. Ne parlerò nei prossimi giorni nel mio intervento in aula.

Il Consiglio si interrompe dopo l'intervento di Dellai e riprenderà il giorno seguente. Prende invece subito il via la riunione congiunta della seconda e terza Commissione Legislativa provinciale, convocata per l'audizione della Comunità dell'Alto Garda e dei sindaci della zona in ordine alla Legge sul Distretto agricolo del Garda che nei fatti non ha trovato applicazione nonostante sia stata approvata nel 2008.

Che questa legge, l'unica di iniziativa popolare approvata nel corso della passata legislatura, non abbia ancora trovato applicazione dipende dal fatto che il suo portato innovativo era inviso tanto dalla precedente Giunta quanto dai Comuni. Il che ha determinato negli anni successivi una sorta di resistenza passiva. Quasi fosse una legge di serie B, quando semmai, proprio per la sua natura di iniziativa popolare, avrebbe dovuto avere un riguardo particolare. Finalmente oggi la situazione sembra sbloccarsi, grazie anche all'approvazione dei Consigli Comunali di un testo coordinato di ordine del giorno a sostegno dell'implementazione della legge e alla disponibilità della Comunità di Valle di cedere la propria rappresentanza nella governante del Parco Agricolo all'espressione dei Comuni.

Il pomeriggio se ne va nella preparazione di ordini del giorno ed emendamenti per la Finanziaria. Poi mi incontro con i rappresentanti dell'Università di Trento per discutere della Winter School che stiamo organizzando a Trento con Libera e Rai Storia a fine febbraio (elezioni anticipate permettendo) sul ruolo della criminalità organizzata e sulle mafie transnazionali.

Infine la giornata si conclude a Villa Lagarina dove si svolge il quarto appuntamento nell'ambito della piccola scuola di formazione politica. Il tema è l'Europa e l'autonomia: insieme a me ci sono Giorgio Lunelli, capogruppo UpT in Consiglio Provinciale e Lorenzo Baratter, presidente del Museo degli usi e costumi di San Michele all'Adige. Tre voci diverse (di orientamento politico diverso) ma che offrono ai ventenni che partecipano al percorso formativo altrettanti affreschi che potrebbero costituire una sorta di prova di coalizione attorno ai temi di respiro politico niente affatto marginali di cui parliamo. Giorgio Lunelli ha imparato a conoscermi in Consiglio... ma Lorenzo Baratter non riesce a nascondere un certo stupore nell'ascoltare le mie parole sul federalismo europeo, come se la cultura autonomistica fosse appannaggio di qualcuno in particolare e come se le storie politiche non potessero che corrispondere alle vulgate tradizionali.

I ragazzi ci ascoltano con attenzione, non so quanto gli rimane delle nostre parole ma la sensazione che quel che qui viene detto non siano parole vuote, questo sì mi sembra di coglierlo. E' curioso come il percorso formativo catturi l'interesse non solo loro ma anche degli amministratori presenti, sindaco Manica incluso. Come se alla fine il percorso formativo fosse rivolto anche a loro. E un po' è proprio così.

Quando arrivo a casa è mezzanotte. Vorrei mettermi a scrivere qualche appunto per l'intervento sulla finanziaria ma proprio non ce la faccio e il limite (come è giusto che sia) prende il sopravvento.

 

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