"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

28/09/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Albiano

Finisce in tarda serata questa lunga sessione del Consiglio Provinciale. Una giornata piena di tensione perché nella maggioranza che governa la nostra provincia c'è carenza di dialogo ed ogni scelta viene caricata di valore simbolico. Da una parte si forza la mano e si ha poca dimestichezza con l'agire collettivo, dall'altra c'è il sordo rumore dell'avvicinarsi delle elezioni. Sullo sfondo una diversa narrazione del Trentino in questi anni, delle sue luci come delle sue ombre.

La modifica legislativa di cui stiamo discutendo ha a che fare con la sentenza della Corte Costituzionale che ha annullato il decreto con il quale il Governo ha cercato di aggirare gli effetti del recente referendum sull'acqua e i servizi di rilevanza pubblica. La Provincia autonoma di Trento, a fronte di questo tentativo, aveva giustamente attivato le proprie prerogative
autonomistiche prevedendo la conferma della gestione pubblica dei servizi, legge che ora - cancellata la norma nazionale - diviene pleonastica.

Una cosa ovvia, ma ciò nonostante la Lega attacca il disco rotto della privatizzazione dell'energia riferendosi alla presenza in Dolomiti Energia di una percentuale, peraltro limitata al 30%, di soggetti privati (ISA, A2A, FT energia). Apro qui una piccola parentesi. L'aver riportato il settore energetico in capo alla Provincia è stata un'operazione di grande rilevanza e lo possono dire tutte le regioni italiane che non sono in questa situazione. Si poteva certo fare a meno della presenza privata e penso sia stato un errore non insistere in questa direzione, ma questo sarebbe avvenuto a scapito della finanza locale e molti comuni, sollecitati a farlo, non si fecero avanti. Chiusa parentesi.

In ogni caso, tutto questo non c'entra nulla con il DDL in discussione, che invece riguarda la scelta fatta nei mesi scorsi di correre ai ripari rispetto al tentativo di mettere in discussione la gestione pubblica del servizio idrico e - dopo la sentenza che l'ha fatto saltare - l'adeguamento della normativa provinciale. C'è per la verità un altro oggetto di contesa, ovvero l'emendamento presentato dal Presidente Dellai per rinnovare fino a fine legislatura il contratto con il Direttore Generale della PAT. Non c'è dubbio che il peso del dottor Dalmonego a capo dell'apparato provinciale sia rilevante (fin troppo e questo a prescindere dalla sua indiscussa capacità) e che una buona politica vorrebbe la valorizzazione dell'insieme delle risorse umane
presenti nella Provincia, ma il rapporto fiduciario fra il presidente e il direttore generale è indiscutibile. Credo in ogni caso che la questione collegiale sia effettivamente uno degli elementi di discontinuità che andranno introdotti nella prossima legislatura. Consapevoli che tutto questo non è affatto estraneo all'elezione diretta del presidente che, come è ovvio, ne ha rafforzato
notevolmente il potere. Come a dire, "chi è causa del suo mal...".

Come sempre accade quando le cose sono poste come aut aut, il dibattito che ne esce risulta duro e non aiuta a cambiare, né aiuta la ricerca di consenso nelle file dei gruppi di opposizione. Che peraltro non servono a nulla, perché la maggioranza si ricompone.

E' l'indebolimento dei corpi intermedi, ed in primis del ruolo della politica, la causa di un eccessivo peso dell'apparato e del capo. Ne parliamo la sera ad Albiano dove sono stato invitato come presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani per una conferenza sul valore dell'associazionismo. Nel teatro della Parrocchia, presenti la Sindaca e diversi assessori comunali,
svolgo una riflessione sul ruolo decisivo per la democrazia dei corpi intermedi, ovvero di tutti quei soggetti collettivi che fanno da ponte fra cittadino e potere pubblico. Di come questo rappresenti uno dei tratti di diversità della nostra terra (al Albiano ci sono ben 29 associazioni di volontariato), di come questo abbia attenuato i processi di spaesamento altrove devastanti e favorito una maggior coesione sociale. Del loro ruolo nei processi di apprendimento permanente e di cittadinanza responsabile.

Le persone presenti in sala sono numerose ed attente, nonostante il tema non sia affatto leggero. Come non banali sono le riflessioni che propongo sulla pace, di cui ci si occupa solo quando è la guerra ad imporsi. Spiego a queste persone che in un mondo sempre più interdipendente le guerre ci entrano in casa, così come gli effetti devastanti della finanza internazionale. Cerco di usare un linguaggio comprensibile e di portare esempi concreti che vengono dalla mia storia personale e l'applauso a conclusione del mio intervento non è affatto di circostanza.

Penso fra me che la distanza fra i cittadini e la politica sia in primo luogo dovuta al fatto che quest'ultima ha poco da dire. Parlare alla gente comune di Albiano di elaborazione dei conflitti, nella cui assenza le guerre non finiscono mai, del perché sia necessario investire in conoscenza e nella cultura della pace, potrebbe sembrare fuori dal mondo ma vi posso assicurare che così non è stato. In molti mi vengono a ringraziare o a chiedermi delle cose che per timidezza non hanno avuto il coraggio di pormi in pubblico. Ecco, la politica deve ritrovare la capacità di parlare al cuore e all'intelligenza delle persone.

"Complimenti" mi aveva detto nel pomeriggio un anziano signore, non so se di Verla di Giovo o di Borgo Valsugana, venuto in visita guidata al Consiglio Provinciale dopo il mio saluto nel quale raccontavo delle leggi che sono riuscito a portare a casa in questa legislatura. E poi aveva proseguito dicendomi: "Ma elo el g'à poc' del politico". E nelle sue intenzioni era effettivamente un complimento.

 

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